
Da quando scrivo c'è un amore che si sta facendo largo dentro di me: l'amore per la punteggiatura. Non credevo che nella vita si potesse godere così tanto per una virgola, un punto, un punto e virgola. Segni amorosi che condividiamo con tutte (o quasi) le babeliche lingue scritte.
Amo i due punti che aprono spazi infiniti come le colonne d'ercole: vai oltre, troverai l'oceano.
Amo il punto e virgola che apre su anse nuove il torrente della scrittura; quando il già visto si apre al nuovo, ma non è ancora pronto per andare a capo; quando lo spazio è diverso, ma non del tutto e vuole che tu tenga presente il passato recente e abbracci il futuro prossimo.
Amo la virgola che è come il respiro e poiché il respiro ha tutte le sfumature della vita a volte non ci sono virgole e quasi sembra di soffocare di stanchezza perché corriamo senza fermarci mai, a volte, invece, ce ne sono tante, di virgole, perché il tempo della vita è spezzato, discontinuo, ma scorre, con tutte le sfumature: l'amore, l'ansia, il desiderio, la tristezza, la gioia, la pace, il silenzio.
Amo i puntini di sospensione, se usati con parsimonia, perché sono la più bella scena di suspense mai scritta. Quella in cui lui con un mazzo di rose si dichiara e lei sorride già nella tua immaginazione...
Amo le virgolette con quel loro "ammiccare" di fronte alla novità inattesa e metaforica.
Amo i trattini che sono come quei belvedere montani - riprendi fiato e ti rincuori con un momentaneo panorama - lungo la faticosa salita verso la vetta definitiva del periodo.
Amo le parentesi con quella loro ironia (non sempre) nascosta.
Amo lo stupore dell'esclamativo. Sì!
Amo l'incertezza dell'interrogativo. Sì?
E li amo ancor di più insieme: come non amarli?! o come non amarli!? (a seconda della sfumatura).
Amo il punto e a capo, perché è ora di finirla.
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"Dio è nei dettagli" (G.Flaubert)