Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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mercoledì 4 novembre 2009

AAA

Cercasi rifugio per prof affaticato.

Prezzi modici, buona cucina, vista mare.

venerdì 19 giugno 2009

Prof in fuga

Il prof ha bisogno di staccare qualche giorno e rifugiarsi, in buona compagnia, su un'isola sperduta del Mediterraneo...

Ci si rivede il 25 giugno.

Più belli e abbronzati...

venerdì 5 giugno 2009

10...9...8...7...6...

C'è chi conta i giorni che mancano alla fine della scuola. C'è chi addirittura conta le ore o i minuti che mancano. Lo fanno tutti: alunni e prof. Tutti fanno il conto alla rovescia. Come se la vita vera cominciasse l'ultimo giorno di scuola. C'è qualcosa di strano in questo. Qualcosa che non mi convince del tutto e che appartiene a un mondo in cui i giorni della settimana esistono come attesa del week end, che poi inesorabilmente lascia più stanchi di come ci si è arrivati. C'è sempre un conto alla rovescia, per una vita più vera, che però poi magari non arriva. E ricomincia il conto alla rovescia. Forse si tratta di controllare la rotta, prima di essere delusi dall'ennesima partenza... o godersi un po' di più la bellezza del non plus ultra quotidiano.

ps. sia chiaro che anche io sono un tifoso delle vacanze e del riposo, ma inteso come cambio di occupazione. Finalmente avrò più tempo per dedicarmi a persone e cose che amo.

domenica 14 settembre 2008

Il salvadomenica

Ti sei svegliato tardi. La "serie" di cose che avevi affidato alla domenica, sì proprio tutte quelle cose meravigliose, che avresti voluto fare durante la settimana e non ci sei riuscito, eccole presentarsi in fila, una dietro l'altra, chiedendo udienza al tuo tempo angosciato dai troppi desideri accumulati: "e allora? mi avevi promesso di dedicarmi tempo..." - ognuna di quelle cose urla. Assediato da questa protesta sindacale ti senti già sconfitto in partenza e, mentre decidi a chi dare udienza, il tempo trascorre inesorabile, condannandoti a quel bilancio da guerriero stanco e sconfitto tipico della domenica sera: non ho combinato nulla. Volevo fare tutto e non ho fatto altro che guardare i gol delle partite. E domani è di nuovo lunedì, inizia la settimana, cioè quella lunga e faticosa rincorsa verso la domenica successiva, che finisce col diventare un ridicolo e fallimentare rigore preceduto da un inutile e ridicolo chilometro di rincorsa...
Allora salva la tua domenica: sei ancora in tempo. Scegli una e una sola cosa che ami: una persona, una pagina di un libro, una poesia, un panorama, un film, una canzone. Elimina tutto ciò che può distrarti attorno. E nel silenzio assoluto accogli, come se fossi totalmente vuoto, quella "cosa" e riempila di domande come non hai mai fatto fino a tentare di esaurirla. Risali alla sorgente che la fa essere ciò che è, e scoprendone la sorgente, scoprirai perché la ami e quindi scoprirai qualcosa di te e potrai riposare, guardandola e guardandoti.
"Nutre la mente soltanto ciò che la rallegra", diceva Agostino. Rallegrati in qualcosa, ma interroga il motivo della gioia.
Fai due passi con un amico e chiedigli cose della sua vita, della sua settimana, del suo futuro, guarda insieme a lui le bancarelle di vecchi libri usati e ingialliti. Lascia entrare la sua vita nella tua e arricchisciti delle sue passioni.
Se ti rimarrà tempo fai lo stesso con un libro e riempi di domande la tua pagina preferita e mastica quelle parole con i denti affamati dei tuoi quesiti, fino a spremerne tutto il succo.
Poi vai a dormire tranquillo e riposato, per aver conquistato ciò che nessuno più potrà strapparti, avendo ri-creato ancora una volta te stesso attraverso ciò che ami. Non lasciarti ingannare da facili sirene televisive.
Il segreto del riposo. Non multa sed multum: la profondità, la sorgente, il fondamento di una singola cosa che ti sta a cuore.
E domani sarà un lunedì da leoni. E avrai qualcosa da raccontare.

lunedì 1 settembre 2008

Quattro quarti...

Sei appena tornato dalle vacanze. Hai terrore di ricominciare.
Di' la verità, sei più stanco di prima. Ti chiedi come hai fatto ad andare avanti per un anno intero, se adesso non ti ritieni in grado di affrontare neanche la prima giornata di lavoro.
Ricordati che Shit City è sempre un buon posto dove trovare un po' di pace. Almeno molti così dicono.
E allora è il momento di scegliere il tempo per il nuovo anno di lavoro che comincia.
Come all'inizio di uno spartito musicale.
Dopo la chiave di violino si segnala il tempo: due quarti, tre quarti...
Stai per cominciare a suonare la danza di quest'anno e devi scegliere il tuo tempo.
Gli altri vedranno la tua danza e avranno voglia di danzare con te se la tua danza sarà armoniosa. Se danza e danzatore diventeranno la stessa cosa. Un'unica figura disegnata nel vuoto dal corpo.
Per me scelgo un tempo di 4/4 (quattro quarti). Quattro battute in ogni cellula dello spartito. Quattro battute. Quelle essenziali che cercherò di battere in ogni giornata, per quanto varia e diversa possa essere. Tanto che se qualcuno dovesse incidere quella giornata in qualsiasi punto, vorrei che ne spicciassero fuori quelle quattro battute.
Quattro quarti. Quattro battute:

Leggere. Tutto quello che mi parla del paradiso.
Scrivere. Tutto quello che ho a cuore. E solo quello.
Insegnare. Dedicarmi, testa e cuore, ai ragazzi che avrò quest'anno.
Riposare. Nel cuore di Dio e degli amici, nella bellezza del creato.

Quattro quarti. La danza del mio spartito.
Tutte le volte che andrò fuori tempo sarò ridicolo.
Ricordamelo.

venerdì 1 agosto 2008

A presto!

giovedì 31 luglio 2008

Shit City Holiday

C'è una strada che percorre Shit City. Una strada che porta in periferia. E' vero che il paradiso si nasconde in ogni angolo della città, ma gli occhi di chi lo cerca a volte sono stanchi e l'attenzione protratta a lungo finisce col diventare tensione e stanchezza. Quello è il momento di imboccare quella strada, che porta alla periferia. Su quella strada passa un autobus, sul quale c'è sempre posto. Le fermate sono le persone che lo aspettano. Il capolinea della corsa è fuori da Shit City in un luogo senza nome, dove l'eco della città si spegne e la bellezza è l'unica luce a cui gli occhi dovranno abituarsi. Il bagaglio deve essere leggero. Si può portare un solo esemplare di ogni cosa, purchè sia il più importante: quello che rimarrebbe di Shit City se Shit City all'improvviso sparisse. Sull'autobus troverò tutti gli amici di Shit City: Qualcuno e Qualcosa, Beppo lo spazzino, Ognigiorno e Persempre, e altri volti noti e meno noti... Li porto tutti con me per farmi raccontare con calma le loro storie, le mie storie. In quel luogo ci si riunisce la sera come ai tempi di Omero e ciascuno a turno inventa e racconta una storia. Tornerò con il cuore pieno di storie da raccontare, dopo aver imparato ad ascoltarle. Riesce a raccontare solo chi riesce ad ascoltare. Vado ad imparare ancora una volta ad ascoltare.
Ecco l'autobus. Non appena salgo vedo una donna con un bambino. La donna ha gli occhi rossi di pianto e il bimbo le parla. Mi siedo dietro di loro incuriosito e non posso fare a meno di cominciare ad ascoltare (e a raccontare) la mia prima storia:

“Mamma non piangere: la vita è un paradiso, e tutti siamo in paradiso, ma non vogliamo riconoscerlo: che se avessimo volontà di riconoscerlo, domani stesso si instaurerebbe in tutto il mondo il paradiso”.

***

ps. ti ringrazio amico, ti ringrazio amica per il viaggio che hai fatto insieme a me e spero che al mio ritorno continuerai a solcare insieme a me queste strade... E se non puoi aspettare cerca la strada di cui ti ho parlato. Sai dove trovarmi: dove si ascoltano le storie.

martedì 29 luglio 2008

Vacanze e riposo 2

Ognuno sa che alcune esperienze ci «consumano» - lo si dice comunemente di un amore infelice, o anche del dolore, ma più quotidiana ancora è la stanchezza enorme che può causare una persona noiosa. E che altre ci «riempiono», ci «danno vita», ci «ricreano» - l'amore stesso, da un altro punto di vista, ma anche la lettura di un buon libro o un incontro, anche una semplice conversazione. La nostra stanchezza non è solo un indice del bisogno di ricambio fisico, ma anche e soprattutto di quello di ricambio dell’anima. In francese c’è un termine bellissimo: se ressourcer, attingere a nuove fonti di vita. Come fare? Lasciando che le cose siano sé stesse aldilà di ogni scopo immediato: sospensione dell’immediatezza del vivere e meraviglia. Si può sorbire un caffè in stato di riposo, o no. Lo stato di riposo è quello che permette al caffè di liberare il suo aroma e il suo sapore come se questo presente non ne comportasse più uno diverso, a venire. Conferisce al caffè quel minimo di assolutezza che basta a rendere veramente indipendente da ogni motivazione bell’e fatta il berlo – piacere, fine del pranzo, necessità di svegliarsi. Messo fra parentesi lo strato di banalità che le cose hanno quando se ne comprende solo ciò che se ne può prendere, ogni cosa diventa una porta alla ricerca infinita dell’essenziale, attestando a chi vorrà dimorare abbastanza a lungo nella luce del suo “fenomeno”, del suo apparire – si tratti di una melodia, di un’azione giusta o di una ingiusta, di una fisionomia d’uomo o di donna, di una cattedrale gotica, di una cerimonia, o anche solo del gusto del caffè – che nulla appare invano e in ogni cosa appare il paradiso.Si tratta di cercare quella quiete che è non ha fuori di sé il suo scopo: quella che distingue il movimento della danza, che non serve ad andare da nessuna parte. È il paradosso del riposo. Per il quale più si è in riposo più si è in intimo moto, più la quiete è profonda più la vita è viva, meno si vuole pensare e vedere e più largo è l’orizzonte del visibile per la mente, più folti e insieme limpidi i nessi che le cose mostrano al pensiero. Allora adesso occorre fermarsi e riposare. Lasciare che lo sguardo si posi e la realtà entri senza scopo nella nostra vita. Basterà il respiro del mare, l’aroma di un caffè, un verso, una pagina, una chiacchierata, una canzone, una preghiera… a riempire il nostro cuore di quella pace e gioia che sono il vero riposo.

lunedì 28 luglio 2008

Vacanze e riposo 1

Per questa riflessione prendo a prestito molte citazioni di un saggio di R.De Monticelli che mi avevano colpito.
***
Abbiamo bisogno di vacanze. Ma cosa è la vacanza? Il termine ricorda il vuoto (vacatio), qualcosa che viene a mancare rispetto al via-vai quotidiano. Ma come questo meno puo' in realtà diventare un più? Lo scopriamo se riflettiamo sulla stanchezza, che è il motivo per cui andiamo in vacanza. Se scopriamo cosa è il vero riposo avremo una chance in più di tornare dalla vacanze riposati e non più stanchi di come le abbiamo cominciate. C’è chi pensa che riposare sia dormire e fare più cose (divertenti) di quelle che si facevano nella vita di tutti i giorni. Questa ricetta è la migliore per fallire la vacanza e il suo senso. Divertirsi e dormire non è riposare.
Quando si è veramente molto stanchi, è difficile cominciare davvero a riposare. Perché? Per un paradosso: perché per riposare ci vogliono energie. Riposare è uno stato di veglia contento del presente, ovvero insieme pago di ciò che ora si dà, senza più l’assillo dei mille problemi da risolvere, funzionali al poter vivere: frinito di cicala, respiro del mare, un verso sulla pagina aperta, un volto. Ma per gioire di un volto amato o apprezzare la musica di un verso, o anche solo quella fragorosa e alta delle cicale in una pineta estiva, bisogna puramente e soltanto sentire. Cosa vedo del mare se me ne devo solo servire per nuotare e rimettermi in forma?
Il riposo si distingue dal semplice sonno, richiede più vita, più energia, che la routine delle preoccupazioni ed occupazioni quotidiane. Ci vuole vita per ricostituire la vita, per ricrearci! E’ questo il paradosso della stanchezza. Il cane corre e gioca, poi dorme. A noi, dormire non basta per raggiungere lo stato di riposo, di ricreazione. E la fresca energia che ci dà una bella dormita non è necessariamente quella che ci vuole per… riposare, cioè per ricrearci e sentire fluire in noi nuova vita, nuova energia. Che cosa ci vuole allora?

(CONTINUA)