Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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martedì 28 aprile 2009

I modi e i tempi delle nonne

La coniugazione dei verbi sembra essere lo spauracchio degli studenti.
Condizionali scambiati per congiuntivi, imperativi per presenti, passati remoti per fantasmi verbali, per non parlare di attivo e passivo, transitivo e intransitivo. Insomma un delirio che richiede ore di ripasso. E sapete chi sono le vittime di questi ripassi estenuanti di forme verbali?
L'ho scoperto oggi dai miei alunni.
Le nonne.
Sì le nonne sembrano ancora custodire - oltre alla memoria dolce e decantata della storia familiare - i tesori della grammatica, i verbi in particolare.
Così mi immagino queste pazienti nonne che mettono a punto i congiuntivi traballanti, i condizionali inesistenti, i passati remoti fantasmatici dei nipoti che incespicano tra un modo e un tempo, un riflessivo e un passivo.
Grazie nonne, alleate dei prof di italiano, scrigno della grammatica pura.
Queste righe sono per voi e per la memoria del tempo che sapete custodire, in tutte le forme, da quelle grammaticali a quelle esistenziali...

ps. chiunque voglia ricordare momenti di studio con i nonni può farlo qui...

mercoledì 8 aprile 2009

Sapere/Sapore

Consegna dei compiti.

Ragazzi una risposta richiedeva la scoperta di qualcosa che non abbiamo ancora studiato. Ma potevate arrivarci con quello che avevamo già fatto. Solo una persona ha trovato la soluzione, e l'ho premiata.
Non è giusto. Non è giusto! Ad un certo punto meglio la matematica... Lì non hai scampo...

Sembra che la curiosità, il desiderio di scoprire siano rimasti incastrati da qualche parte.
Ci sono solo risposte esatte o sbagliate come quelle dei quiz televisivi.
La ragione si è fatta strumentale (punta all'utile) e non trova la sua sapienzialità (il saper godere della verità-bellezza-bontà delle cose e non solo usarle).
Il sapere è scoperta. Dal noto all'ignoto. Dallo stupore alla conoscenza. Altrimenti non ha sapore.
Sarà un caso che si dica "buongustaio", ma anche "avere buon gusto?".
Continua la faticosa battaglia di svegliare questa sete di sapere e di sapore. E i prof sono i cuochi del sapere, purché anche loro amino cucinare. Giorno dopo giorno. Anno dopo anno... Sempre ai fornelli...

Per fortuna Dio ha inventato le vacanze.
***
Un discepolo una volta si lamentava con il maestro: "Ci racconti delle storie, ma non ci sveli mai il loro significato".
Il maestro disse: "Che ne diresti se qualcuno ti offrisse un frutto e lo masticasse prima di dartelo?".
Nessuno può sostituirsi a te per trovare il tuo significato. Neppure il maestro.

mercoledì 1 aprile 2009

Questo compito è bello!

"prof, ho finito ora di leggere. Credo che andrò a letto visto l'ora. buona PARTE di notte che resta".

Leggo solo a fine mattina questa mail scritta alle 3 di notte circa.
Oggi a prima ora compito dedicato alla lettura del libro in questione.
Chi ha scritto la mail porta in viso i segni della notte di lettura...

"Potete tenere il libro sul banco e consultarlo se ne avete bisogno".
"No, davvero? Non ci posso credere..." - sorridono, sbalorditi, rassicurati.
"Ragazzi questo compito non serve a costringervi a leggere il libro, ma a distillare ciò che ne avete cavato fuori".

Odio costringere a leggere e sembra che questa via di mezzo dia i suoi frutti.
Il compito è accettato sulle prime con paura, poi con serenità e quasi divertimento.
Non ci sono le domande tipiche delle orrorose schede narrative che accompagnano racconti e romanzi per la scuola, né mi aspetto risposte "esatte" (di esatto nella vita ci sono solo la matematica e l'ora), ma il distillato di chi prova a riflettere sull'esperienza della lettura, di chi va alla scoperta di risposte che sono nascoste da qualche parte tra le emozioni provate.
Perché leggere è fare esperienza di qualcosa, di una parte di mondo non ancora conosciuta. Ma solo chi riflette sulla propria esperienza ne trae frutto e non solo emozioni...
I libri non si consumano. Si distillano. Come il buon vino.

"L'ho letto tutto prof! Mi dispiace ammetterlo, ma..."
La guardo con paura...
"...mi è anche piaciuto!".
Sorrido e penso dentro di me "vittoria!".

"Sa prof, questo compito è bello!"
Sorrido e penso dentro di me "oggi giornata di grazia!".

martedì 14 ottobre 2008

Fantaversione (replica)

Ripropongo a furor di popolo la fantaversione (l'insieme di tutti i peggiori errori degli alunni in un'unica traduzione) di qualche post fa.

Sono le 7.00 del mattino. Piove. Suona la sveglia. Alunnopigro (e molti come lui) si alza (o almeno ci prova) e, mentre si trascina lentamente verso la doccia, cerca di ricordare cosa lo aspetta di terribile in quella giornata già di per sé terribile; e quando si materializza nella sua mente ancora sconvolta dal sonno l’immagine di Professorecattivissimo (di greco e latino), con il suo ghigno beffardo, il senso di catastrofe e frustrazione è totale. Tornare a letto sarebbe la soluzione migliore, tanto più perchè quella mattina c’è la versione in classe. La terribile prova del trasformare un testo di una lingua ormai morta in un testo di una lingua viva. Ma fuggire non è possibile. La scuola è dell’obbligo. Una domanda allora si dipinge sul volto dell’assonnato bipede preso in trappola: perché lo devo fare?
A questa domanda non viene data risposta. E questo silenzio aumenta il senso di frustrazione. La frustrazione si trasforma rapidamente in rabbia e desiderio di vendetta. E Professorecattivissimo che avrebbe tradotto così il brano assegnato, dal titolo profetico “Attenti all’asino”…

Un asino avendo calpestato una spina rimane zoppo. Imbattendosi in un lupo gli dice: “O lupo, vedi che muoio di dolore e i corvi e gli avvoltoi mi divoreranno. Ma io preferisco diventare tuo pasto. Ti chiedo però un solo favore, estrai prima la spina dalla mia zampa”. Il lupo persuaso dal discorso, con i denti appuntiti strappa via la spina. L’asino liberatosi del dolore, avendo scalciato il lupo a bocca aperta fugge, spezzandogli muso, fronte e denti. Egli si lamentava dicendo: “Ahimè, patisco il giusto, io che essendo macellaio, poc’anzi volevo diventare veterinario”.

… (dicevo) Professorecattivissimo si vede restituita la sua colpa, di torturare il povero Alunnopigro, in termini di pugnalata verbale, di lento e progressivo dissanguamento della lingua antica e moderna: una risposta coerente alla tortura che egli infligge al povero innocente, e così legge le righe di Alunnopigro, la peggiore delle lettere di minaccia di morte:

Un asino avendo calpestato una palizzata e avendo mangiato un uccello, nacque zoppo. Imbattendosi in un lupo gli disse: “O lupo, muoio dalla mia sofferenza e mi cibo di piccoli corvi e nidi d’avvoltoi. Ma avevo capito che sono nato pranzo per te, tu stesso donami una grazia, togli dapprima l’uccello a me con l’artiglio. Il lupo si convinse alle parole profonde e lo esortò a dare l’addio alla palizzata e abilmente tolse l’uccello a questo. Ma l’asino straziato dalla sofferenza, battute le zampe, essendo caduto sul lupo e gridando contro il lupo, si sciolse per il dolore. Esso gemette dicendo: “Ahimè ho ricevuto l’ospitalità da quel cuoco, il quale dal primo momento voleva conoscermi”.

Allora sul volto di Professorecattivissimo si dipinge la stessa domanda di Alunnopigro: Ma chi me lo fa fare? E anche questa volta nessuno risponde, tutto tace…

Chi avrà il coraggio di interrompere questa spirale di violenza?

domenica 30 marzo 2008

FantaVersione 2

Sono le 7.00 del mattino. Piove. Suona la sveglia. ALUNNO (e molti come lui) si alza (o almeno ci prova) e, mentre si trascina lentamente verso la doccia, cerca di ricordare cosa lo aspetta di terribile in quella giornata già di per sé terribile; e quando si materializza nella sua mente ancora sconvolta dal sonno l’immagine di PROFESSORE (di greco e latino), con il suo ghigno beffardo, il senso di catastrofe e frustrazione è totale. Tornare a letto sarebbe la soluzione migliore, tanto più perchè quella mattina c’è la versione in classe. La terribile prova del trasformare un testo di una lingua ormai morta in un testo di una lingua viva. Ma fuggire non è possibile. La scuola è dell’obbligo. Una domanda allora si dipinge sul volto dell’assonnato bipede preso in trappola: perché lo devo fare?
A questa domanda non viene data risposta. E questo silenzio aumenta il senso di frustrazione. La frustrazione si trasforma rapidamente in rabbia e desiderio di vendetta. E PROFESSORE che avrebbe tradotto così il brano assegnato, dal titolo profetico “Attenti all’asino”…

Un asino avendo calpestato una spina rimane zoppo. Imbattendosi in un lupo gli dice: “O lupo, vedi che muoio di dolore e i corvi e gli avvoltoi mi divoreranno. Ma io preferisco diventare tuo pasto. Ti chiedo però un solo favore, estrai prima la spina dalla mia zampa”. Il lupo persuaso dal discorso, con i denti appuntiti strappa via la spina. L’asino liberatosi del dolore, avendo scalciato il lupo a bocca aperta fugge, spezzandogli muso, fronte e denti. Egli si lamentava dicendo: “Ahimè, patisco il giusto, io che essendo macellaio, poc’anzi volevo diventare veterinario”.

… (dicevo) PROFESSORE si vede restituita la sua colpa, di torturare il povero ALUNNO, in termini di pugnalata verbale, di lento e progressivo dissanguamento della lingua antica e moderna: una risposta coerente alla tortura che egli infligge al povero innocente, e così legge le righe di ALUNNO, la peggiore delle lettere di minaccia di morte:

Un asino avendo calpestato una palizzata e avendo mangiato un uccello, nacque zoppo. Imbattendosi in un lupo gli disse: “O lupo, muoio dalla mia sofferenza e mi cibo di piccoli corvi e nidi d’avvoltoi. Ma avevo capito che sono nato pranzo per te, tu stesso donami una grazia, togli dapprima l’uccello a me con l’artiglio. Il lupo si convinse alle parole profonde e lo esortò a dare l’addio alla palizzata e abilmente tolse l’uccello a questo. Ma l’asino straziato dalla sofferenza, battute le zampe, essendo caduto sul lupo e gridando contro il lupo, si sciolse per il dolore. Esso gemette dicendo: “Ahimè ho ricevuto l’ospitalità da quel cuoco, il quale dal primo momento voleva conoscermi”.

Allora sul volto di PROFESSORE si dipinge la stessa domanda di ALUNNO: Ma chi me lo fa fare? E anche questa volta nessuno risponde, tutto tace…

Chi avrà il coraggio di interrompere questa spirale di violenza?

domenica 23 marzo 2008

FantaVersione 1

Sono stanco di sentir dire che i ragazzi di oggi sono pigri e senza fantasia. Sono stanco perché, osservatore privilegiato di questi interessantissimi bipedi compresi tra i 14 e 19 anni, constato giorno per giorno, proprio il contrario. Loro curvi su banchi verdi o blu, seduti per 5 ore di fila, quando fuori il sole impazza, pazienti, ci ascoltano; inchiodati alle loro sedie, mentre ogni fibra del loro essere freme per fuggire via. Ma sanno prendersi la loro rivincita. Sanno vendicarsi e dimostrarci quanto la loro mente sia fervida, accesa, ribollente di fantasia. In difesa di questi ragazzi io voglio dare una testimonianza. Saranno così, forse, definitivamente scagionati dalle accuse di accidia, pigrizia, scarsa immaginazione… Ed ecco come avrei tradotto io (sì povero e meschino di immaginazione) una favoletta greca che ho dato loro come compito in classe:

Non c’è luogo per l’empio (Esopo)

Un uomo, avendo commesso un assassinio ed essendo perseguitato dai familiari della vittima fuggiva. Giunto presso il fiume Nilo, poiché un lupo gli veniva incontro, preso dalla paura, si rifugiò su un albero, vicino al fiume. Ma vedendo una vipera che strisciava verso di lui, si gettò nel fiume. Qui un coccodrillo, cogliendolo di sorpresa, lo divorò. La storia ci insegna che per coloro che compiono il male non c’ luogo sicuro, né in terra, né in aria né in acqua.

Ed ecco il documento che libera i nostri ragazzi da ogni accusa: testimonianza inoppugnabile di fantasia, della quale nessun professore, con suo grande scorno, è dotato in questo grado.
Ecco la traduzione dei ragazzi, scelta fior da fiore nelle sue trovate più fulgide:

Chi uccide una persona, si accusa da sola e desidera uccidere l’uomo a causa del governo.
Un uomo inseguito dalla famiglia si uccise, venne perseguitato dai suoi stessi elementi e spingeva da sotto il suo corpo. Tutto ebbe inizio presso il fiume Nilo, alla nascita del quale, un lupo, invecchiato dalla paura stessa, salì lassù su un albero vicino al fiume, e avendo incontrato i suoi pesci, là si pulì. Ma colui che osservava vedendo una vipera, strisciò lungo l’albero e si gettò nel fiume. Qui, dopo essersi fatto carico della sua colpa, bacchettò un coccodrillo che lo aveva ospitato e lo divorò.
La favola ci insegna che se ci troviamo su una palma nei pressi del Nilo è meglio non buttarsi in acqua, perché l’adattarsi degli uomini non è al sicuro né sulla terra né in un po’ d’acqua ed è meglio stare in alto nell’aria con sicurezza a goccia.

Grazie ragazzi perché siete capaci di regalarci i sorrisi di cui a volte noi prof (anche 2.0) non siamo capaci…