
Non esiste un'età come l'adolescenza nel rapporto con la letteratura. Non recupereremo mai quella apertura di cuore e mente al fascino del racconto come lo abbiamo avuto a 14-15 anni e i miei marinai erano davanti a me a testimoniarlo, a ricordarmelo, a meravigliarmi con la loro fame di meraviglie. L'ora di grammatica è stata spazzata via (anche perché il giorno prima era stata la grammatica a spazzare via l'epica) dalla discesa di Orfeo agli inferi e dal suo amore tragico ed elegiaco per Euridice. E domande su domande. E risposte su risposte. E per due ore eravamo nel "megaron" del palazzo miceneo, dove si ascoltavano i racconti con il cielo stellato a fare capolino e il falò a creare figure calde e immaginarie. E dopo due ore i quaderni erano fitti di appunti. Le pupille dilatate come i cuori e le menti. Stanchi del viaggio compiuto, ma ricchi di meraviglia. E chi si meraviglia conosce, chi conosce diventa, chi diventa è.
E si risparmia un sacco di banalità...
***
"Tra i segni che mi avvertono essere finita la giovinezza, massimo è accorgersi che la letteratura non mi interessa più veramente. Voglio dire che non apro i libri con quella viva ed ansiosa speranza di cose spirituali che, malgrado tutto, un tempo sentivo"C.Pavese, Il mestiere di vivere
2 commenti:
Già, povero Pavese (soprattutto per il seguito della sua esistenza) e poveri noi nello scoprirci non più amanti della letteratura che è vita...
nicola dp: hai centrato in pieno. La letteratura più che vita io direi che è apertura alla vita. Non grazia vera e propria, ma apertura a riceverla. E la testimonianza di Pavese lo dice meglio di me... Grazie!
Posta un commento