Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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mercoledì 6 gennaio 2010

Le stelle fanno ridere

"Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia"(Matteo 2,10)


Oggi per me è anche la festa delle stelle. E le stelle hanno a che fare con il ridere, almeno così sembra: sono uno dei segni dal maggiore divertimento creativo.
Le stelle sono il gioco di Dio e per questo ci fanno ridere... e i poeti lo sanno:

Baruc 3,34

Le stelle hanno brillato nei loro posti di guardia e hanno gioito;
egli le ha chiamate e hanno risposto "Eccoci!",
ed hanno brillato di gioia per colui che le ha create.
 
V. Majakovskij
Paesaggio

Ci sarà la luna.
Ce ne sta
già un po'.
Ecco che pende piena nell'aria.
E' Dio probabilmente,
che con un meraviglioso
cucchiaio d'argento
rimesta la zuppa di pesce delle stelle.

A.de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe, cap. XXV
"Gli uomini hanno delle stelle che non sono le stesse. Per gli uni, quelli che viaggiano, le stelle sono delle guide. Per altri non sono che delle piccole luci. Per altri, che sono dei sapienti, sono dei problemi. Per il mio uomo d'affari erano dell'oro. Ma tutte queste stelle stanno zitte. Tu, tu avrai delle stelle come nessuno ha..."
"Che cosa vuoi dire?"
"Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abitero' in una di esse, visto che io ridero' in una di esse, allora sara' per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere!"
E rise ancora.
ps. alle stelle e Dante dedicherò un post a parte...

domenica 3 gennaio 2010

Zibaldino domenicale



Sanctius his animal mentisque capacius altae 
deerat adhuc, et quod dominari in cetera posset. 
Natus homo est, sive hunc divino semine fecit 
ille opifex rerum, mundi melioris origo, 
sive recens tellus seductaque nuper ab alto 
aethere cognati retinebat semina caeli, 
quam satus Iapeto mixtam pluvialibus undis
finxit in effigiem moderantum cuncta deorum; 
pronaque cum spectent animalia cetera terram,
iussit et erectos ad sidera tollere vultus. 


Ma ancora mancava l'essere più nobile che, dotato
d'intelletto più alto, sapesse dominare sugli altri.
Nacque l'uomo, fatto con seme divino da quell'artefice
del creato, principio di un mondo migliore;
o plasmato dal figlio di Giàpeto, a immagine di dei
che tutto reggono, impastando con acqua piovana
la terra recente che, appena separata dalle vette
dell'etere, ancora del cielo serbava il seme nativo;
se gli altri animali contemplano a testa bassa la terra,
la faccia dell'uomo l'ha sollevata, ordinò che vedesse
il cielo, che fissasse, eretto, il firmamento.

Ovidio, Metamorfosi I, 76-85

domenica 18 gennaio 2009

Nonna 2.0

All'alba Nonna 2.0 è tornata tra le braccia di Dio.
Dopo anni di sofferenze dovute ad un ictus che l'aveva bloccata a letto.
Quanto amore ha suscitato la sua malattia! Quante cure ha richiesto la sua debolezza!
Lei che da ragazza faceva girare la testa ai ragazzi per la sua altezza ("altezza mezza bellezza!" ripeteva spesso orgogliosa) era ormai diventata piccola come una bambina. Lei che aveva una mente lucida fino alla pignoleria (prodigiosa nel fare i conti) negli ultimi tempi ripeteva spesso le stesse cose o le dimenticava nel giro di pochi secondi. Lei che era stata un'insegnante (e le devo parte del mio DNA) ci ha dato con la sua pazienza la lezione migliore.
Chi le è stata vicino (io purtroppo poco) sino all'ultimo l'amava così come era. Lei non sapeva né poteva fare più nulla. Eppure la amavamo di più. Ripeteva che non sapeva fare più nulla e faceva più di tutti.
Ancora una volta comprendo meglio come la famiglia sia il luogo in cui si è amati per quello che si è e non per quello che si fa. E il difendere e l'amare quello che si è sino alla fine è ciò che non solo fa grande una famiglia e la rende unita, ma è una fonte di amore capace di fare toccare il cielo ai componenti.
E la nonna "l'infinito mare dell'essere" non solo lo tocca, ma ci nuota dentro.
Nelle ultime ore ripeteva spesso: "Chiamami, Gesù".
Chi crede non muore, nasce due volte.

Nonna, adesso nuota libera, felice, per sempre.
Nonna (tu che eri insegnante come me), adesso proteggimi.

venerdì 16 gennaio 2009

Stelle e desideri

Mi è capitato oggi di fare colazione in un bar. Una avventrice, sopravvenuta mentre sorbivo uno dei capolavori dell'arte italiana (il cappuccino), ha chiesto a una delle bariste di leggerle il suo oroscopo. Ne è nata un'accesa discussione sulla possibilità di amore con uno "scorpione". Lo scorpione in questione sembrava non dare speranze di poter stare con lei (buon per lui, dico io...). Alla fine ho dovuto svelare il mio segno, che è stato accolto bonariamente, dato che la figlia della barista è dello stesso segno. Mi ha sempre affascinato la curiosità con cui le persone leggono l'oroscopo, anche quelle, come me, che lo ritengono solo un gioco sociale.

Abbiamo un bisogno fisico di sentirci raccontare la vita in anticipo, per sapere come andrà, se sarà felice. Leggiamo l'oroscopo per lo stesso motivo per cui leggiamo romanzi e andiamo al cinema. Per vivere in anticipo. Per sperare in anticipo. Per metterci alla prova in anticipo. Per sognare in anticipo. Senza un racconto in anticipo la nostra vita è senza direzione. Tommaso d'Aquino, che certo non è uomo sospetto di creduloneria, diceva "Astra inclinant, non necessitant" (gli astri predispongono, ma non determinano), cioè influiscono solo indirettamente su alcune caratteristiche temperamentali, senza per questo determinare la libertà, che rimane intatta e salva.

Le stelle insomma quanto meno provocano nostalgia. La parola desiderio infatti viene dal latino de+sidera (sentire la mancanza delle stelle). Ben venga questa nostalgia delle stelle, che ci chiamano sempre alle cose celesti di questa terra: amore, lavoro, relazioni.

A noi rispondere.

giovedì 13 novembre 2008

La bellezza è scelta

Ringrazio sorella-lost per questo video che ho rubato dal suo blog:


ps. continuate a commentare il post dell'10 novembre "Anche i genitori piangono", stanno venendo fuori argomenti molto interessanti.

giovedì 6 novembre 2008

Uomo che cammina

Ieri ero alle prese con la puntata di un programma di prossima uscita sul web, durante il quale il prof, che spiega un quadro o una scultura in poco più di cinque minuti, raccontava questo "Uomo che cammina" di Alberto Giacometti. Mi ha colpito e tutte le volte che qualcosa mi colpisce cerco di entrarci dentro, per capire cosa mi provoca (nel senso di scoprire cosa della realtà mi chiama all'appello e mi chiede se sono presente tutto intero o no, e non nel senso di "come mi fa sentire", come troppo spesso purtroppo si intende...).
Per quest'uomo provo compassione.
Quante volte sono stato quest'uomo che cammina. Forse in fondo sono proprio questo. Un uomo che cammina. Con questi piedi smodatamente grandi, da hobbit, che dimostrano quanto sia attaccato alla terra e quanto la terra possa essere pesante, ma anche forte e radicale. Ma poi anche grazie a queste radici mi slancio verso l'alto. Siamo l'unico mammifero che guarda verso l'alto abitualmente. E il nostro corpo si allunga per scorgere il cielo che cerca dappertutto, anche quando lo rifiuta. Il nostro corpo si tende, si slancia, ma le nostre gambe come radici pesanti ci ancorano alla terra, ruvida, sporca ma feconda. Sento il peso del camminare, giorno per giorno. Ma camminare voglio per andare verso il luogo che i miei occhi intuiscono.
Ho pietà di quest'uomo allungato tra cielo e terra. Così oggi ho un po' più pietà di me e di quelli che accanto a me camminano e dei quali, troppo spesso, non so scorgere la fatica.

lunedì 20 ottobre 2008

A mio padre (per il suo compleanno)

Mi hai lanciato in aria che ero bambino e ho capito che volevo volare. E quando la gravità ha pesato sul mio volo ho capito che cadere è inevitabile e volare doloroso. Ma tutte le volte che il mio cadere trovava riparo tra le tue braccia scoprivo che il dolore mi avvicinava a me stesso. E io bambino gridavo entusiasta: ancora, ancora!
Non so se perché era più dolce cadere tra le tue braccia o volare. E tutta la vita è questa incertezza.

Un giorno mi avrai lanciato così in alto nel cielo che sarà, io spero, un altro Padre, lo stesso Padre, ad abbracciare la mia caduta verso l'alto.

sabato 28 giugno 2008

Flamenco

Sorella-lost (che ha un blog) balla il flamenco. Ieri ha dato prova della sua passione in un saggio a cui Prof 2.0, trovandosi a Londra, non ha potuto partecipare purtroppo... Prof ha potuto assistere solo una volta ad uno spettacolo di flamenco in cui sorella-lost ha dato prova della sua bravura. Sorella-lost ha proprio il fisico da flamenquera, con la sua bellezza tutta mediterranea. Di quella sera prof ha un ricordo nitido, che si porta nel cuore. Il flamenco è una metafora della vita. Il corpo sembra essere il luogo in cui cielo e terra si incontrano. Le gambe si muovono decise e scattanti verticalmente, i piedi colpiscono il suolo con battute ritmate e violente, quasi a volere risvegliare la terra dal suo torpore e a ribadirle l'appartenenza del proprio corpo. In contemporanea le braccia si muovono sinuose, tracciando figure curvilinee e arcuate nell'aria, segnalando alle gambe, che si fissano come radici, l'estrema libertà della vita dell'uomo, che pur essendo di terra non le appartiene del tutto. Le mani si slanciano verso il cielo, come rami che fioriscono in mille intrecci. Gambe come radici, braccia come rami. Alla fine del ballo lo spettatore si sente rinfrancato, ha sperimentato un ordine nel disordine, la libertà nella pesantezza della terra, ha accettato la sua condizione tellurica, ma si è ricordato di mescolarla con il cielo. Il corpo della flamenquera è anello tra terra e cielo.

ps. auguri a sorella-lost per domani. Continua a ballare tra cielo e terra.
pps. domani pomeriggio prof torna a Milano. A Londra ci sono 20 gradi e si sta una meraviglia...

giovedì 22 maggio 2008

Isole

Esiste un'isola del Pacifico in cui gli abitanti non dividono le cose e le persone in genere maschile e femminile, ma in "cose che provengono dal cielo" e "cose che provengono dal mare".

Mi piace pensare che provengano dal mare: la donna, la bellezza, la vita, la morte, la nostalgia, la pace, la passione, l'immaginazione, la memoria, la parola...

Mi piace pensare che provengano dal cielo: l'uomo, l'amore, il vento, il lavoro, il corpo, il dolore, il sogno, il cuore...

Sull'isola tutto è donato. E cielo e mare non si incontrano sulla linea dell'orizzonte, ma nel cuore degli isolani.