Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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mercoledì 20 gennaio 2010

Manca poco


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venerdì 15 gennaio 2010

Libri ribelli

"Prof ho capito perchè ci ha fatto leggere questi libri!"
Così un alunno di prima.
"Perchè?"

"Perchè i protagonisti sono dei ribelli! Ma non dei ribelli e basta. Dei ribelli per il bene, dei ribelli per un ideale!"

Sembra che leggere libri serva ancora a qualcosa: per saper scrivere bisogna aver letto, e per saper leggere bisogna saper vivere.

lunedì 11 gennaio 2010

Poesie dorsali

Comporre una poesia con il dorso dei libri: un'idea suggerita da una mia alunna.
Inevitabile il compito per casa. Ecco qualche risultato davvero interessante:




giovedì 19 novembre 2009

Vitadaprof

Prof finalmente oggi pomeriggio posso giocare alla play!
E come mai?
Perché domani non abbiamo le sue materie...

***
Prof può suggerirmi un libro da leggere, ho finito quello che ci aveva assegnato!

***
Mentre spiego alcuni aspetti della vita di Manzoni, con l'ausilio di ritratti dell'autore.
Prof ma lei è uguale a Manzoni!

***

Prof lei ci disprezza!
Non è vero!
Sì prof, quando l'angolo destro della bocca si inarca verso l'alto...
Davvero?
Sì, è appena successo.
...

***
Prof lei dovrebbe leggere meno poesia... e guardare più spesso il grande fratello!

giovedì 22 ottobre 2009

Irriverenza

L'Odissea comincia ad entrare nel sangue dei miei ragazzi di prima.

Il segno?

L'irriverenza.

Pisistrato diventa un incontinente Pipìstrato.
Essere un "procio" si trasforma in un appellativo per colui che scrocca la merenda di qualcun altro.
Ma quel che è peggio è quando il prof viene paragonato a Nestore, perché, come tutti vecchi, parla troppo...

Calvino diceva che i classici sono un rumore di fondo che accompagna il nostro muoverci nel mondo. Aveva ragione; e spesso l'irriverenza che li attualizza liberamente e non li idolatra, come fossero divinità, ne è il segno migliore.

domenica 4 ottobre 2009

Zibaldino domenicale

Frammenti settimanali che frammenti non sono:


"Dio mio! Un minuto intero di beatitudine! E' forse poco per colmare tutta la vita di un uomo?"
F.Dostoevskij, Le notti bianche

"E tu che avresti potuto essermi strappato dalla morte, ahi,
neppure dalla morte potrai essermi strappato"
Ovidio, Metamorfosi, IV, 152-153

"Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra - che già viviamo - e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi"
C.Pavese, Il mestiere di vivere

giovedì 1 ottobre 2009

Odissea ad alta voce

Nella nuova classe abbiamo cominciato oggi la lettura integrale e a più voci dell'Odissea.
Non finisco mai di stupirmi di fronte alla selva di domande, che il poema suscita nei cuori e nelle menti di un gruppo di quattordicenni, cresciuti a mulinobianco e ipod.
E niente vale quanto la mano alzata alla fine della lettura del primo libro, dopo aver appena lasciato Telemaco, che non riesce ad addormentarsi per la eccessiva emozione del viaggio di ricerca del padre che sta per intraprendere.
Timoroso Prof 2.0 dà la parola a quella mano alzata, in attesa della tipica reazione da incontinenza che solo i classici sanno suscitare con tale violenza ("Posso andare al bagno?").
E invece no!
Timida la voce si fa strada, temendo la reazione dei compagni:
"Possiamo leggere anche il secondo libro?".

Purtroppo ti devo dire di no, mano alzata, ma non sai cosa darei per continuare.

domenica 27 settembre 2009

D è D

Ho sempre amato Dostoievskij, da quando lessi Delitto e castigo nell'estate tra quarto e quinto ginnasio. D è verticale, abissale. Scava fino alla roccia viva del cuore, oltre la quale non si può andare senza essere già nell'aldilà. Non capivo tutto, a tratti mi annoiavo, ma toccavo il mistero. Non capivo niente, ma mi attirava, come la vertigine del mistero. D mi faceva capire che l'uomo è un mistero, me lo faceva toccare, quando ancora dell'uomo non capivo molto. In ogni sua riga pulsa la vita, la vita vera e ti si squaderna davanti quel "guazzabuglio del cuore umano" come lo chiama Manzoni, senza moralismo, senza paura dell'oscuro.
D scrisse (in contemporanea con Delitto e Castigo) Il giocatore, uno dei punti di riferimento della sua narrativa, per pagare dei debiti che aveva contratto proprio per il vizio del gioco d'azzardo. Lo scrisse dettandolo a colei che sarebbe diventata la sua fidanzata (al contrario di quanto accade nel romanzo, in cui il gioco distrugge la vita del protagonista e il suo grande amore). D è D perché non c'è una riga, una pagina che non gli siano costate vita e che dalla vita non sgorghino.
La scrittura prepara ai fatti, ci mette in dialogo con quei personaggi che ci portiamo dentro e che dobbiamo o vogliamo imparare a conoscere, guardare in faccia senza paura, scongiurare, comprendere, abbracciare, redimere...

***
"...si apra al mondo esteriore e alle sollecitazioni che le giungono dall'esterno almeno in qualche misura. La vita esteriore, la vita reale fa straordinariamente evolvere la nostra natura umana ed è proprio quella che ci offre materiale per vivere" (F.Dostoevskij, Lettera)

venerdì 25 settembre 2009

Letture

Consiglio caldamente questo libretto dello stesso autore di "Non è un paese per vecchi" e "La strada", che, in poco più di un centinaio di pagine, senza paura affronta il problema centrale dell'esistenza umana: perché vale la pena vivere?

NERO: Metti che Gesù ti parlasse, tu che fai?

BIANCO: Perché? Pensa che mi potrebbe parlare?

NERO: No, non credo. Ma io che ne so.

BIANCO: Non sono abbastanza virtuoso.

NERO: No, professore. Non c'entra niente. Non si tratta di essere virtuosi. Si tratta di stare zitti. Non è che posso mettermi nei panni del Signore, ma l'esperienza mi porta a credere che lui parla a quelli che l'ascoltano. E non c'entra un accidente se sono virtuosi o no.

C.McCarthy, Sunset Limited, Einaudi 2008, p.91.

***

«Tutto ciò che non riguarda la vita o la morte non è interessante» (C.McCarthy)

mercoledì 23 settembre 2009

Applausi

Che battaglia oggi: leggere ad alta voce le poesie scritte dai ragazzi!
In un mondo che mette in piazza - gridandole - emozioni false, condividere scoperte ed emozioni quotidiane sembra difficilissimo. Ci si vergogna di sè e non di quello che guardiamo in tv.

Ma poi l'applauso degli altri dopo la lettura di ognuna delle poesie è scaturito spontaneo. Qualcuno (la cui opera non era stata ancora letta) ha proposto di applaudire ad ogni poesia, onde evitare di sentirsi morire, senza quell'applauso... Che paura non essere accettati in ciò che si ha di più profondo. Che paura, a quindici anni.

Ma per fortuna le parole sincere svelano mondi che spesso restano nascosti sotto le maschere o i ceroni che la vita di tutti i giorni o la paura ci impongono. E di fronte a queste scoperte non resta che applaudire, come credo un giorno faremo quando sapremo la verità. Applaudiremo.

Oggi in classe le scorze si sono ammorbidite.
Qualche maschera è volata via.
E' diminuita la paura di essere se stessi.
Applausi.

lunedì 21 settembre 2009

Ri-letture

«Se gli uomini non affogano» chiese la sirenetta «possono vivere per sempre? Non muoiono come facciamo noi, nel mare?».
«Certo» rispose la vecchia. «Anche loro devono morire e la lunghezza della loro vita è più breve della nostra. Noi possiamo arrivare fino a trecento anni, quando però non viviamo più diventiamo schiuma dell'acqua, non abbiamo una tomba tra i nostri cari; non abbiamo un'anima immortale e non vivremo mai più: siamo come le verdi canne che, una volta tagliate, non rinverdiscono! Gli uomini invece hanno un'anima che continua a vivere, vive anche dopo che il corpo è diventato terra; sale attraverso l'aria fino alle stelle lucenti! Come noi saliamo per il mare e vediamo la terra degli uomini, così loro salgono fino a luoghi bellissimi e sconosciuti, che noi non potremo mai vedere!».
«Perché non abbiamo un'anima immortale?» chiese la sirenetta tutta triste «io darei cento degli anni che devo ancora vivere per essere un solo giorno come gli uomini e poi abitare nel mondo celeste!».
«Non devi neanche pensare queste cose!» esclamò la vecchia. «Noi siamo molto più felici e stiamo certo meglio degli uomini».
«Allora io devo morire e diventare schiuma del mare e non sentire più la musica delle onde, o vedere i bei fiori e il sole rosso! Non posso fare proprio nulla per ottenere un'anima immortale?».
«No» rispose la vecchia. «Solo se un uomo ti amasse più di suo padre e di sua madre, e tu fossi l'unico suo pensiero e il solo oggetto del suo amore, e se un prete mettesse la sua mano nella tua con un giuramento di fedeltà eterna; solo allora la sua anima entrerebbe nel tuo corpo e tu riceveresti parte della felicità degli uomini. Egli ti darebbe un'anima, conservando sempre la propria».
La Sirenetta - H.C.Andersen

Decisamente nelle favole c'è molta più realtà di quanto si possa immaginare. Se solo non smettessimo di leggerle... E di crederci.

giovedì 17 settembre 2009

Necrologio

La poesia è ufficialmente morta. L'ho capito oggi in classe lavorando con i miei ragazzi su cosa credono che essa sia.
Generazioni di professori l'hanno ammazzata. E forse anche qualche poeta...
L'hanno sostituita con la critica alla poesia.
L'hanno resa astrusa, lontana, bizantina.
La poesia non è caviale, la poesia è la cosa più quotidiana che io conosca.
La poesia non è un abito da sera, ma un paio di jeans.
La poesia è la luce in fondo al tunnel e il buio dentro il tunnel.
La poesia è ciò che esiste tra le righe.
La poesia è il gioco più serio che io conosca.
La poesia non vale nulla e perciò non ha prezzo.
La poesia è la ghigliottina dei luoghi comuni.
La poesia è il vero soggetto della grande prosa.
La poesia è il borseggiatore della realtà.
La poesia non è fatta di parole, ma di cose. Di parole divenute cose.
Della poesia non si parla, si fa esperienza.
La poesia è pensare con la pelle.
La poesia non si critica, si impara a memoria.

La poesia è un mistero e per questo oggi non è di casa.

domenica 6 settembre 2009

Zibaldino domenicale

"Credo che l'incapacità di guardare tranquillamente in faccia la rovina della propria vita esteriore e farsene carico sia la conseguenza di un difetto di prospettiva rispetto alla vita eterna" (Edith Stein)
F.Salvarani, Edith Stein, Ares 2009, p.37

***

"La perfezione è sempre ad un gradino dalla perfezione"
P.Maurensig, La variante di Luneburg, Adelphi 2008, p.101

***

"Per altro, prosegue, dolori e imbrogli della qualità e della forza di quelli che abbiam raccontati, non ce ne furon più per la nostra buona gente: fu, da quel punto in poi, una vita delle più tranquille, delle più felici, delle più invidiabili; di maniera che, se ve l'avessi a raccontare, vi seccherebbe a morte"
A.Manzoni, I promessi sposi, Mondadori 2009, p.644

sabato 5 settembre 2009

Il più bello che abbia mai letto...

Caro prof,
leggevo il mio nuovo miglior amico: il signor "Il conte di Montecristo" e arrivato quasi alla fine credo proprio che questo sia il libro più bello che abbia mai letto. E se non ci fosse stato lei io non avrei mai avuto il coraggio di leggerlo. Quindi la ringrazio moltissimo per questo regalo che lei mi ha fatto. Come dice il retro del libro ''Il conte di Montecristo'' ha tutto!

Così una mail di alunno quindicenne entusiasta di una lettura estiva tutt'altro che facile (quasi 1000 pagine).
Sembra proprio che la barbarie di cui tutti si lamentano non sia dappertutto... Sembra che basti un po' di coraggio e di fiducia da parte degli adulti!


mercoledì 8 luglio 2009

Un abbraccio estivo: di libri

A voi la scelta, ma per favore controllate cosa può interessarvi di più. Io consiglio solo quello che ho letto o riletto recentemente e che ritengo meriti la lettura perché possiede le due qualità che chiedo ad un libro: qualità di scrittura e fame di realtà che provoca. Mi sono limitato a libri recenti o recentissimi... I classici non mi permetto di consigliarli perché li do per scontati...

E.E.Schmitt, Oscar e la dama in rosa;
E.E.Schmitt, La mia storia con Mozart;
J.Giono, L’uomo che piantava gli alberi;
J.Giono, L’ussaro sul tetto;
D.Grossman, Qualcuno con cui correre;
S.Vikas, Le 12 domande;
P.Suskind, Il profumo;
P.Suskind, Il piccione;
C.Divakaruni, Sorella del mio cuore;
R.Bradbury, Fahrenheit 451;
C.McCarthy, La strada;
C.Zafon, L’ombra del vento;
P.Maurensig, La variante di Luneburg;
B.Muriel, L’eleganza del riccio;
N.Ammanniti, Io non ho paura;
U.Riccarelli, Il dolore perfetto;
C.Potok, Il mio nome è Asher Lev;
C.Potok, Il dono di Asher Lev;
G.Durrell, La mia famiglia e altri animali.

martedì 7 luglio 2009

Di volata

Il prof è alle prese con un po' troppe cose in questi giorni e non riesce a scrivere, ma sta preparando una lista di letture per l'estate, dato che arrivano molteplici richieste.
Spero di farcela per domani.

Adesso il prof va a fare due passi con la mamma in visita da queste parti per ragioni di lavoro.

Meno male che esistono le mamme dei prof.

***
"Dio quando vide che non poteva arrivare a tutto, creò le mamme"
Detto ebraico.

lunedì 29 giugno 2009

Gli sposi più odiati dagli italiani...

L'anno prossimo al prof tocca far innamorare i suoi alunni di quel romanzo che tutti dicono di aver letto e che tutti odiano: I promessi sposi.

Tutti dicono di averlo letto perché a scuola (un luogo dove si impara ad odiare anche Dante...) se ne leggono dei pezzi e si passa più tempo a farne i riassunti che a leggerlo per intero. Eppure a leggerlo ci vorrebbe meno tempo. Ma si sa che oggi il mondo, e la scuola in testa, non punta alla realtà, ma alle sue interpretazioni, spesso antologiche...

Tutti dicono di odiarlo proprio per questo motivo: non l'hanno letto (e concedo che ci sono delle parti noiose, ma i ritmi del cinema Manzoni non li conosceva...).

Allora il prof se lo sta rileggendo.
Ed è una continua scoperta. Una meraviglia.

Leggete questo risveglio di don Abbondio e ditemi se don Abbondio non è dentro di noi, ogni mattina:

"Il primo svegliarsi, dopo una sciagura, e in un impiccio, è un momento molto amaro. La mente, appena risentita, ricorre all'idee abituali della vita tranquilla antecedente; ma il pensiero del nuovo stato di cose le si affaccia subito sgarbatamente; e il dispiacere ne è più vivo in quel paragone istantaneo. Assaporato dolorosamente questo momento, don Abbondio ricapitolò subito i suoi disegni della notte, si confermò in essi, gli ordinò meglio, s'alzò, e stette aspettando Renzo con timore e, ad un tempo, con impazienza" (cap.II)

mercoledì 17 giugno 2009

Maturità è un elemento imprescindibile...

Da una mail di una collega conosciuta tramite il blog, dedicata a tutti i maturandi, in questo momento di sofferenza...

"Volevo chiederti se scriverai qualcosa sulla maturità. Mi par di capire che lavori solo al biennio, ma l'ansia è tanta per i maturandi e molti, fra una pausa di studio e l'altra, cercano in Internet sollievo alle proprie pene, peraltro digitando sempre e solo 'maturità'. Penso che la tua carica di ottimismo e buon umore potrebbe essere un buon viatico, perché non scrivi qualcosa anche per loro? Per esempio che nonostante il rigetto e la paura che credono di provare, poi la si ricorda per tutta la vita con nostalgia. Io ricordo la mia con nostalgia. Ricordo che mia mdare, insegnante elementare, aveva saputo in mattinata i titoli dei temi ed aveva previsto con precisione millimetrica (le mamme...) quale traccia avrei scelto io e quale mia sorella. Per partecipare al nostro supplizio -ma anche a quel momento così importante!- si era messa a scrivere il tema, a casa, per farci compagnia da lontano. Sono appena andata su eduscuola a vedere il titolo d'allora... mio Dio! E chi se lo ricordava? Neppure il titolo, mi è rimasto. Triste, vero? Avrei dovuto scrivermelo subito, tutto il tema, di ritorno a casa, per ricordo... e invece... Ricordo solo che dopo gli orali, tornando a casa, mi sentivo arrivata. C'era una chiesetta microscopica, lontana tra i campi di grano, lungo il ritorno. Amavo guardarla, era un quadro inglese... ricordo di averla guardata intensamente, quel giorno, volutamente fissando la memoria di quel momento in quell'elemento del paesaggio. Brunella Gasperini in un suo racconto -Non mettete l'olio al cancello, il più bel racconto che io abbia mai letto- scrive che ci sono i fantasmi del nostro passato, nei luoghi e nelle cose. Mi ha suggestionato a tal punto, questo pensiero, che quando torno in alcuni luoghi mi immagino di trovarci la me stessa di tanti anni fa, che non poteva pensare, nemmeno immaginare a quella che sono ora, che non avrebbe creduto che sarei ripassata di lì in un nuovo ruolo, con la consapevolezza di chi si trova adulto e pensa al sé di quando era adolescente. Quando passo per quella strada, al ritorno da scuola, a volte volgo lo sguardo a quella chiesetta e penso a me insegnante (!) e a me studentessa appena 'maturata', che ritornava a casa sua dopo aver chiuso per sempre una parentesi importante. E in quel momento in cui il presente ricorda il passato, in cui rivedi i tuoi vent'anni e ti mancano, è come sapere meglio chi sei stato e chi sei ora".

E voi che ricordi avete della vostra maturità?

domenica 14 giugno 2009

Le eccessive piccolezze

A scuola finita, mi arriva un biglietto di ringraziamento per aver fatto leggere l'Odissea nella sua interezza. Una sfida che molti ritengono sproporzionata e che io ritengo proporzionatissima alla sete di bellezza e grandezza (anche se difficili da raggiungere) che alberga nel cuore di un quattordicenne. Sproporzionato è tutto ciò che educa il cuore al brutto, al piccolo, al meschino, al frammentario...


***
“Ma colla sperienza, (il giovane) trovandosi sempre in mezzo ad eccessive piccolezze, malvagità, sciocchezze, bruttezze ec. appoco appoco si avvezza a stimare quei piccoli pregi che prima spregiava, a contentarsi del poco, a rinunziare alla speranza dell'ottimo o del buono, e a lasciar l'abitudine di misurar gli uomini e le cose con se stesso” (G.Leopardi, Zibaldone, 256)

E lo dice Leopardi, che era pessimista, come ci hanno fatto credere a scuola...

martedì 9 giugno 2009

Estati indimenticabili

Il dialogo con la Lettricesedicenne del post del 7 giugno continua, alla mia domanda: "A che punto sei della tua ricerca?", così risponde:

"Che bella domanda! Sono ancora al 20%... di strada ne ho tanta da fare... ma, al contrario di tanti che arrivati a 50 anni ancora non sanno cosa faranno da grandi, almeno io so quello che mi piace, quello che mi affascina e mi appassiona.

Sono a un punto della mia ricerca in cui mi appassiona sentire parlare chi ha tanta cultura, vorrei averne anche io da vendere... E sto cercando di acquisirla.

Sono a un punto della mia ricerca in cui ho voglia di fare e scoprire cosa si nasconde dietro quelle attività che mi piacciono di più come recitare a teatro, cosa che faccio da 4 anni, e che ogni anno mi forma, mi stupisce, mi fa felice e mi arricchisce sempre di più.


Sono a un punto della mia ricerca in cui scopro ancora passioni che non pensavo di avere nascoste dentro di me, come la fotografia. E' un'emozione bellissima immortalare qualcosa che solo nella frazione di secondo in cui la catturi è in quello stato... perché si evolve continuamente; è bellissimo fotografare una persona che con un semplice movimento, una semplice espressione del viso ti sta trasmettendo un'emozione, la stessa che probabilmente arriverà a chi guarderà la foto.

Sono a un punto della mia ricerca in cui credo proprio che quest'estate non sarà solo relax e divertimento, ma sarà anche l'approfondimento di tutto quello che voglio sapere sulla fotografia, sul cinema, sul teatro...cose (teatro a parte) che quasi mai posso fare d'inverno.


Sarà un estate in cui divorerò più libri possibile, visto che finora non ho letto moltissimo, purtroppo... ma da poco ne ho capito la vera importanza (anzi, se ne hai qualcuno da consigliarmi, insieme a qualche film, mi saresti molto d'aiuto).


Insomma sono a un punto della mia ricerca in cui sono attirata da molte cose... un po' tutto è da vedere".

C'è un libretto prezioso, preziosissimo, come un diamante, di R.M.Rilke, dal titolo "Lettere ad un giovane poeta", che raccoglie le risposte del poeta ad un ragazzo che chiedeva al poeta consigli sulla sua possibile vocazione letteraria.
In una di queste lettere Rilke scrive al giovane poeta, che chiede risposte certe, che l'importante alla sua età non è avere le risposte giuste, ma le domande giuste.
Cara Lettricesedicenne la tua ricerca sta ponendo le domande giuste e ti aspetta un'estate indimenticabile di scoperte e magari risposte...

ps. questo blog lo fate voi, sempre di più. Grazie!