Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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martedì 13 gennaio 2009

Ettore

Il personaggio che amo di più nell'Iliade è Ettore. Forse la grandezza dell'Iliade sta nel fatto di entrare con profondità tutta nuova nel cuore dei vinti, degli sconfitti. All'altisonante e a volte ridicola iattanza di Agamennone, Achille, Diomede e persino Ulisse, fa da contraltare la grandezza tragica di Ettore e la sua famiglia. Oggi abbiamo letto in classe il passo in cui, egli, sicuro di morire e schiacciato dalla responsabilità per il suo popolo, incontra la moglie e il figlio. Alcuni ragazzi, e non scherzo, si sono commossi: quando Andromaca, che ha perso padre, madre e fratelli a causa di Achille, dice al marito "tu sei per me padre e nobile madre e fratello; tu sei il mio sposo fiorente"; quando Ettore ancora sporco dalla battaglia e armato cerca di abbracciare il figlio che si ritrae spaventato e solo quando il papà si è tolto l'elmo chiomato si lascia abbracciare e baciare; quando Ettore porge il figlio alla moglie e lei "sorride in mezzo al pianto e lo sposo si intenerisce a guardarla, l'accarezza con la mano" e le dice "il fato, ti dico, non c'è uomo che possa evitarlo, sia valoroso o vile, dal momento che è nato". Tutta la tragedia è concentrata nel cuore di Ettore, schiacciato tra la responsabilità, la sete di gloria, il fato a cui non può sottrarsi e la nostalgia infinita del figlio e della moglie.
Rileggete il libro VI dell'Iliade dal verso 369 al 502 (o magari tutto...). Forse direte come Alunnasensibile "Prof mi ha messo una tristezza infinita": avrete detto la cosa giusta.

Io sto con Ettore, eroe malinconico, come tutti noi, quando siamo costretti a combattere e, nostro malgrado, a perdere quello a cui teniamo di più.
Un giorno se ci riesco gli dedico un racconto...

lunedì 15 dicembre 2008

La mancia

Sabato ero a cena con fratello-walkertexasranger. Simpaticamente serviti da un cameriere che faceva il suo lavoro bene e col sorriso sulle labbra, gli abbiamo dato (cioè mio fratello...) una generosa mancia, soddisfatti del cibo e del servizio: saremmo sicuramente tornati.
La mancia... Usiamo espressioni che nascondono dietro la loro misteriosa e fredda superficie il calore e il colore della letteratura o della storia.
Quando diamo la mancia rievochiamo antichi riti amorosi cavallereschi. La mancia un tempo non era altro che "la manica" (dal francese manche) che la donna regalava al suo campione in segno di predilezione. Le maniche del vestito, un tempo staccabili (soprattutto per gli abiti femminili, da cui l'espressione "un altro paio di maniche", come si vede nell'immagine) si regalavano come pegno d'amore. Dare la mancia (manica) era favorire qualcuno, dichiarare simpatia.
Tutte le volte che diamo una mancia, riecheggiano le gesta di antichi tornei, in cui campioni armati conquistavano donne gentili che a loro si erano affidate "smanicandosi". Dietro una mancia un tempo c'era un cuore innamorato e l'eroismo di un cavaliere. Quel cameriere era diventato con la sua simpatia e professionalità il nostro campione, benché le sue armi fossero grembiule e menù. E noi (cioè mio fratello...) volentieri ci "smanicavamo" per lui. Così in una mancia persino la prosa del lavoro quotidiano diventa epica cavalleresca.
Ah le parole!

martedì 9 dicembre 2008

Eroi in crisi

Leggo ad alta voce un passo dell'Iliade, immedesimandomi ora in Achille ora in Agamennone a contesa. Litigano per il regalo più bello come due bambini capricciosi, ma lo fanno con capacità retoriche straordinarie. Si contendono un'ancella-guancia-graziosa. Agamennone ammette candidamente che la preferisce alla moglie ormai stagionata... Achille gli rinfaccia la sua meschinità e ne mette in dubbio la capacità di comando. Agamennone offeso risponde con la ripicca: restituisco la mia, ma mi prendo la tua di ancella, tanto anche la tua è un'ancella-guancia-graziosa.

- Prof ma Agamennone è proprio un bambino!
- Già...
- Prof e poi che eroe è uno che fa schiave donne a destra e sinistra, tanto più che ha una moglie a casa...
- Già...
- Prof ma questo che si offende così è Achille?
- Già...

Decisamente gli eroi dell'Iliade sono in crisi e manifestano le falle della cultura che li ha generati... A volte sembrano personaggi di Beautiful...
Il romanticismo ha ammantato la Grecia e i suoi eroi di un alone di santità che i miei alunni hanno smascherato subito. Per fortuna mi è rimasto Ulisse...

- Prof ma anche Ulisse ha avuto un figlio da un'altra!
- Già... però Itaca almeno non è l'isola dei famosi...