Oggi ne ho partoriti 37. In due classi.
Li ho chiamati uno per uno, con il loro nome, come fossero figli. Ogni nome un volto e qualche secondo di silenzio, per cogliere dietro quello sguardo un mondo caotico e pieno di meraviglie. Un mondo che in qualche modo mi è affidato. Ogni classe è un mondo in miniatura e una promessa per il futuro. Un mondo di 37 abitanti è il mio mondo.
Sì erano lì difronte a me. Con i loro sguardi impauriti, le loro timidezze e paure da primo giorno di scuola. Con i loro sorrisi disarmanti e qualche amarezza nascosta nell'angolo dell'occhio.
Do loro cinque minuti per parlare con il loro vicino e poi li chiamo uno ad uno a presentare la persona che hanno appena conosciuto. Dell'altro esiste il nome, l'età, i fratelli/sorelle, il nome dei genitori, un animale domestico e qualche sport, magari anche qualche libro preferito. Loro sono quello che li circonda, così le loro domande. Ancora non pongono domande sul cuore profondo di una persona (cosa hai a cuore?), un po' perché è troppo presto - è solo il primo giorno - un po' perché non conoscono ancora tanto bene il loro di cuore.
Cresceranno, matureranno, scopriranno chi sono e che storia sono venuti a raccontare su questa terra. Una storia che nessuno al loro posto potrà raccontare e che noi grandi proveremo a incoraggiare (e non a scrivere al posto loro...).
Fra cinque anni saranno diverse le domande che sapranno porre agli altri.
E il segreto di questa età non è avere le risposte giuste, ma le domande giuste. E per questo c'è la scuola.
Questo è il mondo che mi è affidato. 37 sono gli abitanti. Proverò a prendermi cura di loro come fosse il mondo intero.
Li ho chiamati uno per uno, con il loro nome, come fossero figli. Ogni nome un volto e qualche secondo di silenzio, per cogliere dietro quello sguardo un mondo caotico e pieno di meraviglie. Un mondo che in qualche modo mi è affidato. Ogni classe è un mondo in miniatura e una promessa per il futuro. Un mondo di 37 abitanti è il mio mondo.
Sì erano lì difronte a me. Con i loro sguardi impauriti, le loro timidezze e paure da primo giorno di scuola. Con i loro sorrisi disarmanti e qualche amarezza nascosta nell'angolo dell'occhio.
Do loro cinque minuti per parlare con il loro vicino e poi li chiamo uno ad uno a presentare la persona che hanno appena conosciuto. Dell'altro esiste il nome, l'età, i fratelli/sorelle, il nome dei genitori, un animale domestico e qualche sport, magari anche qualche libro preferito. Loro sono quello che li circonda, così le loro domande. Ancora non pongono domande sul cuore profondo di una persona (cosa hai a cuore?), un po' perché è troppo presto - è solo il primo giorno - un po' perché non conoscono ancora tanto bene il loro di cuore.
Cresceranno, matureranno, scopriranno chi sono e che storia sono venuti a raccontare su questa terra. Una storia che nessuno al loro posto potrà raccontare e che noi grandi proveremo a incoraggiare (e non a scrivere al posto loro...).
Fra cinque anni saranno diverse le domande che sapranno porre agli altri.
E il segreto di questa età non è avere le risposte giuste, ma le domande giuste. E per questo c'è la scuola.
Questo è il mondo che mi è affidato. 37 sono gli abitanti. Proverò a prendermi cura di loro come fosse il mondo intero.