Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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mercoledì 4 novembre 2009

AAA

Cercasi rifugio per prof affaticato.

Prezzi modici, buona cucina, vista mare.

domenica 11 ottobre 2009

Validation

domenica 28 giugno 2009

Di cigni e principesse

Ieri a cena da una coppia di cari amici. Meno che trentenni, con una splendida figlia.

Abbiamo letto ad alta voce la favola che il papà, avvocato rampante, ha scritto per la figlia in occasione del compleanno della piccola. Sì, il papà ha confezionato un libretto di poche pagine con una favola inventata, che ha come protagonisti una bambina e il suo papà in un'avventurosa ricerca su un'isola deserta.
Ho prestato voce e teatralità alla lettura. La bimba era ipnotizzata, irretita, spalancata alla storia che ascoltava per l'ennesima volta, ma da una voce diversa.

Il papà mi ha confidato che usa spesso le storie per educare la figlia. Là dove un discorso teorico non funziona, basta inventare una favola in cui c'è una bambina che ha un difetto che la figlia deve superare e farne vedere, narrativamente, gli effetti. Le conseguenze sono immediate: la bimba dalla mattina successiva si impegna a cambiare.

A tavola abbiamo poi giocato ad inventare una storia che a turno - papà, mamma, bimba e io - dovevamo portare avanti. Tra risate e un piatto e l'altro (buonissimi!) abbiamo raccontato una storia di coraggio, amore, pazienza, felicità. Insomma abbiamo inventato una storia con le domande fondamentali: quelle a cui da millenni non abbiamo risposta...

Nessuno troverà la favola da noi inventata su un qualche libro. Ma un giorno ci sarà una donna che ricorderà la favola della principessa trasformata in cigno da una strega invidiosa e salvata dal semplice contadino Federico: tanto semplice quanto generoso e audace, e depositario di un segreto che solo pochi possono permettersi di conoscere...

...come si trasformano i cigni in principesse da sposare.

domenica 24 maggio 2009

A me questo basta

Ieri (oggi) sono rimasto a parlare con un amico su una panchina di Shit City fino a tarda notte.
L'aria era tutta orecchie. L'erba del parco silenziosa e quasi profumata. Le voci della gente si erano nascoste da qualche parte nella via lattea. Il tempo non si è fermato, si è semplicemente messo da parte, per tre o quatto ore.
Sono momenti in cui le persone diventano trasparenti.
E la solitudine dei numeri primi sembra solo un'eccezione e non la regola di questo nostro mondo così affollato e così solitario allo stesso tempo.
Non mi pentirò mai di perdere il sonno per due categorie: le persone e i libri (che sono persone).
Un anticipo del paradiso che si affaccia su questa terra sotto forma di vita vera.
A me questo basta.

mercoledì 20 maggio 2009

In carne e spirito

Sono stati giorni molto impegnativi, ma bellissimi.
Sono stato con una sorella e due fratelli.
Sono stato con amici romani in una breve trasferta nella capitale.
Sono stato con diversi amici del luogo.
Chiacchierate calme, gratuite. Chiacchierate tra amici: condivisione di gioie e dolori, sorrisi e lacrime, paure e sogni; realizzazione di idee, progetti, sfide.

Parlando con le persone scopro quanto spesso giudico affrettatamente situazioni e comportamenti sulla base di schemi mentali consolidati e miopi.
Poi stando vicino alle persone, ascolti e scopri che le tue idee sono solo tue, che il bene che tu avevi immaginato non è il loro bene, che ti credevi vicino ed eri lontano, che la realtà è un altra cosa.

I confini sono le persone.
La misura sono le persone.
La ricchezza sono le persone.
La realtà sono le persone.

In carne e spirito.

mercoledì 6 maggio 2009

Lib(r)idine

Periodicamente vado in una piccola libreria vicino casa, dove mi sono fatto un'amica. Una simpatica signora direi sopra la sessantina che, oltre ad essere una delle proprietarie, è una divoratrice di libri. Insomma mi faccio suggerire quello che vale veramente la pena leggere nel panorama attuale. Lei sa che sono prof e che un po' deve consigliarmi libri adatti ai miei gusti un po' deve sorvegliare il panorama dei romanzi che possano piacere anche ai miei pargoli. Così cominciamo una lunga chiacchierata durante la quale mi sottopone almeno una ventina di romanzi e poi io scelgo quelli che mi attraggono maggiormente. Dopo averli letti ci confrontiamo e ricomincia il gioco. Grazie a questa amicizia sto conoscendo libri e autori che non avrei mai letto, né avrei avuto il tempo di andare a scovare. Questa amicizia mi arricchisce, mi fa risparmiare tempo e mi garantisce buone letture. E come sempre puoi contagiare agli altri solo ciò che ti appassiona, e a volte è proprio lei a sconsigliarmi un libro pur sapendo di perdere un guadagno...

Ne sono sempre più convinto: la letteratura, i libri hanno un aspetto sociale importante. Creano legami: libri consigliati, regalati, prestati... creano fili invisibili ma resistenti tra le persone. Non sempre le librerie-supermercato di oggi ci consentono di coltivare questi legami, di pari passo con la passione per la lettura. Ma i libri si conoscono, si amano, non si consumano.
Come le persone.

martedì 5 maggio 2009

Messaggi subliminali

Entro in una libreria vicino casa. Una delle attività che mi rilassa di più è leggere i riassunti dei romanzi in quarta di copertina e mescolare storie differenti e personaggi diversi. Tra i libri che sfoglio mi imbatto in una raccolta di saggi dal titolo La necessità dell'amicizia, di un autore che conosco: ma sì è mio fratello (pubblicità non occulta).

Quello stesso pomeriggio un amico mi legge alcuni brani di un romanzo che prima o poi affronterò e che sembra essere il nuovo Guerra e Pace e, guarda caso, anche quelle pagine parlano di amicizia:

L’amicizia è uno specchio in cui l’uomo si riflette. A volte, chiacchierando con un
amico impari a conoscerti e comunichi con te stesso… Capita che l’amico sia una figura silente, che per suo tramite si riesca a parlare con se stessi, a ritrovare la gioia dentro di sé, in pensieri che divengono chiari e visibili grazie alla cassa di risonanza del cuore altrui. L’amico è colui che ti perdona debolezze, difetti e vizi, che conosce e conferma la tua forza, il tuo talento, i tuoi meriti. E l’amico è colui che, pur volendoti bene, non ti nasconde le tue debolezze, i tuoi difetti, i tuoi vizi. L’amicizia si fonda dunque sulla somiglianza, ma si manifesta nella diversità, nelle contraddizioni, nelle differenze. Nell’amicizia l’uomo cerca egoisticamente ciò che gli manca. E nell’amicizia tende a donare munificamente ciò che possiede.
Vasilij Grossman, Vita e destino, pp. 341-342

Insomma casualmente mi arrivano messaggi tra loro collegati. Mi sa che Qualcuno sta cercando di dirmi qualcosa. Ieri sera telefono a mio fratello per raccontargli l'accaduto e ci facciamo una lunga e salutare chiacchierata. Oggi a pranzo con un amico, stasera pure. Forse comincio a capire...

Prof smettila di pensare alle cose urgenti e concentrati su quelle importanti...

lunedì 4 maggio 2009

Gradazione di auguri


Anche gli auguri hanno una gradazione.

Livello 1: facebook e derivati o Sms
Livello 2: email
Livello 3: telefonata
Livello 4: sms/telefonata a mezzanotte e un minuto
Livello 5: lettera scritta a mano o regalo personalizzato, per personalizzato intendo un regalo che non si potrebbe fare a nessun altro se non a te (quest'anno il disegno nell'immagine della figlia di 5 anni di un grande amico, che sintetizza tutto: la primavera, l'amicizia, la gioia; una crostata fatta da un amico con le sue mani (!), un taccuino di pagine bianche con dedica, un libro scelto ad hoc con dedica, la ricetta di una torta nell'impossibilità di far giungere la torta reale, una versione contraffatta e comica del blog).

Gli auguri che ti toccano il cuore sono quelli in cui percepisci il tempo donato gratuitamente, che in altre parole dicono: "è bello che tu anni fa sia venuto al mondo e per questo con gioia spreco il mio tempo per te".

venerdì 24 aprile 2009

I veri terremoti

domenica 19 aprile 2009

Quello che c'è

Ieri ho passato una giornata insieme ad un amico. Oltre ad avere salvato il mondo e la letteratura almeno un paio di volte (cosa che puoi fare solo con i veri amici), abbiamo salvato anche un po' noi stessi, che è quello che veramente due amici possono fare reciprocamente.
Come?
Aiutandosi a vicenda ad essere fedeli a se stessi.
Il mondo ci appiccica addosso attese, sogni fatui, ansie, angosce... e questo a volte ci fa perdere di vista "quello che c'è".
Solo chi ci vuole bene davvero può fare da specchio non deformante.
Ne sono sempre più convinto, solo chi ha amici veri (o che lottano per esserlo) rimane fedele a se stesso.

"Secondo te dovrei mollare tutto e iscrivermi ad un corso di biotecnologie? Sarebbe più utile..."
"Secondo me dovresti leggere questo romanzo e scriverne un altrettanto bello. Questo sarebbe utile"
"Perché?"
"Perché sei fatto per questo"

giovedì 9 aprile 2009

Portami con te o resta...

Lui doveva partire.
Lui era innamorato di Lei, come un folle.
Ma Lui doveva partire.
Portami con te, gli disse.
Dove andava Lui, Lei non poteva andare.
Resta con me, gli disse.
Lui non le lasciò una foto, una dedica, un'immagine di sé.
Lui le lasciò se stesso: rimase.
Lui partì, rimanendo. Rimase, partendo.
Le disse: io sono con te tutti i giorni fino alla fine del mondo.
Lei rimase con Lui e con Lui partì.
Contemporaneamente rimaneva e partiva.
La sua casa era con Lui.
Con Lui, partito e rimasto.
In Lei. Con Lei. Per Lei.
Lei, di carne.
Lui, di pane.



Io non conosco festa più bella di quella di oggi.
Non c'è niente di più bello su questa terra dell'Eucarestia.
Chi non ci crede o ci crede poco, non sa cosa si perde.
La vita tutta intera.

venerdì 27 marzo 2009

Per antonomasia

Questa figura retorica serve a sostituire un nome proprio con un nome comune che viene elevato a modello e simbolo di quello stesso nome o viceversa: l'Apostolo (per S.Paolo), il divino Poeta (per Dante), un giuda (per indicare un traditore), un dongiovanni (per indicare un corteggiatore spregiudicato).
Ci sono alcune "antonomasie" che non possiamo non prendere in considerazione, con preoccupazione linguistica, non moraleggiante...

La Casa: è un posto dove una serie di personaggi non ben identificati (la maggiorata, il cieco, l'idraulico, il rumeno...) non fanno niente dalla mattina alla sera.
La Fattoria: un tempo era piena di animali ("nella vecchia fattoria..." abbiamo cantato tutti) ora (la nuova fattoria) è piena di uomini, che fanno il verso agli animali e i versi degli animali.
L'Isola: un tempo era Itaca, un luogo dove qualcuno cerca di tornare nella speranza di riabbracciare i propri cari, ora è un posto dove trovi un gruppo di cretini che cercano di diventare famosi, facendo finta (al contrario della Casa) di fare qualcosa dalla mattina alla sera.
Amici: sono persone che, cercando di dimostrare di saper fare qualcosa, si scannano tra loro al ghigno compiaciuto di un terzo (preferibilmente una terza con voce da uomo) che li aizza.
Uomini e donne: sono esponenti del genere umano che si scannano in pubblico al ghigno del già citato terzo, nella speranza di accoppiarsi.

Io ancora a quei nomi associo certe emozioni, certi ricordi, certe presenze. Reali.
Cosa rappresenteranno molto presto sui loro fogli di carta i bambini quando la maestra chiederà loro di disegnare una casa, un'isola, una fattoria, un amico, un uomo, una donna?
Preferiamo il reality alla realtà.
La seconda è così ripetitiva, banale e scontata...

mercoledì 18 marzo 2009

Ti voglio bene... ma siamo sicuri?

Dopo una lunga lezione dedicata alla fenomenologia dell'amicizia della settimana scorsa oggi Alunnasorrisoradioso mi si avvicina, felice...
Io avevo semplicemente spiegato che alla base di ogni relazione vitale, anche quando la relazione è asimmetrica (amici, fidanzati, sposi, genitori-figli, professori-alunni, Dio-uomini...) ci deve essere amicizia. Altrimenti il resto è costruito sul nulla. E ci sono tre tipi di amicizia, i primi due destinati a farla morire e un terzo destinato a farla durare. I primi due tipi di amicizia sono quella basata sul piacere (in senso ampio) e quella basata sull'utile: cerco l'altro perché la sua presenza è funzionale ad altro: un piacere, un utile (sono tuo amico finché mi passi le versioni, finché mi inviti a casa tua con la piscina, finché mi aiuti a fare i compiti...). Insomma l'altro non è il fine ma il mezzo per raggiungere altro. Tutte le relazioni basate sul piacere o sull'utile infatti sono destinate a morire se non maturano. Il terzo tipo di amicizia si basa invece sull'altro come "un altro me". L'altro e la sua vita sono importanti in quanto tali. L'altro è un me stesso fuori di me. La frase che riassume i primi due tipi di amicizia è "mi fai stare bene" (mi servi per il mio bene, raggiunto il quale tu puoi anche sparire), quella che invece riassume la seconda è "ti voglio bene" (sono felice di renderti felice, di fare il tuo bene, anche se dovesse costarmi sacrificio).
Alunnasorrisoradioso dice: "Prof ho riflettutto su quella lezione. E ho lasciato il mio ragazzo. Adesso sono libera".
La vedo felice, felice di una libertà conquistata con un ragionamento semplice che l'ha portata a considerare senza paura una verità, anche se dolorosa. Niente ci rende liberi come un'amicizia vera, niente ci imprigiona come una falsa amicizia...

martedì 17 marzo 2009

Mutazioni e integrità

Di giorno in giorno le "mutazioni" dei miei alunni sono piuttosto evidenti, con il conseguente scombussolamento interiore e lo specchio che può diventare un'ossessione. Ma in fondo lo specchio, di fronte al quale i miei alunni perdono le ore, è segno che qualcosa sta cambiando, non solo fuori, ma anche dentro di loro. Si rendono conto che quello che si vede sulla superficie dello specchio non esaurisce il "chi sono". Lo specchio riflette la superficie, non il cuore. Ed io sono molto di più della mia superficie, ma il sentire la distanza fra la superficie e il "chi sono" provoca paura, solitudine, spaesamento. Niente paura: è una fase di passaggio e come tutte le fasi è destinata a finire. Una fase che richiede molto coraggio: il coraggio di non chiudersi in bagno davanti allo specchio, ma di affrontare la realtà e scoprire, grazie alla realtà stessa (genitori, familiari, amici, amori, passioni, studio, impegno, interessi...), quale unica, irripetibile, meravigliosa storia sono venuto a raccontare... Se non scopro me stesso (chi sono e che talenti ho), non potrò raccontare niente a nessuno, e mi farò prestare la mia storia da qualcun altro, da quello che gli altri vogliono vedere. E chi fa così è una preda. Questo è ciò di cui avere paura!

Al riguardo mi è tornato in mente un pezzo di Persepolis: protagonista è una ragazza iraniana alle prese con le mutazioni, ma che ricorda la sua cara nonna e ciò che le ha insegnato...


venerdì 6 marzo 2009

Virtuale VS Reale?

Avverto una diffusa paura negli adulti di fronte a strumenti come la chat e Facebook. Vengono spesso bollati come strumenti di fuga dalla realtà. Il virtuale diventa presto sinonimo di demoniaco. Ma attenzione "virtuale" non è opposto di "reale" (il cui opposto è "possibile"), ma di "attuale".
Facciamo un esempio.
Io ipotizzo che oggi prenderò un caffè con Annibale. Questa è una chiacchierata "possibile." Se effettivamente ci vedremo e sentiremo il sapore, l'odore, il calore del caffè la nostra chiacchierata sarà "reale". Se io questa chiacchierata me la immagino e basta, essa rimane possibile. E posso rinchiudermi talmente nel possibile da considerarlo reale: se dico "oggi ho visto Annibale!" e non è vero, ho dei problemi da curare in altra sede...
Ma se io mi trovo su MSN o su Facebook a chiacchierare con Annibale la mia chiacchierata con lui non è semplicemente "possibile", ma è "reale" (purchè io mi impegni ad essere me stesso su facebook e msn, ma anche se non fosse così, la mia chiacchierata sarebbe reale, benchè falsa). Questa chiacchierata "virtuale" è tale perché non coinvolge tutta la mia persona e rimanda ad una chiacchierata "attuale", in cui ci sarà questa totalità. Una chiacchierata "virtuale" è "reale", ma coinvolge parti diverse di realtà rispetto alla chiacchierata faccia a faccia (che può essere anche quella virtuale se io sono presente con il corpo, ma con la testa sto da un'altra parte...). Il rischio qui può essere quello di rimanere a questo livello di realtà che non è tutta la realtà (se io sto con i miei amici solo su Facebook ho anche in questo caso bisogno di una pedata...), ma pur sempre di realtà si tratta.
Allora niente paura di Facebook e chat (malintenzionati a parte che ci sono anche per strada, anzi per strada sono più pericolosi perchè "reali") se diventano un trampolino verso la realtà tutta intera. Da quando uso Facebook (e chat annessa, anche se raramente), le mie chiacchierate attuali e reali si sono moltiplicate. Se il virtuale diventa spinta e trampolino per il reale è una risorsa in più, l'importante è non ridurre la pascina al trampolino. Sarebbe come credere di saper nuotare per averlo letto su un libretto di istruzioni, ma non essersi mai tuffati nell'acqua alta da quel benedetto trampolino. C'è una bella differenza...

E poi gli adulti non stavano ore al telefono quando avevano l'età dei loro figli?
Forse che le chiacchierate al telefono non sono altrettanto virtuali?
Forse non ci sono genitori le cui chiacchierate con i figli a tavola sono solo virtuali?

martedì 3 marzo 2009

Lo sai che...

...mentre stai perdendo tempo a leggere questo post c'è un amico o un'amica che ha bisogno di te, fosse anche solo una telefonata.
Sì, proprio così.
Sicuramente già sta affiorando il suo volto e allora non farai in tempo a finire di leggere che dovrai comporre il numero oppure uscire di casa e andare a trovare l'amico o l'amica di persona.
A sorpresa. Gratuitamente.
E scoprirai che non c'era niente di più importante da fare questo pomeriggio.
E un giorno questa persona ti ricorderà così, con un sorriso grato.
Uno che amava gratis. A sorpresa. Uno che ti ricordava che era bello che tu fossi al mondo e che senza di te il mondo sarebbe stato veramente povero.

ps. le cose invece non sorridono come le persone e possono sempre aspettare...

venerdì 27 febbraio 2009

E tu hai carattere?



ps. prof 2.0 è a Trieste per una conferenza e per vedere la città, per la prima volta. Ci si rivede sabato o domenica. Prof 2.0 ha il fiato corto, accetta inviti per vacanze!

giovedì 26 febbraio 2009

A viva voce

Appuntamento alle 12.00 con un amico romano.
Costretto ad interrompere un lavoro importante esco di casa trafelato, ma ci tengo a incontrarlo dopo tanto tempo che non ci vediamo: almeno 5 anni.
Ore 12.05. SMS dell'amico: "Mi spiace, non riesco ad arrivare".
Rispondo un po' innervosito: "Pazienza. Faremo un'altra volta".
Nuovo SMS: "Facciamo domani alla stessa ora?".
Silenzio.

E' proprio vero la tecnologia non solo ha aumentato la rapidità delle comunicazioni, ma anche la solitudine; ha diminuito le difficoltà comunicative, ma anche il coraggio di assumersi le proprie responsabilità "a viva voce".

sabato 21 febbraio 2009

Living Room

Serata Living Room, dal titolo "C'era una volta l'amicizia...". Il film prescelto è "The big Kahuna". Serata come sempre stupenda, tra chiacchiere (oscar per le sparate più grosse all'immarcescibile padrone di casa Federico), meringata (oscar per la torta migliore a Francesco, da ripetere...), battute (oscar per la figura retorica migliore a Elena, che, nel manifestare apprezzamento per l'attore di 007, ha avuto il coraggio di dire "piacevole alla vista").
Una delle scene che amo di più del film...

venerdì 20 febbraio 2009

Una vita piena?

Un professore, in piedi davanti alla sua classe, prese un grosso vasetto vuoto di marmellata e cominciò a riempirlo con dei sassi di circa 3cm di diametro. Una volta fatto chiese agli studenti se il contenitore fosse pieno. Essi risposero affermativamente. Allora il professore tirò fuori una scatola piena di piselli, li versò dentro il vasetto e lo scosse delicatamente. I piselli naturalmente si infilarono nei vuoti lasciati tra i vari sassi. Ancora una volta il professore chiese agli studenti se il vasetto fosse pieno ed essi, ancora una volta, risposero di sì. Il professore allora tirò fuori una scatola piena di sabbia e la versò dentro il vasetto. Ovviamente la sabbia riempì ogni spazio vuoto lasciato e coprì tutto. Il professore chiese ancora una volta agli studenti se il vasetto fosse pieno e questa volta essi risposero, senza dubbio alcuno, affermativamente. A questo punto il professore tirò fuori. Da sotto la scrivania, una bottiglia di vino e ne versò completamente il contenuto dentro il vasetto, inzuppando la sabbia.
Gli studenti si misero a ridere.
“Ora - disse il professore non appena svanirono le risate - voglio che voi capiate che questo vasetto rappresenta la nostra vita. I sassi sono le cose importanti – Dio, la famiglia, gli amici – le cose per le quali se tutto il resto fosse perduto, la vita sarebbe ancora piena.
I piselli sono le altre cose importanti: il lavoro, la casa, i viaggi, il pensiero, le aspirazioni.
La sabbia è tutto il resto … le piccole cose.”
“Se mettete dentro il vasetto per prima la sabbia,” continuò, “non ci sarebbe spazio sufficiente per i piselli e per i sassi. Lo stesso vale per la vita. Se dedichiamo tutto il nostro tempo e la nostra energia alle piccole cose, non avremo spazio sufficiente per le cose veramente importanti”.
DedicateVi alle cose che Vi rendono felici: giocate con i Vostri figli, portate il Vostro coniuge al cinema, uscite con gli amici. Ci sarà sempre tempo per lavorare, pulire la casa, lavare l’auto. PrendeteVi cura dei sassi come prima cosa. Fissate le Vostre priorità... il resto è solo sabbia.
Una studentessa allora alzò la mano e chiese al professore che cosa rappresentasse il vino.
Il professore sorrise. “Sono contento che me l’abbia chiesto. Era giusto per dimostrarvi che non importa quanto piena possa essere la nostra vita, perché c’è sempre spazio per una buona bottiglia di vino".