Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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domenica 2 maggio 2077

Lo spirito del blog: beginning with hope



ps. la data del post? Il giorno dei miei 100 anni...
pps. questo post rimarrà sempre il primo, ma non ingannatevi il resto è aggiornato periodicamente.

sabato 9 gennaio 2010

Le stelle di Dante

Ci siamo convinti che vita eterna sia sinonimo di futuro, come se presente ed eternità fossero cronologicamente contigui, successivi o comunque separati. E per questo abbiamo inventato utopie che riportassero il futuro nel presente, salvo poi deluderci perchè quel futuro non riguarda mai il nostro presente. Ogni utopia provoca infatti, alla fine dei conti, disperazione.

Non abbiamo letto Dante allora, o lo abbiamo letto male.
Ho approfittato di queste vacanze per rileggere Dante.

Presente ed eternità stanno l'uno nell'altro, che è quello che Dante ci ha mostrato. La vita eterna prende forza dentro il tempo, comincia dal presente, è un futuro che si fa presente, è una qualità dell'esistenza.

Dante lo mostra con le stelle.

La fine di ogni cantica dantesca parla di stelle, a dimostrazione del fatto che il suo viaggio non riguarda l'aldilà e basta, ma l'aldilà nell'aldiqua, uno dentro l'altro.
Il suo viaggio è un viaggio nel cuore di ogni uomo che ha i suoi inferni, purgatori e paradisi.
L'inferno si chiude con questo verso (34, 139 )
E quindi uscimmo a riveder le stelle.
Dall'inferno del cuore si esce volgendo lo sguardo alle stelle. Aver considerato tutto il male che si nasconde nel nostro cuore rischia di gettarci nella disperazione, ma allo stesso tempo ci apre al "desiderio" (le stelle: de + sidera) di vedere quel male sparire, cambiare, trasformarsi. Così il cuore concepisce lo slancio alla salita verso il monte del Purgatorio, che si chiude con questo verso (33, 145):
Puro e disposto a salire le stelle
Dante ha visto il male, tutto il male, il suo male, se ne è purificato, ne è stato lavato, ha compreso che il bene, per chi lo cerca, trionfa sempre e così nel suo cuore ora è nata un nuovo desiderio: la disposizione a salir le stelle, il desiderio va oltre, è rilanciato. Si trasforma in sete di vedere la fonte dell'amore che ha eliminato tutto il male che c'era nel suo cuore, per sapere se sarà per sempre, se c'entra con lui, con la sua vita. Così il Paradiso termina con questo verso (33,145)
l'Amor che move il sole e l'altre stelle.
Dante vede Dio, vi caccia lo sguardo dentro e trova sè stesso, il suo viso, scopre che ciò che governa l'universo fisico e spirituale è amore, è l'Amore. E quell'Amore ha voluto lui, lo ha attratto sino a sè, prendendolo così com'era, nel suo presente.

Dopo questa visione Dante torna al presente.
In realtà ci è sempre rimasto. Non ci ha raccontato una favoletta medievale, di demoni e angeli, ma la storia di un cuore che realizza tutti i suoi desideri (Beatrice è causa di tutto), e raggiunge le stelle.
Dall'inferno al paradiso non si è mosso di un millimetro, ha solo attraversato le regioni del suo cuore e lo ha scoperto immerso nell'eterno, voluto dall'eterno.

E questo è paradiso.

giovedì 10 dicembre 2009

Requiem per la metafora


La maledetta antologia che mi sono ritrovato, perchè adottata da chi mi ha preceduto, dedica alla metafora soltanto un box all'interno della tabella delle figure retoriche di significato, quasi al pari dell'ipallage e della litote.

Reso furioso più di Orlando da questa povertà mi sono vendicato con una lezione intera sulla metafora, in cui ho metaforizzato me stesso trasformandomi nell'amante colmo di desiderio verso questa leggiadra fanciulla.

La metafora non è una figura retorica di significato a cui dedicare qualche centimetro quadrato. La metafora è un amore. La metafora è un modo di stare al mondo. Senza le metafore saremmo muti, non avremmo parole, non avremmo umanità. Il mondo sarebbe fatto solo di superfici e non di corrispondenze. Il mistero sarebbe esiliato e con esso ogni nostra scoperta.

Senza metafore nessuno potrebbe spezzarci il cuore o entrarci dentro, nessuna sedia avrebbe gambe per fuggire, nessuno sguardo nasconderebbe il cielo, nessun pensiero volerebbe, nessuno occhio sarebbe una stella o viceversa, nessun narciso uno splendido adolescente vago di sè fino allo struggimento, nessun'eco una innamorata delusa sino a rimanere solo voce, nessuna bottiglia avrebbe il collo, nessuno avrebbe un diavolo per capello, nessun rospo potrebbe essere trasformato in un principe azzurro al bacio della sua bella e nessuna bella sarebbe imprigionata in un castello in attesa del suo principe azzurro, nessun vento soffierebbe, nessun cuore sarebbe tenero, nessun sorriso brillerebbe provocandoci la pelle d'oca...

Certo forse non ci sarebbero neanche cuori freddi e aridi come gli autori della mia antologia...

domenica 8 novembre 2009

La musica nel cuore

Dedicato ai miei genitori che oggi compiono 44 anni di matrimonio.
A loro devo quello che so, ho e sono. Grazie!

sabato 7 novembre 2009

Stelle da supermercato


Sembra che adesso si possa comprare una stella per 200-300 euro e regalarla, con il suo nome, alla propria amata con tanto di certificato. Quando me lo hanno raccontato, mi sono documentato:  è vero, ci sono agenzie che fanno questo servizio.
L'amore romantico è il più grande affare economico della storia.
Ma il vero romantico sa che non è con i soldi che si comprano le stelle e quindi l'amore: ma con il desiderio.
"La vedi quella stella, lì in alto, quella che brilla cambiando colore?"
"Sì"
"Te la regalo: perché ti somiglia"
Il desiderio compra tutto. I soldi no.
E solo chi ci ama veramente accetta il nostro amore per quello che vorrebbe essere e non solo per quello che è, anche se a volte quello che è contraddice quello che vorrebbe essere.

sabato 24 ottobre 2009

Effetti collaterali

Così mi ha detto un amico:

Non c'è niente di meglio della fede per godersi la vita.

Ti godi le cose per quello che sono: mezzi; e quindi ne puoi fare a meno quando vogliono o quando vuoi. E se le perdi è per riaverle poi.
Ti godi le persone per quello che sono: persone; e quindi le ami come fossero Dio. E se le perdi e per riaverle poi.
Ti godi te stesso per quello che sei: una creatura; e quindi una fragilità riempita dalle forze di un Padre. E se ti perdi o ti sembra di esserti perduto e per riaverti, prima o poi.

E quando tu, le persone, le cose finiranno, ad aspettarti dietro la porta buia ci sarà Chi ti stava aspettando, per farti scoprire, a braccia aperte, che eri solo nell'anticamera della bellezza, della felicità, dell'amore.

E lì non c'è più niente da perdere.

domenica 11 ottobre 2009

Validation

mercoledì 7 ottobre 2009

Tardi, ma non troppo

Ieri ho partecipato alla presentazione di un libro ("Antonia Pozzi e la montagna") di un caro amico. Avevo in qualche modo contribuito alla versione definitiva dello scritto, che racconta la vicenda di Antonia Pozzi, la giovane poetessa italiana, apprezzatissima da Montale, morta suicida al culmine di una forte depressione nel 1938 a 26 anni. In un passo del diario che l'autore ha letto Antonia scrive:

"E questo terrore: mi perdo, non mi ritroverò, non mi riguadagnerò più. Piccole cose mi scalpellano, miserie mi corrodono. Quanto bene vorrei volere e non c'è nessuno e se qualcuno venisse, ormai è forse troppo tardi..."

Quando ho sentito quel "troppo tardi" il cuore mi ha tremato di paura e di lacrime: "troppo tardi". Mi ha tormentato quel "troppo tardi", desiderio infinito di "voler voler bene" non accolto, inevaso, fino alla disperazione ultima.
Però a poco a poco quel "troppo tardi" ha fatto riaffiorare nel lago della memoria un altro tardi, simile e opposto, che mi sono andato a rileggere:

"Tardi ti ho amato, Bellezza tanto antica, eppure tanto nuova. Tardi ti ho amato.
Sì, perché tu eri dentro di me; io invece ero fuori e lì ti cercavo.
Tu eri con me e io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le cose da te create, che sarebbero inesistenti, se non esistessero in te". (S.Agostino, Confessioni, X, 27, 38)

Nel mondo delle apparenze spesso si fa troppo tardi, solo al centro del cuore c'è un luogo dove non è mai troppo tardi, anche se "fuori" tardi si è fatto. Quel luogo, in qualche modo, è fuori dal tempo, perché non è al tempo che appartiene. Lì, nascosto, inabissato, sotto strati di urgenze e complicazioni, tutto si unifica e si semplifica. Lì non è mai troppo tardi per nessuno.
Mai.

domenica 4 ottobre 2009

Zibaldino domenicale

Frammenti settimanali che frammenti non sono:


"Dio mio! Un minuto intero di beatitudine! E' forse poco per colmare tutta la vita di un uomo?"
F.Dostoevskij, Le notti bianche

"E tu che avresti potuto essermi strappato dalla morte, ahi,
neppure dalla morte potrai essermi strappato"
Ovidio, Metamorfosi, IV, 152-153

"Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra - che già viviamo - e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi"
C.Pavese, Il mestiere di vivere

lunedì 21 settembre 2009

Ri-letture

«Se gli uomini non affogano» chiese la sirenetta «possono vivere per sempre? Non muoiono come facciamo noi, nel mare?».
«Certo» rispose la vecchia. «Anche loro devono morire e la lunghezza della loro vita è più breve della nostra. Noi possiamo arrivare fino a trecento anni, quando però non viviamo più diventiamo schiuma dell'acqua, non abbiamo una tomba tra i nostri cari; non abbiamo un'anima immortale e non vivremo mai più: siamo come le verdi canne che, una volta tagliate, non rinverdiscono! Gli uomini invece hanno un'anima che continua a vivere, vive anche dopo che il corpo è diventato terra; sale attraverso l'aria fino alle stelle lucenti! Come noi saliamo per il mare e vediamo la terra degli uomini, così loro salgono fino a luoghi bellissimi e sconosciuti, che noi non potremo mai vedere!».
«Perché non abbiamo un'anima immortale?» chiese la sirenetta tutta triste «io darei cento degli anni che devo ancora vivere per essere un solo giorno come gli uomini e poi abitare nel mondo celeste!».
«Non devi neanche pensare queste cose!» esclamò la vecchia. «Noi siamo molto più felici e stiamo certo meglio degli uomini».
«Allora io devo morire e diventare schiuma del mare e non sentire più la musica delle onde, o vedere i bei fiori e il sole rosso! Non posso fare proprio nulla per ottenere un'anima immortale?».
«No» rispose la vecchia. «Solo se un uomo ti amasse più di suo padre e di sua madre, e tu fossi l'unico suo pensiero e il solo oggetto del suo amore, e se un prete mettesse la sua mano nella tua con un giuramento di fedeltà eterna; solo allora la sua anima entrerebbe nel tuo corpo e tu riceveresti parte della felicità degli uomini. Egli ti darebbe un'anima, conservando sempre la propria».
La Sirenetta - H.C.Andersen

Decisamente nelle favole c'è molta più realtà di quanto si possa immaginare. Se solo non smettessimo di leggerle... E di crederci.

martedì 15 settembre 2009

Un gigante mingherlino

Padre Puglisi insegnava religione nella mia scuola, ma non era mio prof. Lo vedevo spesso, con il suo clergyman nero. Faceva effetto: un sacerdote vestito da sacerdote. Minuto, con i suoi radi capelli bianchi e un sorriso pacifico. Ti guardava negli occhi, dentro agli occhi, e sorrideva. Con quel sorriso ti voleva bene, come sa fare chi ti sorride con il sorriso di Dio. Questo è il ricordo che ne ho. Ero liceale. Mi chiedevo cosa potesse mai fare un sacerdote così minuto con un branco di liceali della scuola pubblica, per lo più lontani da Dio. Mi immaginavo che se lo sbranassero in classe.

Solo dopo ho scoperto che era un gigante di fede e coraggio, capace di cambiare la vita delle persone anche le più difficili. E pagò con la vita il 15 settembre del 1993.

Avevo solo 16 anni, ma fu chiarissimo, quando non lo vidi più per i corridoi della scuola, che il testimone era passato a noi.
Adesso toccava a noi sorridere in quel modo.

"Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici"
Così hanno scritto sulla sua tomba.

giovedì 25 giugno 2009

Dio non c'è, Dio non mi vuole

Di ritorno dalla mia fuga mediterranea ho trovato una mail che diceva semplicemente:

"Dio non c'è, Dio non mi vuole"

Perché facciamo così fatica a trovare chi è più intimo a noi di noi stessi?
Perché non riusciamo a percepire colui che conosce la nostra oscurità e solitudine meglio di noi stessi e la ama più di noi stessi?
Perché noi che a tutti i costi vogliamo amare non troviamo l'Amore?

Un amore cresce solo se gli diamo spazio e tempo.
E la solitudine del silenzio che non riusciamo a sopportare è la porta dietro cui si nasconde Dio.

Dio non solo c'è. Dio c'è per me.
Dio non solo mi vuole. Dio mi vuole bene.

Ma come in ogni amore ci vuole il coraggio di dire: metto la mia vita nelle tue mani.
Ci vuole il coraggio di sostare davanti a quella porta e bussare.

domenica 14 giugno 2009

Le eccessive piccolezze

A scuola finita, mi arriva un biglietto di ringraziamento per aver fatto leggere l'Odissea nella sua interezza. Una sfida che molti ritengono sproporzionata e che io ritengo proporzionatissima alla sete di bellezza e grandezza (anche se difficili da raggiungere) che alberga nel cuore di un quattordicenne. Sproporzionato è tutto ciò che educa il cuore al brutto, al piccolo, al meschino, al frammentario...


***
“Ma colla sperienza, (il giovane) trovandosi sempre in mezzo ad eccessive piccolezze, malvagità, sciocchezze, bruttezze ec. appoco appoco si avvezza a stimare quei piccoli pregi che prima spregiava, a contentarsi del poco, a rinunziare alla speranza dell'ottimo o del buono, e a lasciar l'abitudine di misurar gli uomini e le cose con se stesso” (G.Leopardi, Zibaldone, 256)

E lo dice Leopardi, che era pessimista, come ci hanno fatto credere a scuola...

mercoledì 27 maggio 2009

Notti bianche

Era una notte incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo simile potessero vivere uomini irascibili ed irosi. Gentile lettore, anche questa è una domanda proprio da giovani, molto da giovani, ma che il Signore la ispiri più spesso all'anima!

F.Dostoevskij, Le notti bianche

***
Se guardassimo più spesso il cielo albergheremmo nel cuore giovani domande.
Ma il cielo è diventato il luogo delle previsioni del tempo ed è solo questo che gli chiediamo.
Guarda il cielo solo chi spegne la luce e i suoi derivati.
Guarda il cielo solo chi è innamorato.

mercoledì 29 aprile 2009

Il segreto del sugo perfetto

Fare il professore è come fare il sugo.
Mia mamma fa un sugo perfetto.
Mi dà la ricetta precisa, ma non mi viene bene.
La osservo mentre lo prepara e ripeto i gesti, ma non mi viene bene. Cosa manca? Sale, basilico, olio...?
Allora guardo mia madre mentre fa il sugo, ma questa volta la guardo negli occhi. Lì trovo il segreto del sugo di mamma: l'amore con cui lo fa e l'amore per chi lo fa.

Cucinare è per lei un atto di amore.

Puoi avere la ricetta perfetta, ma non basta.
Puoi acquisire i gesti perfetti, ma non bastano.

Senza amore, le tue lezioni non verranno mai bene.
Amore per ciò che fai e per chi lo fai.

Mia mamma quando fa il sugo, canta.

mercoledì 15 aprile 2009

Tu hai successo, non ragione

Non mi avrai blasonato premio nobel che tutti leggono.

Non avrai il mio tempo.
Tu premiato dalla cultura accademica che si compiace nel sentirti dire: "per quale ragione dovremmo amare gli uomini?"
Non mi avrai. Non avrai il mio tempo.
A costo di sembrare ignorante, altezzoso e sprezzante. Io non ti concederò un minuto del mio tempo.
Non per censura. Non per paura di scoprire cose che non voglio sentirmi dire (per quello mi basta guardare il mio cuore ed essere sincero con me stesso), ma perché non ho tempo da perdere con chi inaridisce il cuore dell'uomo, in questi tempi già difficili per i legami veri.
Non mi avrai, non avrai il rosso del mio cuore.
Te lo dico anche se non mi sentirai dall'alto del tuo freddo cuore che disprezza: uomo, donna, famiglia, bambini e vita. Ma non i premi.
Te lo grido:

con i legami ci si libera dai vincoli!

E non è perché tu vendi milioni di copie che hai ragione. Perché il mondo è pieno di persone che cercano qualcuno importante, famoso, intelligente che giustifichi la vigliaccheria, la cattiveria, la incapacità di amare e dia una buona ragione per starsene a fare i cavoli propri, tanto tutto è inutile e non c'è ragione di amare gli uomini.

Tu hai successo, non ragione. E hai successo perché non c'è niente di più comodo che far tacere la propria coscienza, con le idee di qualcun altro. Il tuo amore per il nulla ha successo, perché è comodo, ma non ha ragione.

E questo ogni uomo o donna che ami e abbia buon senso e un po' di coraggio: lo sa.

E se oggi ho passato gratuitamente mezz'ora con una collega a parlare di come aiutare i singoli alunni nella loro crescita personale è perché i legami liberano dai vincoli dell'indifferenza e della comodità.

Scusami se non ho il Nobel, ho solo buon senso.

giovedì 9 aprile 2009

Portami con te o resta...

Lui doveva partire.
Lui era innamorato di Lei, come un folle.
Ma Lui doveva partire.
Portami con te, gli disse.
Dove andava Lui, Lei non poteva andare.
Resta con me, gli disse.
Lui non le lasciò una foto, una dedica, un'immagine di sé.
Lui le lasciò se stesso: rimase.
Lui partì, rimanendo. Rimase, partendo.
Le disse: io sono con te tutti i giorni fino alla fine del mondo.
Lei rimase con Lui e con Lui partì.
Contemporaneamente rimaneva e partiva.
La sua casa era con Lui.
Con Lui, partito e rimasto.
In Lei. Con Lei. Per Lei.
Lei, di carne.
Lui, di pane.



Io non conosco festa più bella di quella di oggi.
Non c'è niente di più bello su questa terra dell'Eucarestia.
Chi non ci crede o ci crede poco, non sa cosa si perde.
La vita tutta intera.

lunedì 6 aprile 2009

Terremoti

I drammatici eventi di oggi e il mobilitarsi di tante persone mi ha fatto tornare in mente questa storia:


Per la strada vidi una ragazzina che tremava di freddo.
Aveva un vestitino leggero e ben poca speranza in un pasto decente.
Mi arrabbiai e dissi a Dio:
"Perché permetti questo? Perché non fai qualcosa?"
Per un po' Dio non disse niente.
Poi improvvisamente, quella notte mi rispose:

"Certo che ho fatto qualcosa. Ho fatto te"


Spero di ricordarmente anche nella vita di tutti i giorni: di eventi drammatici è piena la vita quotidiana (vecchi, malati, persone sole, tristi... che aspettano me). E i terremoti - se solo sapessi e volessi vederli! - sono sotto i miei occhi...

venerdì 3 aprile 2009

Queste piccole grandi cose

Ieri prof 2.0 parlava con un ragazzo di 16 anni.


Come va? - chiedo.
Benissimo.
Come mai?
Ieri mio padre mi ha chiamato a ora di pranzo, senza nessun motivo. Solo per chiedermi: "Come stai?". Sai lui la sera è molto stanco e non sempre si riesce a parlare, così ogni tanto mi fa queste chiamate durante la giornata, dal lavoro... Bello...

Lo dice con il cuore che gli sorride, e di conseguenza occhi e bocca.

A volte pensiamo di dover fare grandi cose per amare.
Ma per amare spesso bastano... queste piccole grandi cose.

giovedì 2 aprile 2009

Gran Film!

Ci sono personaggi che mettono d'accordo tutti, anche se sono antipatici.
Il protagonista di questo film (che sta incassando alla grande in tutto il mondo) è tra questi. Un personaggio che ti costringe a guardare in faccia gli inguaribili difetti che ognuno di noi ha. Quella oscura capacità, che è dentro ciascuno, di fare il male o di non riuscire a fare il bene. Sì perché non basta non fare il male nella vita, nella vita occorre fare il bene per essere felici. Ma proprio quando provi a fare il bene si svela il lato oscuro, incastrato da qualche parte nel cuore: egoismo, pigrizia, invidia, gelosia, dominio, disprezzo... Ma ammettere di essere così ci fa male e così fingiamo di essere "sani", di non avere bisogno di perdono. Fin qui molti film si potrebbero citare insieme a questo.
Ma questo film va oltre.
Ci regala sotto forma di personaggio l'evidenza che da questo male da cui da soli non si guarisce è solo la grazia che può liberarci. Un dono gratuito, che si riceve solo se lo si desidera, costi quel che costi: perdonarsi, essere perdonati, perdonare.