Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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giovedì 25 dicembre 2008

Incubo di Natale

Natale 2008. Dio decise di dare una controllatina alla terra per capire lo stato della storia universale. La situazione era precaria: gente che lo ignorava da un lato, gente che non faceva altro che chiedergli cose dall'altro. Nessuno più voleva Lui e basta. Volle allora fare un gesto straordinario e tornare a incarnarsi. La cosa migliore da fare sembrò nascere in televisione. Tutti amavano, credevano, speravano nelle persone della televisione. E Dio che voleva essere amato, creduto, sperato dagli uomini scelse la televisione. Suo padre doveva essere della famiglia di Davide. Scelse David. David Beckham: bello, prestante, dagli addominali scolpiti. Come madre scelse Veronica Ciccone, che si faceva chiamare già Madonna e quindi andava benissimo. Bella anche lei grazie ai prodigi del trucco: in tv il tempo non passa, come nella vita eterna. Inoltre si era appena separata da suo marito quindi risultava libera, anche se non proprio "like a vergin". Milioni di profeti della pubblicità ne annunciarono la venuta prossima su tutti gli schermi. Un evento mai visto e assolutamente da non perdere. Si manifestò sotto l'aspetto di un perfetto single, già maturo e affascinante. Chioma brizzolata, fisico perfetto, un bicchiere di martini con del ghiaccio, scarpe nere Prada, abito nero Armani, profumato di Dolce&Gabbana, occhi neri magnetici, da dio. Era veramente un dio da lasciare annichiliti gli uomini. E tutti volevano vederlo, toccarlo, avere un autografo, comparire in televisione con lui: stare con lui. E la televisione era diventato il nuovo paradiso: tutti volevano andarci e rimanerci per sempre, perché c'era Dio. Dio era finalmente famoso e finalmente Dio sarebbe stato amato, creduto, sperato. Come un vero divo (che poi significa divino). Peccato non averci pensato prima...

Quando mi sveglio da questo incubo il calore di un presepe brilla in un angolo della mia stanza. La televisione è irrimediabilmente spenta: non c'è proprio. E Dio è un bimbo. Il bimbo non ha pannolini prada o armani; non è uno scapolo d'oro da lasciare il fiato corto; papà e mamma sono un falegname e una ragazza semplice; devono insegnargli tutto: a camminare, a leggere, a scrivere, a mangiare composto. Attorno a lui c'è qualche animale e dei pastori che odorano di pecora e di bosco. Il Dio dalla vita indistruttibile, fuori dal tempo, misterioso creatore e signore del cielo e della terra è veramente alla portata di tutti: un bimbo in balia delle mani - delicate o ruvide - degli uomini. E così ancora oggi, 25 dicembre, posso prendere in braccio Dio. E mentre lo faccio scopro che è Lui a tenere me in braccio. E per questo spero e credo in lui. E per questo lo amo. E per questo voglio stare per sempre in Paradiso con Lui.


***
Auguri di cuore a tutti. Per un Natale volto all'essenziale: Dio e l'amore per gli altri.
Ci ritroviamo da queste parti il 31 dicembre.
Adesso c'è bisogno di silenzio.

mercoledì 24 dicembre 2008

Cercasi Dio

Dopo la lettura di Oscar e la dama in rosa di E.E.Schmitt (Rizzoli) ho proposto ai miei alunni la sfida di scrivere una lettera a Dio. Le lettere sono state scritte al computer, in modo da rimanere anonime. Ve ne propongo una intitolata "Cercasi Dio".

Caro Dio, io in te non credo. Cosi comincio la mia lettera; io ti scrivo prima di tutto perché e un compito e poi perché voglio vedere se in qualche modo mi rispondi. Mi manchi Dio. Dovunque tu sia, io non credo nel Dio cristiano ma sono sicuro che tu MIO DIO esisti. Io esisto quindi di conseguenza esisti anche Tu. Ti vorrei conoscere. Una persona, se così ti posso chiamare, che ha creato il mondo non può essere che una persona da conoscere, uno che ha l’immaginazione che hai tu, che ha inventato tutte le cose utili ed inutili, come la musica, che è la cosa più bella che tu potessi inventare… che ha inventato tutte le emozioni: l’amore, la gioia la felicità, ma anche la rabbia, la gelosia e la fatica. Io ti voglio credere ma io ho molta poca fede ho bisogno di vedere per credere, ma anche internamente, quindi fatti vivo… Io di te ho bisogno, ho bisogno di te perché da te dipende la mia visione sulla vita. E perché a chi posso chiedere consigli o aiuto su qualsiasi cosa se non a te??? Dio mio spero di incontrarti presto dentro di me, vieni a farmi visita qualche volta. Con grande affetto.
IO

P.S. sai chi sono.

La risposta sembra nascosta - proprio in questi giorni, manco a dirsi - in una stalla.

martedì 23 dicembre 2008

Il bello del lavoro


Fine trimestre. Periodo di bilanci: lavoro. Ho lavorato gomito a gomito con tante persone. Mi fermo a riflettere: chi mi ha dato di più, chi mi ha insegnato di più, chi mi ha fatto crescere di più? Sono le persone che voglio ringraziare in modo particolare.
Scorrono volti e nomi precisi: Massimo, Aldo, Paola, Marcello, Valentina, Carlo, Luca, Alessandro, Armando, Marco, Cristian, Gabriele, Lorenzo, Luigi, Emanuela, Pietro, Sirio, Saverio... Tutte persone che il lavoro mi ha messo accanto; la parte principale del lavoro, la parte più appassionante: le relazioni. Mi chiedo cosa abbiano in comune persone umanamente e professionalmente così diverse, ma che mi hanno fatto crescere umanamente e professionalmente. Trovo la risposta in una battuta de Il giovane Holden, quando il confuso Holden alla ricerca della vera maturità si sente rispondere dal suo professore che: «Ciò che distingue l'uomo immaturo è che vuole morire nobilmente per una causa, mentre ciò che distingue l'uomo maturo è che vuole umilmente vivere per essa».

Ecco cosa hanno in comune tutte queste persone: vivono umilmente per una causa. Non cercano sé stessi nel lavoro, ma - attraverso il lavoro fatto bene e con passione - donano sè stessi e i loro talenti, mettono in comune risorse, cercano il bene comune, servono gli altri. Solo questo trasforma il quotidianissimo ripetersi del lavoro giornaliero in un'avventura senza pari: il cuore umile degli uomini e delle donne maturi.

ps. ah se governassero!

lunedì 22 dicembre 2008

Se rinasco...

...faccio questo!


domenica 21 dicembre 2008

Natale senza parole

Vorrei scrivere quelle parole.
Quelle parole che costringono a nascere.
Quelle parole che non trovo e non troverò mai: non sono mie.
Vorrei scrivere quelle parole.
Le cerco e trovo soltanto la sete di cercarle.
E natale è ogni mio giorno speso a desiderarle.
Ed è tutto quello che ho.
Oggi posso scrivere il mio infinito vorrei.
Così tu vuoi.
Domani mi parlerai all'orecchio.
E sentirò una sola parola.
E mi stupirò a scoprire che quella sola le contiene tutte.
E quel giorno sarà il mio
Natale.
Grazie a te.

sabato 20 dicembre 2008

Scrutini

Fine trimestre. Si consuma il rito degli scrutini. Una parola - scrutinio - che mi ha fatto sempre rabbrividire, ricordandomi un laboratorio in cui si conducono esperimenti per determinare il colpevole di un delitto... Lo conferma il dizionario.

scrutinio [scru-tì-nio] n.m. [pl. -ni] 1 il controllo e il computo dei voti espressi in un’elezione 2 valutazione del profitto degli alunni di una classe da parte della commissione degli insegnanti, alla fine di un trimestre, di un quadrimestre o di un intero anno scolastico 3 (ant.) esame accurato, minuzioso ¶ Dal lat. tardo scrutinĭu(m) ‘il frugare, perquisizione’, deriv. del class. scrutāri ‘scrutare’.

Il confinare della parola con la perquisizione mi inquieta. Vedo legioni di professori occhialuti (modello occhio di Sauron) frugare nel registro a caccia di voti negativi e medie da bilancino. Professori che perquisiscono. Professori che scrutinano la vittima prescelta: colpevole! innocente!
Senza nulla togliere alla sostanza del significato (2) del dizionario, che però introduce una nozione economica (il profitto) che mi fa ancora più paura applicata al progredire del sapere e delle capacità, vorrei proporre un termine meno inquisitorio (scrutinio) ed utilitaristico (profitto). Ma non mi viene in mente nulla. Mi date una mano?

ps. se amate la parola scrutinio potete anche difenderla...

venerdì 19 dicembre 2008

Punteggiatura: ti amo!

Da quando scrivo c'è un amore che si sta facendo largo dentro di me: l'amore per la punteggiatura. Non credevo che nella vita si potesse godere così tanto per una virgola, un punto, un punto e virgola. Segni amorosi che condividiamo con tutte (o quasi) le babeliche lingue scritte.

Amo i due punti che aprono spazi infiniti come le colonne d'ercole: vai oltre, troverai l'oceano.
Amo il punto e virgola che apre su anse nuove il torrente della scrittura; quando il già visto si apre al nuovo, ma non è ancora pronto per andare a capo; quando lo spazio è diverso, ma non del tutto e vuole che tu tenga presente il passato recente e abbracci il futuro prossimo.
Amo la virgola che è come il respiro e poiché il respiro ha tutte le sfumature della vita a volte non ci sono virgole e quasi sembra di soffocare di stanchezza perché corriamo senza fermarci mai, a volte, invece, ce ne sono tante, di virgole, perché il tempo della vita è spezzato, discontinuo, ma scorre, con tutte le sfumature: l'amore, l'ansia, il desiderio, la tristezza, la gioia, la pace, il silenzio.
Amo i puntini di sospensione, se usati con parsimonia, perché sono la più bella scena di suspense mai scritta. Quella in cui lui con un mazzo di rose si dichiara e lei sorride già nella tua immaginazione...
Amo le virgolette con quel loro "ammiccare" di fronte alla novità inattesa e metaforica.
Amo i trattini che sono come quei belvedere montani - riprendi fiato e ti rincuori con un momentaneo panorama - lungo la faticosa salita verso la vetta definitiva del periodo.
Amo le parentesi con quella loro ironia (non sempre) nascosta.
Amo lo stupore dell'esclamativo. Sì!
Amo l'incertezza dell'interrogativo. Sì?
E li amo ancor di più insieme: come non amarli?! o come non amarli!? (a seconda della sfumatura).

Amo il punto e a capo, perché è ora di finirla.

***
"Dio è nei dettagli" (G.Flaubert)

giovedì 18 dicembre 2008

Consigli per gli acquisti

- Prof cosa ha chiesto a Babbo Natale?
- Libri
- Solo libri?!
- Solo libri!

Se volete regalare bei libri ecco la mia inadeguata lista delle pagine più belle lette o rilette quest'anno, secondo una classificazione per generi piuttosto incomprensibile:

Esistenziale parabolico
E.E.Schmitt, Oscar e la dama in rosa, Rizzoli
Corporeo mistico
P.Suskind, Il profumo, Tea
Solido magnetico
D.Grossman, Qualcuno con cui correre, Mondadori
Evocativo realistico
R.Bradbury, Fahrenheit 451, Mondadori
Essenziale teologico
C.McCarthy, La strada, Einaudi
Avventuroso avvolgente
J.Giono, L’ussaro sul tetto, Guanda
Elegante fiabesco
B.Muriel, L’eleganza del riccio, E/O
Essenziale provocatorio
A.Galdo, Non sprecare, Einaudi

mercoledì 17 dicembre 2008

Life Bites

Oggi su Disney Channel esce una delle puntate scritte da Prof 2.0 per una sitcom (età scuola media). Ancora non le ho viste neanche io. Speriamo bene...

Ecco gli orari:

"M'ama non m'ama" - 17 dicembre - ore 18.50

"Paghetta" - 24 dicembre - ore 18.50

"Maschi e femmine" - 30 dicembre - ore 18.50

ps. credo che ogni giorno ci sia una replica alle 21.35.
Buon divertimento (almeno spero)!

martedì 16 dicembre 2008

Pronomi

Ci sono momenti in cui per far memorizzare qualcosa ai propri alunni è necessario tornare alle elementari e far pronunciare in coro tutti i tipi di pronomi conosciuti, in modo che la cantilena di categorie e sottocategorie rimanga ben impressa nella loro mente. L'esperimento è accolto con divertimento, sino a trasformarsi in risate incontrollabili... Mi chiedo come mai. Sarà il ritorno ai banchi delle elementari, quando ripetevamo in coro numeri, tabelline, lettere e parole? Sarà la vicinanza delle vacanze che mettono allegria? Sarà la grammatica?

- Prof assomiglia alla professoressa Fullin!
- Non la conosco...
- Quella di Zelig! Le mandiamo un video!




Ogni tanto un po' di Zelig ci vuole anche a scuola. Soprattutto nell'ora di grammatica sui pronomi, purché serva a imparare meglio!
E chi l'ha detto che scuola fa rima con tristezza?
Fullin 2.0.

***
"Nutre la mente soltanto ciò che la rallegra"
Agostino, Confessioni

lunedì 15 dicembre 2008

La mancia

Sabato ero a cena con fratello-walkertexasranger. Simpaticamente serviti da un cameriere che faceva il suo lavoro bene e col sorriso sulle labbra, gli abbiamo dato (cioè mio fratello...) una generosa mancia, soddisfatti del cibo e del servizio: saremmo sicuramente tornati.
La mancia... Usiamo espressioni che nascondono dietro la loro misteriosa e fredda superficie il calore e il colore della letteratura o della storia.
Quando diamo la mancia rievochiamo antichi riti amorosi cavallereschi. La mancia un tempo non era altro che "la manica" (dal francese manche) che la donna regalava al suo campione in segno di predilezione. Le maniche del vestito, un tempo staccabili (soprattutto per gli abiti femminili, da cui l'espressione "un altro paio di maniche", come si vede nell'immagine) si regalavano come pegno d'amore. Dare la mancia (manica) era favorire qualcuno, dichiarare simpatia.
Tutte le volte che diamo una mancia, riecheggiano le gesta di antichi tornei, in cui campioni armati conquistavano donne gentili che a loro si erano affidate "smanicandosi". Dietro una mancia un tempo c'era un cuore innamorato e l'eroismo di un cavaliere. Quel cameriere era diventato con la sua simpatia e professionalità il nostro campione, benché le sue armi fossero grembiule e menù. E noi (cioè mio fratello...) volentieri ci "smanicavamo" per lui. Così in una mancia persino la prosa del lavoro quotidiano diventa epica cavalleresca.
Ah le parole!

domenica 14 dicembre 2008

Agli alunni che mi ritengono pignolo

«La correttezza della lingua è la premessa della chiarezza morale e dell'onestà. Molte mascalzonate e violente prevaricazioni nascono quando si pasticcia la grammatica e la sintassi e si mette il soggetto all'accusativo o il complemento oggetto al nominativo, ingarbugliando le carte e scambiando i ruoli tra vittime e colpevoli, alterando l'ordine delle cose e attribuendo eventi a cause o a promotori diversi da quelli effettivi, abolendo distinzioni e gerarchie in una truffaldina ammucchiata di concetti e sentimenti, deformando la verità»
C.Magris, Microcosmi, pp. 111-112

Capite, ragazzi miei, cosa c'è in gioco?
La mia pignoleria non è fine a sé stessa...
Se lo diventasse scioperate contro di me, sarò alla testa del corteo: "Abbasso Prof 2.0!".

sabato 13 dicembre 2008

Il pianoforte



Amo molto il pezzo di Yann Tiersen e mi sono imbattuto in questo video. Vi regalo entrambi.

venerdì 12 dicembre 2008

Antilingua

Per le strade bagnate di Shit City, tra pozzanghere e reliquie di cani maleducati, capita di avvertire conversazioni telefoniche.

"Lo so, hai ragione! Dovrei chiamarlo! Ma sai non vorrei essere PUSHY o quelle robe lì".

Mi piacerebbe fermare questa ragazza e chiederle morettianamente: "Ma tu come parli? Come parli? Le parole sono importanti!". Avresti potuto dire: insistente, aggressiva, invadente, fastidiosa, ossessionante, ostinata, pertinace, petulante, assillante, asfissiante, importuna, indiscreta, scocciante... a seconda della sfumatura e del contesto, ma PUSHY (da to push: spingere in inglese) no! (cioè per carità con ironia...).

Altrimenti poi trovi gente che dice "absaid" per abside (di una chiesa), "steig" (con g dolce) per stage (francese), "Thomas Men" per il tedesco Thomas Mann, "Bitoven" per Beethoven, "sain dai" per sine die...
Altro grande nemico dell'italiano, oltre agli ingiustificati anglismi, è il burocratese che ha generato mostri come: "ingredientistica", "frullateria", "deiezioni canine", "si effettuano panini"...

Vi propongo allora come presidente del S.U.P.E.R. (Salva Una Parola E Ripetila) di salvare una parola italiana scalzata da un anglismo superfluo (non ce l'ho certo col week end anche se il "fine settimana" me lo godo di più...) o da un burocratese cacofonico.

Per quanto attiene agli anglismi inutili propongo di scalzare "reality show" e usare "spettacolo-realtà": un tale non senso sarebbe stato così doloroso da pronunciare che se lo avessimo usato dall'inizio forse ci saremmo risparmiati, per pudore quantomeno linguistico, grandi fratelli e isole annesse...
Per il burocratese propongo di eliminare "decesso" e usare "morte", così evitiamo di nasconderla in tutti i modi questa cosa qui e non la accostiamo ad una cosa che somiglia all'andare in bagno...

giovedì 11 dicembre 2008

Non scrivete mai un romanzo:

Perderete i capelli o li farete crescere a dismisura.
Perderete il sonno per l'emozione di averlo finito, per l'emozione di rileggerlo, per l'emozione di correggerlo...
Perderete gli altri pensieri.
Vi sveglierete nel cuore della notte con un'idea nuova, un dialogo da migliorare, un'immagine da aggiungere. E dovrete mettere subito per iscritto quanto avete concepito nel sonno...
Penserete con la testa dei vostri personaggi anziché con la vostra, facendo figure irripetibili se il vostro protagonista ha 16 anni e si esprime in un certo modo.
Non farete altro che raccontarlo agli amici, perdendone almeno un paio.
Comincerete a chiamare con il nome dei personaggi i vostri amici, perdendone un altro paio.
E darete loro consigli su cose che riguardano i vostri personaggi e non loro.
Così perderete l'ultimo paio di amici che vi era rimasto.

mercoledì 10 dicembre 2008

2000 parole

I bambini raggiungono un lessico di 3000 parole.
A 18 anni questo lessico normalmente è raddoppiato: 6000 parole.

Ultimamente sembra che le 3000 parole si raggiungano ai 18 e che gli adulti ne conquistino massimo altre mille: 4000. Insomma almeno 2000 parole sono finite al macero...

Eppure ogni anno in Italia si mandano 30 miliardi di sms.
Sempre più sms, sempre meno parole. Strano... Si comunica di più, ma si hanno meno mezzi per farlo... O forse dimostrazione che le parole le genera solo il silenzio.

Chissà cosa contenevano quelle 2000 parole che abbiamo perso o che stiamo perdendo e sostituendo con genericissimi: "cosi", "robe", "mitico", "doh", ";-)", "anche no"...
E se perdessimo parole meravigliose come: faceto, infido, bieco, inane, abbacinante, laido, barbaglio, ubertoso, obsoleto, tumefatto, svilire, abbrutimento, bucolico, lacunoso, smerigliato, pletora, intorpidito, labile...

Il nenonato S.U.P.E.R. (Salva Una Parola E Ripetila) ha un bel da fare!
Iscrivetevi numerosi...

martedì 9 dicembre 2008

Eroi in crisi

Leggo ad alta voce un passo dell'Iliade, immedesimandomi ora in Achille ora in Agamennone a contesa. Litigano per il regalo più bello come due bambini capricciosi, ma lo fanno con capacità retoriche straordinarie. Si contendono un'ancella-guancia-graziosa. Agamennone ammette candidamente che la preferisce alla moglie ormai stagionata... Achille gli rinfaccia la sua meschinità e ne mette in dubbio la capacità di comando. Agamennone offeso risponde con la ripicca: restituisco la mia, ma mi prendo la tua di ancella, tanto anche la tua è un'ancella-guancia-graziosa.

- Prof ma Agamennone è proprio un bambino!
- Già...
- Prof e poi che eroe è uno che fa schiave donne a destra e sinistra, tanto più che ha una moglie a casa...
- Già...
- Prof ma questo che si offende così è Achille?
- Già...

Decisamente gli eroi dell'Iliade sono in crisi e manifestano le falle della cultura che li ha generati... A volte sembrano personaggi di Beautiful...
Il romanticismo ha ammantato la Grecia e i suoi eroi di un alone di santità che i miei alunni hanno smascherato subito. Per fortuna mi è rimasto Ulisse...

- Prof ma anche Ulisse ha avuto un figlio da un'altra!
- Già... però Itaca almeno non è l'isola dei famosi...

lunedì 8 dicembre 2008

Regali che non si sciolgono

Ieri passeggiavo per le strade del centro. Pur essendo domenica erano gremite di persone risucchiate da vetrine rutilanti. Tutti erano - alla faccia della crisi - pieni di pacchi e di regali. I volti sembravano felici. Non ce l'ho con i regali. Mi sono però chiesto che felicità fosse quella dipinta su quei volti. Mi è tornato così in mente questo passo di uno splendido libro (il tu a cui è rivolta la lettera è Mozart e il contesto l'essere stato sorpreso per le strade natalizie della propria città da un coro che cantava l'Ave Verum di Mozart, che sto riascoltando mentre scrivo, fatelo anche voi vi prego):

Io non sono molto religioso. Tu – insistente, soave, di una dolcezza inesorabile – mi costringevi tuttavia ad un esame critico. Perché festeggi il Natale? mi domandavi. Perché spendi tutti quei soldi? Le risposte raggiungevano la mia coscienza e mi facevano paura. Dopo che per tutta la mattinata mi ero sentito buono, scoprivo che ero soprattutto soddisfatto di me: cancellavo l’egoismo che aveva contrassegnato il mio comportamento durante l’anno, compensavo con regali le premure che non avevo avuto, le telefonate che non avevo fatto, le ore che non avevo dedicato agli altri. Invece di irradiare generosità mi compravo la tranquillità dell’anima. La mia frenesia di doni non aveva niente di evangelico: era un investimento preciso teso ad acquistarmi una buona reputazione. Non auguravo la pace, auspicavo la mia. Ed ecco che venivi tu a ricordarmi cosa festeggiamo: la nascita di un Dio che parla d’amore…
(E.E.Schmitt, La mia storia con Mozart)

Prof 2.0 vuole impegnarsi quest'anno a fare dei regali che siano pezzi di vita donata. E non solo cose.

ps. Naturalmente il libro (a cui è accluso il cd da ascoltare durante la lettura delle lettere associate ai brani mozartiani) lo consiglio vivamente... anche come regalo!

domenica 7 dicembre 2008

The Sound of Silence

Dopo il post di ieri mi prendo mezz'ora di silenzio e non scrivo nulla.
Vorrei scrivere.
Ma preferisco tacere e lasciare a voi la parola... o il silenzio.
Non voglio che un blog mi tolga la libertà di poterlo ignorare quando mi pare.
E poi le parole - come ci insegna la poesia - hanno senso perché galleggiano tra gli spazi bianchi del silenzio.
***
...And in the naked light I saw
ten thousand people maybe more
people talking without speaking
people hearing without listening
people writing songs that voices never share
noone dare, disturb the sound of silence...
(Simon & Garfunkel)

sabato 6 dicembre 2008

Lezioni di silenzio

Sulla scorta di una suggestione letta da qualche parte, vorrei introdurre a scuola delle lezioni di silenzio. La teoria è contenuta nell'incontro tra la volpe e il piccolo principe. La volpe insegna al piccolo principe che il segreto per conoscere cose e persone è addomesticarle. Addomesticare vuol dire "essere molto pazienti... in principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non mi dirai nulla...Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino...".
Oggi non conosciamo più le cose e le persone perché non le addomestichiamo.
Stiamo più tempo su msn che faccia a faccia.
Stiamo più su facebook che su una panchina con un amico.
In silenzio. Mezz'ora in silenzio ad addomesticare il cielo, un albero, una rosa, un amico, un'amica, un fratello, una sorella, Dio.
Ogni giorno qualche centimetro più vicini.
Cosa ci guadagni?
Il colore del grano. Il cielo. Un albero. Una rosa. Un amico. Un'amica. Un fratello. Una sorella. Dio...
...tutto quello che non si compra al mercato.

***
Il dramma degli uomini è non trovare mezz'ora di silenzio ogni giorno
(Blaise Pascal)

venerdì 5 dicembre 2008

S.U.P.E.R.

Nel post del 3 dicembre ci siamo impegnati a salvare delle parole. Il neonato S.U.P.E.R. (Salva Una Parola e Ripetila), l'iscrizione al quale è gratuita e libera (si richiede solo un amore tenero per le parole), ha salvato una quindicina di parole. Le ho scritte su un foglio di carta bianco. Lette e rilette. In silenzio. Dal bianco della pagina che avevo davanti sono così emerse queste righe, in cui le parole salvate galleggiano, rese sicure dal salvaparole (la versione "grammaticale" del salvagente) che ciascuno di voi aveva lanciato per farle nuovamente respirare e salvarle dai marosi del disuso e dell'abuso:

Vorrei avere la fortuna di regalarti una parola dalla bellezza non effimera. Una parola scaturita dal silenzio dell'ascolto, dell'empatia e della riflessione. Una parola capace di creare intimità e lealtà. Una parola ricca di pietà, che dica la verità senza ferirti. Una parola che contenga e protegga sogni e speranze. Una parola che sia comunicazione vera e non solo di sé stessa. Una parola che se esistesse sarebbe un sinonimo nuovo di un'altra che pronunciamo troppo spesso invano, una parola capace di dissetare il cuore nel suo anelito più profondo, e che tu, ascoltando, saresti costretto a considerare in silenzio, stupefatto: Amore. Con la maiuscola: quello su cui saremo pesati alla sera della vita e che vince la morte e che non ci sarà più tolto.

ps. le parole salvate vi ringraziano.

giovedì 4 dicembre 2008

Maturazione è tutto

Capita che gli alunni piangano.
Capita che gli alunni piangano a causa tua: un voto.
Sei tentato a fare un passo indietro, eliminando la causa del dolore.
Sarebbe un tradimento: tradiresti te stesso, il tuo lavoro e soprattutto loro.
Il bambino piange per ottenere. Piangendo cerca di rimuovere la causa del dolore.
L'adulto piange per accettare. Accetta il dolore e lo accoglie. Lo fa carne della sua carne. Matura. Dietro ogni dolore c'è una scoperta da fare.
Tieni duro, anche se il cuore ti fa male a vederli piangere. Non c'è maturazione senza dolore.
Tu sei chiamato ad aiutarli a diventare adulti.
E resistere al loro pianto è la crescita che è a te richiesta.

***
EDGARD
Vieni via, vecchio! Qua, dammi la mano!

GLOUCESTER
Amico, io da qui non muovo un passo;
un uomo può putrefarsi anche qui.

EDGARD
Che! Ancora e sempre cattivi pensieri?
L’uomo deve aspettare con pazienza
il suo momento di uscire dal mondo,
come aspetta il momento per entrarci.
Maturazione è tutto. Andiamo, via!

GLOUCESTER
E anche questo è vero.

Shakespeare - Re Lear, atto V scena 2

mercoledì 3 dicembre 2008

Salva una parola!

Il Corriere della Sera online lancia un sondaggio sulla parola dell'anno: recessione, rifiuti, fannulloni (un anno all'insegna della speranza...), abbronzato (un anno all'insegna del dare fiato alla bocca...), facebook (un anno all'insegna del virtuale)... Non importa, non sono le parole di momento che mi interessano. Mi interessano le parole che muoiono, che si esauriscono, che si spengono, non quelle sulla bocca di tutti. Perché quando muore una parola si rischia di perdere anche ciò che essa nomina.

Allora propongo un sondaggio: che parola salveresti?

La mia parola da salvare è: "effimero" (di un sol giorno). Il termine con cui i greci indicavano gli uomini a differenza degli dei. Gli "effimeri" sono gli uomini. Coloro che durano un solo giorno, rispetto all'immortalità divina. Ricordarmelo mi aiuta ad essere più attento agli altri, a giocarmi meglio le giornate, a lavorare meglio. Vita ne ho una sola e me la voglio giocare bene, al meglio, come se avessi quel solo giorno. Effimero è la parola che voglio salvare. E tu?

martedì 2 dicembre 2008

Colloqui con i genitori

Nella scuola dove insegno c'è una stanza ampia e dai soffitti alti, rimessa da poco a nuovo. La musica classica accompagna sussurata il chiacchiericcio. Le pareti sono calde come i termosifoni. Sparsi per la stanza divani e poltrone vellutate: accoglienti anch'essi. Questa stanza è deputata ai colloqui con i genitori. Oggi era piena di genitori, per lo più mamme, e professori. In quella stanza trovi sempre persone che si prendono cura dei ragazzi, ciascuno nel suo ruolo, ma accomunati dal fine educativo. Mi chiedo spesso perché scorgo per lo più solo mamme. Solo le mamme educano i figli? O solo le mamme hanno il tempo di farlo? E i papà? I papà sono al lavoro, è vero. E perchè le mamme no? Ma quanto è efficace poter parlare con entrambi i genitori e quanto sono contenti i figli quando sanno che vengono sia mamma sia papà! E chissà perché i figli/alunni guardano con orrore a quella stanza: se entrassero la troverebbero piena di persone che si prendono cura di loro; di persone che cercano di aiutarli a crescere e migliorare, con tutto (almeno ci provano...) l'amore e la professionalità che possono. Forse la guardano giustamente con orrore, quando temono che in quella stanza si possa fingere o non dire la verità. Ma quella stanza è la più importante della scuola. In quella stanza si fanno le più grandi alleanze sul futuro: i giovani. Per questo è bella e calda, non certo solo per divani, pareti, termosifoni e musica di sottofondo: questi passano, l'amore no.

lunedì 1 dicembre 2008

La poesia salva la vita...

...perché insegna ad amare.


Quando le parole sono svilite, inaridite, indebolite finiscono con lo spegnersi e sparire, e con esse si spegne ciò che nominano.