Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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Visualizzazione post con etichetta adolescenti. Mostra tutti i post
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domenica 24 gennaio 2010

Un quindicenne è una persona o un mattone?

Oggi vorrei usare le parole di un anonimo liceale lettore del blog che mi ha scritto una bellissima lettera in cui ad un certo punto dice:

"Io nella mia vita ho già avuto molti prof. E non ne ho mai neanche immaginato uno che realmente si interessasse ai suoi alunni, forse sono io ad essere arido o troppo cinico, ma comunque  tutti gli insegnanti che ho avuto mi hanno sempre trattato come una “materia prima” più che come una persona, mi guardavano come un operaio guarda i mattoni o come un netturbino guarda un cumulo di spazzatura. Insomma come qualcosa su cui lavorare così, in modo freddo senza sentimenti senza impegno, senza nulla. Lei no. Lei si impegna, lei li vede, anzi ci vede (perché anche io sono un liceale) come persone vere e proprie, che hanno un proprio “ego” dei sogni delle speranze delle paure..."

 Ma è così difficile vedere in un quindicenne una persona vera?

mercoledì 16 dicembre 2009

Una potenza misteriosa

Quando si legge il IX capitolo dei Promessi Sposi ci si deve fermare sbigottiti, esausti, tramortiti della sofferenza di Gertrude, nella quale i ragazzi si identificano immediatamente, partecipandone i travagli emotivi adolescenziali.
C'è un momento che mi toglie il fiato ed è quando Manzoni descrive l'adolescenza in due righe da ricordare a memoria:  
"Tra queste deplorabili guerricciole con sé e con gli altri, aveva varcata la puerizia, e s'inoltrava in quell'età così critica, nella quale par che entri nell'animo quasi una potenza misteriosa, che solleva, adorna, rinvigorisce tutte l'inclinazioni, tutte l'idee, e qualche volta le trasforma, o le rivolge a un corso impreveduto"
Ecco io oggi volevo ringraziare Manzoni di avermi ricordato che non c'è un'età avvolta nel mistero più dell'adolescenza. Un mistero fascinoso e doloroso allo stesso tempo. Un mistero che si apre al bene, al vero, al bello come non era successo prima e come, forse, non accadrà più. Questa potenza misteriosa, che entra nel cuore di un bambino che diventa uomo, di una bambina che diventa donna, fa paura, sconvolge e turba. Essa è il richiamo potente della realtà e della vita.

Questa forza misteriosa che trasforma e indirizza verso "un corso impreveduto" rende i nostri alunni fragili e sgomenti.

A noi il compito di rassicurare e prestare la forza che a loro manca per essere pienamente se stessi e dire sì al richiamo della vita vera, buona, bella. Scelta la quale ogni sgomento tace.



domenica 15 novembre 2009

Immaturità

La quasi totalità delle incomprensioni con gli adolescenti deriva dalla dimenticanza. Dimentichiamo che le risposte raggiunte da adulti sono un risultato: il risultato di un processo che ha avuto inizio proprio nell'età di chi ci sta di fronte. E chissà quanta vita, dolore e lotta per raggiungere quel risultato. Poi però quando abbiamo le risposte, paradossalmente dimentichiamo tutta questa vita, dolore e lotta. Come uno che dimenticasse il sudore, l'acqua e il lavoro richiesti, perché l'albero che ha piantato anni prima producesse la mela che sta addentando adesso.
Chi ci sta di fronte allora diventa stupido.
Ma non è più stupido dire al seme contenuto nella mela che stiamo mangiando:
"Sei un immaturo!" ?

La verità è una storia, non un'istantanea.
Educare è ricordare.

martedì 27 ottobre 2009

Ma tu mi credi?


"Vede prof il problema non è avere qualcuno che mi ascolti. Se chiedo loro di parlare, mia madre mi ascolta, mio padre mi ascolta.
Il problema è avere qualcuno che mi creda"

Così oggi un ragazzo.

domenica 26 luglio 2009

Still alive

Volevo togliermi la soddisfazione di scrivere questo post dall'Apple Store di Londra. Questi giorni stanno passando meravigliosamente, ora sono alle prese con lo shopping sfrenato di un gruppo di 30 quindicenni... Mentre loro comprano io sfrutto...
La suina al momento non mi ha preso. Gli unici a girare con le mascherine sono gli italiani. Ma le mascherine sono inutili.
Torno dai ragazzi.
Che fatica dare il buon esempio...
A presto!

domenica 7 giugno 2009

Il tempo per guardarsi dentro

Ho ricevuto una mail da una sedicenne lettrice del blog, ne pubblico un pezzo che mi è servito a riflettere:


(...) La vita, almeno per me, è ANCHE riflettere su ogni suo aspetto, senza tralasciare nulla, neanche un minimo gesto, per quanto sia possibile: questo è un po' anche quello che fai nel tuo blog, che trasuda di pensieri, sensazioni, che porge l'orecchio a chiunque abbia qualcosa da dire. Un'altra sensazione che questo blog mi ha trasmesso, anche se non detto esplicitamente, è che nella vita bisogna farsi largo. Io ho 16 anni, più o meno come i ragazzi a cui insegni credo, e posso dirti (anche se penso che tu lo sappia già) che spesso noi ragazzi siamo convinti che il nostro "compito" sia soltanto quello di divertirsi, di studiare non per il bisogno di CRESCERE e SAPERE, ma per OBBLIGO! Io so che non è così: gli obiettivi anche a quest'età si devono conquistare... e per "obiettivi" non intendo voti, promozioni, permessi e cose simili, ma ogni gesto teso a farsi strada, a realizzare ciò che interessa veramente, perché niente cade dal cielo. Non sono solo i grandi a doversi fare in quattro, giacché noi giovani le passioni le abbiamo, eccome (!)... forse un po' nascoste, forse ancora da scoprire, ma le abbiamo… e il nostro compito primario dovrebbe essere quello di coltivarle già da ora, con una visione a 360°. Spesso però, purtroppo, presi dalla routine, ci dimentichiamo di averle queste passioni, ed è un male… ci limitiamo a fare ciò che ci chiedono di fare e, soprattutto, controvoglia. Manca il tempo di guardarsi dentro, ma dobbiamo farlo… ancora prima di un compito per casa, della palestra, della versione da tradurre. Forse i libri sono importanti anche per questo, perché, tra i tanti benefici, ti danno gli spunti per guardarti dentro...

lunedì 27 aprile 2009

Ascoltare (e non sentire)

Un'altra mail che è bello condividere, nata anch'essa dopo il cineforum con i ragazzi. Così come mi è arrivata (senza correggere nulla...).

"...Tornando al discorso che avevi fatto sulla vita noiosa e sul fatto che bisogna trovare qualcosa per cui stupirsi, volevo dirti che è stato proprio il tuo discorso a farmi dire: "oh cacchio!". Il fatto è che per anni ho cercato di indossare una maschera che mi si addiceva poco, perché non ho mai avuto il coraggio di dimostrare quello che ero veramente, e quindi, tutto ciò che facevano gli altri, pensavo fosse giusto anche per me.
Spesso penso che il mondo avrebbe bisogno di professori in grado di dire le cose come stanno, in grado di cambiare le opinioni della gente, che per anni ha pensato che fosse giusto seguire gli altri, senza tirare fuori le cosiddette "palle". Penso anche che tu abbia un gran coraggio nel provare a parlare ad una generazione difficile come la nostra, di argomenti importanti come l'"essere fedeli a sé stessi". La mia opinione comunque rimarrà sempre la stessa, ovvero che purtroppo riuscirai a farti ascoltare (e non sentire) solo da pochi, perché tutti gli altri hanno paura che tu abbia veramente ragione. Grazie

PS. Dato il polverone (positivo perché sta sollevando una discussione interessantissima) suscitato dalla forma della mail pubblicata nel post precedente, ci tengo a sottolineare che prima di giudicare occorre conoscere. In questo blog non si avalla quel modo di scrivere (basterebbe aver letto anche questo post in cui si parla della pignoleria nella scrittura di cui mi accusano gli alunni o tutti gli altri post dedicati all'amore per la punteggiatura, per le parole). Basterebbe aver letto post precedenti (come questo o questo) che riportano mail di alunni, ricopiate così come mi sono state inviate (non ho cambiato nulla).
In questo blog si cerca di prendere le cose come vengono per ragionarci su, lavorarci su, per cercare vie nuove, strade non ancora battute o tornare a strade note e già ben battute. Prima o poi affronteremo il tema sollevato dalla forma della mail del post precedente, ma chi legge il blog - per intero o seguendo le tag relative al tema "scrittura" - sa bene come la penso.
Come sempre, per amor di verità.

sabato 25 aprile 2009

Lo sfigato

"Sai, quel che m'è piaciuto dei tuoi incontri e m'ha fatto aprire gli occhi, lo volevo dire, è quando hai detto che 1 non è ke s'annoia xk' nn ha nulla da fare nel pomeriggio, può anke essere, ma xk' è la sua vita ke è noiosa!
M'è piaciuto anke qnd hai detto ke qst è l'età in cui 1 coltiva amicizie, passioni..è vero! Insomma, prima io vivevo posticipando tt, tt poteva aspettare + avanti... invece è ORA ke s vive! Il futuro è nelle nostre mani e siamo noi ke lo decidiamo! Poi sto sviluppando 1 mia teoria: 1 è ql ke è cnvinto d'exere..mi spiego: 1 può exere "sfigato" sfigato xk' permette agli altri ke lo trattino cs, è lui x primo ke s sente 1 "sfigato", ma se invece dentro d sè sa ke nn è vero, ne è cnvinto, esteriormente credo ke lo s veda, ke gli altri lo vedano e nn s lascia trattare da tale..è kiaro?"

Da una mail ricevuta dopo uno degli incontri di un cineforum con ragazzi liceali.
Troppo bella per non condividerla!

mercoledì 22 aprile 2009

Prof non generalizzi!

Oggi Alunnorossomalpelo mi ha fermato all'intervallo e mi ha detto:

- Prof ho letto il post di ieri (quello sul ragazzo senza passione). Volevo scriverle, poi mi sono bloccato, ma glielo dico a voce: non siamo così, noi abbiamo passioni! E anche lei finisce con il generalizzare, come Alberoni!

(ogni tanto leggiamo articoli di Alberoni in classe e i miei alunni lo odiano, soprattutto quando parla di loro... Paragonarmi ad Alberoni è quindi un'offesa...)

- Hai ragione Alunnorossomalpelo, ho solo 31 anni e già guardo a voi giovani con l'occhio del prof moralista e parruccone: generalizzo, faccio di tutta l'erba un fascio. Però ho alunni come te capaci di farmi rinascere, di contraddirmi, di ribellarsi alle generalizzazioni, di smentirmi: con i fatti, non solo a parole.

E per fortuna!
Altrimenti che ci sto a fare in classe...

martedì 21 aprile 2009

Il dolore che non parla

Cosa fai nel tempo libero? - chiedo ad un ragazzo di 16 anni per cercare di capire quali sono le sue passioni, quali i suoi punti di forza, dai quali partire per motivarlo a prendere un po' di più le redini della sua vita.
Silenzio.
Insomma a cosa dedichi il tempo quando hai finito i compiti e lo sport?
...Facebook.
Ok, ma una passione? Qualcosa che ti prende la testa e il cuore?
Non lo so...

Aveva ragione Nietzsche, siamo in un'epoca che si surriscalda, ma non ha passione.
Dietro la ricerca di emozioni che si accendono sfrenate e si consumano come un fiammifero - quasi senza traccia - nascondiamo un cuore freddo. E l'indifferenza (incapacità di cogliere le differenze) è la manifestazione del ghiaccio che abbiamo nel cuore.
Perché non sappiamo più cercare, quando abbiamo smesso di farlo?

Compito per casa: un pomeriggio ad annoiarsi, senza facebook, senza ipod, senza computer...
Solo quando ci si annoia si scopre cosa ci manca. E il cuore comincia a sciogliersi in lacrime di dolore, di nostalgia, di sete.
E le coperture, in quanto tali, non sono soluzioni, ma anestetici...

***
Da' parole al dolore:
il dolore che non parla
sussurra al cuore greve
e gli comanda di spezzarsi

Shakespeare, Macbeth, atto 4, sc.3

lunedì 20 aprile 2009

Audrey

Ieri ero alle prese con una sessantina di adolescenti tra i 13 e i 15 anni nel corso di un cineforum. Parlando di film è venuto fuori che uno dei film preferiti tra le ragazze è "Colazione da Tiffany". Non l'avrei detto. Non l'avrei detto per questa fascia di età. Come mai?
Faccio un ipotesi, ma mi aspetto smentite. Sarà forse per la presenza di Audrey Hepburn, una donna capace di "essere" donna, "essere" femminile. Insomma quella di "Colazione da Tiffany" non è proprio la storia d'amore più coinvolgente per un adolescente, ma Audrey sì. Audrey è coinvolgente. Non ha quella bellezza che ti annichilisce, non è perfetta (per fortuna...). E' donna con quello splendore che è esserlo: femminilità, grazia, eleganza.

Audrey le ragazze hanno nostalgia di te.
(E un po' anche gli uomini...)

venerdì 17 aprile 2009

Da chi?

Scopro 14enni moralisti più di qualunque moralista.
Rifiutano tutto quello che viene dai grandi, anche se è evidente, di buon senso.
Ma non mettono in dubbio alcune cose che passo ad elencare e guai se le tocchi:

- i pantaloni a vita bassa (con annessa mutanda griffata)
- la discoteca (luogo in cui paghi per sudare e strusciarti con gente sudata)
- il sabato sera con il gruppo (quello in cui nessuno è sé stesso pur di essere accettato)
- avere la ragazza/o (pur di averlo/a)
- farselo/a (pur di poterlo raccontare)

Tutto questo non si mette in dubbio, a costo di essere considerati "sfigati", fuori dal mondo...
Queste sono le verità scolpite nelle tavole della legge.
I nuovi comandamenti decisi da...

...da chi?

martedì 14 aprile 2009

Io da grande voglio fare il prof

Perché ho deciso di diventare prof?

Grazie a due storie: una reale l'altra inventata.

La prima è la storia del mio professore di italiano del liceo. Insegna ancora. Avrà almeno 90 anni. Ma io sono sicuro che insegna ancora con gli occhi che gli brillano, con la passione che gli si trasforma in gocce di sudore sulla fronte spaziosa, con l'entusiasmo che lo portava a momenti di afasia o di creazione verbale che ci faceva sbellicare dalle risate. Ecco io lo guardavo e dicevo: quest'uomo ama ciò che fa, ancora adesso, dopo tanti anni. Anche io voglio essere come lui, con la stessa passione da trasmettere, con gli stessi occhi e la stessa afasia da entusiasmo.

La seconda storia è quella di un film: L'attimo fuggente. Era una sera. Avevo 16 anni. Cambiando canale mi sono imbattuto in quel film, sono rimasto incollato allo schermo. Alla fine sono rimasto in silenzio a guardare i titoli di coda. La notte non ho dormito. E mi ripetevo: io voglio essere come quello lì, io voglio fare questo nella vita.

Quelle due storie mi hanno offerto un'immagine del mio futuro. Dovevo verificare se ero fatto per quel futuro. Mi sono messo alla prova e ho scoperto che quella era la mia strada (sul piano del fare, che è solo un piano della vita).

Quel futuro ha innescato in me il presente. Il mio presente di 16enne diventò il laboratorio di quel futuro: letture, discorsi, scrittura, letteratura, bellezza, critica, arte...
Mi ricordo ancore che quel prof mi prestava i libri e mi prestò una copia di un libro di un poeta insopportabile, ma anche quello mi aiutò, mi inseriva in qualcosa di grande, di misterioso, che io non capivo ed un adulto si fidava di me, mi sfidava, pensava che io ce la potessi fare. E ce la feci.

Il presente mi si riempì di futuro e divenne mio.
Senza storie siamo privi di futuro.
E chi è privo di futuro si priva del presente.

E tu che storia sei?

martedì 7 aprile 2009

Prof che farò da grande?

Prof secondo lei cosa farò da grande?
Non lo so. Sta a te scoprirlo...

I talenti si coltivano è vero, ma prima bisogna scoprirli.
E questo lo si fa adesso, tra i 13 e i 18 anni.
La questione si gioca su tre livelli: essere, fare, avere.
Ciascuno di noi ha ricevuto dei talenti concentrati o diluiti su questi tre livelli.
Sta a noi scoprire i doni ricevuti e decidere su quali valga la pena giocarsi la vita, perché la vita sia (almeno un po') nostra:

essere generosi, sapere dipingere o avere una piscina?
essere capaci di voler bene, saper fare affari o avere la ferrari?
essere comprensivi, saper scrivere o avere un bell'aspetto?

Certo se si riesce a far moltiplicare tutti i livelli tanto meglio... Ma non a tutti è dato.
A tutti è dato il primo livello: libertà di essere e diventare persone che portano a piena maturazione se stessi, che poi significa capacità di donare se stessi (con talenti annessi).

E alla fine ciò che lasceremo sulla terra è il talento moltiplicato: amore, abilità o cose?
Prof che farò da grande?
Sii te stessa e giocati la vita al meglio delle possibilità che ti sono state date.
Scoprile. Sceglile. Mettile in gioco.
E non perdere tempo, che è il primo talento che hai...

E io ti do una mano.

martedì 17 marzo 2009

Mutazioni e integrità

Di giorno in giorno le "mutazioni" dei miei alunni sono piuttosto evidenti, con il conseguente scombussolamento interiore e lo specchio che può diventare un'ossessione. Ma in fondo lo specchio, di fronte al quale i miei alunni perdono le ore, è segno che qualcosa sta cambiando, non solo fuori, ma anche dentro di loro. Si rendono conto che quello che si vede sulla superficie dello specchio non esaurisce il "chi sono". Lo specchio riflette la superficie, non il cuore. Ed io sono molto di più della mia superficie, ma il sentire la distanza fra la superficie e il "chi sono" provoca paura, solitudine, spaesamento. Niente paura: è una fase di passaggio e come tutte le fasi è destinata a finire. Una fase che richiede molto coraggio: il coraggio di non chiudersi in bagno davanti allo specchio, ma di affrontare la realtà e scoprire, grazie alla realtà stessa (genitori, familiari, amici, amori, passioni, studio, impegno, interessi...), quale unica, irripetibile, meravigliosa storia sono venuto a raccontare... Se non scopro me stesso (chi sono e che talenti ho), non potrò raccontare niente a nessuno, e mi farò prestare la mia storia da qualcun altro, da quello che gli altri vogliono vedere. E chi fa così è una preda. Questo è ciò di cui avere paura!

Al riguardo mi è tornato in mente un pezzo di Persepolis: protagonista è una ragazza iraniana alle prese con le mutazioni, ma che ricorda la sua cara nonna e ciò che le ha insegnato...


venerdì 6 febbraio 2009

Tirteo

Alle prese con la correzione di una versione relativa a Tirteo, ho trovato un patrono dei professori 2.0. Un maestro di scuola zoppo che con le sue parole rese coraggiosi uomini ormai sfiduciati.

Tirteo vissuto nel VII secolo a.C., di probabile origine ionica era un maestro di scuola. Secondo una leggenda, gli Spartani, messi in crisi dai nemici, su consiglio dell'oracolo di Delfi, chiesero un capitano agli Ateniesi, i quali, per prendersi gioco degli Spartani, mandarono un maestro di scuola, zoppo, ma che si rivelò capace d'accendere gli ardori dei soldati, sconfitti e sfiduciati, con i propri canti e condurli così al trionfo in battaglia. L'ascolto delle sue poesie da parte dei giovani divenne legge. Bastarono le parole di un maestro zoppo a rinnovare la speranza.

Molti prof oggi si sentono come l'antico maestro di scuola: inutile e zoppo. Mandati in classe per uno scherzo del destino. A costoro la società non dà una lira (euro), metaforicamente e di fatto... Ma con le loro parole, i tirtei moderni, sono capaci di riaccendere speranza nei cuori giovani per una guerra non cruenta, ma una coraggiosa guerra per la ricerca della propria identità, della propria storia, di un'esistenza piena e felice. E io questo lo vivo tutti i giorni ed è uno dei motivi principali per cui ho scelto di fare questo lavoro.

***
O giovani, suvvia, combattete resistendo gli uni accanto agli altri e non date inizio nè alla fuga vergognosa nè al panico, ma fate grande e coraggioso entro il petto il vostro cuore.
Tirteo, frammento 10

giovedì 5 febbraio 2009

Trust the voice within

Confusione. Lo stato in cui si trova spesso un o una liceale. Numb: confuso, intorpidito, dicono i Linkin Park in una delle loro canzoni migliori. Lost: smarrito, abbandonato, dice Christina Aguilera, che poi continua: "if you're lost outside, just look inside your soul". Questi versi mi sono stati segnalati in un tema da un'alunna di cui riporto alcuni stralci:

"Se fuori sei perso, guarda solamente la tua anima" così canta Christina Aguilera nella canzone The voice within... Il testo è rivolto ad una ragazza, insicura e fragile perchè non si ritrova nei modelli dei suoi coetanei. Quante volte ci è capitato: nessuno riesce a comprenderci, ci sembra di essere intrappolati in un sistema, in un meccanismo a cui non si può sfuggire... Fare progetti? Inutile, tanto non si avverano mai. Avere dei sogni? Sono cose da bambini. Meglio lamentarsi, è così semplice. Il problema alla base di tutto il malessere che c'è tra i ragazzi è il non sapere più chi si è. Si cerca un'identità-stereotipo perchè non si riesce più a crearne una vera... Abbiamo paura di quello che siamo davvero, della verità... Per una volta abbassiamo il volume del mondo esterno e ascoltiamo il nostro cuore; solo così riusciremo a capire chi siamo davvero... Trust the voice within.

***
il maestro è nell'anima e dentro all'anima per sempre resterà
Paolo Conte, Il maestro

mercoledì 4 febbraio 2009

Le età della vita

"Ho 22 anni. Ho raggiunto un buon titolo di studio, possiedo una macchina strafiga, sicurezza finanziaria, quante ragazze voglio, prestigio sociale, maggiore di quanto mi occorra. Adesso devo solo spiegarmi cosa significhi tutto questo".

"Ho 28 anni e un bambino. Vengo classificato come adulto, ma non mi riconosco come tale e non mi sento coinvolto nel mondo degli adulti. Ho difficoltà ad appropriarmi di questa dimensione. Per me, gli adulti sono i miei genitori. Sono in contraddizione con me stesso: interiormente mi sento come un bambino o un adolescente, con angosce terribili, ma all’esterno sono già un adulto e vengo considerato tale sul lavoro. Nella società nulla ci aiuta a diventare adulti".

(testimonianze tratte dal libro Alla ricerca di un senso per la vita dello psichiatra V.Frankl)

***

Da 0 a 10 anni giochiamo a vivere.
Da 10 a 20 scopriamo perché e per chi viviamo.
Da 20 a 30 proviamo ad accettare quello che abbiamo scoperto e ci mettiamo a realizzarlo per il resto della vita.

Vedo la prima decade prolungarsi pericolosamente lungo la seconda e persino la terza.
Cosa sta succedendo?

martedì 3 febbraio 2009

Genitori dove siete???

Da una mail di una studentessa presente all'incontro di Firenze:

Il suo intervento mi ha fatto riflettere e mi ha dato modo di pormi molti interrogativi, e, ad alcuni sono riuscita a dare una risposta, ad altri no. Vorrei chiederle... cos'è per lei la felicità? ...E ....lei crede di essere felice? Io non mi sento un'adolescente comune, somigliante al prototipo di cui ha discusso alla conferenza, anzi, credo di essere un'adolescente con una situazione sui generis per questi tempi: i miei genitori sono stati sempre presenti nella mia vita, mia madre in modo particolare, non mi sono mai trovata a prepararmi il pranzo da sola, non mi sono mai trovata sola. Mia madre di me sa tutto, conosce i miei pensieri, i miei desideri, i miei amici, i loro caratteri. Mi ha insegnato i valori veri della vita, l'importanza delle piccole cose, la generosità verso gli altri.... valori che purtroppo al giorno d'oggi sono veramente in pochi a possedere, è per questo che a volte trovo certi miei coetanei cosi' diversi da me... Lei che infanzia ha avuto?... Chi l'ha spronata a essere quello che è oggi?... I suoi genitori sono stati presenti nella sua vita?

Ne sono sempre più convinto, la cura contro le terribili solitudini degli adolescenti di oggi è più semplice di quanto si creda: il pranzo preparato dalla mamma, due chiacchiere, l'esempio... Insomma la presenza dei genitori fa degli adolescenti che si sentono "diversi" i veri "normali". I veri ribelli di cui c'è bisogno: quelli che colgono l'importanza delle piccole cose e la generosità verso gli altri. Insomma quelli che alla fine si godono davvero la vita. E poi scrivono anche bene in italiano!

Genitori dove siete???

lunedì 2 febbraio 2009

Cercate nuove strade!

Sabato ero a Firenze per un incontro con più di 400 studenti. Ho aperto il mio intervento con una frase che non avevo preventivato. Ho detto senza sapere neanche io perchè: "Sono stufo di voi! Sì sono stufo di voi ragazzi!". Occhi sgranati! Sono stufo di voi perché vi nascondete dietro le colpe degli adulti e le usate come scusa per essere sfiduciati, passivi, superficiali. Sono stufo perché vi voglio bene, perchè voi che siete pieni di vita sembrate i primi ad averla anestetizzata la vita dentro di voi. Voi che siete nell'età magica dell'esistenza che serve - nella sua follia sperimentale - a scoprire chi siete e che storia siete venuti a raccontare su questa terra. Sono stufo perché avete rinunciato a questa ricerca. Sono stufo di voi perché con la vostra vitalità dovete costringerci a guidarvi per le tempeste della vita. Ma se non vi buttate in mare? Se state lì chiusi in camera? Se avete paura del futuro e prendete i vostri sogni a prestito dalla tv e dai giornali di moda come farete a trovare la vostra unica e insostituibile via che farà il mondo migliore grazie alla vostra presenza? Non rinunciate ai vostri sogni! Chiedete aiuto. Cercate. Mettetevi alla prova. La realtà è troppo bella per perderne il profumo per superficialità, indolenza o dando semplicemente la colpa a cause esterne, che saranno magari vere e reali, ma che ad un certo punto, se non le accettiamo, diventano una scusa, dal momento che il passato non lo possiamo cambiare. Coraggio. Coraggio. Coraggio. Quanto bellezza, quanto bene siete capaci di realizzare! Un passo alla volta, ma con un sogno grande nel cuore. Meta ultima del viaggio, ma intenzione prima nel fare ogni passo. Perché mai svegliarsi tristemente ad un certo punto con la domanda: ma io fino adesso ho vissuto la vita di chi? Potrebbe essere troppo tardi!