
Mi capita di ricevere email in cui qualcuno mi ringrazia per quello che scrivo. Chiaramente non posso che esserne contento. Ma quello che mi rende felice è che ci sono persone che "ringraziano". Ringraziare è forse il tratto più bello ed essenziale dell'essere uomo. Noi riceviamo tutto: la vita, gli amici, il mare, la luna, le stelle, i gelsomini, l'anguria, il cappuccino, le fragole, la musica, i libri, la neve, le nuvole, la notte, l'alba, la sabbia, le onde, il sorriso... Insomma galleggiamo in una vita che non fa altro che regalarci cose che noi non abbiamo né fatto né meritato. Allora ringraziare non è un punto di arrivo dettato dalla buona educazione, ma un punto di partenza dettato dal buonsenso... Tutto in questa vita è un dono, persino quelle cose che crediamo di avere ottenuto noi con le nostre qualità. Forse che anche quelle qualità non ci sono state donate? Al massimo le abbiamo coltivate, custodite, affinate...
Quanto fa bene al cuore dire "grazie". Dire almeno una decina di grazie in una giornata può essere il segreto del buon umore. Comincio io: grazie a tutti voi, che con estrema pazienza, leggete e mi offrite suggerimenti, spunti, provocazioni...
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«La misura di ogni felicità è la riconoscenza. Tutte le mie convinzioni sono rappresentate da un indovinello che mi colpì fin da bambino. L'indovinello dice: "Che disse il primo ranocchio?". La risposta è questa: "Signore come mi fai saltare bene". In sintesi c'è tutto quello che sto dicendo io. Dio fa saltare il ranocchio e il ranocchio è contento di saltellare».
G. K. Chesterton