Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

PS. Potete ricevere gli aggiornamenti direttamente al vostro indirizzo di posta elettronica, iscrivendovi al link a fianco.

giovedì 30 aprile 2009

Edonismo scolastico

Delectatio victrix. Niente paura, non è un medicinale contro la febbre suina. Ma è un principio molto semplice che Agostino, quello delle Confessioni, applicava alla vita dell'uomo. Vuol dire "il piacere vincitore". Per Agostino soltanto il piacere è in grado di vincere il piacere. Il dovere non è mai riuscito a vincere il piacere, perché il piacere sarà sempre più potente del dovere. Egli dice: ‘Non si vince il piacere se non mediante il piacere’. Lo applicava al rapporto con Dio: solo la gioia del rapporto con la Trinità è un piacere che vale realmente più di tutti gli altri, solo chi scopre questa gioia è disposto a vendere tutti gli altri piaceri per questo tesoro, per questa perla preziosa. Tanta gente, invece, serve Dio, ma controvoglia. Dio vuole essere amato per piacere piuttosto che per dovere, ma sembra che spesso l'uomo, incapace di questo piacere, si accontenti del dovere, con inevitabili insuccessi e una sensazione amara di ricatto e prigionia, che leggo sul volto di molti cristiani. Fin qui Agostino.

Questo principio vale a livello scolastico: solo il piacere del sapere renderà lo studente desideroso di imparare. Lo vedo con i miei alunni, quando faccio leva solo sul senso del dovere ottengo poco. E allora sto per formulare un principio di edonismo scolastico: se non provi piacere per ciò che insegni, non trasmetterai mai il piacere di imparare. E il senso del dovere perde la partita prima ancora di giocarla.

I prof sono chiamati a "professare" il piacere, non il senso del dovere. Professori edonisti ecco quello che ci vuole!
Se un prof non ama leggere e non racconta le sue letture come fa a far amare la lettura ai suoi alunni?
Se un prof non ama scrivere come fa a far amare la scrittura ai suoi alunni?
Se un prof non ama scoprire, come fa a far amare la ricerca ai suoi alunni?

La scuola ha bisogno di testimoni dell'estasi, non di maestrini del registro.

mercoledì 29 aprile 2009

Il segreto del sugo perfetto

Fare il professore è come fare il sugo.
Mia mamma fa un sugo perfetto.
Mi dà la ricetta precisa, ma non mi viene bene.
La osservo mentre lo prepara e ripeto i gesti, ma non mi viene bene. Cosa manca? Sale, basilico, olio...?
Allora guardo mia madre mentre fa il sugo, ma questa volta la guardo negli occhi. Lì trovo il segreto del sugo di mamma: l'amore con cui lo fa e l'amore per chi lo fa.

Cucinare è per lei un atto di amore.

Puoi avere la ricetta perfetta, ma non basta.
Puoi acquisire i gesti perfetti, ma non bastano.

Senza amore, le tue lezioni non verranno mai bene.
Amore per ciò che fai e per chi lo fai.

Mia mamma quando fa il sugo, canta.

martedì 28 aprile 2009

I modi e i tempi delle nonne

La coniugazione dei verbi sembra essere lo spauracchio degli studenti.
Condizionali scambiati per congiuntivi, imperativi per presenti, passati remoti per fantasmi verbali, per non parlare di attivo e passivo, transitivo e intransitivo. Insomma un delirio che richiede ore di ripasso. E sapete chi sono le vittime di questi ripassi estenuanti di forme verbali?
L'ho scoperto oggi dai miei alunni.
Le nonne.
Sì le nonne sembrano ancora custodire - oltre alla memoria dolce e decantata della storia familiare - i tesori della grammatica, i verbi in particolare.
Così mi immagino queste pazienti nonne che mettono a punto i congiuntivi traballanti, i condizionali inesistenti, i passati remoti fantasmatici dei nipoti che incespicano tra un modo e un tempo, un riflessivo e un passivo.
Grazie nonne, alleate dei prof di italiano, scrigno della grammatica pura.
Queste righe sono per voi e per la memoria del tempo che sapete custodire, in tutte le forme, da quelle grammaticali a quelle esistenziali...

ps. chiunque voglia ricordare momenti di studio con i nonni può farlo qui...

lunedì 27 aprile 2009

Ascoltare (e non sentire)

Un'altra mail che è bello condividere, nata anch'essa dopo il cineforum con i ragazzi. Così come mi è arrivata (senza correggere nulla...).

"...Tornando al discorso che avevi fatto sulla vita noiosa e sul fatto che bisogna trovare qualcosa per cui stupirsi, volevo dirti che è stato proprio il tuo discorso a farmi dire: "oh cacchio!". Il fatto è che per anni ho cercato di indossare una maschera che mi si addiceva poco, perché non ho mai avuto il coraggio di dimostrare quello che ero veramente, e quindi, tutto ciò che facevano gli altri, pensavo fosse giusto anche per me.
Spesso penso che il mondo avrebbe bisogno di professori in grado di dire le cose come stanno, in grado di cambiare le opinioni della gente, che per anni ha pensato che fosse giusto seguire gli altri, senza tirare fuori le cosiddette "palle". Penso anche che tu abbia un gran coraggio nel provare a parlare ad una generazione difficile come la nostra, di argomenti importanti come l'"essere fedeli a sé stessi". La mia opinione comunque rimarrà sempre la stessa, ovvero che purtroppo riuscirai a farti ascoltare (e non sentire) solo da pochi, perché tutti gli altri hanno paura che tu abbia veramente ragione. Grazie

PS. Dato il polverone (positivo perché sta sollevando una discussione interessantissima) suscitato dalla forma della mail pubblicata nel post precedente, ci tengo a sottolineare che prima di giudicare occorre conoscere. In questo blog non si avalla quel modo di scrivere (basterebbe aver letto anche questo post in cui si parla della pignoleria nella scrittura di cui mi accusano gli alunni o tutti gli altri post dedicati all'amore per la punteggiatura, per le parole). Basterebbe aver letto post precedenti (come questo o questo) che riportano mail di alunni, ricopiate così come mi sono state inviate (non ho cambiato nulla).
In questo blog si cerca di prendere le cose come vengono per ragionarci su, lavorarci su, per cercare vie nuove, strade non ancora battute o tornare a strade note e già ben battute. Prima o poi affronteremo il tema sollevato dalla forma della mail del post precedente, ma chi legge il blog - per intero o seguendo le tag relative al tema "scrittura" - sa bene come la penso.
Come sempre, per amor di verità.

sabato 25 aprile 2009

Lo sfigato

"Sai, quel che m'è piaciuto dei tuoi incontri e m'ha fatto aprire gli occhi, lo volevo dire, è quando hai detto che 1 non è ke s'annoia xk' nn ha nulla da fare nel pomeriggio, può anke essere, ma xk' è la sua vita ke è noiosa!
M'è piaciuto anke qnd hai detto ke qst è l'età in cui 1 coltiva amicizie, passioni..è vero! Insomma, prima io vivevo posticipando tt, tt poteva aspettare + avanti... invece è ORA ke s vive! Il futuro è nelle nostre mani e siamo noi ke lo decidiamo! Poi sto sviluppando 1 mia teoria: 1 è ql ke è cnvinto d'exere..mi spiego: 1 può exere "sfigato" sfigato xk' permette agli altri ke lo trattino cs, è lui x primo ke s sente 1 "sfigato", ma se invece dentro d sè sa ke nn è vero, ne è cnvinto, esteriormente credo ke lo s veda, ke gli altri lo vedano e nn s lascia trattare da tale..è kiaro?"

Da una mail ricevuta dopo uno degli incontri di un cineforum con ragazzi liceali.
Troppo bella per non condividerla!

venerdì 24 aprile 2009

I veri terremoti

giovedì 23 aprile 2009

Malattie croniche


Se esiste una malattia cronica, che dovrebbe colpire ogni insegnante, è proprio la speranza.

Dedicato a Sbit e a tutti i miei colleghi.

mercoledì 22 aprile 2009

Prof non generalizzi!

Oggi Alunnorossomalpelo mi ha fermato all'intervallo e mi ha detto:

- Prof ho letto il post di ieri (quello sul ragazzo senza passione). Volevo scriverle, poi mi sono bloccato, ma glielo dico a voce: non siamo così, noi abbiamo passioni! E anche lei finisce con il generalizzare, come Alberoni!

(ogni tanto leggiamo articoli di Alberoni in classe e i miei alunni lo odiano, soprattutto quando parla di loro... Paragonarmi ad Alberoni è quindi un'offesa...)

- Hai ragione Alunnorossomalpelo, ho solo 31 anni e già guardo a voi giovani con l'occhio del prof moralista e parruccone: generalizzo, faccio di tutta l'erba un fascio. Però ho alunni come te capaci di farmi rinascere, di contraddirmi, di ribellarsi alle generalizzazioni, di smentirmi: con i fatti, non solo a parole.

E per fortuna!
Altrimenti che ci sto a fare in classe...

martedì 21 aprile 2009

Il dolore che non parla

Cosa fai nel tempo libero? - chiedo ad un ragazzo di 16 anni per cercare di capire quali sono le sue passioni, quali i suoi punti di forza, dai quali partire per motivarlo a prendere un po' di più le redini della sua vita.
Silenzio.
Insomma a cosa dedichi il tempo quando hai finito i compiti e lo sport?
...Facebook.
Ok, ma una passione? Qualcosa che ti prende la testa e il cuore?
Non lo so...

Aveva ragione Nietzsche, siamo in un'epoca che si surriscalda, ma non ha passione.
Dietro la ricerca di emozioni che si accendono sfrenate e si consumano come un fiammifero - quasi senza traccia - nascondiamo un cuore freddo. E l'indifferenza (incapacità di cogliere le differenze) è la manifestazione del ghiaccio che abbiamo nel cuore.
Perché non sappiamo più cercare, quando abbiamo smesso di farlo?

Compito per casa: un pomeriggio ad annoiarsi, senza facebook, senza ipod, senza computer...
Solo quando ci si annoia si scopre cosa ci manca. E il cuore comincia a sciogliersi in lacrime di dolore, di nostalgia, di sete.
E le coperture, in quanto tali, non sono soluzioni, ma anestetici...

***
Da' parole al dolore:
il dolore che non parla
sussurra al cuore greve
e gli comanda di spezzarsi

Shakespeare, Macbeth, atto 4, sc.3

lunedì 20 aprile 2009

Audrey

Ieri ero alle prese con una sessantina di adolescenti tra i 13 e i 15 anni nel corso di un cineforum. Parlando di film è venuto fuori che uno dei film preferiti tra le ragazze è "Colazione da Tiffany". Non l'avrei detto. Non l'avrei detto per questa fascia di età. Come mai?
Faccio un ipotesi, ma mi aspetto smentite. Sarà forse per la presenza di Audrey Hepburn, una donna capace di "essere" donna, "essere" femminile. Insomma quella di "Colazione da Tiffany" non è proprio la storia d'amore più coinvolgente per un adolescente, ma Audrey sì. Audrey è coinvolgente. Non ha quella bellezza che ti annichilisce, non è perfetta (per fortuna...). E' donna con quello splendore che è esserlo: femminilità, grazia, eleganza.

Audrey le ragazze hanno nostalgia di te.
(E un po' anche gli uomini...)

domenica 19 aprile 2009

Quello che c'è

Ieri ho passato una giornata insieme ad un amico. Oltre ad avere salvato il mondo e la letteratura almeno un paio di volte (cosa che puoi fare solo con i veri amici), abbiamo salvato anche un po' noi stessi, che è quello che veramente due amici possono fare reciprocamente.
Come?
Aiutandosi a vicenda ad essere fedeli a se stessi.
Il mondo ci appiccica addosso attese, sogni fatui, ansie, angosce... e questo a volte ci fa perdere di vista "quello che c'è".
Solo chi ci vuole bene davvero può fare da specchio non deformante.
Ne sono sempre più convinto, solo chi ha amici veri (o che lottano per esserlo) rimane fedele a se stesso.

"Secondo te dovrei mollare tutto e iscrivermi ad un corso di biotecnologie? Sarebbe più utile..."
"Secondo me dovresti leggere questo romanzo e scriverne un altrettanto bello. Questo sarebbe utile"
"Perché?"
"Perché sei fatto per questo"

venerdì 17 aprile 2009

Da chi?

Scopro 14enni moralisti più di qualunque moralista.
Rifiutano tutto quello che viene dai grandi, anche se è evidente, di buon senso.
Ma non mettono in dubbio alcune cose che passo ad elencare e guai se le tocchi:

- i pantaloni a vita bassa (con annessa mutanda griffata)
- la discoteca (luogo in cui paghi per sudare e strusciarti con gente sudata)
- il sabato sera con il gruppo (quello in cui nessuno è sé stesso pur di essere accettato)
- avere la ragazza/o (pur di averlo/a)
- farselo/a (pur di poterlo raccontare)

Tutto questo non si mette in dubbio, a costo di essere considerati "sfigati", fuori dal mondo...
Queste sono le verità scolpite nelle tavole della legge.
I nuovi comandamenti decisi da...

...da chi?

giovedì 16 aprile 2009

Notte di libri

Sera. Le pagine di un libro mi ipnotizzano e non riesco a smettere. Vado fino in fondo, sino a notte fonda.
L'indomani sono abbastanza provato e si vede dagli occhi pesti.
Perché sono disposto a perdere sonno per un libro? Perché leggiamo la notte?
Perché le parole hanno bisogno di silenzio.
La notte non squillano telefoni, la notte non bussa nessuno, la notte non ci sono rumori.
La notte il tempo non urge.
La notte è complice delle parole: un tempo ci si riuniva attorno al fuoco per raccontare le storie.
La notte.
La notte è per le parole.
Le parole di notte fanno più rumore delle stelle.
La notte è delle parole
Delle parole che contano.

Le parole preparano il sonno, a volte lo conciliano, a volte te lo tolgono...

mercoledì 15 aprile 2009

Tu hai successo, non ragione

Non mi avrai blasonato premio nobel che tutti leggono.

Non avrai il mio tempo.
Tu premiato dalla cultura accademica che si compiace nel sentirti dire: "per quale ragione dovremmo amare gli uomini?"
Non mi avrai. Non avrai il mio tempo.
A costo di sembrare ignorante, altezzoso e sprezzante. Io non ti concederò un minuto del mio tempo.
Non per censura. Non per paura di scoprire cose che non voglio sentirmi dire (per quello mi basta guardare il mio cuore ed essere sincero con me stesso), ma perché non ho tempo da perdere con chi inaridisce il cuore dell'uomo, in questi tempi già difficili per i legami veri.
Non mi avrai, non avrai il rosso del mio cuore.
Te lo dico anche se non mi sentirai dall'alto del tuo freddo cuore che disprezza: uomo, donna, famiglia, bambini e vita. Ma non i premi.
Te lo grido:

con i legami ci si libera dai vincoli!

E non è perché tu vendi milioni di copie che hai ragione. Perché il mondo è pieno di persone che cercano qualcuno importante, famoso, intelligente che giustifichi la vigliaccheria, la cattiveria, la incapacità di amare e dia una buona ragione per starsene a fare i cavoli propri, tanto tutto è inutile e non c'è ragione di amare gli uomini.

Tu hai successo, non ragione. E hai successo perché non c'è niente di più comodo che far tacere la propria coscienza, con le idee di qualcun altro. Il tuo amore per il nulla ha successo, perché è comodo, ma non ha ragione.

E questo ogni uomo o donna che ami e abbia buon senso e un po' di coraggio: lo sa.

E se oggi ho passato gratuitamente mezz'ora con una collega a parlare di come aiutare i singoli alunni nella loro crescita personale è perché i legami liberano dai vincoli dell'indifferenza e della comodità.

Scusami se non ho il Nobel, ho solo buon senso.

martedì 14 aprile 2009

Io da grande voglio fare il prof

Perché ho deciso di diventare prof?

Grazie a due storie: una reale l'altra inventata.

La prima è la storia del mio professore di italiano del liceo. Insegna ancora. Avrà almeno 90 anni. Ma io sono sicuro che insegna ancora con gli occhi che gli brillano, con la passione che gli si trasforma in gocce di sudore sulla fronte spaziosa, con l'entusiasmo che lo portava a momenti di afasia o di creazione verbale che ci faceva sbellicare dalle risate. Ecco io lo guardavo e dicevo: quest'uomo ama ciò che fa, ancora adesso, dopo tanti anni. Anche io voglio essere come lui, con la stessa passione da trasmettere, con gli stessi occhi e la stessa afasia da entusiasmo.

La seconda storia è quella di un film: L'attimo fuggente. Era una sera. Avevo 16 anni. Cambiando canale mi sono imbattuto in quel film, sono rimasto incollato allo schermo. Alla fine sono rimasto in silenzio a guardare i titoli di coda. La notte non ho dormito. E mi ripetevo: io voglio essere come quello lì, io voglio fare questo nella vita.

Quelle due storie mi hanno offerto un'immagine del mio futuro. Dovevo verificare se ero fatto per quel futuro. Mi sono messo alla prova e ho scoperto che quella era la mia strada (sul piano del fare, che è solo un piano della vita).

Quel futuro ha innescato in me il presente. Il mio presente di 16enne diventò il laboratorio di quel futuro: letture, discorsi, scrittura, letteratura, bellezza, critica, arte...
Mi ricordo ancore che quel prof mi prestava i libri e mi prestò una copia di un libro di un poeta insopportabile, ma anche quello mi aiutò, mi inseriva in qualcosa di grande, di misterioso, che io non capivo ed un adulto si fidava di me, mi sfidava, pensava che io ce la potessi fare. E ce la feci.

Il presente mi si riempì di futuro e divenne mio.
Senza storie siamo privi di futuro.
E chi è privo di futuro si priva del presente.

E tu che storia sei?

lunedì 13 aprile 2009

Scanzonatamente

sabato 11 aprile 2009

Auguri!

venerdì 10 aprile 2009

Due alberi

"Noi siamo peccatori non soltanto per aver assaggiato l'albero della scienza, ma anche per non aver assaggiato l'albero della vita. Peccaminosa è la condizione in cui ci troviamo, e ciò indipendentemente da ogni colpa"

Così J.Kafka, da genio quale era, nelle sue "Considerazioni sul peccato, il dolore, la speranza e la vera via".

Nell'eden c'erano due alberi. Quello della conoscenza del bene e del male, il cui frutto, immagine del limite dell'uomo che è creatura, assaggiammo, non accettando quel limite. Il secondo albero era quello della vita. Viene citato nella Genesi, ma poi non se ne dice più nulla. Abbiamo preferito assaggiare il limite e superarlo (impadronirci della vita di Dio) e non assaggiare ciò che era a nostra disposizione come un dono (ricevere la vita di Dio). Per questo eravamo due volte separati da Lui.

Così Dio si è incarnato per ricucire i due strappi, in un unico albero.

Sull'albero della croce, nuovo albero della conoscenza del bene e del male e nuovo albero della vita, in un uomo si realizzò la accettazione del limite: "non sia fatta la mia ma la tua volontà". Il cuore di Dio, fatto uomo, accetta il limite e lo fa suo, al posto dell'uomo. Così Gesù dona la vita a chiunque voglia assaggiarla, da un albero adesso a tutti accessibile. La vita piena, la vita eterna.
Il frutto di questo nuovo albero della vita arriva a noi come dono con il Battesimo, attraverso il quale la morte e la vita di Dio diventano nostre, e con l'Eucarestia, che rinnova ogni domenica questo straordinario processo di trasformazione che rende la vita dell'uomo (che lo vuole) piena, bella, divina, eterna.

Kafka aveva ragione, ma gli sfuggiva la nuova Genesi avvenuta in Cristo: non siamo più due volte separati da Dio, adesso siamo due volte uniti a Lui.

Basta accettare il dono.
Ma dei regali, si sa, uno è libero di fare quello che vuole.



giovedì 9 aprile 2009

Portami con te o resta...

Lui doveva partire.
Lui era innamorato di Lei, come un folle.
Ma Lui doveva partire.
Portami con te, gli disse.
Dove andava Lui, Lei non poteva andare.
Resta con me, gli disse.
Lui non le lasciò una foto, una dedica, un'immagine di sé.
Lui le lasciò se stesso: rimase.
Lui partì, rimanendo. Rimase, partendo.
Le disse: io sono con te tutti i giorni fino alla fine del mondo.
Lei rimase con Lui e con Lui partì.
Contemporaneamente rimaneva e partiva.
La sua casa era con Lui.
Con Lui, partito e rimasto.
In Lei. Con Lei. Per Lei.
Lei, di carne.
Lui, di pane.



Io non conosco festa più bella di quella di oggi.
Non c'è niente di più bello su questa terra dell'Eucarestia.
Chi non ci crede o ci crede poco, non sa cosa si perde.
La vita tutta intera.

mercoledì 8 aprile 2009

Sapere/Sapore

Consegna dei compiti.

Ragazzi una risposta richiedeva la scoperta di qualcosa che non abbiamo ancora studiato. Ma potevate arrivarci con quello che avevamo già fatto. Solo una persona ha trovato la soluzione, e l'ho premiata.
Non è giusto. Non è giusto! Ad un certo punto meglio la matematica... Lì non hai scampo...

Sembra che la curiosità, il desiderio di scoprire siano rimasti incastrati da qualche parte.
Ci sono solo risposte esatte o sbagliate come quelle dei quiz televisivi.
La ragione si è fatta strumentale (punta all'utile) e non trova la sua sapienzialità (il saper godere della verità-bellezza-bontà delle cose e non solo usarle).
Il sapere è scoperta. Dal noto all'ignoto. Dallo stupore alla conoscenza. Altrimenti non ha sapore.
Sarà un caso che si dica "buongustaio", ma anche "avere buon gusto?".
Continua la faticosa battaglia di svegliare questa sete di sapere e di sapore. E i prof sono i cuochi del sapere, purché anche loro amino cucinare. Giorno dopo giorno. Anno dopo anno... Sempre ai fornelli...

Per fortuna Dio ha inventato le vacanze.
***
Un discepolo una volta si lamentava con il maestro: "Ci racconti delle storie, ma non ci sveli mai il loro significato".
Il maestro disse: "Che ne diresti se qualcuno ti offrisse un frutto e lo masticasse prima di dartelo?".
Nessuno può sostituirsi a te per trovare il tuo significato. Neppure il maestro.

martedì 7 aprile 2009

Prof che farò da grande?

Prof secondo lei cosa farò da grande?
Non lo so. Sta a te scoprirlo...

I talenti si coltivano è vero, ma prima bisogna scoprirli.
E questo lo si fa adesso, tra i 13 e i 18 anni.
La questione si gioca su tre livelli: essere, fare, avere.
Ciascuno di noi ha ricevuto dei talenti concentrati o diluiti su questi tre livelli.
Sta a noi scoprire i doni ricevuti e decidere su quali valga la pena giocarsi la vita, perché la vita sia (almeno un po') nostra:

essere generosi, sapere dipingere o avere una piscina?
essere capaci di voler bene, saper fare affari o avere la ferrari?
essere comprensivi, saper scrivere o avere un bell'aspetto?

Certo se si riesce a far moltiplicare tutti i livelli tanto meglio... Ma non a tutti è dato.
A tutti è dato il primo livello: libertà di essere e diventare persone che portano a piena maturazione se stessi, che poi significa capacità di donare se stessi (con talenti annessi).

E alla fine ciò che lasceremo sulla terra è il talento moltiplicato: amore, abilità o cose?
Prof che farò da grande?
Sii te stessa e giocati la vita al meglio delle possibilità che ti sono state date.
Scoprile. Sceglile. Mettile in gioco.
E non perdere tempo, che è il primo talento che hai...

E io ti do una mano.

lunedì 6 aprile 2009

Terremoti

I drammatici eventi di oggi e il mobilitarsi di tante persone mi ha fatto tornare in mente questa storia:


Per la strada vidi una ragazzina che tremava di freddo.
Aveva un vestitino leggero e ben poca speranza in un pasto decente.
Mi arrabbiai e dissi a Dio:
"Perché permetti questo? Perché non fai qualcosa?"
Per un po' Dio non disse niente.
Poi improvvisamente, quella notte mi rispose:

"Certo che ho fatto qualcosa. Ho fatto te"


Spero di ricordarmente anche nella vita di tutti i giorni: di eventi drammatici è piena la vita quotidiana (vecchi, malati, persone sole, tristi... che aspettano me). E i terremoti - se solo sapessi e volessi vederli! - sono sotto i miei occhi...

domenica 5 aprile 2009

In favore degli asini

Ogni tanto mi diverto a cercare le debolezze di Dio. Sì insomma i gusti di Gesù: cose, animali, fiori, preferiti da Dio (che poi un tempo le aveva fatte...).
Nella festa di oggi, domenica delle palme, è evidente una debolezza per l'asino. Sì, l'asino. Infatti ha il coraggio di entrare trionfante a Gerusalemme acclamato come un re, dalla stessa folla che in settimana lo farà fuori, a dorso di asino. Niente purosangue, niente stalloni di razza. Solo un asino, che lui stesso aveva indicato ai suoi di prendere in prestito da un amico. Lo aveva scelto. Non glielo avevano dato per caso. Aveva voluto quello lì. Si vede che gli era rimasto qualche ricordo della mangiatoia o della fuga in Egitto, in cui l'asino è fedele compagno della famiglia di Gesù, che si sarà divertito a cavalcarlo sin da bambino o a giocarci e, perché no, a fargli qualche scherzo.
Insomma come sempre nell'unica buona notizia che ci sia stata data negli ultimi duemila anni c'è una buona notizia anche per gli asini. Sono prediletti di Dio.
E i prof dovrebbero ricordarselo!

venerdì 3 aprile 2009

Queste piccole grandi cose

Ieri prof 2.0 parlava con un ragazzo di 16 anni.


Come va? - chiedo.
Benissimo.
Come mai?
Ieri mio padre mi ha chiamato a ora di pranzo, senza nessun motivo. Solo per chiedermi: "Come stai?". Sai lui la sera è molto stanco e non sempre si riesce a parlare, così ogni tanto mi fa queste chiamate durante la giornata, dal lavoro... Bello...

Lo dice con il cuore che gli sorride, e di conseguenza occhi e bocca.

A volte pensiamo di dover fare grandi cose per amare.
Ma per amare spesso bastano... queste piccole grandi cose.

giovedì 2 aprile 2009

Gran Film!

Ci sono personaggi che mettono d'accordo tutti, anche se sono antipatici.
Il protagonista di questo film (che sta incassando alla grande in tutto il mondo) è tra questi. Un personaggio che ti costringe a guardare in faccia gli inguaribili difetti che ognuno di noi ha. Quella oscura capacità, che è dentro ciascuno, di fare il male o di non riuscire a fare il bene. Sì perché non basta non fare il male nella vita, nella vita occorre fare il bene per essere felici. Ma proprio quando provi a fare il bene si svela il lato oscuro, incastrato da qualche parte nel cuore: egoismo, pigrizia, invidia, gelosia, dominio, disprezzo... Ma ammettere di essere così ci fa male e così fingiamo di essere "sani", di non avere bisogno di perdono. Fin qui molti film si potrebbero citare insieme a questo.
Ma questo film va oltre.
Ci regala sotto forma di personaggio l'evidenza che da questo male da cui da soli non si guarisce è solo la grazia che può liberarci. Un dono gratuito, che si riceve solo se lo si desidera, costi quel che costi: perdonarsi, essere perdonati, perdonare.

mercoledì 1 aprile 2009

Questo compito è bello!

"prof, ho finito ora di leggere. Credo che andrò a letto visto l'ora. buona PARTE di notte che resta".

Leggo solo a fine mattina questa mail scritta alle 3 di notte circa.
Oggi a prima ora compito dedicato alla lettura del libro in questione.
Chi ha scritto la mail porta in viso i segni della notte di lettura...

"Potete tenere il libro sul banco e consultarlo se ne avete bisogno".
"No, davvero? Non ci posso credere..." - sorridono, sbalorditi, rassicurati.
"Ragazzi questo compito non serve a costringervi a leggere il libro, ma a distillare ciò che ne avete cavato fuori".

Odio costringere a leggere e sembra che questa via di mezzo dia i suoi frutti.
Il compito è accettato sulle prime con paura, poi con serenità e quasi divertimento.
Non ci sono le domande tipiche delle orrorose schede narrative che accompagnano racconti e romanzi per la scuola, né mi aspetto risposte "esatte" (di esatto nella vita ci sono solo la matematica e l'ora), ma il distillato di chi prova a riflettere sull'esperienza della lettura, di chi va alla scoperta di risposte che sono nascoste da qualche parte tra le emozioni provate.
Perché leggere è fare esperienza di qualcosa, di una parte di mondo non ancora conosciuta. Ma solo chi riflette sulla propria esperienza ne trae frutto e non solo emozioni...
I libri non si consumano. Si distillano. Come il buon vino.

"L'ho letto tutto prof! Mi dispiace ammetterlo, ma..."
La guardo con paura...
"...mi è anche piaciuto!".
Sorrido e penso dentro di me "vittoria!".

"Sa prof, questo compito è bello!"
Sorrido e penso dentro di me "oggi giornata di grazia!".