Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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venerdì 27 giugno 2008

Io e la mia anima ti ringraziamo

Tutti (o quasi) ci chiediamo che cosa ci stiamo a fare sulla terra, indipendentemente dal nostro credo. Tutti abbiamo e scopriamo gradualmente in noi dei talenti che ci indirizzano verso il nostro posto nel mondo: essi sono il nostro modo unico e irripetibile di stare al mondo. Ognitanto bisognerebbe fermarsi e trovare il coraggio di dire in una frase che ci stiamo a fare sulla terra, scriverla su un foglio e incorniciarla nella nostra stanza.
Prof ha provato a fare l'esperimento. La frase è: "sono al mondo per trovare la bellezza ovunque essa si trovi e per provare a donarla agli altri".
Può suonare superbo, molto greco e poco realistico. Ma prof ne è visceralmente convinto. Proprio al riguardo ieri ha ricevuto la mail di un amico, relativa al blog:

"Io e la mia anima ti ringraziamo per il colore e il calore che doni a ciò che ti sta intorno. Io che sono abituato per il mio lavoro a descrivere i fatti in modo asciutto e sintetico, spesso in termini di percentuali e di "fatturato generato", vivo il tuo blog come vere e proprie boccate d'ossigeno e mi sembra per un po' di tornare ai tempi del liceo quando ci si occupava di poesia e di amore studiando gli autori classici della letteratura".

La felicità è occupare il proprio posto nel mondo: solo da lì si riesce a rendere felici gli altri.

lunedì 28 aprile 2008

La commedia umana

Una ragazza sale su un taxi in una vorticosa giornata di lavoro, in cui nulla sembra andare per il verso giusto. Quando scende il tassista la richiama e le restituisce il cellulare che ha dimenticato sul sedile. Ringrazia. Lo mette in tasca. Sbuffa e spera che tutto questo finisca quanto prima. Poco dopo sta per fare una telefonata e si rende conto che quel cellulare, benché sia uguale, non è il suo. La ciliegina marcia su una torta già malriuscita: un cellulare da restituire. Sta per buttarlo via. Scorre distrattamente la rubrica: una sfilza di personaggi della politica e della finanza, che a conoscerne anche uno o due si sarebbe a cavallo... Riesce a risalire al proprietario: un influente e ricco uomo pubblico. Lo chiama. Lui meravigliato ringrazia. Le dice che viene a prendere subito il cellulare. Quando si presenta porta con sè un meraviglioso mazzo di rose. La porta dell’ufficio si chiude. I due cominciano a parlare e scoprono di avere molte cose in comune oltre ad un cellulare. È solo l’innesco di una storia d’amore, non da film, reale...
Nulla accade per caso. Ma troppo spesso dimentichiamo che siamo dentro una commedia, più o meno divina. Troppo impegnati a lamentarci della parte ricevuta per renderci conto del meraviglioso spettacolo che va in scena attorno a noi, i nostri sforzi sono dispersi a cercare una ragione o qualcuno a cui farne pagare la colpa, quando invece sarebbe, oltre che produttivo, anche più gratificante, cercare di tirare fuori il meglio di noi nella parte che abbiamo adesso. Ciò che conta sul palcoscenico è il come non il cosa: sia per amore a noi stessi, attori professionisti della vita, sia per rispetto del pubblico che ha pagato il biglietto dello spettacolo…