Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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domenica 20 dicembre 2009

Zibaldino domenicale

«Nella musica degli U2 ci sono cattedrali e strade. Le strade conducono alle cattedrali e mentre ci cammini ti senti nervoso, come se qualcuno ti seguisse. Se ti volti non c’è nessuno. Poi finalmente entri nelle cattedrali e solo allora capisci che c’era davvero qualcuno che ti seguiva: Dio»
Paul David Hewson, alias Bono Vox

venerdì 25 settembre 2009

Letture

Consiglio caldamente questo libretto dello stesso autore di "Non è un paese per vecchi" e "La strada", che, in poco più di un centinaio di pagine, senza paura affronta il problema centrale dell'esistenza umana: perché vale la pena vivere?

NERO: Metti che Gesù ti parlasse, tu che fai?

BIANCO: Perché? Pensa che mi potrebbe parlare?

NERO: No, non credo. Ma io che ne so.

BIANCO: Non sono abbastanza virtuoso.

NERO: No, professore. Non c'entra niente. Non si tratta di essere virtuosi. Si tratta di stare zitti. Non è che posso mettermi nei panni del Signore, ma l'esperienza mi porta a credere che lui parla a quelli che l'ascoltano. E non c'entra un accidente se sono virtuosi o no.

C.McCarthy, Sunset Limited, Einaudi 2008, p.91.

***

«Tutto ciò che non riguarda la vita o la morte non è interessante» (C.McCarthy)

giovedì 24 settembre 2009

Avvicinare il segreto che è in noi...

Dedicato ai miei alunni di V ginnasio:

martedì 24 febbraio 2009

Scienza dell'incertezza

Oggi a pranzo un amico mi racconta che sta leggendo un difficile, pesante, ma interessante libro (Il cigno nero: come l'improbabile governa la nostra vita) di un professore universitario di "scienza dell'incertezza". Non è uno scherzo. Si tratta di un ramo della statistica atto a dimostrare quanto, soprattutto in ambito economico, i modelli atti a prevedere le tendenze, gli andamenti dei mercati... si dimostrano sempre insufficienti e inadeguati rispetto alle scelte o alle azioni imprevedibili dell'uomo. Molto interessante!
Ma anche paradossale. In epoca di tecnocrazia c'è una scienza che ci ricorda che proprio la scienza è molto limitata e non riesce neanche a spiegare il suo ambito: i "come" delle cose. E oggi con la scienza si pretende di spiegare anche il mistero, i perché delle cose... L'ultima sui giornali di oggi: hanno scoperto il gene del sorriso! Siamo ad un passo dallo scoprire il gene della felicità.

Allora sì che la felicità sarà una certezza...
***
Lei trova strano che io consideri la comprensibilità della natura (per quanto siamo autorizzati a parlare di comprensibilità), come un miracolo (Wunder) o un eterno mistero (ewiges Geheimnis)... È qui che si trova il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, felici solo perché hanno la coscienza di avere, con pieno successo, spogliato il mondo non solo degli dèi (entgöttert), ma anche dei miracoli (entwundert). Il fatto curioso è che noi dobbiamo accontentarci di riconoscere "il miracolo" senza che ci sia una via legittima per andare oltre. Dico questo perché Lei non creda che io – fiaccato dall'età – sia ormai facile preda dei preti.
A.Einstein, Lettera a M.Solovine (1952)

lunedì 26 gennaio 2009

Fantastico!

Così dicono spesso i miei alunni di fronte a qualcosa che li appassiona (in questo momento le prove per il musical a cui alcuni di loro stanno partecipando). "Fantastico!", un aggettivo magico, che nasconde una dimensione profonda: la scoperta (o la riscoperta) di qualcosa di nuovo e di ricco, capace di appassionare. Tutto merito della fantasia (fantastico!). Infatti l'immaginazione è quel "poco" di poeta, di bimbo e di pazzo che ci portiamo dentro; la misteriosa capacità di risvegliare ciò che sembra addormentato, inerte, piatto. La capacità di giocare con un bastone credendolo un'astronave, per poi un giorno costruirla... La capacità di cogliere il mistero nascosto in ogni cosa, la capacità di sentire cantare le cose nella loro pienezza e promessa di futuro. La capacità che gli antichi scambiavano per una pazzia ispirata da qualche dio...
Senza immaginazione è infatti impossibile cogliere il mistero delle cose, che poi forse è la loro parte più importante. Forse per carenza di immaginazione si può eliminare un bambino nel seno della madre o uccidere un uomo ritenendolo inferiore per i motivi più pittoreschi. Forse per carenza di immaginazione si può distruggere impunemente il creato per fini irresponsabilmente produttivi. Forse per carenza di immaginazione si può ritenere il grande fratello e natale a rio ciò che la gente vuole. Forse per carenza di immaginazione abbiamo smesso di dire "fantastico!", come i miei stupendi quattordicenni. Tutte le grandi scoperte sono figlie dell'immaginazione, e un'epoca senza immaginazione - ma così tante immagini - è una contraddizione che io non mi so spiegare.

***
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
(E.Montale)