Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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venerdì 29 maggio 2009

Gente-metropolitana

La metropolitana di Shit City è un luogo dove la vita pulsa e un po' anche puzza, ma la vita è così pulsa e puzza allo stesso tempo. Capita di vedere un giovane papà con il bimbo di 5 mesi incollato alla pancia con una di queste fasce portabimbi modello canguro e un intero vagone che partecipa ai sorrisi del bimbo e ai racconti del giovane papà sulla sveglia alle 5 di mattina e sulla gioia di sudare a causa di quel bambino incollato alla pancia, quasi che lo volesse gestare anche lui. E capita anche di sbirciare nei libri che leggono gli altri persi tra una pagina della Yourcenar e una di Pennac, con i volti che si trasformano come si guardassero allo specchio, manifestando inconsapevoli: sorrisi, incertezze, meraviglie, tristezze...
C'è anche chi ascolta musica e muove la testa, la gamba, il piede noncurante del ritmo del treno e dei fischi dei freni e dei messaggi nelle stazioni. C'è chi rilegge sms e sorride o chi li compone e sorride. Chi dorme perchè ha lavorato e chi dorme perchè non ha lavorato. Chi parla perchè è amico, fidanzato o marito. Chi si trucca perchè è in ritardo, chi si strucca perchè qualcun altro è arrivato in ritardo o non è arrivato per niente. C'è chi ha i sacchi della spesa e chi ha un cane e gli parla del mondo che vede o che non vede. C'è chi spinge, chi osserva famelico, chi si guarda nel riflesso del vetro tra un buio e l'altro alla ricerca dell'immagine da regalare alla luce. E qualcuno ogni tanto accompagna il ritmo della vita con una fisarmonica stonata.
Decisamente la metropolitana è piena di persone reali e viaggiarci dentro fa bene a fuggire dal reality in cui vogliono ingabbiarci.

giovedì 28 maggio 2009

La scuola che non si vede

Da una mail ricevuta da una collega:

...l'altro giorno una primina delle medie ha portato i cannoli fatti dal padre per spiegare la Sicilia: 30 cannoli e dolcetti mandati dalla nonna e regalati ai compagni! Stanno crescendo un sacco e vedo che funziona da morire il credere in loro e far sentire, accanto all'essere autorevoli e presenti, l'affetto per loro. Da aprile mi sono impegnata a che, accanto alle osservazioni di qualcosa che era andato effettivamente male, ci fosse almeno una nota positiva di ciò che invece era stato un traguardo raggiunto o un cammino in fieri...

C'è una scuola che cresce e non si vede. La scuola che tutti vogliono: genitori, professori, alunni. Una scuola senza ideologia, violenza e scandali. Una scuola fatta di persone al servizio e in collaborazione con altre persone. Una scuola che non si vede in tv e sui giornali. Perché si sa lì non si parla della realtà...
Ma quella scuola c'è. Io la vedo crescere.

mercoledì 27 maggio 2009

Notti bianche

Era una notte incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo simile potessero vivere uomini irascibili ed irosi. Gentile lettore, anche questa è una domanda proprio da giovani, molto da giovani, ma che il Signore la ispiri più spesso all'anima!

F.Dostoevskij, Le notti bianche

***
Se guardassimo più spesso il cielo albergheremmo nel cuore giovani domande.
Ma il cielo è diventato il luogo delle previsioni del tempo ed è solo questo che gli chiediamo.
Guarda il cielo solo chi spegne la luce e i suoi derivati.
Guarda il cielo solo chi è innamorato.

martedì 26 maggio 2009

Lacrime di fine anno

Un'alunna rientrando in classe dopo essere andata al bagno dice con malcelato cinismo:
- In questo periodo il bagno è pieno di gente che piange.
Chiedo:
- Come mai?
Risponde:
- Sono quelli che si sono giocati la sufficienza con un compito o un'interrogazione andati male.

In questo periodo i bagni si riempiono di alunni affranti per i loro fallimenti.
E la vita è anche questo: il succo non è non cadere, ma rialzarsi dopo essere caduti.

Come?

- Capendo dove si è sbagliato: il segreto è non puntare l'indice contro qualcuno o qualcosa incolpandola al posto nostro (prof, materia, clima, cavallette...), ma prendendosi le proprie responsabilità e andando a caccia di nuove risorse o correttivi;
- Facendosi aiutare a rialzarsi: non avere paura di chiedere aiuto (o l'orgoglio di non farlo);
- Aiutando a rialzarsi: i deboli hanno ancora più bisogno di aiuto.

lunedì 25 maggio 2009

Consigli di mamma

"A colui che attende giunge ciò che attendeva, ma a chi spera capita ciò che non sperava".
Mamma E.R.

Più che di felicità, oggi abbiamo bisogno di speranza.
La speranza è la qualità imprescindibile per una vita 2.0.

domenica 24 maggio 2009

A me questo basta

Ieri (oggi) sono rimasto a parlare con un amico su una panchina di Shit City fino a tarda notte.
L'aria era tutta orecchie. L'erba del parco silenziosa e quasi profumata. Le voci della gente si erano nascoste da qualche parte nella via lattea. Il tempo non si è fermato, si è semplicemente messo da parte, per tre o quatto ore.
Sono momenti in cui le persone diventano trasparenti.
E la solitudine dei numeri primi sembra solo un'eccezione e non la regola di questo nostro mondo così affollato e così solitario allo stesso tempo.
Non mi pentirò mai di perdere il sonno per due categorie: le persone e i libri (che sono persone).
Un anticipo del paradiso che si affaccia su questa terra sotto forma di vita vera.
A me questo basta.

venerdì 22 maggio 2009

Gratitudine

Di ritorno dal quartier generale della Mondadori.
Entusiasti del mio romanzo.
Lo pubblicheranno.
Non ho parole, se non di gratitudine a Dio e agli uomini.

giovedì 21 maggio 2009

Sono fiero di te

Perché i prof parlano agli alunni solo quando devono motivare un voto negativo? E perché sui voti positivi sono così asciutti, quasi da apparire infastiditi dal risultato positivo ottenuto dall'alunno?

In quest'anno scolastico ho sperimentato quanto sia importante, quando se lo meritano, dire ai propri alunni:

Sai, sono proprio fiero di te.

mercoledì 20 maggio 2009

In carne e spirito

Sono stati giorni molto impegnativi, ma bellissimi.
Sono stato con una sorella e due fratelli.
Sono stato con amici romani in una breve trasferta nella capitale.
Sono stato con diversi amici del luogo.
Chiacchierate calme, gratuite. Chiacchierate tra amici: condivisione di gioie e dolori, sorrisi e lacrime, paure e sogni; realizzazione di idee, progetti, sfide.

Parlando con le persone scopro quanto spesso giudico affrettatamente situazioni e comportamenti sulla base di schemi mentali consolidati e miopi.
Poi stando vicino alle persone, ascolti e scopri che le tue idee sono solo tue, che il bene che tu avevi immaginato non è il loro bene, che ti credevi vicino ed eri lontano, che la realtà è un altra cosa.

I confini sono le persone.
La misura sono le persone.
La ricchezza sono le persone.
La realtà sono le persone.

In carne e spirito.

martedì 19 maggio 2009

Prof in incognito

La mia connessione ad internet è morta. Prof 2.0 in incognito scrive questo post da scuola. Spera che non lo licenzino. Sta bene e ha grandi notizie. A presto...

giovedì 14 maggio 2009

I love shopping

In giro con una sorella di passaggio da queste parti, non ho tempo di scrivere.
Anche i prof ogni tanto devono andare a fare shopping...

mercoledì 13 maggio 2009

Ordinaria follia scolastica

Si parla di cosa cerca una persona in una relazione.
Chiedo ad Alunnopianista:
Secondo te cosa cerca un ragazzo in una ragazza?
Alunnopianista ci pensa ma Alunnapianistanachelei lo brucia sul tempo:
Le sporgenze...

***

Prof è tutta colpa sua.
Cosa ho fatto?
Io volevo fare l'avvocato, adesso mi sono appassionata troppo alla letteratura, voglio leggere racconti, romanzi, approfondirli, afferrarne i segreti...
Io mi sono limitato a metterteli sotto gli occhi. La colpa è tua se ti sei appassionata...
Mi sono fregata...
Il cuore ti ha fregato. E comunque non abbandonare l'idea dell'avvocato, non si sa mai...

***

Davanti ad uno schermo illustro un power point, ma la classe non c'è: si distraggono, si fanno dispetti, parlano. Allora perdo la pazienza.
Torniamo in classe.
Rimango in silenzio negli ultimi 5 minuti di lezione.
Il mio silenzio diventa il loro silenzio.
Si fa lezione anche così. Col silenzio, ma per riaffermare la parola.

martedì 12 maggio 2009

Ai miei alunni

Da te voglio estrarre il tuo migliore tu.

lunedì 11 maggio 2009

La sagra del libro

Ci sono giorni a scuola che ti strappano la pelle di dosso dalla gioia. La sagra del libro è uno di quelli. Due giorni in cui i ragazzi a turno fanno lezione su un libro che hanno letto. Un mese fa avevo mandato loro una lista di libri, poi a sorteggio per la priorità ciascuno sceglieva (o era scelto da) un libro. In un mese dovevano leggere e preparare una relazione scritta e orale. La relazione scritta è divisa in 4 parti: sinossi del libro, analisi narrativa, un passo a scelta da commentare, giudizio complessivo sul libro. Devono poi esporla in 10 minuti, minuto più minuto meno e presentare il libro a tutta la classe che ascolta in religioso silenzio e applaude alla fine, spontaneamente.

Seduto all'ultima fila tra i banchi mi sono limitato a estrarre i numeri della tombola per chi avrebbe esposto e poi li ho ascoltati, con quella meraviglia di chi vede i suoi ragazzi divenuti più maturi, più grandi, più belli, più se stessi, nel corso di un anno scolastico. Si accendono, raccontano, criticano, amano ciò che hanno letto e gli altri ascoltano. In silenzio.

Così oggi abbiamo avuto in aula con noi Balzac con Eugenia Grandet, James con Giro di vite, Ammanniti con Io non ho paura, Blixen con La mia Africa, Tolstoj con La morte di Ivan Ilic, Maurensig con La variante di Lunenburg (per il quale è stata persino usata la lavagna), Bradbury con Fahrenheit 451. E non è ancora finita!

Ed erano loro i protagonisti del loro apprendimento. Dispensavano consigli di lettura agli altri, si scambiavano i libri, davano interpretazioni diverse, ridevano dello stile espositivo di ciascuno.
Io gongolavo di gioia. Se ne sono accorti.

Prof ma ha bevuto?
Sì ragazzi... alle sagre ci si ubriaca sempre...

domenica 10 maggio 2009

Alunni poco concentrati?

Una collega di matematica - in relazione al post del 7 maggio - mi ha mandato questo passo di un libro che ha letto recentemente. Lo pubblico a beneficio di tutti perché affronta in modo interessante l'annoso problema della concentrazione degli alunni:
"Tuttavia, le espressioni della vita vengono spesso considerate ingombranti in un quadro pedagogico. Così, un alunno che «sogna» in classe si espone a dure critiche. Gli si rimprovera di «non essere concentrato», con il pretesto che invece di appassionarsi alla moltiplicazione, al teorema di Talete o alle integrazioni di funzioni, pensa alle sue prossime vacanze, ai suoi primi idilli, ai conflitti che lo contrappongono ai genitori, al disaccordo con il suo migliore amico ecc.

Forse ci si dovrebbe piuttosto congratulare con lui? Ecco un alunno sano che non dimentica di vivere! Ma soprattutto, l’idea della «mancanza di concentrazione» mi pare inappropriata. Mi sembra invece che se un alunno prova il bisogno di immergersi nelle sue «fantasticherie», è spesso perché la materia studiata lo porta troppo lontano da lui stesso. Pensando alla propria vita, alle proprie emozioni, si concentra su se stesso: si ricentra. Così, non si dovrebbe dire che un alunno non riesce a concentrarsi, ma che non riesce a decentrarsi, ad allontanarsi da ciò che è per interessarsi alla lezione.


La tradizione, che contrappone ragione e sentimenti, emozioni e pensiero, «vera vita» e intelletto, è assai resistente. Il ragionamento intellettuale sarebbe per essenza freddo e privo di passione. Ricordo che questo principio costituiva il postulato di base di un test destinato a «misurare il quoziente intellettivo» dei bambini. Si sottoponeva loro un brano che narrava nei minimi particolari delle storie sgradevoli (di malattie, di incidenti, di feriti, non ricordo con precisione). Il bambino doveva lavorare su tale brano - riassumerlo, o forse rimettere le frasi in ordine, anche questo, curiosamente, l’ho scordato. Dato che, come giovane tirocinante psicologa, mi stupivo di quegli orrori, mi spiegarono che tutto l’interesse della prova stava proprio nel carattere sgradevole del brano: si trattava di testare la facoltà del bambino di prescindere dalle proprie emozioni per continuare a riflettere!


Che senso ha immaginare che il pensiero fiorisca quando la vita si ferma? Come sostenere per un attimo l’ideale dell’alunno «automa» che lascerebbe in spogliatoio ciò che è per arrivare a lezione come una pagina bianca, un recipiente vuoto, da riempire? Considerando le emozioni, il tumulto della vita come tante distrazioni, tanti contenuti indesiderabili di cui bisogna fare tabula rasa, si esalta un alunno fantoccio, inerte, morto".

venerdì 8 maggio 2009

Crock

Ospite a cena da amici. Giacomo fa la seconda elementare e ci tiene a farmi leggere una favola che ha inventato. Protagonista è la rana Crock che se ne va in giro con la sua BMW (nelle favole postmoderne questo è normale...), ma va a sbattere contro un grosso lucertolone. La paura per l'incidente e i danni riportati gettano Crock nella disperazione, facendolo diventare piccolo e blu (per la paura), ma proprio le sue lacrime si trasformano in ali capaci di volare e di riportarlo a casa, dove la mamma lo rende di nuovo verde e grande, pronto per una nuova avventura.

In miniatura questa è la vita. Ci si lancia all'avventura di un mondo promettente, ma il mondo ha le sue difficoltà, i suoi ostacoli. Affrontarli significa soffrire, piangere. Ma proprio quel dolore accettato, si trasforma in ali capaci di riportarci a casa, per ricominciare il viaggio della crescita.

Alla fine della cena Giacomo mi ha aiutato a spegnere le candeline su una torta di compleanno posticipato. Un altro anno si spegne, in un soffio, ma non cambierei niente del passato, neanche le lacrime, che mi hanno dato le ali per volare più in alto e per tornare a casa.

giovedì 7 maggio 2009

A cosa pensi quando non pensi a niente?

Un'alunna (14 anni) mi ha mandato una pagina che aveva scritto e sulla quale mi chiedeva qualche consiglio. Riporto qualche passaggio.

"...nei momenti meno opportuni i tuoi pensieri incominciano a vagare lontano da dove dovrebbero essere e diventano liberi. È come se la tua mente si distaccasse dal corpo per vagare libera in un giardino sconfinato di erba verde ben tagliata e tutto quello che ti circonda, non ti fa più effetto; diventi uno spettatore esterno. Quando succede questo vuol dire che ti è capitato qualcosa di veramente speciale. Gli uomini si distinguono dalle altre creature viventi sulla Terra come ad esempio gli animali, grazie alla loro libertà e alla loro capacità di pensare e fare quello che più amano. Di solito noi pensiamo solo quello cui vogliamo pensare, controlliamo sempre la nostra mente, per fortuna non siamo una formula scientifica, ma siamo esseri umani che non sono perfetti e non lo saranno mai e soprattutto non abbiamo sempre le stesse reazioni che possono essere previste come può essere prevista la reazione dell’aceto mischiato a del bicarbonato: tantissime bolle.
...alla fine è la nostra natura, noi siamo liberi e quindi anche i nostri pensieri lo sono. Nessuno fa caso all’acqua che evapora dopo le piogge, quando torna al sole o che importa se in quell’acqua ci sono anche le lacrime spese a piangere per amore, per dolore. L’acqua evapora, torna nell’aria e torna nei nostri polmoni. Respirando il vento che ci investe il viso e le lacrime tornano dentro di noi come le cose che abbiamo perso, ma nulla si perde davvero. Ogni secondo che passa, ogni luna che sorge, non fanno altro che dirci: “Vivi…vivi e ama quello che sei, comunque tu sia, ovunque tu sia guarda in altro verso il sole, chiudi gli occhi e non stancarti mai di sognare”. Perché i pensieri a volte sono proprio questo: sogni ad occhi aperti che ci rendono liberi dalla quotidianità che ci intrappola ogni giorno inconsapevolmente a pensare sempre alle stesse cose. Se non ci fosse l’amicizia, l’amore e la famiglia saremmo tutti delle copie che non hanno anima, che pensano tutti alle stesse cose e che non riescono a distinguersi dallo stereotipo...".

A cosa pensiamo quando non pensiamo a niente? I nostri pensieri vanno a ciò che ci sta a cuore e lì c'è sempre qualcosa da scoprire. Quando non pensa a niente il bimbo pensa alla mamma, il santo a Dio, l'innamorato all'amata, un'alunna agli amici, alla famiglia, all'amore...

Cara alunna, difendi quel luogo in cui pensieri e parole sono liberi: è necessario per diventare liberi. Dove è il tuo tesoro sarà anche il tuo cuore.

E tu a cosa pensi quando non pensi a niente?

mercoledì 6 maggio 2009

Lib(r)idine

Periodicamente vado in una piccola libreria vicino casa, dove mi sono fatto un'amica. Una simpatica signora direi sopra la sessantina che, oltre ad essere una delle proprietarie, è una divoratrice di libri. Insomma mi faccio suggerire quello che vale veramente la pena leggere nel panorama attuale. Lei sa che sono prof e che un po' deve consigliarmi libri adatti ai miei gusti un po' deve sorvegliare il panorama dei romanzi che possano piacere anche ai miei pargoli. Così cominciamo una lunga chiacchierata durante la quale mi sottopone almeno una ventina di romanzi e poi io scelgo quelli che mi attraggono maggiormente. Dopo averli letti ci confrontiamo e ricomincia il gioco. Grazie a questa amicizia sto conoscendo libri e autori che non avrei mai letto, né avrei avuto il tempo di andare a scovare. Questa amicizia mi arricchisce, mi fa risparmiare tempo e mi garantisce buone letture. E come sempre puoi contagiare agli altri solo ciò che ti appassiona, e a volte è proprio lei a sconsigliarmi un libro pur sapendo di perdere un guadagno...

Ne sono sempre più convinto: la letteratura, i libri hanno un aspetto sociale importante. Creano legami: libri consigliati, regalati, prestati... creano fili invisibili ma resistenti tra le persone. Non sempre le librerie-supermercato di oggi ci consentono di coltivare questi legami, di pari passo con la passione per la lettura. Ma i libri si conoscono, si amano, non si consumano.
Come le persone.

martedì 5 maggio 2009

Messaggi subliminali

Entro in una libreria vicino casa. Una delle attività che mi rilassa di più è leggere i riassunti dei romanzi in quarta di copertina e mescolare storie differenti e personaggi diversi. Tra i libri che sfoglio mi imbatto in una raccolta di saggi dal titolo La necessità dell'amicizia, di un autore che conosco: ma sì è mio fratello (pubblicità non occulta).

Quello stesso pomeriggio un amico mi legge alcuni brani di un romanzo che prima o poi affronterò e che sembra essere il nuovo Guerra e Pace e, guarda caso, anche quelle pagine parlano di amicizia:

L’amicizia è uno specchio in cui l’uomo si riflette. A volte, chiacchierando con un
amico impari a conoscerti e comunichi con te stesso… Capita che l’amico sia una figura silente, che per suo tramite si riesca a parlare con se stessi, a ritrovare la gioia dentro di sé, in pensieri che divengono chiari e visibili grazie alla cassa di risonanza del cuore altrui. L’amico è colui che ti perdona debolezze, difetti e vizi, che conosce e conferma la tua forza, il tuo talento, i tuoi meriti. E l’amico è colui che, pur volendoti bene, non ti nasconde le tue debolezze, i tuoi difetti, i tuoi vizi. L’amicizia si fonda dunque sulla somiglianza, ma si manifesta nella diversità, nelle contraddizioni, nelle differenze. Nell’amicizia l’uomo cerca egoisticamente ciò che gli manca. E nell’amicizia tende a donare munificamente ciò che possiede.
Vasilij Grossman, Vita e destino, pp. 341-342

Insomma casualmente mi arrivano messaggi tra loro collegati. Mi sa che Qualcuno sta cercando di dirmi qualcosa. Ieri sera telefono a mio fratello per raccontargli l'accaduto e ci facciamo una lunga e salutare chiacchierata. Oggi a pranzo con un amico, stasera pure. Forse comincio a capire...

Prof smettila di pensare alle cose urgenti e concentrati su quelle importanti...

lunedì 4 maggio 2009

Gradazione di auguri


Anche gli auguri hanno una gradazione.

Livello 1: facebook e derivati o Sms
Livello 2: email
Livello 3: telefonata
Livello 4: sms/telefonata a mezzanotte e un minuto
Livello 5: lettera scritta a mano o regalo personalizzato, per personalizzato intendo un regalo che non si potrebbe fare a nessun altro se non a te (quest'anno il disegno nell'immagine della figlia di 5 anni di un grande amico, che sintetizza tutto: la primavera, l'amicizia, la gioia; una crostata fatta da un amico con le sue mani (!), un taccuino di pagine bianche con dedica, un libro scelto ad hoc con dedica, la ricetta di una torta nell'impossibilità di far giungere la torta reale, una versione contraffatta e comica del blog).

Gli auguri che ti toccano il cuore sono quelli in cui percepisci il tempo donato gratuitamente, che in altre parole dicono: "è bello che tu anni fa sia venuto al mondo e per questo con gioia spreco il mio tempo per te".

sabato 2 maggio 2009

Prof 3.2

Bilancio dopo 32 anni:

Grazie all'Amore provo ad amare.