Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

PS. Potete ricevere gli aggiornamenti direttamente al vostro indirizzo di posta elettronica, iscrivendovi al link a fianco.

lunedì 30 giugno 2008

Balla che ti passa...

Una collega (grazie!) ha segnalato a Prof 2.0 due video assolutamente straripanti di gioia.
Sono troppo belli per non condividerli con voi.

Spesso Prof 2.0 si sente come Matt e vorrebbe ballare dove capita, magari anche in classe, o meglio, durante un consiglio di classe...


domenica 29 giugno 2008

Legge

Quando Prof è partito da Milano, pioveva. A Londra, tempo splendido.
Oggi Prof è partito da Londra, tempo splendido. A Milano, nubifragio.

Legge di Prof sul tempo: a Milano il tempo fa schifo.

Bentornato Prof!

sabato 28 giugno 2008

Flamenco

Sorella-lost (che ha un blog) balla il flamenco. Ieri ha dato prova della sua passione in un saggio a cui Prof 2.0, trovandosi a Londra, non ha potuto partecipare purtroppo... Prof ha potuto assistere solo una volta ad uno spettacolo di flamenco in cui sorella-lost ha dato prova della sua bravura. Sorella-lost ha proprio il fisico da flamenquera, con la sua bellezza tutta mediterranea. Di quella sera prof ha un ricordo nitido, che si porta nel cuore. Il flamenco è una metafora della vita. Il corpo sembra essere il luogo in cui cielo e terra si incontrano. Le gambe si muovono decise e scattanti verticalmente, i piedi colpiscono il suolo con battute ritmate e violente, quasi a volere risvegliare la terra dal suo torpore e a ribadirle l'appartenenza del proprio corpo. In contemporanea le braccia si muovono sinuose, tracciando figure curvilinee e arcuate nell'aria, segnalando alle gambe, che si fissano come radici, l'estrema libertà della vita dell'uomo, che pur essendo di terra non le appartiene del tutto. Le mani si slanciano verso il cielo, come rami che fioriscono in mille intrecci. Gambe come radici, braccia come rami. Alla fine del ballo lo spettatore si sente rinfrancato, ha sperimentato un ordine nel disordine, la libertà nella pesantezza della terra, ha accettato la sua condizione tellurica, ma si è ricordato di mescolarla con il cielo. Il corpo della flamenquera è anello tra terra e cielo.

ps. auguri a sorella-lost per domani. Continua a ballare tra cielo e terra.
pps. domani pomeriggio prof torna a Milano. A Londra ci sono 20 gradi e si sta una meraviglia...

venerdì 27 giugno 2008

Io e la mia anima ti ringraziamo

Tutti (o quasi) ci chiediamo che cosa ci stiamo a fare sulla terra, indipendentemente dal nostro credo. Tutti abbiamo e scopriamo gradualmente in noi dei talenti che ci indirizzano verso il nostro posto nel mondo: essi sono il nostro modo unico e irripetibile di stare al mondo. Ognitanto bisognerebbe fermarsi e trovare il coraggio di dire in una frase che ci stiamo a fare sulla terra, scriverla su un foglio e incorniciarla nella nostra stanza.
Prof ha provato a fare l'esperimento. La frase è: "sono al mondo per trovare la bellezza ovunque essa si trovi e per provare a donarla agli altri".
Può suonare superbo, molto greco e poco realistico. Ma prof ne è visceralmente convinto. Proprio al riguardo ieri ha ricevuto la mail di un amico, relativa al blog:

"Io e la mia anima ti ringraziamo per il colore e il calore che doni a ciò che ti sta intorno. Io che sono abituato per il mio lavoro a descrivere i fatti in modo asciutto e sintetico, spesso in termini di percentuali e di "fatturato generato", vivo il tuo blog come vere e proprie boccate d'ossigeno e mi sembra per un po' di tornare ai tempi del liceo quando ci si occupava di poesia e di amore studiando gli autori classici della letteratura".

La felicità è occupare il proprio posto nel mondo: solo da lì si riesce a rendere felici gli altri.

mercoledì 25 giugno 2008

Bulkington

Oggi al corso di inglese una ragazza italiana, giunta da appena 3 giorni, dopo una notte insonne a motivo di problemi di stomaco, dovuti al cibo locale, era decisa a prendere quanto prima un aereo e tornare a casa, dove avrebbe trovato la mamma e il cibo italiano... Se lo farà perderà una grande occasione. A Prof è tornato in mente un personaggio di Moby Dick, un certo Bulkington, al quale l'autore dedica un brevissimo, ma esaustivo, capitolo-epitaffio:

Le cose più meravigliose sono sempre quelle inesprimibili, le memorie profonde non concedono epitaffi: questo capitolo lungo sei pollici è la tomba senza lapidi di Bulkington. Voglio dire soltanto che accadeva a lui come a una nave travagliata da fortuna, che trascorre miseramente lungo la costa sottovento. Il porto sarebbe disposto a darle riparo, il porto è misericordioso, nel porto c’è sicurezza, comodità, focolare, cena, coperte calde, amici, tutto ciò che è benevolo al nostro stato mortale. Ma in quel vento di burrasca il porto, la terra, sono il pericolo più crudele per la nave. Bisogna ch’essa fugga ogni ospitalità; un urto solo della terra, anche se soltanto sfiorasse la chiglia, farebbe rabbrividire il bastimento da cima a fondo. Con ogni sua forza, esso spiega tutte le vele per scostarsi e, così facendo, combatte proprio coi venti che lo vorrebbero portare in patria, torna a cercare l’assenza di terra del mare sconvolto, precipitandosi per amor della salvezza perdutamente nel pericolo: il suo unico amico è il suo nemico più accanito. Capisci ora Bulkington? Sembra che tu afferri barlumi di quella verità intollerabile ai mortali, che ogni pensare serio e profondo è soltanto l’intrepido sforzo dell’anima per mantenere la libera indipendenza del suo mare, mentre i venti più selvaggi della terra e del cielo cospirano a gettarla sulla costa traditrice e servile.
H.Melville, Moby Dick

martedì 24 giugno 2008

Sister sex&thecity

Oggi è il compleanno di sorella sex&thecity. Qualche tempo fa qualcuno chiedeva la ragione degli epiteti omerici postmoderni ispirati ai telefilm e attribuiti ai componenti della famiglia. Gli epiteti sono relativi non tanto al contenuto specifico dei telefilm, ma al loro "mood", al loro colore. Così sorella sex&thecity ha il mood di quella serie: si veste magnificamente, è (al momento) una single affascinante e carismatica, a volte snob e ricercata al punto giusto... Fin qui il mood. Ma la sorella vera ha come caratteristica specifica un cuore con un coefficiente di dilatazione fuori del comune: nel silenzio ama e ama con il silenzio. Quando prende la parola è per dire qualcosa che ha significato e peso proprio perchè proviene da quel silenzio, che non è assenza, ma presenza discreta e meditata. E per questo forte e delicata insieme.

Se non mi fossi sorella, ti avrei scelto amica.
Ma ancora una volta il cielo è stato generoso e mi ha donato entrambe.

lunedì 23 giugno 2008

Buonanotte fiorellino

Prof 2.0 ha amato una canzone sin da piccolo: "Buonanotte Fiorellino". Scritta nel 1975 da F. De Gregori. Quando era bambino, la ascoltava dalla voce tutta degregoriana di un amico, sotto stelle vangoghiane e vicino acque che univano la Sicilia all'Africa. In quelle estive notti, blu di mare e di cielo, alcune famiglie si riunivano a cantare e ascoltare, le tv erano spente, anzi non c'erano... La musica sostava nell'aria salmastra quasi trasformata in qualcosa di solido e capace di rimanere sospeso. Prof era solo un bambino e ad una certa ora doveva andare a dormire, ma non gli andava, come tutti i bambini... soprattutto se altri rimanevano lì ad ascoltare. Allora c'era un tacito accordo: quando quella canzone veniva cantata era il momento di andare a dormire, senza bisogno che papà o mamma dicessero nulla. Come si trattasse di una scelta spontanea, perchè quella canzone era (ed è) la più bella. Il resto avrebbe svilito quella bellezza e non sarebbe stato solo mio. Così Prof poteva andare a nanna accompagnato da quelle parole, che non capiva del tutto, ma che parlavano di amore e dolore mescolati insieme. E mescolati in un modo che rimestava il sangue a quel bambino. Parlava di una donna lontana e ormai irraggiungibile a cui il cantante aveva dedicato la canzone. Ed ecco una storia entrare nel cuore di un bambino attraverso una canzone. Una storia di dolore e di amore. Di dolore per la perdita e di amore indistruttibile nonostante la perdita. E prof imparava amore e dolore da questa storia. E inoltre scopriva il potere delle parole, che riuscivano a dire quel dolore, che riuscivano a dire quell'amore e lo regalavano, in forma comprensibile, a chiunque le ascoltasse. Una educazione sentimentale che prof non dimenticherà mai. Ha da poco scoperto che quella della morte della donna, a cui sarebbe dedicata la canzone, è solo una leggenda metropolitana. Poco male. Prof è cresciuto con quella storia, vera o falsa che fosse, non importa. C'era l'amore, c'era il dolore, e c'era la parola che riusciva a raccontarli.
Per favore qualche sera, spegnete la tv e non smettete di raccontare storie ai vostri figli se li avete o se li avrete. Sceglietele bene: sapranno il mondo prima e meglio...

sabato 21 giugno 2008

Sharing Music

Scambiarsi canzoni è sempre stato un modo di comunicare, di raccontarsi, di regalarsi. Adesso è sempre più frequente, quasi quanto mandarsi una mail... Solo nell'ultima settimana prof 2.0 ne ha ricevute due. Gli sono tornate in mente due cose:

1) Il primo compito che spesso assegna ad una nuova classe è confezionare un cd che contenga la canzone preferita da ciascuno. Un modo per ascoltare in un'oretta i cuori dei propri alunni. Una scorciatoia formidabile!

2) Quel passaggio del film di Truffaut (per il quale ringrazio una persona cara):

"Vedo che ti interessi alle notizie, a cosa accade nel mondo."

"No, ascolto solo canzoni, perché dicono la verità. Più sono stupide e più sono vere.
E poi non sono stupide, dicono: non devi lasciarmi, senza di te non c'è vita, lascia che io divenga l'ombra della tua ombra, oppure, senza amore non sono niente…."
François Truffaut, La signora della porta accanto, 1981

Se qualcuno vi regala una canzone vi sta regalando molto di più di un'emozione. Vi sta regalando una bella chiacchierata...

venerdì 20 giugno 2008

Beauty is truth, truth beauty

Prof 2.0 vive a due passi dalla casa in cui Keats ha vissuto. Ha riletto quella meravigliosa poesia che dice:

"Beauty is truth, truth beauty, - that is all
Ye know on earth, and all ye need to know"

Parole rimuginate più volte in questi giorni, passando davanti a quella casa e così oggi una musica gli è scesa nel cuore come un dono e ha cercato di metterla per iscritto.
Suona più o meno così:

Se io solo sapessi guardarti negli occhi e non gli occhi.
Se io solo sapessi ascoltare le tue parole e non confonderti con le mie.
Se io solo sapessi riceverti in regalo e non comprarti.
Se io solo sapessi prendermi cura di te e non sedurti.
Se io solo sapessi leggere le tue righe e non interpretarle.
Se io solo sapessi starti accanto e non essere orgoglioso di me.
Se io solo sapessi trovarti dove sei e non cercarti dove voglio.
Se io solo sapessi pensarti tua e non mia.
Se io solo sapessi annusare il tuo profumo e non raccoglierlo.
Se io solo sapessi gioire di te e non averti.
Se io solo sapessi e non dimenticassi.

giovedì 19 giugno 2008

How are you?

Usare quotidianamente una lingua diversa dalla propria costringe a soffermarsi su frasi troppo usurate dall'uso quotidiano. Continuamente qui ci si chiede l'un l'altro: "How are you?". In italiano lo traduciamo: "Come stai?" ma letteralmente il significato è "Tu come sei?".
Come stai? Una domanda tanto superficiale quanto profonda. Per darle il giusto peso basterebbe porla alla fine di una conversazione piuttosto che all'inizio. Dopo aver parlato a lungo uscirsene con un "E tu, come stai?". In questo caso il senso della domanda sarebbe più vicino a quel "e tu come sei?", quasi un “chi sei?”. Cioè: dove è quello che regge il filo della tua felicità? Che cosa veramente ti rallegra? Che cosa ti chiama ad essere essenzialmente te? Che cosa ti rende capace di dar vita a ciò che tocchi?
Per questo molti si dilungano tanto al telefono, quando si sentono rivolgere la domanda “come stai?”. Per questo una scrittrice nostrana concludeva alcune sue lettere chiedendo: “Su che cosa fondi oggi la tua vita?”. Per questo non possiamo ridurre "Come stai?" a "Come ti senti?", ma riportarlo a "Tu come sei?", "cosa ti sta a cuore?" .
Porre le domande giuste è spesso più importante di avere le risposte giuste...
E tu come stai?

mercoledì 18 giugno 2008

Shakespeare without love

Prof 2.0 ha visitato il Globe Theatre (la ricostruzione), edificato nello stesso sito in cui un tempo Shakespeare lavorava con la sua compagnia teatrale. Chiudendo gli occhi prof si è immaginato la prima volta in cui è stata pronunciata quella straordinaria battuta di Romeo e Giulietta «Io sono tu e tu sei io», perfetta sintesi di cosa significhi costruire una "storia" insieme a qulcun'altro. Si arriva ad una comunione di vite tale che tu sei io e io sei tu, senza però perdere la propria identità, anzi definendola meglio e migliorandola.
Per associazione è tornato alla memoria un passaggio di un romanzo recente, in cui una donna che ha abbondanato il marito, interrogandosi sul loro fallimento matrimoniale e sul senso profondo della loro intimità, gli domanda:

«Ma io e te abbiamo mai condiviso l’intimità? E quanta, veramente? Be’, certo, abbiamo avuto quel tipo scontato d’intimità, quello familiare: la condivisione fisica, delle varie secrezioni, degli umori e degli ordinari spurghi corporali, una conoscenza enciclopedica dei vari rancori di famiglia e delle numerose volgarità liceali del partner, le rispettive défaillances dietetiche, i diversi stili di zapping col telecomando. (…) Eppure, alla fine dei conti, possiamo dire di esserci donati l’uno all’altra completamente? O addirittura, di essere capaci di condivisione? Proviamo a immaginare che la casa stia andando a fuoco e io abbia la possibilità di salvare una cosa soltanto. Cos’è quella cosa? Lo sai, tu? Proviamo a immaginare che io stia affogando e debba frugare dentro di me per salvare quell’unico ricordo che mi definisce per quello che sono. Qual è quel ricordo? Lo sai, tu? Cosa cercheremo di portare con noi? Non lo sappiamo né tu né io. Dopo tutti questi anni, non lo sappiamo ancora»
(D.Coupland, La vita dopo Dio)

A ciascuno il suo esame di coscienza...

PS. Non credete troppo a Romeo e Giulietta: quei due, insieme, non sarebbero durati una settimana...

martedì 17 giugno 2008

London Flashes

Se vi dovesse capitare di venire a Londra trascorrete un pomeriggio ad Holland Park.
Un parco meno conosciuto e più piccolo degli altri, ma un vero gioiello.
Se vi capitasse potreste essere distratti, mentre chiacchierate con un amico, da un pavone che si appollaierà davanti a voi o potreste subire l'assalto di due scoiattoli.
Potrebbero giungervi ovattati i suoni di un'orchestra che sta provando nel teatro all'aperto al centro del parco.
Potreste dimenticarvi di essere in una metropoli con milioni di persone e tra le più trafficate, perchè nessun rumore supererà le mura di rami degli alberi che cingono il parco.
Potreste aver bisogno di un maglione perchè se il sole sarà coperto da qualche nuvola la temperatura scenderà e vi godrete la mite frescura serale.
Potreste sentirvi il centro del mondo benchè siate solo al centro di un piccolo parco, antica residenza di Sir Holland, seduto e bronzeo al centro di questo eden in miniatura.

***

Fra qualche minuto comincerà il match contro la Francia.
Tutto avrebbe immaginato Prof nella sua vita, tranne che avrebbe assistito alla partita a Londra con un gruppo di persone provenienti da tutto il mondo e con presenti più francesi che italiani.
Il calcio così diventa un vero spettacolo e quanto fa bene guardare le partite della propria squadra lontano dal proprio paese: si ridimensiona tutto, anche il dolore di un eventuale sconfitta...

PS. profezia: vinciamo 2-1.

lunedì 16 giugno 2008

Dopo Babele...

Oggi a prof 2.0 non è successo nulla di particolare se non che:

Una ragazza coreana gli ha chiesto se i capelli ricci fossero reali... Non sanno cosa siano i capelli ricci da quelle parti...

Un prof inglese (lo snob Michael di qualche post fa) si è stupito che prof conoscesse Peter Pan e se ne è uscito con uno stupito e trapezoidale "you're educated!" (colto??? e va bene che avete Shakespeare e Dickens... ma "fly down"...).

Un ragazza giapponese ha confidato alla classe di essersi scottata con il "non sole" londinese di ieri (per saperlo: il cielo era coperto...) e vuole venire in Italia ad agosto. Non ha speranze...

Un ragazzo spagnolo, ignaro del significato, gli ha detto due parolacce in italiano: l'unica cosa che conosceva della nostra lingua... Dante non sapeva chi fosse...

Dopo Babele il mondo è bello perchè è avariato...

domenica 15 giugno 2008

La pasta delle cose sono le storie

In giro per questa straordinaria città alla scoperta dei suoi tesori con un amico italiano: un dovuto armistizio per il cervello in lotta con la lingua inglese...

Scoprire che la pasta di cui sono fatte le cose sono le storie.

Camminare per Portobello Road riporta alla memoria scene che vanno da "Pomi d'ottone e manici di scopa" a "Notting Hill": la strada è la stessa...
Passeggiare lungo la southbank sul Tamigi tra artisti di strada che raccontano la loro storia a bambini meravigliati.
Fermarsi a guardare le opere d'arte della Tate Modern e scovare una storia dietro ogni quadro, anche il più incomprensibile.
Riposarsi seduti su una panchina all'ombra della statua di Peter Pan e guardare il laghetto di fronte pieno di strani animali acquatici, uccelli, papere, scoiattoli e capire perchè, su quella panchina, Barrie ha concepito il suo capolavoro dopo avere incontrato dei bambini che giocavano in quell'angolo di paradiso. A volte il paradiso mostra una delle sue "porte di bellezza" e a volte c'è un uomo capace di aprirla, spesso un artista (o un bambino...), che ci permette di affacciarci sul mistero nascosto dietro la porta e ci dischiude il panorama celato alla nostra "abitudinaria" miopia quotidiana...

Senza storie le cose sono mute.

sabato 14 giugno 2008

Principi della Termodidattica

I principi della Termodidattica sono basati sul calore e sul fatto che le radici degli occhi sono nel cuore.

Primo Principio della Termodidattica:

Il cuore dei tuoi alunni si riscalda in modo direttamente proporzionale al brillare dei tuoi occhi quando spieghi.

Secondo Principio della Termodidattica:

Il brillare dei tuoi occhi aumenta in modo direttamente proporzionale a quanto credi in ciò che stai dicendo.

Terzo Principio della Termodidattica:

Il tuo credere in ciò che stai dicendo aumenta in modo direttamente proporzionale a quanto quello che stai dicendo ti cambia la vita.

Primo Corollario:
Nessun occhio spento ha mai insegnato nulla a nessuno.

Secondo Corollario:
Nessun cuore spento ha mai riscaldato un altro cuore.

venerdì 13 giugno 2008

Macheronic English

Dear mam,
i want to raccont you things about my soggiorn in London. My English is not molto well, so i write you qualche thing as i can.
Today in London is the solit day of copert sky, and it can rain from a moment to another. For this reason you must ever port an umbrella with you and don't scord your kway, that is impermeable jacket wich repare yourself from the water that falls from the damned wet sky. When you esc from the house there a lot of beautiful kids that enter in the schools. They speak in English, and that is very sorprendent bacause they are very little and have imparated this lenguage, nonostant their small age. I invid them very much. Then you must go to your school to migliorate your conoscenz of language and to speak with other people that knows less than you about things that are not important. But it's the system and you can't change it. The teachers of the school are very gentil with me, overall if i pay my iscrition to the course. The autobuses are very tall, two floors, with attic and kitchen if you want. Every morning all people go di frett, bacause here all people are important businessman, also the women. They go to the city, that is a place full of money, but i have never saw a monet on the floor. I don't know why. To go to your lesson you must prend the tube, that is not a long piece of gom, through wich pass the water, but a sort of train that goes under earth. When you arrive in a fermat a gentle voice says: "mind the cap", if qualcun scord his cap on the sit. They are very gentle in recording you that. The city is full of beatiful things, overall many gardens in wich you can see very very animals: scoiattols, pellicans, cignos, papers and gabbians. Insom a lot of strange animals, that in Italy we cant see spess. You can incontr also the queen, bacause the queen lives in his palace, near the centre. You can gust many tipes of beers. They are very good, but they cost very much. The problem of the money is not easy to resolve. They have a strange money, that is divers from the nostr one. The name is paund. One paund is cent pens. Nothing cost less of 5 paunds, so you must send me a lot of other money for my things. The people are very gentle, they say spess the same thing: "Sorry", that means: "Sorridi" in italian. But it is a little bit strange. In fact when somebody calpest your feet he say to you: "Sorry". You must do the sforce of sorry, non ostant the dolor of the feet. When you starnutisc somebody say "Bless you", that means "tu sei benedetto", but i think that port a little of sfig... because you are ill and starnutisc and they say you are fortunate. I dont understand this.
There are very very things that i can raccont to you, but for the moment that's is abbastance. I salut you with very affect and i kiss you.
Your devoted son.

giovedì 12 giugno 2008

Such a mess!

C'è una battaglia cruenta che si sta svolgendo. Il campo di battaglia è il cervello di Prof 2.0. Da un lato un esercito sterminato, compatto e ben organizzato composto dalla pesante cavalleria della sintassi italiana, la cui strategia principale è la perifrasi: aggirare il nemico e accerchiarlo da tutti i fronti. Dall'altro un esercito meno organizzato e meno numeroso, ma più rapido ed efficace: la fanteria leggera della frase inglese, la cui strategia è una sorta di guerra lampo. Concentra lo sforzo in alcuni punti e poi ritirati.
La battaglia è cuenta e faticosa. Sono due mondi che entrano in conflitto e i risultati sono spesso frustranti. Ti viene da tradurre ogni cosa che vuoi dire e questo crea dei mostri linguistici incomprensibili per un inglese. Devi buttarti in quella pericolosa guerra lampo, accettare la sfida della vertigine di una frase che non hai programmato. E a volte capita di sorprendersi di essere arrivati alla fine sani e salvi e magari avendo detto quello che volevi dire davvero. Il più delle volte invece il pesante esercito italiano ha la meglio, ma al prezzo di una lentezza nelle operazioni snervante...
Il fronte su cui l'esercito inglese sta vincendo è quello della lettura: smettila di leggere le parole sillaba per sillaba come si fa in italiano e concentrati sulle sillabe accentate. La strategia giusta è: mangia tutto il resto e stai pronunciando bene!
Sul fronte sintattico la battaglia per ora, purtroppo, è saldamente in mano all'esercito italiano...
Prevale la rapidità delle operazioni dell'esercito inglese nella scrittura, ma delude la capacità di ascoltare delle truppe in questione.
L'esito della guerra è incerto. L'unica certezza è che alla fine della giornata il campo di battaglia è ridotto veramente male...

mercoledì 11 giugno 2008

Thanks, very much!

Sei a Londra. Ti trovi a meraviglia. Stai conoscendo un milione di persone e imparando l'inglese in versione full-immersion. Cosa vuoi di più?
Una mail del Disney Channel: ti hanno preso per scrivere alcune puntate di una sit-com (serie comica) e per farlo devi necessariamente essere presente alle riunioni, che si terranno nella prime due settimane di luglio. E ti mandano già il contratto!
Programmi da rivedere. Il soggiorno londinese sarà interrotto e - Prof spera - poi ripreso.
Camminando sotto un cielo tutto londinese ti chiedi cosa hai fatto per meritare tutto questo?
La risposta è: niente.
Se hai fortuna è perchè lassù qualcuno ti vuole bene (e lo stesso se hai sfortuna: è questione di inquadrature...).
Se forse hai un talento è perchè lo hai ricevuto, e non puoi sprecarlo.
Se hai persone che credono in te è perchè il cielo te le ha messe accanto.
Allora guardi il cielo tutto londinese e prima che cominci a piovere (che è grazia pure quella) hai giusto il tempo di sentirti figlio unico di quel cielo, sorridere e rispondere alle grazie con un grazie...

PS. La sit-com racconta una famiglia italiana con tre figli. Se avete un episodio esilarante di vita familiare da raccontare fatelo adesso! Finirà in una puntata. La vita ha sempre il miglior copyright!

martedì 10 giugno 2008

English Characters

Ci sono due tipi di inglesi:

Michael è l'inglese snob, sulla sessantina, sguardo bonario e fisico che ricorda un hobbit. Ti guarda dall'alto in basso e ti perdona di essere al mondo, tanto più vicino a lui. Ascolta schifato la tua pronunzia e pur di non darti alcuna soddisfazione, subito dopo aver raccontato di esser appena tornato dalla meravigliosa costiera amalfitana, atteggiando la bocca a trapezio (cosa che si accentua quando fa le battute) dice con finto stupore "but... there was not a lot of rubbish" (non c'era molta spazzatura...).
Odioso.

Sara è l'inglese accogliente, sulla quarantina, sguardo languido, che ricorda Emma Thompson. Sorride continuamente, ascolta tutto quello che hai da dire durante la lezione di speaking, si interessa e ti corregge con stile. Si diverte e fa divertire. Non ha timore a criticare alcuni aspetti della sua città (persino Hugh Grant) e rimane affascinata di fronte alla diversità di stili delle persone che ha di fronte: Russia, Corea, Italia, Giappone, Germania, Colombia, Brasile.
Entusiasmante.

ps. tutti gli inglesi odiano Hugh Grant: very handsome but so superficial...

lunedì 9 giugno 2008

This is my street!

Imparare o migliorare una lingua è un vero e proprio dono del cielo. E' vero all'inizio c'è la frustrazione dovuta al capire la metà di quello che senti dire... Ma è un esercizio straordinario di ascolto. Attraverso le orecchie la vita degli altri può entrare nella tua, come se potessi bere attraverso le orecchie un'acqua più pura fatta della vita altrui a cui permetti di raccontarsi. In questi primi giorni londinesi Prof 2.0 ha praticato un hobby che ama particolarmente e che è utilissimo per imparare la lingua: "ascoltare" vite molto diverse. Per ognuna ci sarebbe da fermarsi a scrivere un racconto. Simon è un ragazzo inglese che ha studiato "humanities" e vuole insegnare a scuola il greco e il latino: guida d'eccezione al British Museum. Alla scuola di inglese Prof ha conosciuto uno sceneggiatore brasiliano dal nome irripetibile con un quadro di Kandinskij tatuato sul braccio. Emily, una ragazza del Quebec che ha il sogno di diventare insegnante di letteratura francese. Josè, un ragazzo spagnolo, che studia legge a Londra. Una ragazza coreana, di cui il nome ha un suono irriproducibile, che fa la cantante lirica e che l'anno passato ha interpretato un personaggio del Barbiere di Siviglia e che due volte a settimana mangia in un ristorante italiano (dice che la Corea ne è piena) e il suo piatto preferito è la carbonara. Lora, un'attrice inglese che per tirare su qualche soldo in più fa la cameriera di un locale in cui alla fine delle lezioni Prof si era rifugiato a mangiare qualcosa, un po' provato dalla giornata di lezioni. Lora ha raccontato che anche lei quando era stata a Cuba si era sentita molto "frustrated" all'inizio, ma che io dovevo avere fiducia e non preoccuparmi, ero nel miglior posto per imparare l'inglese e che quando volevo potevo andare a mangiare lì (mi ha dato una tessera sconto) e trovare qualcuno con cui parlare.
Vite che ti attraversano nella loro meravigliosa diversità e ricchezza. Ogni persona un mondo da scoprire e da ascoltare, soprattutto ragazzi con gli occhi brillanti di sogni e speranze. Torni a casa stanco, ma, carico di speranze altrui, hai fatto il giro del mondo e ti senti improvvisamente molto piccolo e grato per la tua piccolezza...

PS. il titolo del post? Qui quando qualcosa ti va particolarmente a genio si dice così. Il contrario: "This is not my cup of tea". Naturalmente...

domenica 8 giugno 2008

London Secrets

Per vivere bene a Londra Prof 2.0 sta imparando alcuni segreti:

Per una corretta pronuncia occorre atteggiare la bocca a forma di trapezio, con la base più ampia in basso e una leggera protrusione in avanti del labbro superiore. Gli inglesi hanno dalla nascita questa conformazione della bocca, cosa che li fa sembrare snob, ma che è anche necessaria a sorbire il tè bollente senza scottarsi...

Devi smetterla di tradurre le frasi dall'italiano, che scopri essere la lingua delle perifrasi inutili...

A colazione devi mangiare sino a non poterne più, anche se non sei abituato, perchè il pranzo quasi non esiste e arrivare sino a cena sani di mente non è facile...

"Sorry" è una parola magica. La devi pronunciare tutte le volte che ti dimentichi del famoso "gap": se calpesti il piede a qualcuno in metro, se starnutisci, se non capisci cosa qualcuno ha detto, se non sai cosa dire o se hai detto troppo... Sorry!

Devi avere un adattatore per poter usare qualsiasi presa elettrica e naturalmente puoi comprarlo solo in Italia.

Devi evitare alcune parole pericolose: credi di avere detto di amare la spiaggia e hai detto "bitch", credi di aver il letto senza "lenzuola" e hai detto "shit". La vocale nei primi due casi va allungata...

Come mi ha ricordato un'amica: "il senso del viaggiare non è scoprire nuove terre, ma acquisire nuovi occhi" (M.Proust). Lo sottoscrivo.

sabato 7 giugno 2008

Shit City Hell

Le scritte che hanno imbrattato i muri di Shit City in queste ultime ore, hanno fatto riaffiorare alla mente il passo finale delle "Città invisibili" di Calvino:

"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni... Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio".

Naturalmente mi piacerebbe che tutti quelli che intervengono e leggono il blog non venissero scoraggiati da chi non ha l'intelligenza di rendere la città un po' più bella di come l'ha trovata, ma dalla reazione di tutti non credo che sia un pericolo. Limitatevi a ignorare. Continuiamo a riconoscere ciò che in mezzo all'inferno, inferno non è, e facciamolo durare e diamogli spazio. Ma ciò che non merita attenzione lasciamolo esaurirsi nella sua ventosa e rumorosa vuotezza.

ps. Per tenere tutto più pulito, ho attivato la modalità per cui bisogna registrarsi per commentare. Fate questo piccolo sforzo, per il bene di Shit City.

venerdì 6 giugno 2008

London Feelings

Prof 2.0 sapeva che Londra era bella. Ma non così bella...
Si trova da poco più di 24 ore in questa città e sta cercando di coglierne il "mood" dominante.
Londra è proprio come nei film ambientati a Londra (bella scoperta!). Mi spiego, i film non la rendono più bella di come è: è proprio così come la si vede in Love actually, in About a boy... E da un momento all'altro ti aspetti che Hugh Grant esca da un portone.
Arrivando in aereo si ha l'impressione di un immenso campo di calcio che aspetta solo di essere tracciato con righe bianche e due pali per le porte. E qui è nato il football.
Le case sono nude. Nude perchè non hanno i balconi e la strada confina con il soggiorno o con la camera da letto e quello che si intravede è spesso molto british: hai l'impressione che se bussi ti offriranno tè e i pasticcini. E gli inglesi sono cortesi, soprattutto con il turista italiano che sta mettendo alla prova il suo inglese scolastico. Enjoy it, you're welcome...
Le case sono nude e molto simili. E per questo hanno spesso un nome: Sheperd Lodge, Magdeville Court... Sembra di vedere le persone che vi abitano dentro a partire da dettagli esterni: il colore della porta e il nome, spesso evocativo, scritto sopra.
I parchi sono pieni di animali e se uno scoiattolo ti passa sopra un piede non c'è da stupirsi, come non c'è da stupirsi se accanto al laghetto dorme una coppia di cigni neri.
La metropolitana distilla il mood della città: curatissima, tentacolare, claustrofobica, cosmopolita, variegata e... mind the gap ("the gap" è lo spazio tra il treno e la banchina, never mind the gap).
Le donne, quando sono molto belle, sembrano le sorelle di Nicole Kidman. Quando sono normali sembrano la sorella normale di Nicole Kidman. Le donne anziane sono come la signora Fletcher, soprattutto la bocca che si restiringe per una perfetta pronuncia british.
Gli uomini con l'aria intelligente sono Mr Blair. Gli uomini con l'aria meno intelligente sono Mr. Bean. Gli uomini anziani sono come Gandalf coi capelli corti. In generale è pieno di Beatles.
I bambini...? Parlano in inglese: cosa davvero sorprendente finchè non li senti. Anche i cani abbaiano in inglese: they are very polite.
Gli studenti di scuola li vedi spesso in divisa e sono uno spettacolo così ordinati e senza patchwork di marche o marchi addosso, o mutande occhieggianti sopra pantaloni cadenti. Ma questo vale soprattuto per i giovanissimi. Poi si vede proprio di tutto.
Tutto è maledettamente pulito.
Tutto è maledettamente caro.
Tutto è maledettamente londinese, soprattutto la colazione.
Ed è bello.

giovedì 5 giugno 2008

Landing in London

Quando leggerete questo post Prof 2.0 sarà in volo verso Londra.
Spazzolino (toothbrush)? Preso.
Pigiama (pyjamas)? Pure.
K-way (k-way...)? Sì.
Caricacellulare (phone charger)? Anche.
C'è tutto. Everything seems right.

Prof 2.0 diventerà, spera, un po' più Teach 2.0.

Per due mesi i confini di Shit City si allargheranno e assumeranno nuove sfumature, soprattutto linguistiche. Shit City è tutte le città e nessuna. In questi settimane continuerà a vivere, crescere, soffrire, gioire, day by day, insieme a tutti coloro che vorranno continuare a prenderserne cura, abitarci, visitarla, devastarla...

Shit City diventerà ancora di più, come diceva il poeta, "a city without walls".

See you soon. Keep in touch.
Don't let Prof alone...

mercoledì 4 giugno 2008

Pigmalione

Pigmalione era uno scultore. Un giorno, deluso dal comportamento delle donne, concepì l'idea di fare una statua della sua donna ideale. Prese da ogni donna che aveva conosciuto il meglio e scolpì una statua di bellezza straordinaria. Tanto era bella la statua che finì con l'innamorarsene: aveva tutte le perfezioni, ma gliene mancava una... la vita. Così chiese ad Afrodite di dare vita a quella statua. Un giorno provò a baciarla e la labbra della statua si fecero improvvisamente calde e morbide, abbandonando la freddezza marmorea. Quando la ragazza aprì per la prima volta gli occhi vide "assieme al cielo, colui che la ama".

A questa storia magistralmente raccontata da Ovidio (Metamorfosi, X) si ispira il cosiddetto "effetto pigmalione", cioè la capacità che abbiamo di fare accadere le cose in cui crediamo o non fare accadere quelle in cui non crediamo. A scuola è un effetto comprovato: a parità di condizioni di partenza, l'alunno in cui il prof crede, ha risultati migliori di quello in cui il prof non crede. Da come "guardiamo" (crediamo nelle) le persone dipende la possibilità di dare loro (più) vita. Il nostro sguardo deve sforzarsi di "confermare" chi abbiamo di fronte e il suo mondo, anche se non ci è simpatico. Solo lo sguardo amante della mamma e del papà confermano al bambino la sua importanza, la fiducia in sè e il desiderio di costruire qualcosa, che vede in anticipo negli occhi di chi lo ama. Un bambino privato di quello sguardo farà fatica per tutta la vita ad accettarsi come importante.

Il segreto della crescita di un legame (soprattutto educativo) è essere pigmalioni e provare a dare (più) vita a chi entra in contatto visivo con noi, perchè quello sguardo dica, in silenzio: è bello che tu esista.

PS. Solo a Pigmalione è stato concesso di sposare la donna ideale... e si tratta di una favola! Per i comuni mortali si tratta di rendere "ideale" (che non è, si badi bene, idealizzarla) una persona reale: insomma fare il contrario di Pigmalione, ma questa è un'altra storia...

martedì 3 giugno 2008

Incontro pedagogico...

Un grande maestro diceva che l'importante non è "l'intento pedagogico", ma "l'incontro pedagogico": l'allievo deve essere incoraggiato e aiutato a diventare autonomo, e non ammaestrato.
Ma questo "incontro" e questa "fiducia" spesso comportano dei rischi...


lunedì 2 giugno 2008

The great pretender

"Io considero il mondo per quello che il mondo è: un teatro dove ognuno deve rappresentare una parte, e la mia è una parte seria"
Shakespeare, Il mercante di Venezia

To Pretend
: in inglese significa fingere. La radice latina indica il tendere in anticipo.
Andiamo al cinema per conoscere la vita in anticipo. L'attore finge (pretend) un ruolo e ne osserviamo le conseguenze nell'arco di due ore. Se chiediamo a qualcuno di raccontarci la sua vita non racconterà dal momento in cui è uscito dal grembo della madre fino al momento della domanda, sarebbe una noia. L'interrogato farebbe delle scelte strategiche, quelle tipiche di un racconto, selezionerebbe. Chiedersi cosa scieglieremmo per il racconto della nostra vita è un esercizio formidabile. Quelle scelte nel racconto sono la vera sostanza della nostra vita. In un film il regista sceglie di una vita solo quegli snodi fondamentali funzionali a raccontarla tutta intera, senza bisogno di raccontarla secondo per secondo. La nostra vita non possiamo viverla in anticipo, se non nel cuore di personaggi fittizi. La nostra vita possiamo solo viverla, ma è anche vero che la direzione della nostra vita è dettata da una parte che abbiamo scelto e quindi ogni evento è sensato all'interno di una narrazione che di essa ci facciamo in anticipo. Di alcune persone si dice: si fa troppi film... Ed è un difetto. Ma tutti ci facciamo, volenti o nolenti, un film della nostra vita. Non possiamo viverla in anticipo, ma sì raccontarcela in anticipo, quello lo facciamo tutti. Ogni momento diventa così un perchè (causa) e un affinchè (fine), come in un film. Il personaggio fa una certa azione perchè gli sono successe delle cose e perchè ne vuole ottenere della altre. Se studio per un esame è perchè ho scelto una certa facoltà e perchè voglio diventare dottore. La trama della vita è l'insieme delle scelte. Pretend: fingere e tendere in anticipo.
Senza sceneggiatura la vita non esiste, non ha trama. E l'uomo sceneggia continuamente la propria vita per darle un senso, il segreto è essere, come diceva la canzone, "a great pretender".

domenica 1 giugno 2008

Contro la perfezione

Prof 2.0 ha scoperto che gli indiani navajo di proposito lasciano sempre nei loro tappeti e in altri manufatti una tenue imperfezione, un punto di più o un grumo di argilla, per non mettersi in competizione con gli dei. Gli è così tornata in mente una canzone (aggiunta nell'ipod) suggerita da una cittadina di Shit City, dal titolo Costruire: ...ma tra la partenza e il traguardo / nel mezzo c'è tutto il resto / e tutto il resto è giorno dopo giorno / e giorno dopo giorno è / silenziosamente costruire / e costruire è sapere / e potere rinunciare alla perfezione...
E siccome un pensiero tira l'altro è riaffiorato il passo di quel libretto straordinario e anonimo Sul sublime, che riteneva fonte di bellezza sublime la calda grandezza, ricca di imperfezioni (e quindi tutta umana), di Omero e della Bibbia, piuttosto che la fredda impeccabilità di altri autori, che si perdono in minuzie, e che infatti non leggiamo...

Perfectum è una specie di superlativo del verbo fare, ciò che è portato a termine fino in fondo. Potremmo dire fattissimo se non suonasse ambiguo... Quel fondo da raggiungere (purchè questa non diventi una scusa per coprire la propria mancanza di impegno) a volte è imposto da canoni che stranamente nessuno mette mai in discussione, ma che spesso sono disumani: la donna perfetta è/ha..., l'uomo perfetto è/ha..., il lavoro perfetto..., la casa perfetta..., il marito perfetto..., la moglie perfetta..., l'amore perfetto..., l'amico perfetto..., il vestito perfetto..., la serata perfetta..., la festa perfetta...
La perfezione è dono, altrimenti diventa condanna. Come avviene per le opere d'arte, che la raggiungono inaspettatamente, attraverso le imperfezioni della materia che resiste: la pietra, i colori, le parole...
La loro perfezione infatti è grazia, che supera le imperfezioni di quella pietra, di quel colore, di quelle parole e che misteriosamente brilla grazie a quella pietra, quel colore, quelle parole... quella carne, se l'opera d'arte è la vita!