Prof 2.0 sa che a Shit City ci sono cittadini di tutti i tipi. Uno di loro ha deciso di scrivere sui muri di questa città alcune bestemmie. E non solo sui muri di questa città, ma su quelli di altre città gemellate con Shit City. Non c'è da stupirsi. C'è chi si annoia, c'è chi cova rabbia, c'è chi non sopporta la felicità altrui e ha bisogno di scriverlo sui muri che odia il mondo. Chissà che adrenalina dà scrivere bestemmie sui muri di Shit City. Anche se devo dire dà molta più adrenalina costruire anzichè distruggere, sebbene la prima attività sia più faticosa e quindi non da tutti. Prof 2.0 è quindi costretto a riflettere sulla presenza del male (non la bestemmia in sè, ma "il voler distruggere consapevolmente") a Shit City: male relativo all'azione, non alla persona che lo compie, che se Prof 2.0 potesse affronterebbe a tu per tu con grande serenità, perchè chi fa il male è un uomo come tutti e quindi non fa nessuna paura, anche se è armato; ma come detto qualche post fa chi agisce per distruggere è rigorosamente anonimo, dato che sotto sotto si vergogna della sua identità.
Il male per quanto male faccia è pur sempre banale. Una grande filosofa ebrea ha scritto anche un libro in merito e da qualche parte diceva, a proposito degli aguzzini nazisti:
“Quando io parlo della “banalità del male”, lo faccio su un piano quanto mai concreto. Eichmann non era uno Iago né un Macbeth, e nulla sarebbe stato più lontano dalla sua mentalità che “fare il cattivo” – come Riccardo III – per fredda determinazione. […] Non era uno stupido; era semplicemente senza idee (una cosa molto diversa dalla stupidità), e tale mancanza d’idee ne faceva un individuo predisposto a divenire uno dei più grandi criminali di quel periodo. […] Quella lontananza dalla realtà e quella mancanza d’idee possono essere molto più pericolose di tutti gli istinti malvagi che forse sono innati nell’uomo”.
Non è il male che fa paura. Non gli istinti malvagi, che abbiamo tutti. No. A far paura sono la mancanza di idee e la lontananza dalla realtà, che rendono più facilmente predisposti a diventare strumenti di forze esterne a volte cieche o impersonali: il gruppo, le mode, la rabbia, la noia...
Chi pensa e prova a conoscere la realtà fa più fatica a fare il male.
Grazie anonimo arrabbiato, questo post è merito tuo.
Non sei stupido. Semplicemente ti mancano idee.
Il male per quanto male faccia è pur sempre banale. Una grande filosofa ebrea ha scritto anche un libro in merito e da qualche parte diceva, a proposito degli aguzzini nazisti:
“Quando io parlo della “banalità del male”, lo faccio su un piano quanto mai concreto. Eichmann non era uno Iago né un Macbeth, e nulla sarebbe stato più lontano dalla sua mentalità che “fare il cattivo” – come Riccardo III – per fredda determinazione. […] Non era uno stupido; era semplicemente senza idee (una cosa molto diversa dalla stupidità), e tale mancanza d’idee ne faceva un individuo predisposto a divenire uno dei più grandi criminali di quel periodo. […] Quella lontananza dalla realtà e quella mancanza d’idee possono essere molto più pericolose di tutti gli istinti malvagi che forse sono innati nell’uomo”.
H.Arendt, La banalità del male
Non è il male che fa paura. Non gli istinti malvagi, che abbiamo tutti. No. A far paura sono la mancanza di idee e la lontananza dalla realtà, che rendono più facilmente predisposti a diventare strumenti di forze esterne a volte cieche o impersonali: il gruppo, le mode, la rabbia, la noia...
Chi pensa e prova a conoscere la realtà fa più fatica a fare il male.
Grazie anonimo arrabbiato, questo post è merito tuo.
Non sei stupido. Semplicemente ti mancano idee.