Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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martedì 9 settembre 2008

Dentro non mi sposto di un centimetro

Ieri prof 2.0 è stato ad una serata teatrale all'aperto. Lettura di poesie di un grande autore russo del 900, purtroppo poco conosciuto: O.Mandelstam, morto, probabilmente nel 1938, in un gulag. Ma i prof le ultime serate estive se le rovinano così? No. Così se le guadagnano.

Quest'uomo, perseguitato dal regime in quanto scrittore e mandato per questo in un campo di lavoro dove trovò la morte, compose poesie a voce. Non aveva nulla per scrivere. Sua moglie e i suoi amici le imparavano a memoria e dopo la sua morte, avvenuta non si sa esattamente dove, le hanno pubblicate. Ieri sera duecento persone erano riunite ad ascoltare il grido muto, l'aria rubata, di un uomo che, in mezzo alla neve siberiana e all'assurdo lavoro della prigionia, era libero. Componeva. Gli era rimasto solo questo: la sua anima. E la sua anima libera arrivava a noi, comodamente seduti al fresco dell'estate ormai al suo declinare. E liberava anche me con le sue parole, lui che era stato più prigioniero di tutti. E in un verso mi diceva: "dentro non mi sposto di un centimetro". Come vorrei, stasera, chiedere questo per me. Pioggia o sole, stanco o forte, sano o malato, solo o in compagnia, libero o prigioniero, che io, dentro, non mi sposti di un centimetro.
***
Togliendomi i mari, la corsa e il volo
e dando al piede l'appoggio di una terra coatta,
che cosa avete ottenuto? Bel calcolo:
non potevate amputarmi le labbra che si muovono.
(O.Mandelstam)

6 commenti:

piccolamanomaldestra ha detto...

Ieri sera le tue parole sono arrivate anche qui...e con esse anche il grido di un poeta, privo di tutto, ma custode dell'unica ricchezza di cui un uomo può disporre: se stesso.

Così questa mattina, con la sua eco in mente, ho rispolverato qualche vecchio appunto alla ricerca di quelle parole,che già una volta avevano dato forma a quello che cercavo da tempo.
La verità è che continuo ad averne bisogno...perchè la libertà non è un trofeo che si vince e si mette sul comodino.
Libertà è l'unico vero dono unicamente mio.
E ogni istante sono chiamata a tornare dentro di me e ridonarmelo.
Ridonarmi la libertà di essere quello che sono e di poterlo scegliere.

"Inaestimabile bonum est suum fieri".
Ep. ad Lucilium, Seneca

Bene inestimabile è appartenersi.
Queste erano le parole che cercavo e che cerco sempre.
Lo auguro a me stessa e a tutti: di poter trovare sempre la via per essere liberi e trovare se stessi e la forza di volontà per scegliere coraggiosamente il Meglio!

biancaneve ha detto...

Il problema è che si galleggia, che la vita è diventata liquida (Baumann); se si poggia saldamente sul terreno solido è più facile non spostarsi di un centimetro. "Cerco un centro di gravità permanente..." diceva una volta un cantautore...

Luigi Vassallo ha detto...

Non penso che la libertà sia qualcosa di chiuso in me ed autoreferenziale, qualcosa che devo solo "ridonare a me stesso": penso che la libertà sia qualcosa che devo donare a qualcun altro, proiettare verso l'esterno.
Credo che si possa dire "non mi sposto di un centimetro" quando si è trovato il centro della propria vita fuori di se, in qualcosa in cui credere e sperare, in qualcuno da amare.

Screwball ha detto...

Caro mio,

se vuoi andare a fondo, un suggerimento su quello che scrivi lo trovi nell'empatia di Edith Stein (io puro) e ne il Cuore di Dietrich Von Hildebrand: siamo centri immobili di narrazioni, che scegliamo di integrare o di modificare intorno a quello che siamo per crescere... pensa che casino quando scegliamo di fare del nostro cuore o io un'autostrada da cui tutti passano, senza scegliere una nostra topografia interiore. Non sarebbe possibile o prudente attraversarci, proprio come un'autostrada. Il nostro io più o meno profondo, questo dipende da noi, ha bisogno degli altri. Non è un bicchiere: il bicchiere cade, si rompe e non è più un bicchiere. Certo si rompe secondo la struttura cristallina del vetro. Rompi i frammenti e non avrai neanche il vetro. L'io interiore può essere un bicchiere, ma se è un vero io umano, è vivo e la vita cerca sempre di espandersi e di fiorire, e questo avviene con le occasioni che ci capitano, gioie e dolori, amicizie, nascite, lutti, incontri...

Prof 2.0 ha detto...

è curioso. Per donarci agli altri dobbiamo possederci, ma per possederci davvero dobbiamo darci agli altri. è un paradosso dell'essere umano o il solito uovo e la gallina?

piccolamanomaldestra ha detto...

per gigifix: forse l'espressione "ridonarmi a me stesso" non rende molto. La libertà non è qualcosa di mia creazione, non me la sono costruita da me. Diciamo che me la sono ritrovata nelle mani fin dalla nascita. Posso scegliere qualcosa o qualcuno (preferisco il Meglio) solo se davvero imparo a decidere CHI voglio essere. in questo senso devo donarmi la libertà, per seguire quello che il mio cuore dice.
é vero poi che qualunque cosa segua sono davvero libera solo smetto di curare solo me stessa e dono quello che sono e il mio tempo agli altri.
Ma è il fatto che io decido quello che voglio essere che rende ogni scelta d'amore unica.
Se fossi condizionata, nn potrei scegliere.