Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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domenica 17 gennaio 2010

Zibaldino domenicale


Supponete di trovarvi in cammino verso casa mentre piove, assorti con il pensiero nelle questioni del vostro lavoro. Le strade e le case vi scorrono accanto senza che voi la notiate; anche le persone scorrono accanto; insomma, nulla invade i vostri pensieri eccetto i vostri interessi e le vostre ansietà. Poi, improvvisamente, il sole esce dalle nubi e un raggio di luce illumina tremulo un vecchio muro di pietra al bordo della strada. Voi date una occhiata al cielo e alle nuvole che si sparpagliano, e un uccello esplode nel canto in un giardino di là dal muro. Il vostro cuore si colma di gioia e i vostri pensieri egoistici si dissipano. Il mondo vi sta davanti, e voi siete contenti del solo guardarlo lasciandolo così come esso è. Avete fatto esperienza del mondo come dono.
Roger Scruton, "La bellezza e il sacro"

Più scrivo e più mi rendo conto che la scrittura, sempre a caccia della bellezza, non è altro che il tentativo di fare dono del mondo agli altri, o meglio, di fare agli altri il dono di percepire il mondo come dono.

giovedì 15 ottobre 2009

I prof sono come l'acqua

La sostanza della scuola sono i professori.

Aristotelicamente la sostanza è ciò che fa sì che una cosa sia ciò che è: l'essenza.
Detto in altre parole la sostanza dell'albero è ciò che fa sì che un melo, un pero, un ciliegio, una quercia e una sequoia siano alberi, benché abbiano aspetti (accidenti) che li differenziano ai nostri occhi.
La sostanza della scuola (pubblica, privata, pubblica-non-statale, straniera...) sono i professori, al plurale. La scuola è scuola per la relazione tra i professori.
Ve lo dimostro:

1) Oggi sono stato a pranzo con un collega di filosofia e storia con il quale vogliamo costruire un progetto che porti a insegnare al triennio filosofia e letteratura di pari passo, passando attraverso il cinema. E mi ha anche offerto la pizza.

2) Oggi ho preso un tè con una collega americana con la quale abbiamo indetto "il tè inglese". Non perché il tè lo sia, essendo lei americana e il locale milanese, ma perché facciamo un'ora di "conversation in english", mentre sorbiamo un tè, che le offro io (almeno quello...). La "conversation" è aperta a tutti i colleghi che desiderino unirsi per sgranchire la loro "fluency".

Relazioni in cui ciascuno dona all'altro quello di cui l'altro ha bisogno: gratuitamente (anche la pizza o il tè).

La sostanza della scuola sono i professori, o meglio, la qualità delle loro relazioni, dalla quale scaturisce il tono di ogni altra relazione: con gli alunni e con i genitori.
Altrimenti non c'è scuola, ma gente che si trova più o meno nei medesimi orari tra le stesse mura.

I prof sono come l'acqua: una relazione. Nessuno si è mai dissetato con un atomo di ossigeno e due di idrogeno separati...

lunedì 14 settembre 2009

Primo giorno di scuola

Ancora forse non ci credevo, ma oggi, quando sono entrato in classe e li ho rivisti, per me è diventata lampante, come un dono improvviso, una verità che avevo sentito tante volte, ma che in quel momento mi è entrata nella pelle, dritta fino al cuore: "ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi piccoli, lo avete fatto a me" (Mt 25,40).

Da qui non si torna più indietro.

lunedì 4 maggio 2009

Gradazione di auguri


Anche gli auguri hanno una gradazione.

Livello 1: facebook e derivati o Sms
Livello 2: email
Livello 3: telefonata
Livello 4: sms/telefonata a mezzanotte e un minuto
Livello 5: lettera scritta a mano o regalo personalizzato, per personalizzato intendo un regalo che non si potrebbe fare a nessun altro se non a te (quest'anno il disegno nell'immagine della figlia di 5 anni di un grande amico, che sintetizza tutto: la primavera, l'amicizia, la gioia; una crostata fatta da un amico con le sue mani (!), un taccuino di pagine bianche con dedica, un libro scelto ad hoc con dedica, la ricetta di una torta nell'impossibilità di far giungere la torta reale, una versione contraffatta e comica del blog).

Gli auguri che ti toccano il cuore sono quelli in cui percepisci il tempo donato gratuitamente, che in altre parole dicono: "è bello che tu anni fa sia venuto al mondo e per questo con gioia spreco il mio tempo per te".

venerdì 10 aprile 2009

Due alberi

"Noi siamo peccatori non soltanto per aver assaggiato l'albero della scienza, ma anche per non aver assaggiato l'albero della vita. Peccaminosa è la condizione in cui ci troviamo, e ciò indipendentemente da ogni colpa"

Così J.Kafka, da genio quale era, nelle sue "Considerazioni sul peccato, il dolore, la speranza e la vera via".

Nell'eden c'erano due alberi. Quello della conoscenza del bene e del male, il cui frutto, immagine del limite dell'uomo che è creatura, assaggiammo, non accettando quel limite. Il secondo albero era quello della vita. Viene citato nella Genesi, ma poi non se ne dice più nulla. Abbiamo preferito assaggiare il limite e superarlo (impadronirci della vita di Dio) e non assaggiare ciò che era a nostra disposizione come un dono (ricevere la vita di Dio). Per questo eravamo due volte separati da Lui.

Così Dio si è incarnato per ricucire i due strappi, in un unico albero.

Sull'albero della croce, nuovo albero della conoscenza del bene e del male e nuovo albero della vita, in un uomo si realizzò la accettazione del limite: "non sia fatta la mia ma la tua volontà". Il cuore di Dio, fatto uomo, accetta il limite e lo fa suo, al posto dell'uomo. Così Gesù dona la vita a chiunque voglia assaggiarla, da un albero adesso a tutti accessibile. La vita piena, la vita eterna.
Il frutto di questo nuovo albero della vita arriva a noi come dono con il Battesimo, attraverso il quale la morte e la vita di Dio diventano nostre, e con l'Eucarestia, che rinnova ogni domenica questo straordinario processo di trasformazione che rende la vita dell'uomo (che lo vuole) piena, bella, divina, eterna.

Kafka aveva ragione, ma gli sfuggiva la nuova Genesi avvenuta in Cristo: non siamo più due volte separati da Dio, adesso siamo due volte uniti a Lui.

Basta accettare il dono.
Ma dei regali, si sa, uno è libero di fare quello che vuole.



martedì 7 aprile 2009

Prof che farò da grande?

Prof secondo lei cosa farò da grande?
Non lo so. Sta a te scoprirlo...

I talenti si coltivano è vero, ma prima bisogna scoprirli.
E questo lo si fa adesso, tra i 13 e i 18 anni.
La questione si gioca su tre livelli: essere, fare, avere.
Ciascuno di noi ha ricevuto dei talenti concentrati o diluiti su questi tre livelli.
Sta a noi scoprire i doni ricevuti e decidere su quali valga la pena giocarsi la vita, perché la vita sia (almeno un po') nostra:

essere generosi, sapere dipingere o avere una piscina?
essere capaci di voler bene, saper fare affari o avere la ferrari?
essere comprensivi, saper scrivere o avere un bell'aspetto?

Certo se si riesce a far moltiplicare tutti i livelli tanto meglio... Ma non a tutti è dato.
A tutti è dato il primo livello: libertà di essere e diventare persone che portano a piena maturazione se stessi, che poi significa capacità di donare se stessi (con talenti annessi).

E alla fine ciò che lasceremo sulla terra è il talento moltiplicato: amore, abilità o cose?
Prof che farò da grande?
Sii te stessa e giocati la vita al meglio delle possibilità che ti sono state date.
Scoprile. Sceglile. Mettile in gioco.
E non perdere tempo, che è il primo talento che hai...

E io ti do una mano.

giovedì 2 aprile 2009

Gran Film!

Ci sono personaggi che mettono d'accordo tutti, anche se sono antipatici.
Il protagonista di questo film (che sta incassando alla grande in tutto il mondo) è tra questi. Un personaggio che ti costringe a guardare in faccia gli inguaribili difetti che ognuno di noi ha. Quella oscura capacità, che è dentro ciascuno, di fare il male o di non riuscire a fare il bene. Sì perché non basta non fare il male nella vita, nella vita occorre fare il bene per essere felici. Ma proprio quando provi a fare il bene si svela il lato oscuro, incastrato da qualche parte nel cuore: egoismo, pigrizia, invidia, gelosia, dominio, disprezzo... Ma ammettere di essere così ci fa male e così fingiamo di essere "sani", di non avere bisogno di perdono. Fin qui molti film si potrebbero citare insieme a questo.
Ma questo film va oltre.
Ci regala sotto forma di personaggio l'evidenza che da questo male da cui da soli non si guarisce è solo la grazia che può liberarci. Un dono gratuito, che si riceve solo se lo si desidera, costi quel che costi: perdonarsi, essere perdonati, perdonare.

domenica 22 febbraio 2009

Grazie!

Mi capita di ricevere email in cui qualcuno mi ringrazia per quello che scrivo. Chiaramente non posso che esserne contento. Ma quello che mi rende felice è che ci sono persone che "ringraziano". Ringraziare è forse il tratto più bello ed essenziale dell'essere uomo. Noi riceviamo tutto: la vita, gli amici, il mare, la luna, le stelle, i gelsomini, l'anguria, il cappuccino, le fragole, la musica, i libri, la neve, le nuvole, la notte, l'alba, la sabbia, le onde, il sorriso... Insomma galleggiamo in una vita che non fa altro che regalarci cose che noi non abbiamo né fatto né meritato. Allora ringraziare non è un punto di arrivo dettato dalla buona educazione, ma un punto di partenza dettato dal buonsenso... Tutto in questa vita è un dono, persino quelle cose che crediamo di avere ottenuto noi con le nostre qualità. Forse che anche quelle qualità non ci sono state donate? Al massimo le abbiamo coltivate, custodite, affinate...
Quanto fa bene al cuore dire "grazie". Dire almeno una decina di grazie in una giornata può essere il segreto del buon umore. Comincio io: grazie a tutti voi, che con estrema pazienza, leggete e mi offrite suggerimenti, spunti, provocazioni...
***
«La misura di ogni felicità è la riconoscenza. Tutte le mie convinzioni sono rappresentate da un indovinello che mi colpì fin da bambino. L'indovinello dice: "Che disse il primo ranocchio?". La risposta è questa: "Signore come mi fai saltare bene". In sintesi c'è tutto quello che sto dicendo io. Dio fa saltare il ranocchio e il ranocchio è contento di saltellare».
G. K. Chesterton

lunedì 8 dicembre 2008

Regali che non si sciolgono

Ieri passeggiavo per le strade del centro. Pur essendo domenica erano gremite di persone risucchiate da vetrine rutilanti. Tutti erano - alla faccia della crisi - pieni di pacchi e di regali. I volti sembravano felici. Non ce l'ho con i regali. Mi sono però chiesto che felicità fosse quella dipinta su quei volti. Mi è tornato così in mente questo passo di uno splendido libro (il tu a cui è rivolta la lettera è Mozart e il contesto l'essere stato sorpreso per le strade natalizie della propria città da un coro che cantava l'Ave Verum di Mozart, che sto riascoltando mentre scrivo, fatelo anche voi vi prego):

Io non sono molto religioso. Tu – insistente, soave, di una dolcezza inesorabile – mi costringevi tuttavia ad un esame critico. Perché festeggi il Natale? mi domandavi. Perché spendi tutti quei soldi? Le risposte raggiungevano la mia coscienza e mi facevano paura. Dopo che per tutta la mattinata mi ero sentito buono, scoprivo che ero soprattutto soddisfatto di me: cancellavo l’egoismo che aveva contrassegnato il mio comportamento durante l’anno, compensavo con regali le premure che non avevo avuto, le telefonate che non avevo fatto, le ore che non avevo dedicato agli altri. Invece di irradiare generosità mi compravo la tranquillità dell’anima. La mia frenesia di doni non aveva niente di evangelico: era un investimento preciso teso ad acquistarmi una buona reputazione. Non auguravo la pace, auspicavo la mia. Ed ecco che venivi tu a ricordarmi cosa festeggiamo: la nascita di un Dio che parla d’amore…
(E.E.Schmitt, La mia storia con Mozart)

Prof 2.0 vuole impegnarsi quest'anno a fare dei regali che siano pezzi di vita donata. E non solo cose.

ps. Naturalmente il libro (a cui è accluso il cd da ascoltare durante la lettura delle lettere associate ai brani mozartiani) lo consiglio vivamente... anche come regalo!

lunedì 1 dicembre 2008

La poesia salva la vita...

...perché insegna ad amare.


Quando le parole sono svilite, inaridite, indebolite finiscono con lo spegnersi e sparire, e con esse si spegne ciò che nominano.

martedì 4 novembre 2008

Purificare la fonte

La bellezza è ciò che cerchiamo. Nella bellezza ci meravigliamo.
La bellezza è ciò che cerchiamo. Nella bellezza creiamo.
La bellezza è ciò che cerchiamo. Nella bellezza ci innamoriamo.
La bellezza è ciò che cerchiamo. Nella bellezza gioiamo.
Ma perché non la troviamo?
Perché la bellezza è dono.
Il segreto non è cercarla, ma poterla ricevere.
Il segreto è purificare la fonte.

lunedì 3 novembre 2008

La morte chiama le cose alla vita

Così dice un poeta francese e queste parole mi sono tornate in mente andando a pregare sulla tomba di alcuni cari defunti, come è mia consuetudine nel mese di novembre. La morte è un fatto. Smettetela di fare gesti apotropaici o di toccare parti del corpo mentre leggete questo post. La morte è un fatto e non vedo perché si abbia così tanta paura di parlarne o scriverne. Io non ho paura della morte, anzi la ritengo una trovata fenomenale. Vi immaginate andare avanti per secoli a fare il prof? Il fatto della morte, il fatto che la morte ci sia mi aiuta a vivere ogni evento e persona come dono prezioso, in questo senso la morte chiama alla vita.
Non è della morte che ho paura, ma piuttosto di morire...

Passeggio nel silenzio sacro dei morti e tante storie si nascondono dietro fotografie opache, dietro date mute, dietro frasi lapidarie. Ogni tomba è una o più vite spese su questa terra. Vite felici o infelici, non lo so. Vite. Riassunte in una lapide, come quelle del capolavoro che almeno una volta nella vita bisogna leggere: Spoon River di E.L.Master. Quale il valore di queste vite? La morte è il fatto che pone questa domanda e costringe ad agire secondo certe scelte. Non ho paura dei fatti. E la morte è un fatto. Ho paura dei processi. E morire è un processo, perché morire è soffrire.
Soffrire mi fa paura, non la morte...

Mentre sono assorto in questi pensieri, tra le tombe scorgo il viso di una ragazza giovane, Silvia. La sua foto è bella. Lei è bella. I capelli lunghi e biondi, lo sguardo vivo e appassionato. Provo a immaginarmi la breve storia di Silvia, morta poco più che ventenne; poi scorgo, vicino alla foto, scolpite nel marmo, alcune parole trascritte dal suo diario. Qualche male incurabile se l'è portata via e l'ultima frase che contiene il diario di Silvia è: "soffrire è avere un segreto in comune con Dio".
Silvia non è della morte che ho paura, ma di morire, però tu oggi mi hai confidato il segreto del coraggio.

Grazie.

mercoledì 11 giugno 2008

Thanks, very much!

Sei a Londra. Ti trovi a meraviglia. Stai conoscendo un milione di persone e imparando l'inglese in versione full-immersion. Cosa vuoi di più?
Una mail del Disney Channel: ti hanno preso per scrivere alcune puntate di una sit-com (serie comica) e per farlo devi necessariamente essere presente alle riunioni, che si terranno nella prime due settimane di luglio. E ti mandano già il contratto!
Programmi da rivedere. Il soggiorno londinese sarà interrotto e - Prof spera - poi ripreso.
Camminando sotto un cielo tutto londinese ti chiedi cosa hai fatto per meritare tutto questo?
La risposta è: niente.
Se hai fortuna è perchè lassù qualcuno ti vuole bene (e lo stesso se hai sfortuna: è questione di inquadrature...).
Se forse hai un talento è perchè lo hai ricevuto, e non puoi sprecarlo.
Se hai persone che credono in te è perchè il cielo te le ha messe accanto.
Allora guardi il cielo tutto londinese e prima che cominci a piovere (che è grazia pure quella) hai giusto il tempo di sentirti figlio unico di quel cielo, sorridere e rispondere alle grazie con un grazie...

PS. La sit-com racconta una famiglia italiana con tre figli. Se avete un episodio esilarante di vita familiare da raccontare fatelo adesso! Finirà in una puntata. La vita ha sempre il miglior copyright!

sabato 24 maggio 2008

Shit City Family

In una famiglia quello che conta è prendere le persone per quello che sono e non per quello che hanno o sanno fare... anche se c'è da rendersi ridicoli. Quando una famiglia è così è contagiosa...


Prof 2.0 ce l'ha fatta prima che scadesse la mezzanotte... Un giorno senza post è un giorno senza cuore a Shit City.

sabato 10 maggio 2008

Vale la pena essere uomini?

Chiedetelo ad una stella...
Lei è una stella caduta dal cielo e lui un ragazzo trasformato in topo da una strega: