Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

PS. Potete ricevere gli aggiornamenti direttamente al vostro indirizzo di posta elettronica, iscrivendovi al link a fianco.

Visualizzazione post con etichetta navigazione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta navigazione. Mostra tutti i post

lunedì 2 febbraio 2009

Cercate nuove strade!

Sabato ero a Firenze per un incontro con più di 400 studenti. Ho aperto il mio intervento con una frase che non avevo preventivato. Ho detto senza sapere neanche io perchè: "Sono stufo di voi! Sì sono stufo di voi ragazzi!". Occhi sgranati! Sono stufo di voi perché vi nascondete dietro le colpe degli adulti e le usate come scusa per essere sfiduciati, passivi, superficiali. Sono stufo perché vi voglio bene, perchè voi che siete pieni di vita sembrate i primi ad averla anestetizzata la vita dentro di voi. Voi che siete nell'età magica dell'esistenza che serve - nella sua follia sperimentale - a scoprire chi siete e che storia siete venuti a raccontare su questa terra. Sono stufo perché avete rinunciato a questa ricerca. Sono stufo di voi perché con la vostra vitalità dovete costringerci a guidarvi per le tempeste della vita. Ma se non vi buttate in mare? Se state lì chiusi in camera? Se avete paura del futuro e prendete i vostri sogni a prestito dalla tv e dai giornali di moda come farete a trovare la vostra unica e insostituibile via che farà il mondo migliore grazie alla vostra presenza? Non rinunciate ai vostri sogni! Chiedete aiuto. Cercate. Mettetevi alla prova. La realtà è troppo bella per perderne il profumo per superficialità, indolenza o dando semplicemente la colpa a cause esterne, che saranno magari vere e reali, ma che ad un certo punto, se non le accettiamo, diventano una scusa, dal momento che il passato non lo possiamo cambiare. Coraggio. Coraggio. Coraggio. Quanto bellezza, quanto bene siete capaci di realizzare! Un passo alla volta, ma con un sogno grande nel cuore. Meta ultima del viaggio, ma intenzione prima nel fare ogni passo. Perché mai svegliarsi tristemente ad un certo punto con la domanda: ma io fino adesso ho vissuto la vita di chi? Potrebbe essere troppo tardi!

martedì 23 settembre 2008

In mare aperto

Li vedi lì seduti per sei ore. E ti ricordano una nave di cui hai il privilegio di essere il capitano. Il timone è spesso pesante e duro nei burrascosi della settimana, ma anche loro, seduti agli scalmi, fanno la loro bella fatica, per permettere alla "Liceo" di solcare il mare dell'età tempestosa per eccellenza...

E così si naviga tra le secche della Grammatica, in cui scegliere la rotta giusta tra un "che" dichiarativo, uno relativo, uno soggettivo, uno oggettivo, uno consecutivo e uno (accentato) persino causale...

Si naviga tra gli arcipelaghi meravigliosi dell'Epica, con momenti di ilarità e meraviglia sul ponte della nave, quando all'orizzonte appaiono improvvise balene: Qual 'è la differenza fra l'Odissea e Moby Dick? Chiedo, ammiccando al tema oralità - scrittura e ricevo la risposta più coerente: la balena...

Si naviga nei venti incerti della Scrittura, tra Coesione, Coerenza, Argomentazione, Lessico, che sono mostri simili a Scilla e Cariddi...

Si levano grida di meraviglia e trepidazione: Voto! Voto! Come fosse: Terra! Terra!

Si sentono lamenti stanchi, qualche principio di ammutinamento, subito sedati nel sangue o nella comicità di una pausa...

Si naviga nel silenzio meraviglioso di un mare senza sponde, uno a fianco all'altro, a caccia della Balena, alla ricerca di Itaca, verso l'infinito e oltre...

Una mano si alza:
O capitano mio capitano!
Sì?
Posso andare in bagno?
...

mercoledì 25 giugno 2008

Bulkington

Oggi al corso di inglese una ragazza italiana, giunta da appena 3 giorni, dopo una notte insonne a motivo di problemi di stomaco, dovuti al cibo locale, era decisa a prendere quanto prima un aereo e tornare a casa, dove avrebbe trovato la mamma e il cibo italiano... Se lo farà perderà una grande occasione. A Prof è tornato in mente un personaggio di Moby Dick, un certo Bulkington, al quale l'autore dedica un brevissimo, ma esaustivo, capitolo-epitaffio:

Le cose più meravigliose sono sempre quelle inesprimibili, le memorie profonde non concedono epitaffi: questo capitolo lungo sei pollici è la tomba senza lapidi di Bulkington. Voglio dire soltanto che accadeva a lui come a una nave travagliata da fortuna, che trascorre miseramente lungo la costa sottovento. Il porto sarebbe disposto a darle riparo, il porto è misericordioso, nel porto c’è sicurezza, comodità, focolare, cena, coperte calde, amici, tutto ciò che è benevolo al nostro stato mortale. Ma in quel vento di burrasca il porto, la terra, sono il pericolo più crudele per la nave. Bisogna ch’essa fugga ogni ospitalità; un urto solo della terra, anche se soltanto sfiorasse la chiglia, farebbe rabbrividire il bastimento da cima a fondo. Con ogni sua forza, esso spiega tutte le vele per scostarsi e, così facendo, combatte proprio coi venti che lo vorrebbero portare in patria, torna a cercare l’assenza di terra del mare sconvolto, precipitandosi per amor della salvezza perdutamente nel pericolo: il suo unico amico è il suo nemico più accanito. Capisci ora Bulkington? Sembra che tu afferri barlumi di quella verità intollerabile ai mortali, che ogni pensare serio e profondo è soltanto l’intrepido sforzo dell’anima per mantenere la libera indipendenza del suo mare, mentre i venti più selvaggi della terra e del cielo cospirano a gettarla sulla costa traditrice e servile.
H.Melville, Moby Dick

domenica 11 maggio 2008

Shit City River

Il Pubblicitario, il Ricercatore, il Finanziere, il Prof-Scrittore. Non sono i Fantastici 4, nè i 4 dell'Oca Selvaggia, nè i 4 dell'Ave Maria... Sono solo 4 amici trentenni seduti sul divano di un improbabibile locale di Shit City. Erano compagni di liceo e si sono ritrovati per una serie di incredibili coincidenze a Shit City. Non si vedono dai tempi della maturità. Sono passati poco più di 12 anni. E la vita, che ha sempre il copyright sulle trovate migliori, li riporta insieme in una serata amarcord strappalacrime (di risate). Vite che si erano "momentaneamente" disperse riprendono a dialogare quasi esattamente dal punto in cui si erano allontanate per lidi lontani. Sono cambiate molte cose in superficie, ma c'è qualcosa di miracolosamente intatto al di sotto: l'amicizia. Come un fiume carsico, si era per qualche tempo inabissata per riaffiorare adesso forte, fresca, purificata. Ma l'acqua è la stessa e punta dritta verso il mare. Trascina con sè pezzi di memoria e detriti di gesti, espressioni, modi di fare che hanno caratterizzato i cinque anni più sperimentali della vita di un uomo. Per ragioni di lavoro ci si ritrova depositati su spiagge diverse da quelle natie e questo, triste dirlo, è un dato di fatto. L'acqua porta con sè racconti di amori perduti, amori trovati, amori stranieri, amori in corso... E dopo ore di racconti ininterrotti è dura lasciarsi, ma almeno due dei tre (il Ricercatore vive in Austria) si ritroveranno in qualche angolo di Shit City. Il fiume continua a scorrere e punta dritto, tra ostacoli e nuovi inabissamenti, verso il mare, perchè è proprio dell'amico guardare un orizzonte comune. Prof 2.0 naviga in ottima compagnia, il vento è propizio e la luce delle stelle cristallina.