Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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venerdì 8 gennaio 2010

Chi è come loro



ps. ne sono sempre più convinto: chi è come loro entrerà.

mercoledì 16 dicembre 2009

Una potenza misteriosa

Quando si legge il IX capitolo dei Promessi Sposi ci si deve fermare sbigottiti, esausti, tramortiti della sofferenza di Gertrude, nella quale i ragazzi si identificano immediatamente, partecipandone i travagli emotivi adolescenziali.
C'è un momento che mi toglie il fiato ed è quando Manzoni descrive l'adolescenza in due righe da ricordare a memoria:  
"Tra queste deplorabili guerricciole con sé e con gli altri, aveva varcata la puerizia, e s'inoltrava in quell'età così critica, nella quale par che entri nell'animo quasi una potenza misteriosa, che solleva, adorna, rinvigorisce tutte l'inclinazioni, tutte l'idee, e qualche volta le trasforma, o le rivolge a un corso impreveduto"
Ecco io oggi volevo ringraziare Manzoni di avermi ricordato che non c'è un'età avvolta nel mistero più dell'adolescenza. Un mistero fascinoso e doloroso allo stesso tempo. Un mistero che si apre al bene, al vero, al bello come non era successo prima e come, forse, non accadrà più. Questa potenza misteriosa, che entra nel cuore di un bambino che diventa uomo, di una bambina che diventa donna, fa paura, sconvolge e turba. Essa è il richiamo potente della realtà e della vita.

Questa forza misteriosa che trasforma e indirizza verso "un corso impreveduto" rende i nostri alunni fragili e sgomenti.

A noi il compito di rassicurare e prestare la forza che a loro manca per essere pienamente se stessi e dire sì al richiamo della vita vera, buona, bella. Scelta la quale ogni sgomento tace.



domenica 28 giugno 2009

Di cigni e principesse

Ieri a cena da una coppia di cari amici. Meno che trentenni, con una splendida figlia.

Abbiamo letto ad alta voce la favola che il papà, avvocato rampante, ha scritto per la figlia in occasione del compleanno della piccola. Sì, il papà ha confezionato un libretto di poche pagine con una favola inventata, che ha come protagonisti una bambina e il suo papà in un'avventurosa ricerca su un'isola deserta.
Ho prestato voce e teatralità alla lettura. La bimba era ipnotizzata, irretita, spalancata alla storia che ascoltava per l'ennesima volta, ma da una voce diversa.

Il papà mi ha confidato che usa spesso le storie per educare la figlia. Là dove un discorso teorico non funziona, basta inventare una favola in cui c'è una bambina che ha un difetto che la figlia deve superare e farne vedere, narrativamente, gli effetti. Le conseguenze sono immediate: la bimba dalla mattina successiva si impegna a cambiare.

A tavola abbiamo poi giocato ad inventare una storia che a turno - papà, mamma, bimba e io - dovevamo portare avanti. Tra risate e un piatto e l'altro (buonissimi!) abbiamo raccontato una storia di coraggio, amore, pazienza, felicità. Insomma abbiamo inventato una storia con le domande fondamentali: quelle a cui da millenni non abbiamo risposta...

Nessuno troverà la favola da noi inventata su un qualche libro. Ma un giorno ci sarà una donna che ricorderà la favola della principessa trasformata in cigno da una strega invidiosa e salvata dal semplice contadino Federico: tanto semplice quanto generoso e audace, e depositario di un segreto che solo pochi possono permettersi di conoscere...

...come si trasformano i cigni in principesse da sposare.

venerdì 8 maggio 2009

Crock

Ospite a cena da amici. Giacomo fa la seconda elementare e ci tiene a farmi leggere una favola che ha inventato. Protagonista è la rana Crock che se ne va in giro con la sua BMW (nelle favole postmoderne questo è normale...), ma va a sbattere contro un grosso lucertolone. La paura per l'incidente e i danni riportati gettano Crock nella disperazione, facendolo diventare piccolo e blu (per la paura), ma proprio le sue lacrime si trasformano in ali capaci di volare e di riportarlo a casa, dove la mamma lo rende di nuovo verde e grande, pronto per una nuova avventura.

In miniatura questa è la vita. Ci si lancia all'avventura di un mondo promettente, ma il mondo ha le sue difficoltà, i suoi ostacoli. Affrontarli significa soffrire, piangere. Ma proprio quel dolore accettato, si trasforma in ali capaci di riportarci a casa, per ricominciare il viaggio della crescita.

Alla fine della cena Giacomo mi ha aiutato a spegnere le candeline su una torta di compleanno posticipato. Un altro anno si spegne, in un soffio, ma non cambierei niente del passato, neanche le lacrime, che mi hanno dato le ali per volare più in alto e per tornare a casa.

mercoledì 25 marzo 2009

Come la tv vede noi...

Un regista si è "divertito" a filmare i volti di alcuni bambini seduti davanti ad un programma televisivo. Le nostre reazioni sono simili quando stiamo davanti al computer?
Non lo so, so solo che questi volti mi preoccupano...


giovedì 19 marzo 2009

Coccodè???

Mamme colleghe parlano dei loro bimbi piccoli.
Collegadispagnolo
: "Il mio ripete sempre: "checcodè"...?"
Penso si tratti di una non inusuale imitazione del verso della gallina, uno dei tipici passatempi che i grandi impongono ai bambini sino a sfinirli, con conseguenze sull'identità del bambino che sono ancora tutte da verificare... soprattutto quando la richiesta è "come fa il pesce?". Si vedrà...
Poi però la mamma in questione spiega che il bimbo al momento ha una smodata curiosità per il nome dei colori delle cose e con una certa fatica sono riusciti a capire che non attribuiva il verso della gallina a qualsiasi cosa, animale o persona... ma semplicemente e sinteticamente chiedeva "che colore è?" (checcodè?).
Mi ha fatto pensare...
Quante volte invece di ascoltare una persona interpreto le sue parole e le inserisco in un giudizio previo (pre-giudizio...) che mi sono fatto: insomma sento quello che voglio sentire. Quanto spesso non riusciamo ad entrare in contatto con le persone, perchè cerchiamo solo conferme alle nostre idee su di loro e non ci lasciamo sorprendere.
Solo così la meravigliosa richiesta sul nome di un colore non rischia di diventare il verso di una gallina...

mercoledì 25 febbraio 2009

Lo strano caso di Ogni Uomo

Un film che vale la pena vedere. Un racconto di Fitzgerald che vale la pena leggere. Mi sono sempre chiesto - e la lunga malattia di mia nonna ha approfondito la domanda - se la vecchiaia non sia altro che una fregatura. In fondo anche il figlio di Dio fatto uomo, che dell'uomo ha sperimentato tutto, una cosa non l'ha vissuta: la vecchiaia.
A che serve la vecchiaia se è solo un periodo di rimpianto del passato?
Questo film me lo ha fatto intravedere.
La vecchiaia è come l'infanzia. Un periodo in cui sono gli altri a doversi prendere cura di te e tu avere la semplicità di farti "curare". Dopo l'ebbrezza della giovinezza e della maturità, in cui si pensa di fare qualcosa di grande al mondo arriva il momento di lasciarsi amare, che non è meno importante di amare.
Un mondo in cui ci si prende cura di bambini e vecchi è un mondo in cui vale la pena vivere.
Andate a vedere il film. Leggete il racconto.
Ancora una volta la buona letteratura regala occhi nuovi sul nonplusultra quotidiano.

giovedì 19 febbraio 2009

You Can't Take it with You

A cena da una famiglia di amici. Papà, mamma e 4 figli. In casa regna quella tipica disordinata-allegria-ordinata delle famiglie numerose e felici, come in quel meraviglioso film di Frank Capra che dà il titolo al post (in Italia "L'eterna illusione"). Papà e mamma accusano i segni della stanchezza di una giornata di lavoro. Ma sorridono. Sereni. Così sorridono le figlie. Un sorriso che conquista, anche la vecchia vicina di casa mezza cieca che le ha incontrate per strada. Il piccolo figlio finge di dormire e non appena sente un discorso che lo riguarda rientra in soggiorno ormai pigiamato e a piedi nudi, per poi fuggire a letto quando la mamma finge di alzarsi. Lei commenta "è come suo padre". La piccola tutta occhi e che quasi non parla (se non con gli occhi) va in giro per casa ascoltando canzoni dello zecchino e balla, balla, balla... Non mi stupisco al sentire che papà e mamma hanno da poco iniziato un corso di ballo: valzer, tango e cha-cha-cha...
Non c'è niente da fare, Aristotele aveva ragione. Ciò che l'uomo ama più di ogni altra cosa è imitare. E i figli ridono, ballano, ascoltano, lavorano, studiano, leggono... come e se lo fanno i genitori. E non c'è niente di meglio che imitare genitori felici!

mercoledì 4 febbraio 2009

Le età della vita

"Ho 22 anni. Ho raggiunto un buon titolo di studio, possiedo una macchina strafiga, sicurezza finanziaria, quante ragazze voglio, prestigio sociale, maggiore di quanto mi occorra. Adesso devo solo spiegarmi cosa significhi tutto questo".

"Ho 28 anni e un bambino. Vengo classificato come adulto, ma non mi riconosco come tale e non mi sento coinvolto nel mondo degli adulti. Ho difficoltà ad appropriarmi di questa dimensione. Per me, gli adulti sono i miei genitori. Sono in contraddizione con me stesso: interiormente mi sento come un bambino o un adolescente, con angosce terribili, ma all’esterno sono già un adulto e vengo considerato tale sul lavoro. Nella società nulla ci aiuta a diventare adulti".

(testimonianze tratte dal libro Alla ricerca di un senso per la vita dello psichiatra V.Frankl)

***

Da 0 a 10 anni giochiamo a vivere.
Da 10 a 20 scopriamo perché e per chi viviamo.
Da 20 a 30 proviamo ad accettare quello che abbiamo scoperto e ci mettiamo a realizzarlo per il resto della vita.

Vedo la prima decade prolungarsi pericolosamente lungo la seconda e persino la terza.
Cosa sta succedendo?

lunedì 26 gennaio 2009

Fantastico!

Così dicono spesso i miei alunni di fronte a qualcosa che li appassiona (in questo momento le prove per il musical a cui alcuni di loro stanno partecipando). "Fantastico!", un aggettivo magico, che nasconde una dimensione profonda: la scoperta (o la riscoperta) di qualcosa di nuovo e di ricco, capace di appassionare. Tutto merito della fantasia (fantastico!). Infatti l'immaginazione è quel "poco" di poeta, di bimbo e di pazzo che ci portiamo dentro; la misteriosa capacità di risvegliare ciò che sembra addormentato, inerte, piatto. La capacità di giocare con un bastone credendolo un'astronave, per poi un giorno costruirla... La capacità di cogliere il mistero nascosto in ogni cosa, la capacità di sentire cantare le cose nella loro pienezza e promessa di futuro. La capacità che gli antichi scambiavano per una pazzia ispirata da qualche dio...
Senza immaginazione è infatti impossibile cogliere il mistero delle cose, che poi forse è la loro parte più importante. Forse per carenza di immaginazione si può eliminare un bambino nel seno della madre o uccidere un uomo ritenendolo inferiore per i motivi più pittoreschi. Forse per carenza di immaginazione si può distruggere impunemente il creato per fini irresponsabilmente produttivi. Forse per carenza di immaginazione si può ritenere il grande fratello e natale a rio ciò che la gente vuole. Forse per carenza di immaginazione abbiamo smesso di dire "fantastico!", come i miei stupendi quattordicenni. Tutte le grandi scoperte sono figlie dell'immaginazione, e un'epoca senza immaginazione - ma così tante immagini - è una contraddizione che io non mi so spiegare.

***
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
(E.Montale)

mercoledì 7 gennaio 2009

Grazie al cielo!

Nevica da due giorni (la foto lo dimostra...). Le macchine sono pandori ambulanti. Le strade deserti freddi, tracciati da Suv che, per la prima volta, trovano una ragion d’essere che non sia la volontà di potenza. Gli alberi piegati dal dolce carico fioriscono in un'apoteosi di fiocchi bianchi come fiori di ciliegio. Prof 2.0 guarda il cellulare da quando si è svegliato e spera che arrivi il fatidico messaggio: la scuola è chiusa. Nulla.
La gente per strada è più buona, a differenza di quando finiscono le feste. Sarà la neve che rende tutto e tutti più immacolati, con il suo legare misteriosamente terra e cielo, come la pioggia non sa fare. La scuola è semideserta. Tanti hanno rinunciato, tanti non ce l’hanno fatta ad arrivare. I pochi alunni sopravvissuti si sentono in vacanza. Prof 2.0 li rimprovera per questo loro atteggiamento fancazzista nevaiolo. Cosa dovrebbe mai cambiare un po’ di vapore acqueo condensato che copre tutto nascondendo il grigio e rendendolo meraviglioso e aggraziato? Già. Cosa? Ipocrita. Prof 2.0 ipocrita! Tu che avevi aspettato lo stesso messaggio che aspettavano loro. E tu sei un adulto! E non solo tu. I tuoi colleghi, anche quelli insospettabili, ti confidano che speravano nello stesso messaggio... Tutti uguali: prof e alunni, questi sinceri i primi no... Tutti presi dalla smania del bianco. Trascorrono le ore di lezione in modo più piacevole e disimpegnato, dato il numero di assenti. Quando Prof 2.0 esce da scuola ammira lo spettacolo più bello: i bambini della materna giocano con le maestre nel cortile della scuola a palle di neve. Loro sono gli unici che hanno capito. Noi adulti abbiamo fatto anche oggi il nostro stupido dovere.
Sembra che domani e dopodomani la scuola resti chiusa.
Non siamo ipocriti: grazie al cielo!

martedì 6 gennaio 2009

Befana

Un regalo per i vostri bambini e per il bambino che c'è dentro di voi. Auguri!

lunedì 5 gennaio 2009

In principio era la fiducia

Quando parlo dei miei alunni sento spesso la fatidica frase che bolla gli adolescenti di oggi come irresponsabili, cioè letteralmente "persone incapaci di rispondere" (dal latino respondere). E sono solito rispondere che l'adolescenza è proprio l'età in cui il bambino uscendo dal suo egocentrismo magico comincia a percepire il mondo e a rispondergli. Il punto quindi è se nel mondo l'adolescente trova persone che lo aiutino a dare risposte, prima ancora che a farsene carico.
Come si fa questo? Io ho trovato solo una ricetta: la fiducia.
Tutte le volte che ripongo la mia fiducia nella capacità che ogni persona ha di fare ciò che è buono e bello, quella persona si mostra realmente capace di ciò che è buono e bello. La fiducia ha quasi un potere creativo: trasforma la persona in cui è riposta in una persona degna di fiducia e questo la rende responsabile. In poche parole la fiducia è dare del tu alle persone. Ma un tu reale. Solo se do del tu ad una persona risveglio in lei la capacità di rispondere. In un clima di sfiducia l'altro non è un tu, ma un quello, un anonimo della massa. Non ci si aspetta che risponda, perché non si crede neanche che esista e sia capace di qualcosa di buono e bello...

Tutte le volte che do questa fiducia ad un alunno, anche debole, risponde.
Tutte le volte che i genitori danno questa fiducia al figlio, risponde.
Tutte le volte che qualcuno mi dà fiducia, rispondo.
Non la paura, non l'imposizione, non la minaccia rendono responsabili.
Solo la fiducia.
***
Il libro di cui vedete la copertina ne parla sotto forma di romanzo spassoso e paradossale.
Per chi fosse interessato al tema lo consiglio.

giovedì 25 dicembre 2008

Incubo di Natale

Natale 2008. Dio decise di dare una controllatina alla terra per capire lo stato della storia universale. La situazione era precaria: gente che lo ignorava da un lato, gente che non faceva altro che chiedergli cose dall'altro. Nessuno più voleva Lui e basta. Volle allora fare un gesto straordinario e tornare a incarnarsi. La cosa migliore da fare sembrò nascere in televisione. Tutti amavano, credevano, speravano nelle persone della televisione. E Dio che voleva essere amato, creduto, sperato dagli uomini scelse la televisione. Suo padre doveva essere della famiglia di Davide. Scelse David. David Beckham: bello, prestante, dagli addominali scolpiti. Come madre scelse Veronica Ciccone, che si faceva chiamare già Madonna e quindi andava benissimo. Bella anche lei grazie ai prodigi del trucco: in tv il tempo non passa, come nella vita eterna. Inoltre si era appena separata da suo marito quindi risultava libera, anche se non proprio "like a vergin". Milioni di profeti della pubblicità ne annunciarono la venuta prossima su tutti gli schermi. Un evento mai visto e assolutamente da non perdere. Si manifestò sotto l'aspetto di un perfetto single, già maturo e affascinante. Chioma brizzolata, fisico perfetto, un bicchiere di martini con del ghiaccio, scarpe nere Prada, abito nero Armani, profumato di Dolce&Gabbana, occhi neri magnetici, da dio. Era veramente un dio da lasciare annichiliti gli uomini. E tutti volevano vederlo, toccarlo, avere un autografo, comparire in televisione con lui: stare con lui. E la televisione era diventato il nuovo paradiso: tutti volevano andarci e rimanerci per sempre, perché c'era Dio. Dio era finalmente famoso e finalmente Dio sarebbe stato amato, creduto, sperato. Come un vero divo (che poi significa divino). Peccato non averci pensato prima...

Quando mi sveglio da questo incubo il calore di un presepe brilla in un angolo della mia stanza. La televisione è irrimediabilmente spenta: non c'è proprio. E Dio è un bimbo. Il bimbo non ha pannolini prada o armani; non è uno scapolo d'oro da lasciare il fiato corto; papà e mamma sono un falegname e una ragazza semplice; devono insegnargli tutto: a camminare, a leggere, a scrivere, a mangiare composto. Attorno a lui c'è qualche animale e dei pastori che odorano di pecora e di bosco. Il Dio dalla vita indistruttibile, fuori dal tempo, misterioso creatore e signore del cielo e della terra è veramente alla portata di tutti: un bimbo in balia delle mani - delicate o ruvide - degli uomini. E così ancora oggi, 25 dicembre, posso prendere in braccio Dio. E mentre lo faccio scopro che è Lui a tenere me in braccio. E per questo spero e credo in lui. E per questo lo amo. E per questo voglio stare per sempre in Paradiso con Lui.


***
Auguri di cuore a tutti. Per un Natale volto all'essenziale: Dio e l'amore per gli altri.
Ci ritroviamo da queste parti il 31 dicembre.
Adesso c'è bisogno di silenzio.

lunedì 22 dicembre 2008

Se rinasco...

...faccio questo!


domenica 30 novembre 2008

Libri contagiosi

In questo periodo di dilagante influenza che metterà a letto - così dicono - almeno sette milioni di italiani, mi è venuto in mente che ci sono libri contagiosi come l'influenza. Un libro che non riesco a non regalare è forse il libro più bello che abbia letto negli ultimi cinque anni. Un libro di 90 pagine e quindi - secondo la matematica della lettura - da un'ora e mezza circa. Un libro capace di conquistare lettori di tutte le età: alunni, genitori, amici. Nessuno che sia rimasto deluso. Costa solo cinque euro e se potessi lo regalerei come biglietto di auguri di natale a tutti i miei amici. La mia copia l'ho regalata almeno 15 volte... Un libro contagioso. Non arriverà a sette milioni di contagiati, ma voglio contribuire a contagiare questa bellezza. In sole 90 pagine, 5 euro e 100 minuti troverete un prodigioso manuale per chi ha fame e sete di realtà, con leggerezza, ironia, buon umore e qualche lacrima, dovuta.

***
"Mi interessa la poesia che parla di grandi questioni, questioni di vita e di morte, sì, e la questione di come stare al mondo" (R.Carver)

venerdì 31 ottobre 2008

Per chi ha paura del buio

Perché riempi il vuoto di paure?
Perché riempi il futuro di ciò che più temi?

Da bambino riempivi il buio di mostri, di assassini, di ladri.
Da grande riempi il futuro di altri mostri, assassini e ladri.
Mostri, assassini e ladri: irreali come il loro contenitore.

Come allora la soluzione è una presenza amica che accenda la luce e ti aiuti a guardare sotto il letto per scoprire che non c'è nulla. Ma diversamente da allora non sai chiedere aiuto con la semplicità del bambino che hai dimenticato di essere stato.


Il segreto per sconfiggere i mostri è essere in due.

lunedì 20 ottobre 2008

A mio padre (per il suo compleanno)

Mi hai lanciato in aria che ero bambino e ho capito che volevo volare. E quando la gravità ha pesato sul mio volo ho capito che cadere è inevitabile e volare doloroso. Ma tutte le volte che il mio cadere trovava riparo tra le tue braccia scoprivo che il dolore mi avvicinava a me stesso. E io bambino gridavo entusiasta: ancora, ancora!
Non so se perché era più dolce cadere tra le tue braccia o volare. E tutta la vita è questa incertezza.

Un giorno mi avrai lanciato così in alto nel cielo che sarà, io spero, un altro Padre, lo stesso Padre, ad abbracciare la mia caduta verso l'alto.

giovedì 9 ottobre 2008

Il mondo in una foglia (autunnale)

A proposito del "cuore piccolo" del post precedente. Ieri parlavo con un amico, padre di tre figli meravigliosi. Mi racconta che quella mattina la sua bimba di quasi 4 anni, colpita dalla quantità di foglie rosse e gialle, che tappezzavano il marciapiede dopo una notte di vento e pioggia, gli chiede: perché le foglie cadono?
Il papà comincia a spiegarle cosa è l'autunno: il freddo, il vento, la pioggia, il cielo nuvoloso... La bimba guarda fisso il cielo descritto dal papà con quel nome così poco concreto: "autunno". Poi si fa pensierosa e indicando un angolo di cielo sopra i palazzi, in cui le nubi si diradano e l'azzurro fa capolino, chiede preoccupata: Ma è autunno anche lì?

Mi sono tornati così alla memoria (antologicamente...) tre passi che le foglie le hanno regalate al mondo, riempendole del segreto dell'esistenza.

"O magnanimo Tidide, perché chiedi la stirpe?
Come è la stirpe delle foglie, così è anche quella degli uomini.
Le foglie, alcune il vento ne versa a terra, altre il bosco
in rigoglio ne genera, quando giunge la stagione della primavera:
così una stirpe di uomini nasce, un'altra s'estingue"
Iliade, VI, 145-149
Le foglie cadono, cadono come da lungi,
come se giardini lontani avvizzissero nei cieli;
cadono con gesto di rifiuto.
E nelle notti cade
la terra pesante
da tutte le stelle nella solitudine.
Noi tutti cadiamo. Questa mano cade.

E guarda gli altri: è così in tutti.

Eppure c'è Uno che senza fine dolcemente

tiene questo cadere nelle sue mani.

R.M.Rilke, Autunno
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie.
G. Ungaretti, Soldati

Artisti e bambini hanno il cuore piccolo. Voglio essere come loro.

mercoledì 8 ottobre 2008

Un cuore piccolo

Mi diverto a sondare lo stupore dei miei alunni di fronte ai racconti mitici primordiali. Il Caos, Gaia, Urano, Crono... e le loro vicende violente, incomprensibili, straordinarie, inquietanti. E mi chiedo perché facciamo così fatica ad accettare simili racconti, per quanto "fantastici" siano. Racconti che cercano di spiegare la meraviglia della realtà e che danno contezza di ciò che nella natura sfugge al nostro controllo e non è stato fatto da noi.

Dove sono finite tutte le cose che l'uomo non ha fatto con le sue mani? Perché non riusciamo più a vederle? Dove è finito il loro mistero, capace di provocare racconti su racconti? Perché il cielo è solo il luogo delle previsioni per i nostri weekend e la terra il materasso dei nostri giochi? Perché non riusciamo più a vedere le stagioni? Perché non stupiamo più di fronte al miracolo del giorno e la notte? Perché il cielo stellato è ormai solo una scenografia o un effetto speciale? Perché un albero non è più un miracolo?

Perché siamo distratti. Perché abbiamo il cuore troppo grasso (quasi obeso), ingombro, come una soffitta abbandonata, duro, come ciò che ha perso vita.

In cinese prestare attenzione si dice ‘fare il cuore piccolo’ dove piccolo non vuol dire meschino o oppresso, ma piuttosto capace di fare spazio ed accogliere in sé le dimensioni più sottili della realtà.

I bambini hanno il cuore piccolo.
Gli artisti hanno il cuore piccolo.
I felici hanno il cuore piccolo.

Io vorrei un cuore piccolo, per gioire ogni giorno del quotidianissimo spettacolo che mi sto perdendo.

ps. continuate a rispondere all'inchiesta del post precedente...