Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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venerdì 6 marzo 2009

Virtuale VS Reale?

Avverto una diffusa paura negli adulti di fronte a strumenti come la chat e Facebook. Vengono spesso bollati come strumenti di fuga dalla realtà. Il virtuale diventa presto sinonimo di demoniaco. Ma attenzione "virtuale" non è opposto di "reale" (il cui opposto è "possibile"), ma di "attuale".
Facciamo un esempio.
Io ipotizzo che oggi prenderò un caffè con Annibale. Questa è una chiacchierata "possibile." Se effettivamente ci vedremo e sentiremo il sapore, l'odore, il calore del caffè la nostra chiacchierata sarà "reale". Se io questa chiacchierata me la immagino e basta, essa rimane possibile. E posso rinchiudermi talmente nel possibile da considerarlo reale: se dico "oggi ho visto Annibale!" e non è vero, ho dei problemi da curare in altra sede...
Ma se io mi trovo su MSN o su Facebook a chiacchierare con Annibale la mia chiacchierata con lui non è semplicemente "possibile", ma è "reale" (purchè io mi impegni ad essere me stesso su facebook e msn, ma anche se non fosse così, la mia chiacchierata sarebbe reale, benchè falsa). Questa chiacchierata "virtuale" è tale perché non coinvolge tutta la mia persona e rimanda ad una chiacchierata "attuale", in cui ci sarà questa totalità. Una chiacchierata "virtuale" è "reale", ma coinvolge parti diverse di realtà rispetto alla chiacchierata faccia a faccia (che può essere anche quella virtuale se io sono presente con il corpo, ma con la testa sto da un'altra parte...). Il rischio qui può essere quello di rimanere a questo livello di realtà che non è tutta la realtà (se io sto con i miei amici solo su Facebook ho anche in questo caso bisogno di una pedata...), ma pur sempre di realtà si tratta.
Allora niente paura di Facebook e chat (malintenzionati a parte che ci sono anche per strada, anzi per strada sono più pericolosi perchè "reali") se diventano un trampolino verso la realtà tutta intera. Da quando uso Facebook (e chat annessa, anche se raramente), le mie chiacchierate attuali e reali si sono moltiplicate. Se il virtuale diventa spinta e trampolino per il reale è una risorsa in più, l'importante è non ridurre la pascina al trampolino. Sarebbe come credere di saper nuotare per averlo letto su un libretto di istruzioni, ma non essersi mai tuffati nell'acqua alta da quel benedetto trampolino. C'è una bella differenza...

E poi gli adulti non stavano ore al telefono quando avevano l'età dei loro figli?
Forse che le chiacchierate al telefono non sono altrettanto virtuali?
Forse non ci sono genitori le cui chiacchierate con i figli a tavola sono solo virtuali?