Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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giovedì 24 dicembre 2009

I primi passi di Dio

La  sera del 24 dicembre di almeno duemila anni fa Dio si affacciò sul balcone delle stelle per sentire il polso al mondo e lo trovò piuttosto debole, pallido, esangue. Dovunque posasse i suoi polpastrelli trovava la ruvidezza di volti corrucciati, seri e stanchi. Poi ad un tratto toccò una casa e dentro dei sorrisi: un bambino avanzava i suoi primi passi nudi e, attorno a lui, tutti ridevano e avevano gli sguardi pieni di quella promessa che è la vita per chi comincia a camminare.
Allora per la prima volta Dio, geloso, cedette ad una tentazione: volle diventare come quel bambino.
Anche lui mosse i suoi primi passi nudi sul pavimento accidentato di quel mondo così ruvido e lo cambiò in sorrisi, come solo i bambini riescono a fare.

Natale è insegnare a questo Dio, così follemente bisognoso dell'uomo, a camminare per le strade belle e feroci di questo mondo.

Auguri di Santo Natale a tutti

domenica 20 dicembre 2009

Zibaldino domenicale

«Nella musica degli U2 ci sono cattedrali e strade. Le strade conducono alle cattedrali e mentre ci cammini ti senti nervoso, come se qualcuno ti seguisse. Se ti volti non c’è nessuno. Poi finalmente entri nelle cattedrali e solo allora capisci che c’era davvero qualcuno che ti seguiva: Dio»
Paul David Hewson, alias Bono Vox

mercoledì 16 dicembre 2009

Una potenza misteriosa

Quando si legge il IX capitolo dei Promessi Sposi ci si deve fermare sbigottiti, esausti, tramortiti della sofferenza di Gertrude, nella quale i ragazzi si identificano immediatamente, partecipandone i travagli emotivi adolescenziali.
C'è un momento che mi toglie il fiato ed è quando Manzoni descrive l'adolescenza in due righe da ricordare a memoria:  
"Tra queste deplorabili guerricciole con sé e con gli altri, aveva varcata la puerizia, e s'inoltrava in quell'età così critica, nella quale par che entri nell'animo quasi una potenza misteriosa, che solleva, adorna, rinvigorisce tutte l'inclinazioni, tutte l'idee, e qualche volta le trasforma, o le rivolge a un corso impreveduto"
Ecco io oggi volevo ringraziare Manzoni di avermi ricordato che non c'è un'età avvolta nel mistero più dell'adolescenza. Un mistero fascinoso e doloroso allo stesso tempo. Un mistero che si apre al bene, al vero, al bello come non era successo prima e come, forse, non accadrà più. Questa potenza misteriosa, che entra nel cuore di un bambino che diventa uomo, di una bambina che diventa donna, fa paura, sconvolge e turba. Essa è il richiamo potente della realtà e della vita.

Questa forza misteriosa che trasforma e indirizza verso "un corso impreveduto" rende i nostri alunni fragili e sgomenti.

A noi il compito di rassicurare e prestare la forza che a loro manca per essere pienamente se stessi e dire sì al richiamo della vita vera, buona, bella. Scelta la quale ogni sgomento tace.



giovedì 10 dicembre 2009

Requiem per la metafora


La maledetta antologia che mi sono ritrovato, perchè adottata da chi mi ha preceduto, dedica alla metafora soltanto un box all'interno della tabella delle figure retoriche di significato, quasi al pari dell'ipallage e della litote.

Reso furioso più di Orlando da questa povertà mi sono vendicato con una lezione intera sulla metafora, in cui ho metaforizzato me stesso trasformandomi nell'amante colmo di desiderio verso questa leggiadra fanciulla.

La metafora non è una figura retorica di significato a cui dedicare qualche centimetro quadrato. La metafora è un amore. La metafora è un modo di stare al mondo. Senza le metafore saremmo muti, non avremmo parole, non avremmo umanità. Il mondo sarebbe fatto solo di superfici e non di corrispondenze. Il mistero sarebbe esiliato e con esso ogni nostra scoperta.

Senza metafore nessuno potrebbe spezzarci il cuore o entrarci dentro, nessuna sedia avrebbe gambe per fuggire, nessuno sguardo nasconderebbe il cielo, nessun pensiero volerebbe, nessuno occhio sarebbe una stella o viceversa, nessun narciso uno splendido adolescente vago di sè fino allo struggimento, nessun'eco una innamorata delusa sino a rimanere solo voce, nessuna bottiglia avrebbe il collo, nessuno avrebbe un diavolo per capello, nessun rospo potrebbe essere trasformato in un principe azzurro al bacio della sua bella e nessuna bella sarebbe imprigionata in un castello in attesa del suo principe azzurro, nessun vento soffierebbe, nessun cuore sarebbe tenero, nessun sorriso brillerebbe provocandoci la pelle d'oca...

Certo forse non ci sarebbero neanche cuori freddi e aridi come gli autori della mia antologia...

mercoledì 9 dicembre 2009

La vita è una passeggiata... 2

A completamento del post precedente...


martedì 8 dicembre 2009

La vita è una passeggiata... 1

Mio nipote ha da poco imparato a camminare. Una svolta nella sua incontenibile fame di esplorare il mondo e nell'apprensione degli adulti che cercano di tenerlo d'occhio. Ci sono momenti in cui sparisce e non si riesce più a trovarlo, per scovarlo poi nascosto in una angolo buio, in silenzio, a scoprire le cose con lo sguardo di Adamo.

Mio padre sta imparando di nuovo a camminare. Dopo l'operazione alla testa del femore è costretto ad una riabilitazione in ospedale di circa un mese. Per ora deve accontentarsi di un girello, come quello che usava mio nipote fino a poco tempo fa, da domani - sembra - potrà usare le stampelle. A poco a poco si aggira anche lui per il mondo ristretto dell'ospedale e parla con le persone intrecciando amicizie. Anche lui impara - o meglio reimpara - a camminare ed esplora e scopre le cose con lo sguardo di Adamo.

Per scoprire il mondo e le persone bisogna camminare, a qualsiasi età, di generazione in generazione. Il nostro modo di camminare è una sintesi perfetta di come stiamo al mondo.
Telemaco cammina, Ulisse cammina, Enea cammina, Dante cammina... Tre quarti dei cantanti nei loro video-clip camminano...

La vita è solo il quotidiano diario di una passeggiata.

Chi si accontenta del divano davanti alla tv ne lascia le pagine bianche...

***
"Un'ora dopo erano sulla strada. Lui spingeva il carrello e avevano entrambi uno zaino in spalla. Negli zaini c'erano le cose essenziali... Poi si incamminarono  sull'asfalto in una luce di piombo strusciando i piedi nella cenere, l'uno il mondo intero dell'altro".
C.McCarthy, La strada, p.5

sabato 5 dicembre 2009

Primi regali di Natale

Ho la fortuna di lavorare in una scuola in cui i prof oltre che colleghi sono anche amici.
Così ho ricevuto due regali che mi hanno riempito di gioia:

La versione tascabile della Divina Commedia della Hoepli che sta comodamente nella tasca della giacca e risolve ineguagliabilmente il problema dell'avere sempre un libro con sè e Il mago dei Numeri di H.M. Enzensberger, un interessante saggio-favola che aiuta ad appassionarsi alla matematica e che la mia collega fa leggere ai ragazzi durante la vacanze natalizie.

I due doni erano accompagnati rispettivamente da queste dediche:

"Un dono piccolo, piccolo, ma Totale, insondabile e inestimabile... come la passione che anima i nostri scambi letterari" ;

"e -1=0" 
che sembra essere la formula matematica capace di dimostrare l'esistenza di un Dio trascendente.

La scuola che non si vede, la scuola che nessuno racconta è così: gente che condivide passioni con altra gente, senza chiudersi nel recinto ristretto della propria aula o materia.

mercoledì 2 dicembre 2009

Traduzioni postmoderne

Cominciano le fanta-traduzioni dei miei alunni:

"In tabula non solo Marci libri, sed etiam Gaiae calami sunt"
Sul tavolo non ci sono soltanto i libri di Marco, ma anche le canne di Gaia.

Ormai sulle scrivanie degli alunni le penne sono sostituite dalla marijuana.
Però Marco almeno ci ha provato a studiare, prima di lasciarsi tentare da Gaia...

lunedì 30 novembre 2009

Battaglie

Se un uomo fa violenza, anche solo verbalmente, ad una donna ci si indigna e si è pronti a raccogliere firme per far cadere i governi.
Se un uomo fa violenza fisicamente su una donna al grande fratello, tutti lo guardano e sono pronti a fare crescere lo share.
Qualcosa non va.
Sono stufo di veder rubare le emozioni dei miei alunni da adulti senza passioni e senza idee, che confondono la realtà con il reality.
Per questo entro in classe tutti i giorni armato di libri per la mia donchisciottesca battaglia in difesa della bellezza.
Per questo scrivo parole con l'illusione che possano servire a fare detonare tutto il dolore compresso nel cuore di chi non ha più il coraggio o la forza di ribellarsi alla bruttezza che avvelena il cuore.
Io credo ancora nella bellezza e nel potere della parola.
Forse non serve a nulla, ma io di vita ne ho una sola e non ci rinuncio.
***
"A mio padre devo la vita, al mio maestro una vita che vale la pena essere vissuta"
Alessandro Magno

giovedì 26 novembre 2009

Incubi o sogni?

Stanotte Prof 2.0 ha sognato di dover affrontare ancora l'esame di maturità classica e per di più con un compito di matematica al posto del tema di italiano... Quando mi sono svegliato di soprassalto erano le cinque di mattina e il mondo era ancora al suo posto per fortuna. La maturità l'avevo presa e la matematica restava un'incognita relegata alla ribellione dell'inconscio notturno. Per fortuna.

A scuola, poco più tardi, un'alunna si avvicina e mi dice:
Prof ho sognato di fare il compito di latino.
Un incubo?
No, no, anzi! Era un sogno bellissimo!
E come mai?
Sapevo tradurre!

Incubi o sogni che siano, la metà delle nostre paure e aspirazioni vengono dalla scuola...

mercoledì 25 novembre 2009

Segreti professionali...

Un collega di storia, amico di nuove avventure scolastiche, mi ferma in corridoio con fare carbonaro e soddisfatto:
- Oggi ho fatto una cosa!?
Mi immagino già qualche straordinario approfondimento o invenzione didattica e attendo il racconto con impazienza, sollecitato dal suo atteggiamento cospiratore:
- Cosa, cosa?
Dopo una pausa studiata mi dice con un sorriso:
- Oggi... ho fatto lezione.

domenica 22 novembre 2009

Zibaldino domenicale

Mentre prendevano nota dell'occhio di Grisa, il responsabile del carcere d'isolamento, reso allegro dalla situazione, non riuscì a non ridacchiare.
"Quello un braccio, quest'altro una gamba, un orecchio, la schiena, e questo qui: un occhio. Stiamo raccogliendo tutto le parti del corpo. E tu che hai?".
"Tu cosa ci dai? L'anima?"
"No" dissi. "L'anima non ve la do".

V.Salamov, I racconti della Kolyma, Adelphi p.470

giovedì 19 novembre 2009

Vitadaprof

Prof finalmente oggi pomeriggio posso giocare alla play!
E come mai?
Perché domani non abbiamo le sue materie...

***
Prof può suggerirmi un libro da leggere, ho finito quello che ci aveva assegnato!

***
Mentre spiego alcuni aspetti della vita di Manzoni, con l'ausilio di ritratti dell'autore.
Prof ma lei è uguale a Manzoni!

***

Prof lei ci disprezza!
Non è vero!
Sì prof, quando l'angolo destro della bocca si inarca verso l'alto...
Davvero?
Sì, è appena successo.
...

***
Prof lei dovrebbe leggere meno poesia... e guardare più spesso il grande fratello!

martedì 17 novembre 2009

Problema

A scuola si studiano I promessi sposi e La divina commedia.

I ragazzi odiano queste due opere.

E' un problema delle opere, della scuola o dei ragazzi?


domenica 15 novembre 2009

Immaturità

La quasi totalità delle incomprensioni con gli adolescenti deriva dalla dimenticanza. Dimentichiamo che le risposte raggiunte da adulti sono un risultato: il risultato di un processo che ha avuto inizio proprio nell'età di chi ci sta di fronte. E chissà quanta vita, dolore e lotta per raggiungere quel risultato. Poi però quando abbiamo le risposte, paradossalmente dimentichiamo tutta questa vita, dolore e lotta. Come uno che dimenticasse il sudore, l'acqua e il lavoro richiesti, perché l'albero che ha piantato anni prima producesse la mela che sta addentando adesso.
Chi ci sta di fronte allora diventa stupido.
Ma non è più stupido dire al seme contenuto nella mela che stiamo mangiando:
"Sei un immaturo!" ?

La verità è una storia, non un'istantanea.
Educare è ricordare.

venerdì 13 novembre 2009

Lavagne

A scuola si scrive con il gesso a dimostrazione del fatto che tutto ciò che insegniamo è polvere destinata ad essere cancellata (quasi) subito.
Come scrivere sulla sabbia. O nel vento.
Altrove bisogna scrivere.
Nei cuori: dove ciò che si scrive resta indelebile.
Sono quelle le lezioni che ricordo nitidamente, quelle in cui il mio cuore è diventato una lavagna.
Lì non arriva nessun cancellino.

domenica 8 novembre 2009

La musica nel cuore

Dedicato ai miei genitori che oggi compiono 44 anni di matrimonio.
A loro devo quello che so, ho e sono. Grazie!

sabato 7 novembre 2009

Stelle da supermercato


Sembra che adesso si possa comprare una stella per 200-300 euro e regalarla, con il suo nome, alla propria amata con tanto di certificato. Quando me lo hanno raccontato, mi sono documentato:  è vero, ci sono agenzie che fanno questo servizio.
L'amore romantico è il più grande affare economico della storia.
Ma il vero romantico sa che non è con i soldi che si comprano le stelle e quindi l'amore: ma con il desiderio.
"La vedi quella stella, lì in alto, quella che brilla cambiando colore?"
"Sì"
"Te la regalo: perché ti somiglia"
Il desiderio compra tutto. I soldi no.
E solo chi ci ama veramente accetta il nostro amore per quello che vorrebbe essere e non solo per quello che è, anche se a volte quello che è contraddice quello che vorrebbe essere.

giovedì 5 novembre 2009

Coerenza

Scusami Gesù, se ti togliamo dai muri. Ma è solo coerenza.
Fra poco ti scrosteremo anche dalla volta della Sistina e dall'abside della Cattedrale di Monreale, anche se sembri così bello. Ma la bellezza non è compatibile con la coerenza.
Aiutaci ora ad essere coerenti, Gesù.
Toglieremo le vacanze di Natale e quelle di Pasqua. Il ponte dei morti e quello dell'Immacolata.
Andremo a scuola tutti i giorni, anche la domenica, per dimenticarci che la tua Resurrezione ci consente di dormire fino a mezzogiorno una volta alla settimana e di mangiare un dolce, senza avere ragioni particolari per festeggiare.
Ti togliamo dai muri, perchè non solo ci offendi, ma sei diventato insignificante.
Liberiamo i nostri muri, finalmente!
E riempiamo i nostri palinsesti di grandi fratelli, perché tu di fraterno non hai più niente col tuo startene lì in croce senza fare nulla.

mercoledì 4 novembre 2009

AAA

Cercasi rifugio per prof affaticato.

Prezzi modici, buona cucina, vista mare.

lunedì 2 novembre 2009

Ai miei colleghi

Ecco alcuni passi di una bellissima lettera che una giovane docente ha scritto recentemente alla sua professoressa del liceo, dimostrando che tutto quello che seminiamo prima o poi darà frutto... Anche dopo 20 anni!

Cara professoressa X,    
       si ricorda di me? Sono Y.Z., sono stata sua alunna presso il Liceo Scientifico di *** se non ricordo male nell’anno ’88-’89.
Ho recuperato il suo indirizzo cercando in Internet: sapevo che spesso gli insegnanti figurano nelle pagine del sito della propria scuola nell’orario ricevimento e speravo di trovarla.
Se l’ho cercata è perché stamattina mi è successo un fatto curioso: ero in sala professori… ebbene sì! Appunto, anche io sono diventata professoressa di lettere! Già allora lo desideravo e lo progettavo, ne era al corrente?
Stamattina dunque avevo con me il libro di storia del Liceo in modo da approfondire la lezione; in questi anni avevo sempre usato quello di mia sorella, quando ne avevo bisogno, forse per questo non mi è mai capitata sotto mano la pagina che ho fotocopiato e che le invio. La guardi: è l’ultimo foglio di questa lettera. Fatto? Allora? Che effetto le fa? Non ricordavo più di averla ritratta; appena ho visto quello schizzo ho trovato divertente inviarglielo. E’ incredibile come passa il tempo, vero? Stamattina stavo preparando per i miei alunni quella pagina che vent’anni fa lei ha preparato per noi.       
Volevo gettare un ponte sopra il tempo.
A volte pare di avere bisogno di un messaggio dal passato per dare senso alle cose del presente ed ora so che da professori spesso non si vedono germogliare i semi che si piantano, che spesso si ha bisogno di un messaggero che ritorni a raccontarci, che ci dica che a qualcosa è servito. Eccomi qui. 
Io la ritraevo durante la lezione. Forse questo significa che non ero sempre concentrata sui concetti storici, ma probabilmente significa anche che per me lei era un punto di riferimento.      
Ricordo una verifica di Kafka in cui mi aveva dato 9; l’avevo preparata sul Guglielmino di quinta Liceo e quel voto mi aveva insegnato ad andare a fondo, a capire la letteratura, a cercare testi più approfonditi di quelli in uso. Ricordo che soffrivo di insonnia e un giorno avevo appoggiato la testa sul banco, lei girava tra di noi, avevo chiuso gli occhi e lei col libro aveva fatto la prova se fossi sveglia, facendo ridere la classe (anch’io avevo riso, non credo di aver mai più ceduto alla stanchezza in pubblico…). Ricordo un mio commento alla vigna di Renzo, anche quello apprezzato da lei, e che mi aveva insegnato il piacere dell’interpretazione critica di un testo letterario. Ricordo un’interrogazione di storia ben preparata e, in attesa del mio turno, durante l’interrogazione del compagno, ripreparata dal punto di vista formale-lessicale: 8 e mezzo, che mi aveva insegnato come la forma valorizzi il contenuto e come valga la pena di approfondire ulteriormente una preparazione già ritenuta buona.  
Ecco, torno per raccontarle alcuni semi che hanno dato i loro frutti, così, se lavorare a volte è difficile, potrà cercare qui un po’ di energia: dopo tutto, il nostro è un bellissimo lavoro, non è vero?   

Con affetto

martedì 27 ottobre 2009

Ma tu mi credi?


"Vede prof il problema non è avere qualcuno che mi ascolti. Se chiedo loro di parlare, mia madre mi ascolta, mio padre mi ascolta.
Il problema è avere qualcuno che mi creda"

Così oggi un ragazzo.

lunedì 26 ottobre 2009

Personaggi


Prof 2.0 si chiede se i suoi personaggi paghino regolarmente l'affitto o se gli abitino dentro a sbafo...

domenica 25 ottobre 2009

Zibaldino domenicale

"Ed ecco un’altra cosa che può sembrare strana, ma che è vera: nella trincea quotidiana in cui si svolge l’esistenza degli adulti non c’è posto per una cosa come l’ateismo. Non è possibile non adorare qualche cosa. Tutti credono.

La sola scelta che abbiamo è su che cosa adorare. E forse la più convincente ragione per scegliere qualche sorta di dio o una cosa di tipo spirituale da adorare è che praticamente qualsiasi altra cosa in cui crederete finirà per mangiarvi vivo.

Se adorerete il denaro o le cose, se a queste cose affiderete il vero significato della vita, allora vi sembrerà di non averne mai abbastanza. È questa la verità.

Adorate il vostro corpo e la bellezza e l’attrazione sessuale e vi sentirete sempre brutti. E quando i segni del tempo e dell’età si cominceranno a mostrare, voi morirete un milione di volte prima che abbiano ragione di voi.

Adorate il potere, e finirete per sentirvi deboli e impauriti, e avrete bisogno di avere sempre più potere sugli altri per rendervi insensibili alle vostre proprie paure.

Adorate il vostro intelletto, cercate di essere considerati intelligenti, e finirete per sentirvi stupidi, degli impostori, sempre sul punto di essere scoperti [...]"

David Foster Wallace, Questa è l'acqua, Einaudi

sabato 24 ottobre 2009

Effetti collaterali

Così mi ha detto un amico:

Non c'è niente di meglio della fede per godersi la vita.

Ti godi le cose per quello che sono: mezzi; e quindi ne puoi fare a meno quando vogliono o quando vuoi. E se le perdi è per riaverle poi.
Ti godi le persone per quello che sono: persone; e quindi le ami come fossero Dio. E se le perdi e per riaverle poi.
Ti godi te stesso per quello che sei: una creatura; e quindi una fragilità riempita dalle forze di un Padre. E se ti perdi o ti sembra di esserti perduto e per riaverti, prima o poi.

E quando tu, le persone, le cose finiranno, ad aspettarti dietro la porta buia ci sarà Chi ti stava aspettando, per farti scoprire, a braccia aperte, che eri solo nell'anticamera della bellezza, della felicità, dell'amore.

E lì non c'è più niente da perdere.

giovedì 22 ottobre 2009

Irriverenza

L'Odissea comincia ad entrare nel sangue dei miei ragazzi di prima.

Il segno?

L'irriverenza.

Pisistrato diventa un incontinente Pipìstrato.
Essere un "procio" si trasforma in un appellativo per colui che scrocca la merenda di qualcun altro.
Ma quel che è peggio è quando il prof viene paragonato a Nestore, perché, come tutti vecchi, parla troppo...

Calvino diceva che i classici sono un rumore di fondo che accompagna il nostro muoverci nel mondo. Aveva ragione; e spesso l'irriverenza che li attualizza liberamente e non li idolatra, come fossero divinità, ne è il segno migliore.

lunedì 19 ottobre 2009

La Baia del Silenzio

La Baia del Silenzio non è un posto dove ambientare una favola, perché è una favola essa stessa: un piccolo gioiello di mare e sabbia incastonato tra le coste liguri di una cittadina nota come Sestri.

Seduto sulla sabbia puoi sorseggiare il tuo cappuccino, sapientemente preparato da un personaggio omerico: Angelo, il gestore del Bistrò che si affaccia sulla spiaggia. Angelo è un narratore naturale, che quando rientra in barca dalle sue scorribande di pesca esclama: "il mare è ricchezza". Per lui ricchezza è la moglie, della quale parla come fosse perfetta. Per lui ricchezza sono i tre figli, dei quali parla come fossero perle preziose.

La Baia del Silenzio è uno di quei rari posti in cui il silenzio diventa percepibile.

Ci sono cose che diamo per scontate, ma sono le più importanti, solo che raramente diventano percepibili: l'aria e il silenzio. Nell'aria galleggiamo e respiriamo; nel silenzio pronunciamo parole sensate.

La Baia del Silenzio rende percepibile il dato di partenza: il silenzio. Senza silenzio non c'è parola che tenga. La stoffa delle cose è talmente evidente che non la vediamo più. In principio era il verbo, è vero; ma prima del principio del tempo, assolutamente prima, fuori dal tempo, era un silenzio meraviglioso, che preparava la parola.

Come due innamorati che si fissano e al loro silenzio non va aggiunto altro.

La tazzina di destra, quella dietro al libro, è la mia.
Era piena di silenzio. L'ho bevuto tutto.

venerdì 16 ottobre 2009

Il prof torna alunno

Prof 2.0 si ritira per un week-end di pace in località segreta. Porta con sé le prime 100 pagine (di 250) del romanzo rivedute e corrette dagli editor di Mondadori. Ha bisogno di pace non solo per concentrarsi sulle possibili modifiche da fare, ma per ritornare alunno...

Dai tempi del liceo non gli capitava che qualcuno gli correggesse la punteggiatura.

Dopo questo week-end avrà più misericordia per i suoi alunni...

giovedì 15 ottobre 2009

I prof sono come l'acqua

La sostanza della scuola sono i professori.

Aristotelicamente la sostanza è ciò che fa sì che una cosa sia ciò che è: l'essenza.
Detto in altre parole la sostanza dell'albero è ciò che fa sì che un melo, un pero, un ciliegio, una quercia e una sequoia siano alberi, benché abbiano aspetti (accidenti) che li differenziano ai nostri occhi.
La sostanza della scuola (pubblica, privata, pubblica-non-statale, straniera...) sono i professori, al plurale. La scuola è scuola per la relazione tra i professori.
Ve lo dimostro:

1) Oggi sono stato a pranzo con un collega di filosofia e storia con il quale vogliamo costruire un progetto che porti a insegnare al triennio filosofia e letteratura di pari passo, passando attraverso il cinema. E mi ha anche offerto la pizza.

2) Oggi ho preso un tè con una collega americana con la quale abbiamo indetto "il tè inglese". Non perché il tè lo sia, essendo lei americana e il locale milanese, ma perché facciamo un'ora di "conversation in english", mentre sorbiamo un tè, che le offro io (almeno quello...). La "conversation" è aperta a tutti i colleghi che desiderino unirsi per sgranchire la loro "fluency".

Relazioni in cui ciascuno dona all'altro quello di cui l'altro ha bisogno: gratuitamente (anche la pizza o il tè).

La sostanza della scuola sono i professori, o meglio, la qualità delle loro relazioni, dalla quale scaturisce il tono di ogni altra relazione: con gli alunni e con i genitori.
Altrimenti non c'è scuola, ma gente che si trova più o meno nei medesimi orari tra le stesse mura.

I prof sono come l'acqua: una relazione. Nessuno si è mai dissetato con un atomo di ossigeno e due di idrogeno separati...

martedì 13 ottobre 2009

Epica scolastica

Quando alle 14 suona la campana, loro escono.
Tu rimani solo in aula, con l'eco dei loro saluti tintinnanti che ancora rotolano contro le pareti.
Arrivederci prof!
Qualche segno sul registro per relegare la burocrazia a ciò che si merita: il tempo di recupero.
I banchi sono vuoti, scomposti quel tanto che basta a farli sentire ancora vivi della vita indomita di chi li ha occupati per sei ore.
Tu li guardi: sineddoche di un altro giorno di scuola finito, come lo sono i remi inerti per la nave.
C'è silenzio. Un silenzio riempito da un'eco profonda, che rimbomba quasi più forte delle loro voci, delle loro risa, delle loro paure.
Un'aula vuota subito dopo le lezioni non appartiene all'elegia. Non ha malinconia.
Appartiene al genere epico. Quel che resta in aula sono i segni di una vittoria.
Una battaglia è stata vinta, ma la guerra è ancora lunga.
La scuola è epos, come l'Iliade e l'Odissea.

domenica 11 ottobre 2009

Validation

venerdì 9 ottobre 2009

Scrittura è avventura

Per un anno ho "massacrato" i miei alunni con la scrittura. Sarà perché più della metà delle cose che so su di me, le ho scoperte scrivendo e quindi credo nella scrittura come avventura e non come compito. Sarà perché correggere i temi è l'operazione più lunga e noiosa che la storia ricordi e quindi volevo leggere testi che mi colpissero, interessassero, stupissero. Comunque sia, vale ciò che diceva la scrittrice americana Flannery O'Connor: se non ti stupisci nel rileggere quello che hai scritto, non stupirai mai nessuno con quello che scrivi. Così forse i miei ragazzi di V ginnasio si sono abituati a lasciarsi stupire dalla loro scrittura e quindi da loro stessi. E io partecipo al loro stupore in questo piovoso pomeriggio di temi da correggere:

"L'infinito esiste e c'è in ogni parola di questa poesia: cercata, smussata, rifinita, sofferta, poi pronta per essere oggetto. Il poeta è questo un artigiano di lettere e versi e respiri: Ungaretti lascia sospesa nell'aria la prima strofa, come un grido perso nel vento a cui dà risposta nei versi successivi, dopo averlo lasciato attendere, per vedere se resterà in ascolto"

"Ho le lacrime che scendono dal viso e cadono su quei fogli riguardanti una vita (una raccolta di poesie ndr). Per paura di rovinarli li ho chiusi e appoggiati a terra. Sul retro vi è una scritta: A te Edda, che tu possa vivere con me questi momenti, perché questi sono quelli veri, quelli che vengono dal cuore del cuore"

"Molto spesso questa rubrica si è occupata di grandi poeti italiani; più recentemente di poeti stranieri. Vorrei ora sottoporre ai signori lettori una poesia del primo novecento americano, scritta dal poeta L.F."

"I Promessi Sposi sono così, nascondono una melodia che ti entra in testa e ti trascina con dolcezza sino alla fine del romanzo"

"Per me il desiderio di Manzoni è capire il mistero del cuore umano, come mai un uomo agisce in un certo modo e da cosa vengano influenzate le sue scelte, poiché è molto affascinato da questo e vuole saperne di più. Tutti ci chiediamo ciò, ma Manzoni arriva al cuore del mistero"

"Forse sarà perchè ci sono stato più di una volta in quella zona, però quando la descrive mi sembra di essere veramente dentro il racconto: mi sembra di vedere il lago e i riflessi delle montagne e delle nuvole nelle sue acque, mi sembra di camminare per la stradicciola insieme a don Abbondio e di provare le sue stesse sensazioni quando incontra i bravi"


"Nonostante il fatto che questo libro sia 'vecchio', tratta di argomenti e personaggi che non hanno tempo. Anche oggi abbiamo sempre un fifone che tiene solo a salvare la propria vita come don Abbondio, o qualcuno che cerca di sembrare potente, quando in verità non vale nulla, come don Rodrigo"

mercoledì 7 ottobre 2009

Tardi, ma non troppo

Ieri ho partecipato alla presentazione di un libro ("Antonia Pozzi e la montagna") di un caro amico. Avevo in qualche modo contribuito alla versione definitiva dello scritto, che racconta la vicenda di Antonia Pozzi, la giovane poetessa italiana, apprezzatissima da Montale, morta suicida al culmine di una forte depressione nel 1938 a 26 anni. In un passo del diario che l'autore ha letto Antonia scrive:

"E questo terrore: mi perdo, non mi ritroverò, non mi riguadagnerò più. Piccole cose mi scalpellano, miserie mi corrodono. Quanto bene vorrei volere e non c'è nessuno e se qualcuno venisse, ormai è forse troppo tardi..."

Quando ho sentito quel "troppo tardi" il cuore mi ha tremato di paura e di lacrime: "troppo tardi". Mi ha tormentato quel "troppo tardi", desiderio infinito di "voler voler bene" non accolto, inevaso, fino alla disperazione ultima.
Però a poco a poco quel "troppo tardi" ha fatto riaffiorare nel lago della memoria un altro tardi, simile e opposto, che mi sono andato a rileggere:

"Tardi ti ho amato, Bellezza tanto antica, eppure tanto nuova. Tardi ti ho amato.
Sì, perché tu eri dentro di me; io invece ero fuori e lì ti cercavo.
Tu eri con me e io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le cose da te create, che sarebbero inesistenti, se non esistessero in te". (S.Agostino, Confessioni, X, 27, 38)

Nel mondo delle apparenze spesso si fa troppo tardi, solo al centro del cuore c'è un luogo dove non è mai troppo tardi, anche se "fuori" tardi si è fatto. Quel luogo, in qualche modo, è fuori dal tempo, perché non è al tempo che appartiene. Lì, nascosto, inabissato, sotto strati di urgenze e complicazioni, tutto si unifica e si semplifica. Lì non è mai troppo tardi per nessuno.
Mai.

domenica 4 ottobre 2009

Zibaldino domenicale

Frammenti settimanali che frammenti non sono:


"Dio mio! Un minuto intero di beatitudine! E' forse poco per colmare tutta la vita di un uomo?"
F.Dostoevskij, Le notti bianche

"E tu che avresti potuto essermi strappato dalla morte, ahi,
neppure dalla morte potrai essermi strappato"
Ovidio, Metamorfosi, IV, 152-153

"Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra - che già viviamo - e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi"
C.Pavese, Il mestiere di vivere

giovedì 1 ottobre 2009

Odissea ad alta voce

Nella nuova classe abbiamo cominciato oggi la lettura integrale e a più voci dell'Odissea.
Non finisco mai di stupirmi di fronte alla selva di domande, che il poema suscita nei cuori e nelle menti di un gruppo di quattordicenni, cresciuti a mulinobianco e ipod.
E niente vale quanto la mano alzata alla fine della lettura del primo libro, dopo aver appena lasciato Telemaco, che non riesce ad addormentarsi per la eccessiva emozione del viaggio di ricerca del padre che sta per intraprendere.
Timoroso Prof 2.0 dà la parola a quella mano alzata, in attesa della tipica reazione da incontinenza che solo i classici sanno suscitare con tale violenza ("Posso andare al bagno?").
E invece no!
Timida la voce si fa strada, temendo la reazione dei compagni:
"Possiamo leggere anche il secondo libro?".

Purtroppo ti devo dire di no, mano alzata, ma non sai cosa darei per continuare.

lunedì 28 settembre 2009

Domanda

Perché hai reso la bellezza pezzi di un puzzle e li hai sparsi e nascosti in cima a una montagna, tra le onde del mare aperto, a pagina 543 di un libro che ne ha più di mille, al giorno 1234 di un'amicizia?

domenica 27 settembre 2009

D è D

Ho sempre amato Dostoievskij, da quando lessi Delitto e castigo nell'estate tra quarto e quinto ginnasio. D è verticale, abissale. Scava fino alla roccia viva del cuore, oltre la quale non si può andare senza essere già nell'aldilà. Non capivo tutto, a tratti mi annoiavo, ma toccavo il mistero. Non capivo niente, ma mi attirava, come la vertigine del mistero. D mi faceva capire che l'uomo è un mistero, me lo faceva toccare, quando ancora dell'uomo non capivo molto. In ogni sua riga pulsa la vita, la vita vera e ti si squaderna davanti quel "guazzabuglio del cuore umano" come lo chiama Manzoni, senza moralismo, senza paura dell'oscuro.
D scrisse (in contemporanea con Delitto e Castigo) Il giocatore, uno dei punti di riferimento della sua narrativa, per pagare dei debiti che aveva contratto proprio per il vizio del gioco d'azzardo. Lo scrisse dettandolo a colei che sarebbe diventata la sua fidanzata (al contrario di quanto accade nel romanzo, in cui il gioco distrugge la vita del protagonista e il suo grande amore). D è D perché non c'è una riga, una pagina che non gli siano costate vita e che dalla vita non sgorghino.
La scrittura prepara ai fatti, ci mette in dialogo con quei personaggi che ci portiamo dentro e che dobbiamo o vogliamo imparare a conoscere, guardare in faccia senza paura, scongiurare, comprendere, abbracciare, redimere...

***
"...si apra al mondo esteriore e alle sollecitazioni che le giungono dall'esterno almeno in qualche misura. La vita esteriore, la vita reale fa straordinariamente evolvere la nostra natura umana ed è proprio quella che ci offre materiale per vivere" (F.Dostoevskij, Lettera)

venerdì 25 settembre 2009

Letture

Consiglio caldamente questo libretto dello stesso autore di "Non è un paese per vecchi" e "La strada", che, in poco più di un centinaio di pagine, senza paura affronta il problema centrale dell'esistenza umana: perché vale la pena vivere?

NERO: Metti che Gesù ti parlasse, tu che fai?

BIANCO: Perché? Pensa che mi potrebbe parlare?

NERO: No, non credo. Ma io che ne so.

BIANCO: Non sono abbastanza virtuoso.

NERO: No, professore. Non c'entra niente. Non si tratta di essere virtuosi. Si tratta di stare zitti. Non è che posso mettermi nei panni del Signore, ma l'esperienza mi porta a credere che lui parla a quelli che l'ascoltano. E non c'entra un accidente se sono virtuosi o no.

C.McCarthy, Sunset Limited, Einaudi 2008, p.91.

***

«Tutto ciò che non riguarda la vita o la morte non è interessante» (C.McCarthy)

giovedì 24 settembre 2009

Avvicinare il segreto che è in noi...

Dedicato ai miei alunni di V ginnasio:

mercoledì 23 settembre 2009

Applausi

Che battaglia oggi: leggere ad alta voce le poesie scritte dai ragazzi!
In un mondo che mette in piazza - gridandole - emozioni false, condividere scoperte ed emozioni quotidiane sembra difficilissimo. Ci si vergogna di sè e non di quello che guardiamo in tv.

Ma poi l'applauso degli altri dopo la lettura di ognuna delle poesie è scaturito spontaneo. Qualcuno (la cui opera non era stata ancora letta) ha proposto di applaudire ad ogni poesia, onde evitare di sentirsi morire, senza quell'applauso... Che paura non essere accettati in ciò che si ha di più profondo. Che paura, a quindici anni.

Ma per fortuna le parole sincere svelano mondi che spesso restano nascosti sotto le maschere o i ceroni che la vita di tutti i giorni o la paura ci impongono. E di fronte a queste scoperte non resta che applaudire, come credo un giorno faremo quando sapremo la verità. Applaudiremo.

Oggi in classe le scorze si sono ammorbidite.
Qualche maschera è volata via.
E' diminuita la paura di essere se stessi.
Applausi.

lunedì 21 settembre 2009

Ri-letture

«Se gli uomini non affogano» chiese la sirenetta «possono vivere per sempre? Non muoiono come facciamo noi, nel mare?».
«Certo» rispose la vecchia. «Anche loro devono morire e la lunghezza della loro vita è più breve della nostra. Noi possiamo arrivare fino a trecento anni, quando però non viviamo più diventiamo schiuma dell'acqua, non abbiamo una tomba tra i nostri cari; non abbiamo un'anima immortale e non vivremo mai più: siamo come le verdi canne che, una volta tagliate, non rinverdiscono! Gli uomini invece hanno un'anima che continua a vivere, vive anche dopo che il corpo è diventato terra; sale attraverso l'aria fino alle stelle lucenti! Come noi saliamo per il mare e vediamo la terra degli uomini, così loro salgono fino a luoghi bellissimi e sconosciuti, che noi non potremo mai vedere!».
«Perché non abbiamo un'anima immortale?» chiese la sirenetta tutta triste «io darei cento degli anni che devo ancora vivere per essere un solo giorno come gli uomini e poi abitare nel mondo celeste!».
«Non devi neanche pensare queste cose!» esclamò la vecchia. «Noi siamo molto più felici e stiamo certo meglio degli uomini».
«Allora io devo morire e diventare schiuma del mare e non sentire più la musica delle onde, o vedere i bei fiori e il sole rosso! Non posso fare proprio nulla per ottenere un'anima immortale?».
«No» rispose la vecchia. «Solo se un uomo ti amasse più di suo padre e di sua madre, e tu fossi l'unico suo pensiero e il solo oggetto del suo amore, e se un prete mettesse la sua mano nella tua con un giuramento di fedeltà eterna; solo allora la sua anima entrerebbe nel tuo corpo e tu riceveresti parte della felicità degli uomini. Egli ti darebbe un'anima, conservando sempre la propria».
La Sirenetta - H.C.Andersen

Decisamente nelle favole c'è molta più realtà di quanto si possa immaginare. Se solo non smettessimo di leggerle... E di crederci.

giovedì 17 settembre 2009

Necrologio

La poesia è ufficialmente morta. L'ho capito oggi in classe lavorando con i miei ragazzi su cosa credono che essa sia.
Generazioni di professori l'hanno ammazzata. E forse anche qualche poeta...
L'hanno sostituita con la critica alla poesia.
L'hanno resa astrusa, lontana, bizantina.
La poesia non è caviale, la poesia è la cosa più quotidiana che io conosca.
La poesia non è un abito da sera, ma un paio di jeans.
La poesia è la luce in fondo al tunnel e il buio dentro il tunnel.
La poesia è ciò che esiste tra le righe.
La poesia è il gioco più serio che io conosca.
La poesia non vale nulla e perciò non ha prezzo.
La poesia è la ghigliottina dei luoghi comuni.
La poesia è il vero soggetto della grande prosa.
La poesia è il borseggiatore della realtà.
La poesia non è fatta di parole, ma di cose. Di parole divenute cose.
Della poesia non si parla, si fa esperienza.
La poesia è pensare con la pelle.
La poesia non si critica, si impara a memoria.

La poesia è un mistero e per questo oggi non è di casa.

martedì 15 settembre 2009

Un gigante mingherlino

Padre Puglisi insegnava religione nella mia scuola, ma non era mio prof. Lo vedevo spesso, con il suo clergyman nero. Faceva effetto: un sacerdote vestito da sacerdote. Minuto, con i suoi radi capelli bianchi e un sorriso pacifico. Ti guardava negli occhi, dentro agli occhi, e sorrideva. Con quel sorriso ti voleva bene, come sa fare chi ti sorride con il sorriso di Dio. Questo è il ricordo che ne ho. Ero liceale. Mi chiedevo cosa potesse mai fare un sacerdote così minuto con un branco di liceali della scuola pubblica, per lo più lontani da Dio. Mi immaginavo che se lo sbranassero in classe.

Solo dopo ho scoperto che era un gigante di fede e coraggio, capace di cambiare la vita delle persone anche le più difficili. E pagò con la vita il 15 settembre del 1993.

Avevo solo 16 anni, ma fu chiarissimo, quando non lo vidi più per i corridoi della scuola, che il testimone era passato a noi.
Adesso toccava a noi sorridere in quel modo.

"Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici"
Così hanno scritto sulla sua tomba.

lunedì 14 settembre 2009

Primo giorno di scuola

Ancora forse non ci credevo, ma oggi, quando sono entrato in classe e li ho rivisti, per me è diventata lampante, come un dono improvviso, una verità che avevo sentito tante volte, ma che in quel momento mi è entrata nella pelle, dritta fino al cuore: "ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi piccoli, lo avete fatto a me" (Mt 25,40).

Da qui non si torna più indietro.

domenica 13 settembre 2009

Vademecum per prof giovani

Domani si comincia.

Ho titolato il post prof giovani e non giovani prof non perché io sia un prof anziano con ansie da prestazione giovanilista in cerca di un viagra didattico. Sono effettivamente giovane, tanto più che in Italia ogni anno la longevità aumenta di tre mesi e siamo arrivati a medie di 84-85 anni e a pensionamenti, di conseguenza sempre più avanzati. Ho titolato così perché la giovinezza è una condizione dello spirito e non semplicemente biologica. Ci sono colleghi sessantenni a scuola che si bevono noi ragazzini imberbi (ci facciamo la barba due o tre volte a settimana) per esperienza e gioventù interiore. Quindi non sono l’ultimo dei sessantottini postmoderni che vuole cacciare "i vecchi" della scuola affibbiando a loro tutte le colpe di cui già li vessa abbondantemente la nostra società ipergiovanilista. Insomma il post non è per giovani prof ma per prof giovani qualunque sia la loro età. Giovane vuol dire “nuovo”, ma non come lo si intende oggi. Nuovo oggi vuol dire “ultimo modello”, il più recente, che solo per questo motivo è migliore del precedente. No. I giovani prof non sono migliori di quelli della generazione precedente perché sanno usare facebook o perché estraggono dalle orecchie gli auricolari dell’ipod prima di entrare in classe. Qui intendo giovane come “sempre nuovo”, cioè ciò che non invecchia, cioè ciò che sa dare sempre qualcosa di nuovo e scoprire qualcosa di nuovo. Dante è giovane. Shakespeare è giovane. Omero è giovane. Eppure di secoli sulle spalle ne hanno. Moccia tra 50 anni sarà vecchio e decrepito e dopo soli due o tre anni già accusa le prime rughe... Non avrà più altro da dare se non quello che ha dato subito, come le canzoni dell’estate. Le ascoltiamo centinaia di volte, ma l’anno dopo ci fanno pena. Ecco quindi prof giovane, parlo a te, a te che non hai rinunciato ad essere nuovo, a dare sempre qualcosa di più ai tuoi alunni, a te che non fai mai la stessa lezione anche se è la stessa da 5 o da 50 anni, a te che il pomeriggio studi e leggi per scoprire cose nuove, a te che hai di fronte ragazzi sempre diversi e quindi non puoi dire mai le stesse cose, a te che sei costretto da quei giovani a rinascere ogni giorno. A te che hai spiegato Dante negli anni '70 e non avevi bisogno di spiegare cosa fosse la teologia, a te che lo hai spiegato negli '80 e non lo potevi dare più per scontato, a te che lo hai spiegato nei '90 e non ricordavi bene cosa fosse, a te che lo hai spiegato negli anni '10 del nuovo millennio e hai usato wikipedia per scoprirlo, a te che lo spiegherai negli anni '20 di questo stesso secolo e non so cosa ti aspetta.

A te che sei giovane e diventi giovane, a te io auguro un buon inizio di anno scolastico.

venerdì 11 settembre 2009

Aggiornamento...

Due giorni di intenso aggiornamento didattico mi hanno tenuto lontano dal computer. Ho imparato un milione di cose che non saprò mai fare. Così sono giunto a frustranti conclusioni:

Per fare l'insegnante devi essere psicologo.
Per fare l'insegnante devi essere sociologo.
Per fare l'insegnante devi essere pedagogo.
Per fare l'insegnante devi essere comunicatore.
Per fare l'insegnante devi essere creativo.
Per fare l'insegnante devi essere più bravo di Dio.

Dato che tutto questo è impossibile mi accontenterò di due o tre cose più alla portata:
- conoscere e studiare la mia materia
- provare a voler bene ai miei alunni, uno per uno e tutti insieme
- farmi aiutare dai miei colleghi e aiutarli

mercoledì 9 settembre 2009

Invidie, gelosie, paure...?

E' sorprendente quanto lavoro si possa risparmiare collaborando per poco più di mezz'ora con dei colleghi della stessa materia in classi parallele. Eravamo in tre ed avevamo bisogno di 3 idee. Ne è balenata - manco a farlo apposta - una a ciascuno, e le abbiamo messe in comune, in un crescendo di entusiasmo superiore a quello che ciascuno aveva per la propria idea di partenza.

Se è così proficuo collaborare perché si resiste tanto? Perché tanta fatica a mettere in comune talenti e interessi? Qual è il principio di opposizione a qualcosa che semplifica il lavoro, lo rende più ricco e appassionante?

Invidie, gelosie, paure...?

lunedì 7 settembre 2009

Su una panchina di Londra

Capita di sedersi in un luogo in cui nessuno ti conosce, lontano dalla tua città.
Capita in questi casi, a sapere ascoltare, di sentirsi nuovi.
Ascoltare il grado zero di sé, senza sovrastrutture.
Capita in modo direttamente proporzionale alla distanza dai luoghi d'origine, dove si attenuano - quasi sino a sparire - gli schemi consueti per interpretare gli altri e il mondo, anche se gli altri parlano ai tavoli dei bar come in tutto il resto del mondo.
E puoi essere il più strano di tutti: non attiri l'attenzione, perché non sai cosa è strano.
E puoi essere il più normale di tutti: non attiri l'attenzione, perché non sai cosa è normale.
Chi sei tu al grado zero?
Rischi di scoprirlo solo se ti decentri.
Ricordati però che quello è l'innesco, poi tocca a te, dentro di te.
Per questo viaggi nei luoghi, nei libri, negli occhi degli altri, ma questo non basta.
Viaggiare è la forma più raffinatamente materialista della vita spirituale. Quel che oggi a molti resta per entrare in dialogo con sé stessi e quindi per trascendersi.
Cambiano cielo, non anima, quelli che corrono di là dal mare.

Che gioia potersi sedere su questa panchina tutti giorni, almeno mezz'ora...

domenica 6 settembre 2009

Zibaldino domenicale

"Credo che l'incapacità di guardare tranquillamente in faccia la rovina della propria vita esteriore e farsene carico sia la conseguenza di un difetto di prospettiva rispetto alla vita eterna" (Edith Stein)
F.Salvarani, Edith Stein, Ares 2009, p.37

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"La perfezione è sempre ad un gradino dalla perfezione"
P.Maurensig, La variante di Luneburg, Adelphi 2008, p.101

***

"Per altro, prosegue, dolori e imbrogli della qualità e della forza di quelli che abbiam raccontati, non ce ne furon più per la nostra buona gente: fu, da quel punto in poi, una vita delle più tranquille, delle più felici, delle più invidiabili; di maniera che, se ve l'avessi a raccontare, vi seccherebbe a morte"
A.Manzoni, I promessi sposi, Mondadori 2009, p.644

sabato 5 settembre 2009

Il più bello che abbia mai letto...

Caro prof,
leggevo il mio nuovo miglior amico: il signor "Il conte di Montecristo" e arrivato quasi alla fine credo proprio che questo sia il libro più bello che abbia mai letto. E se non ci fosse stato lei io non avrei mai avuto il coraggio di leggerlo. Quindi la ringrazio moltissimo per questo regalo che lei mi ha fatto. Come dice il retro del libro ''Il conte di Montecristo'' ha tutto!

Così una mail di alunno quindicenne entusiasta di una lettura estiva tutt'altro che facile (quasi 1000 pagine).
Sembra proprio che la barbarie di cui tutti si lamentano non sia dappertutto... Sembra che basti un po' di coraggio e di fiducia da parte degli adulti!


venerdì 4 settembre 2009

Creativi o furbi?

Nella versione di greco dell'esame di riparazione c'era una frase che diceva: "gli Ateniesi si prendevano cura dell'arte poetica", che un alunno ha tradotto: "gli Ateniesi si occupavano della produttività". Il termine (poietikos) può indicare entrambe le cose: il fare poetico per i Greci è un vero e proprio fare. L'ho trovata una traduzione interessante, indipendentemente dalla sfumatura tipicamente "lumbard".
Infatti senza la creatività una società non può essere veramente produttiva: la crisi economica in cui versiamo è la conseguenza della sostituzione della creatività (il raggiungimento di un bene che va a beneficio di tutti) con la furberia (il raggiungimento di un bene individuale che va a scapito degli altri). Gli artisti contemporanei ne sono i principali responsabili, prima ancora che i manager. Guardate le foto della biennale...

Mi limito ad esempi nel mio campo.
Un alunno è e diventa creativo quando traduce, è furbo quando scarica la traduzione.
Un prof è e diventa creativo quando prepara la lezione, è furbo quando legge dal testo sul momento.

Propongo un ritorno alla creatività (che richiede più tempo e sforzo ma ci regala la Sistina) e un abbandono della furberia (che ci regala "la merda d'artista"), per essere - in questi tempi nostri, così furbastri- tutti un po' più "poetici" e quindi un po' più "produttivi".

giovedì 3 settembre 2009

Fratello-Happydays Birthday

Fratello-happydays oggi fa il compleanno.
Quando è nato io non c'ero: ci volevano ancora 11 anni.
E oggi lo voglio ringraziare per quegli 11 anni e ciò che contengono:

La fatica di essere il primogenito.
La fatica di essere un apripista.
La fatica di crescere altri 5 fratelli.
La fatica di dare il buon esempio.
La fatica di essere il più responsabile.
La fatica di essere il primo esperimento educativo.
La fatica delle battaglie fatte e risparmiate agli altri fratelli.

Se diventi santo ti propongo come patrono dei primogeniti!