Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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venerdì 21 novembre 2008

Decalogo del prof - III


Ed ecco allora il terzo comandamento del decalogo del prof detto anche "l'ingrediente segreto".

3) Credi nei tuoi alunni più di quanto loro credano in sé stessi.

giovedì 30 ottobre 2008

Autonomamente

Un breve passo di una lettera ricevuta qualche giorno fa da un mio ex-alunno, tanto caro e talentuoso quanto turbolento, di cui però avevo perso le tracce e che mi ha ritrovato sulla rete, tramite facebook, dopo quasi 5 anni. Una sintesi perfetta del fatto che noi prof siamo solo giardinieri, che al massimo potranno cercare di preparare al meglio il terreno e facilitare una crescita e una maturazione che da noi dipende solo parzialmente.

Caro Prof...
...ora, a un mese e mezzo dall'inizio degli studi, preso cinque volte a settimana dalla canoa, pile di compiti e interminabili feste di 18 anni, quando ho finalmente trovato un mio equilibrio, un mio orizzonte di senso, quel Qualcosa, quel Quid che mi permette di camminare 30 cm sopra il terreno, ora che so di cosa ho bisogno e so come e dove trovarlo.. ritorni tu.
Non è buffo? Nel periodo di maggior smarrimento, quando, ti giuro, avevo veramente bisogno di te che sei una delle persone che stimo e apprezzo di più in assoluto e non sapevo come trovarti, non ne avevo nemmeno la forza, non c'eri. Ora che forse potrei anche farne a meno ricompari. Un maledettissima ironia che farebbe andare in bestia chiunque sano di mente. Se tu fossi stato con me, prima, quando ne avevo bisogno, probabilmente non sarei maturato come ho potuto; ora, invece, che ho compiuto questo buon passo autonomamente ricompari per aiutarmi ad analizzarlo.

Leggo e rileggo in silenzio le righe di questa lettera. Mi riparo all'ombra di un albero che ho conosciuto quando era ancora un virgulto, stringo la mano ad un uomo che avevo lasciato poco più che bambino irrequieto...

lunedì 29 settembre 2008

Senza storia non nascono storie

Non è un fotomontaggio.
E' Prof 2.0.
E' tornato dopo qualche giorno sovraccarico... ma in salute!



La nostra consistenza, che ci piaccia o no, dipende dallo sfondo su cui si staglia la nostra figura.
Senza una storia a farci da sfondo, raccontare la nostra sarebbe impossibile.
Ogni storia comincia da uno sfondo, senza il quale il personaggio rimarrebbe sospeso nel vuoto.
Famiglia, quartiere, città e relazioni connesse sono la materia da cui può originare una storia originale. Solo la storia origina storie. L'originalità - diceva Eliot - è legame forte con l'origine, per trovare poi la propria voce personale.
Oggi si cerca l'originalità a tutti i costi, dando di piccone alle origini.
Ma senza storia non nascono storie.
Abbiamo confuso l'originalità con la stravaganza, con uno sfondo vuoto.
Non sappiamo più dove sia il sopra e il sotto e la sinistra e la destra, perché dietro non abbiamo o non vogliamo nulla.
Invece è originale solo chi è e si sente originato.
Molti personaggi, come qualcuno aveva intuito tempo fa, erano in cerca d'autore.
Molti, adesso, non lo cercano neanche...

ps. il mare come sfondo è insuperabile...

venerdì 5 settembre 2008

Una classe in treno...

Sali su un treno. Hai il tuo bel libro da leggere. Trovi uno scompartimento vuoto e ti tuffi nella lettura come un pinguino accaldato. Non passano cinque minuti che lo scompartimento viene preso d'assalto da un gruppo di 8 quindicenni (i posti dello scompartimento sono notoriamente 6 e io ne occupavo uno) reduci da Gardaland e quindi traboccanti di adrenalina. Naturalmente vogliono stare tutti insieme e il mio è lo scompartimento più vuoto. Il più alto di loro, che poi si scoprirà essere Zano (nell'era di msn il nickname è il vero nome), entrando vede il libro che sto leggendo e mi fa "Lo sto leggendo anche io, ma mi sa che se vuole continuare a leggere deve cambiare scompartimento". Me lo dice con una tale simpatia e facciatosta che metto da parte il libro e mi tuffo nella conversazione con questi 8 meravigliosi quindicenni, che non appena scoprono di avere davanti un prof, scatenano la loro adrenalina sul malcapitato. Sì perchè i quindicenni quando vedono i prof nella vita quotidiana diventano voraci. Loro pensano che i prof tornati a casa si chiudano in un sarcofago e ne escano, come Dracula, solo al momento di succhiare il sangue ai loro alunni. Mi sottopongo alle tre domande di rito che il giovane prof inevitabilmente subisce: Quanti anni ha? E' fidanzato? Perchè ha scelto di fare il prof? Domande che per altro individuano il nocciolo che a loro interessa: la tua vita è una vita che vale la pena o no? Su cosa la fondi? Dopo tocca a me. Prima facciamo l'appello, come in ogni buona lezione, ma l'appello non convenzionale dei nickname. Ed ecco la mia classe: Niki, Sere, Babi, Mura, Olo, Iaci, Zano, Sim1 (one). Tutti rigorosamente mono o bisillabi, di cui ben due di origine mocciana (Moccia è il re indiscusso del nome mono o bisillabico: Step, Babi, Niki, Pollo...). Hanno gli occhi che brillano, pieni di speranza e di sogni, che la scuola, che ricomincia, naturalmente minaccia. Chiedo loro le canzoni, film, libri preferiti. Liga e Vasco dominano indiscussi. Tra i film mi stupisco di trovare un Grease e un American History X. Tra i libri brillano Moccia, ma anche L'amico ritrovato, La variante di Lunenburg e un imprevedibile Dei, eroi, uomini. Dicono che non amano leggere, ma quando tirano fuori un libro che è loro piaciuto brillano loro gli occhi e ti spiegano perchè. Hanno tanti interessi e passioni: danza, calcio, equitazione, moto... Hanno i loro locali di riferimento. Quasi nessuno fuma. Non bevono molto, ma non disdegnano qualche sbornia. Una di loro candidamente mi dice: "Dovevo scegliere tra bere e fumare, e ho scelto di fumare". Non stanno fermi un attimo, mi fanno dei giochi di prestigio con le carte, si pettinano, si abbracciano, ridono, si prendono in giro. Sono di una simpatia travolgente. Il viaggio vola via. Squilla il telefono di Sere e lei non risponde. Poi mi dice: "è mia madre, che vorrà sapere dove sono finita, ma io non rispondo". Lo dice con il sorriso di chi sta crescendo e non di chi sta facendo un dispetto. Ci salutiamo con un reciproco inboccallupo e prometto loro che il post dell'indomani (oggi) sarebbe stato loro: "Siete troppo belli per non essere raccontati". Si mettono a ridere. Ringraziano e vogliono l'indirizzo del blog. Torno a casa. Ho il cuore pieno degli sguardi semplici e meravigliati di questi ragazzi entusiasti della vita e in cerca del loro posto nel mondo, la loro storia da raccontare. Lontana l'eco della scuola dei bulli, dei violenti, dei borderline... quella che ci fanno vedere in tv, che però è solo una piccola percentuale. La scuola è questi 8 ragazzi, più o meno studiosi, ma pieni di quella vita che io ho la fortuna di incoraggiare e aiutare a svilupparsi.

martedì 3 giugno 2008

Incontro pedagogico...

Un grande maestro diceva che l'importante non è "l'intento pedagogico", ma "l'incontro pedagogico": l'allievo deve essere incoraggiato e aiutato a diventare autonomo, e non ammaestrato.
Ma questo "incontro" e questa "fiducia" spesso comportano dei rischi...