Avere delle alunne con problemi di anoressia costringe Prof 2.0 a prendersela con lo specchio.
Stamattina ci siamo specchiati. Abbiamo condiviso questa quotidianissima tragedia: il nostro aspetto. Come faccio ad andare in giro con quella faccia? Ci siamo detti sconsolati. Eppure questo sconforto è segno di qualcosa di grande. C'è qualcuno dentro di noi che sa giudicare la superficie riflessa su uno specchio e quel qualcuno sa che ciò che vede sullo specchio non esaurisce sè stesso. Sa di essere molto di più di quella accozzaglia di connotati più o meno affascinanti secondo i canoni passeggeri di bellezza. Ma tale può essere la delusione di quella superficie e la debolezza di quel qualcuno, da cercare disperatamente di rendere quella superficie il più possibile accettabile dal canone che circola, attraverso pezze modaiole e segni che raccontino in superficie chi siamo. Se metti un cane o un gatto davanti allo specchio si spaventano o attaccano, pensando di avere di fronte un altro esemplare della loro specie. Noi no (a parte Narciso, che ci lasciò le penne...). Qualcosa dentro di noi sa dire che chi abbiamo di fronte sono "io", ma sa anche che quella superficie non è tutto "io". Ed è inutile prendersela con la superficie se non è come vorremmo, se ci delude, se ci fa pena... E se ci fa troppa pena, forse "io" sta rinunciando alla sua ricchezza e pienezza, accontentandosi di essere una superficie. Allora viva lo specchio se ci mostra quanto eccediamo la nostra superficie. Immaginate uno specchio capace di riflettere "io" anzichè la superficie. Cosa vedremmo?
C'è chi dice che gli amici siano quello specchio, capace di riflettere la nostra pienezza, migliorarla, restituircela, aiutandoci a vederla ed amarla, quando "io" è incapace di farlo...
Stamattina ci siamo specchiati. Abbiamo condiviso questa quotidianissima tragedia: il nostro aspetto. Come faccio ad andare in giro con quella faccia? Ci siamo detti sconsolati. Eppure questo sconforto è segno di qualcosa di grande. C'è qualcuno dentro di noi che sa giudicare la superficie riflessa su uno specchio e quel qualcuno sa che ciò che vede sullo specchio non esaurisce sè stesso. Sa di essere molto di più di quella accozzaglia di connotati più o meno affascinanti secondo i canoni passeggeri di bellezza. Ma tale può essere la delusione di quella superficie e la debolezza di quel qualcuno, da cercare disperatamente di rendere quella superficie il più possibile accettabile dal canone che circola, attraverso pezze modaiole e segni che raccontino in superficie chi siamo. Se metti un cane o un gatto davanti allo specchio si spaventano o attaccano, pensando di avere di fronte un altro esemplare della loro specie. Noi no (a parte Narciso, che ci lasciò le penne...). Qualcosa dentro di noi sa dire che chi abbiamo di fronte sono "io", ma sa anche che quella superficie non è tutto "io". Ed è inutile prendersela con la superficie se non è come vorremmo, se ci delude, se ci fa pena... E se ci fa troppa pena, forse "io" sta rinunciando alla sua ricchezza e pienezza, accontentandosi di essere una superficie. Allora viva lo specchio se ci mostra quanto eccediamo la nostra superficie. Immaginate uno specchio capace di riflettere "io" anzichè la superficie. Cosa vedremmo?
C'è chi dice che gli amici siano quello specchio, capace di riflettere la nostra pienezza, migliorarla, restituircela, aiutandoci a vederla ed amarla, quando "io" è incapace di farlo...