Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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martedì 8 dicembre 2009

La vita è una passeggiata... 1

Mio nipote ha da poco imparato a camminare. Una svolta nella sua incontenibile fame di esplorare il mondo e nell'apprensione degli adulti che cercano di tenerlo d'occhio. Ci sono momenti in cui sparisce e non si riesce più a trovarlo, per scovarlo poi nascosto in una angolo buio, in silenzio, a scoprire le cose con lo sguardo di Adamo.

Mio padre sta imparando di nuovo a camminare. Dopo l'operazione alla testa del femore è costretto ad una riabilitazione in ospedale di circa un mese. Per ora deve accontentarsi di un girello, come quello che usava mio nipote fino a poco tempo fa, da domani - sembra - potrà usare le stampelle. A poco a poco si aggira anche lui per il mondo ristretto dell'ospedale e parla con le persone intrecciando amicizie. Anche lui impara - o meglio reimpara - a camminare ed esplora e scopre le cose con lo sguardo di Adamo.

Per scoprire il mondo e le persone bisogna camminare, a qualsiasi età, di generazione in generazione. Il nostro modo di camminare è una sintesi perfetta di come stiamo al mondo.
Telemaco cammina, Ulisse cammina, Enea cammina, Dante cammina... Tre quarti dei cantanti nei loro video-clip camminano...

La vita è solo il quotidiano diario di una passeggiata.

Chi si accontenta del divano davanti alla tv ne lascia le pagine bianche...

***
"Un'ora dopo erano sulla strada. Lui spingeva il carrello e avevano entrambi uno zaino in spalla. Negli zaini c'erano le cose essenziali... Poi si incamminarono  sull'asfalto in una luce di piombo strusciando i piedi nella cenere, l'uno il mondo intero dell'altro".
C.McCarthy, La strada, p.5

domenica 2 novembre 2008

Lettera a mio nipote 2

Caro Giulio,

nonno Baffo mi ha mandato delle foto tue. Hai gli occhi azzurri come lo zio Prof e questo mi lusinga e conferma la predilezione nei miei confronti. Una foto in particolare ho guardato e riguardato per capire cosa avesse di speciale: il tuo modo di ridere.

Non c'è neanche un velo di sfiducia nella tua risata, Giulio. Ridi felice. Ridi perché sei al sicuro, ti fidi incondizionatamente di chi ti è vicino. Ridi nello sperimentare la gioia che la vita che ti aspetta è ricca e promettente e lo leggi nello sguardo innamorato di papà e mamma, dei nonni, degli zii...

E quel tuo sorriso senza limiti è il grazie più grande che la vita sia capace di esprimere.

Tutte le volte che sarò triste guarderò la tua foto Giulio e tu mi ricorderai che sto dimenticando di ringraziare qualcuno.

giovedì 11 settembre 2008

Lettera a mio nipote


Caro Giulio,

stai dormendo. Allora ti scrivo, per non svegliarti. Sei nato l'altro ieri. Grazie a te sono diventato zio: zio 2.0. Sì perché il mio nome è Prof 2.0. Te lo spiego. Prof significa prendersi cura di bimbi un po' più grandi di te. 2.0 significa prendersi cura della vita prima ancora che lei si prenda cura di te, mettendo in gioco tutte le risorse che hai ricevuto. Sono anche scrittore Giulio. Cosa significa? Significa che in questo mondo sul quale hai aperto gli occhi da poco c'è una quantità di cose meravigliose e a volte invisibili, che io, con le parole (quelle che tu pronunci in modo confuso adesso) cerco di raccontare.
Vedi Giulio, le parole sono proprio quel miracolo che mi consente oggi di scriverti che sei parte di questo mondo pieno di splendore (ci sono anche le ombre, ma avrai tempo di conoscerle) e ne hai aumentato la meraviglia. E un giorno, quando sarai un bimbo più grande, come quelli di cui ti parlavo prima, leggerai queste righe e capirai il segreto delle parole. Come scrigni ti consegneranno intatto quel tesoro tanto invisibile quanto meraviglioso che agisce sempre, nel silenzio e a distanza, e che si chiama amore. E' la prima parola che hai ascoltato e imparato Giulio, la prima che altri hanno pronunciato pensando a te: Dio dall'eternità; papà e mamma, qualche mese fa; tutti gli altri, quando ti abbiamo visto per la prima volta.
Lo so che sono già il tuo zio preferito, anche se la concorrenza è molto forte, ma non lo diciamo in giro, altrimenti poi tutti gli altri (soprattutto le zie) si ingelosiscono...
Sai Giulio, mi piace legare gli eventi importanti (significa le cose che vale la pena ricordare, quelle su cui si basa la tua esistenza, un po' come il seno di mamma per te adesso) a parole belle. Così a te e al tuo arrivo dedico queste, che da poco ho letto:

"Perchè Cristo gioca in diecimila luoghi,
bello d'aspetto, e bello non nello sguardo suo,
ma attraverso le fattezze degli umani volti, per il Padre".

Dormi bene. E quando ci vedremo, raccontami i tuoi sogni.