Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

PS. Potete ricevere gli aggiornamenti direttamente al vostro indirizzo di posta elettronica, iscrivendovi al link a fianco.

venerdì 31 ottobre 2008

Per chi ha paura del buio

Perché riempi il vuoto di paure?
Perché riempi il futuro di ciò che più temi?

Da bambino riempivi il buio di mostri, di assassini, di ladri.
Da grande riempi il futuro di altri mostri, assassini e ladri.
Mostri, assassini e ladri: irreali come il loro contenitore.

Come allora la soluzione è una presenza amica che accenda la luce e ti aiuti a guardare sotto il letto per scoprire che non c'è nulla. Ma diversamente da allora non sai chiedere aiuto con la semplicità del bambino che hai dimenticato di essere stato.


Il segreto per sconfiggere i mostri è essere in due.

giovedì 30 ottobre 2008

Autonomamente

Un breve passo di una lettera ricevuta qualche giorno fa da un mio ex-alunno, tanto caro e talentuoso quanto turbolento, di cui però avevo perso le tracce e che mi ha ritrovato sulla rete, tramite facebook, dopo quasi 5 anni. Una sintesi perfetta del fatto che noi prof siamo solo giardinieri, che al massimo potranno cercare di preparare al meglio il terreno e facilitare una crescita e una maturazione che da noi dipende solo parzialmente.

Caro Prof...
...ora, a un mese e mezzo dall'inizio degli studi, preso cinque volte a settimana dalla canoa, pile di compiti e interminabili feste di 18 anni, quando ho finalmente trovato un mio equilibrio, un mio orizzonte di senso, quel Qualcosa, quel Quid che mi permette di camminare 30 cm sopra il terreno, ora che so di cosa ho bisogno e so come e dove trovarlo.. ritorni tu.
Non è buffo? Nel periodo di maggior smarrimento, quando, ti giuro, avevo veramente bisogno di te che sei una delle persone che stimo e apprezzo di più in assoluto e non sapevo come trovarti, non ne avevo nemmeno la forza, non c'eri. Ora che forse potrei anche farne a meno ricompari. Un maledettissima ironia che farebbe andare in bestia chiunque sano di mente. Se tu fossi stato con me, prima, quando ne avevo bisogno, probabilmente non sarei maturato come ho potuto; ora, invece, che ho compiuto questo buon passo autonomamente ricompari per aiutarmi ad analizzarlo.

Leggo e rileggo in silenzio le righe di questa lettera. Mi riparo all'ombra di un albero che ho conosciuto quando era ancora un virgulto, stringo la mano ad un uomo che avevo lasciato poco più che bambino irrequieto...

mercoledì 29 ottobre 2008

Non è per questo che siamo qui


"E perché?" - chiedo.
"Perché è così!" - mi rispondono.

Perché è così
non è una risposta, è una fuga.
Non rinunciare a cercare le risposte giuste.
Soprattutto, non rinunciare a porre le domande giuste.
Questo è il segreto della tua età.

martedì 28 ottobre 2008

Una cartolina dalla Grecia

Sull'anta a vetri che chiude la mia libreria appendo alcuni oggetti che mi aiutano a ricordar quello che voglio avere a cuore (scordare infatti significa "uscire dal cuore"). Così accanto ad un piccolo dipinto di mare e barche che mi riporta ad Itaca e in particolare al mio neo-nipotino, accanto agli auguri di qualche natale fa di un vecchio amico e al simbolo della metropolitana di Londra (a memoria del recente soggiorno inglese), ho aggiunto la cartolina che i miei alunni mi hanno portato dalla Grecia. La cartolina non è un capolavoro estetico, ma non importa, non è quello il verso visibile dalla mia scrivania, ma quello delle loro firme accompagnate da simboli come cuori, stelle, sbuffi...
Oggi in classe parlavo loro di responsabilità a partire dall'origine della parola: dal latino respondere. Essere responsabili è rispondere personalmente, dicendo "io", in questa precisa circostanza, senza scappare, senza accampare scuse. Per questo non salto mai l'appello in classe, perché più che una verifica militaresca dei presenti è una richiesta di responsabilità. Pronuncio solennemente il nome e guardo negli occhi l'alunno e aspetto che mi dica qualsiasi cosa, purché dichiari la sua presenza responsabile, il suo voler rispondere e farsi carico di quelle ore. E così colleziono, insieme ai loro sguardi sgomenti, tutta la gamma di dichiarazioni di responsabilità: ci sono, esisto, qui, presente, eccomi... Senza questi attestati più o meno convinti di accettazione del presente sarebbe impossibile iniziare la lezione, anzi inizia così.
Quei nomi sono scritti sulla cartolina greca e tutte le volte che la guardo, fitta di nomi, mi sento interpellare, come fosse un appello: E tu prof? e rispondo: Eccomi! Presente! Perché sono in parte responsabile di quei nomi e voglio rispondere per ciascuno di essi: eccomi, ci sono, farò il possibile per te, nonostante i miei limiti.

***

"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."
"Io sono responsabile della mia rosa..." ripetè il piccolo principe per ricordarselo.
A. de Saint.Exupéry, Il piccolo principe

lunedì 27 ottobre 2008

Non andrai avanti nella vita!

ciao prof

mi chiamo Alunnoincazzatonero, ho incominciato a leggere per caso il tuo blog, bello davvero!!!
Ho preso un tuo post stasera e l'ho inserito nel mio profilo facebook, spero non ti dispiaccia. è il post sul credere negli alunni (Decalogo del prof ndr)... vorrei avere te come prof, i miei prof mi trattano malissimo, mi fanno quasi imbarazzare della mia ignoranza, vorrei non dover andare a scuola!!!!
posso aggiungerti su facebook? sempre che possa permettermi di chiedere una cosa del genere ad un prof, è solo che tu sembri comprensivo, quasi uno di noi.
ciao, Alunnoincazzatonero
***
Ciao Alunnincazzatonero,

grazie per avermi scritto e grazie delle tua schiettezza.
Sono contento che il blog ti piaccia. Come ci sei arrivato?
Ma certo che puoi aggiungermi.
Ma in che modo i prof ti mettono in imbarazzo per la tua ignoranza?
Aspetto la tua risposta.
A presto
Prof 2.0

ps. ci tenevo a sottolineare che essere "comprensivi" non significa essere uno di voi. Posso dire forse che sono uno "come" voi, che come voi è stato sui banchi di scuola fino a poco tempo fa e non se ne è dimenticato. Come voi forse usa l'ipod e msn. Ma non sono uno di voi. Ho il doppio dei vostri anni. Faccio il prof. Lo faccio per insegnare, sì, ma anche per imparare qualcosa anche io.
***
Grande!!! Grazie a lei. Come sono arrivato al blog? Visto che ha apprezzato la mia schiettezza lo sarò di nuovo: una sera mi sentivo inc..to nero perché la mia prof di inglese mi aveva dato un 5meno meno a una interrogazione fatta quella mattina..ma io avevo davvero studiato tanto proprio per alzare la media, mi ero impegnato davvero e anche i miei compagni mi hanno detto che l'interrogazione era andata bene, mi aspettavo almeno un 6! Ma il commento della prof è stato: se continui a non impegnarti verrai bocciato, non andrai avanti nella vita. Mi sono sentito un fallito ignorante, ma avevo studiato veramente!! Allora quella sera ho cercato su google: professori, scuola e roba del genere e per caso sono arrivato al suo blog: quando l'ho letto non credevo ai miei occhi.
a presto, Alunnoicazzatonero
***
Grazie Alunnoncazzatonero.
Nella vita si va avanti anche con una interrogazione andata male, di chiunque sia la colpa o la sfortuna.
Oggi siamo tutti tuoi alunni, nella classe senza confini della scuola 2.0. Fosse solo per questo, non sei un fallito.
il prof

ps. quando qualcuno ti dice che sei un fallito e non andrai avanti nella vita per un'interrogazione fai bene ad essere Alunnoincazzatonero

sabato 25 ottobre 2008

Shit City Clip

Mi sono divertito a mescolare letteratura, immagini e musica.

Se vuoi la versione per ipod scrivimi una mail.

venerdì 24 ottobre 2008

Ti prendo sul serio o ti prendo in giro?

"E si congratulò gravemente con il ragazzino: sapeva che sono più coraggiosi e più audaci degli uomini, appena li si prende sul serio"

Oggi, mentre leggevo lo splendido romanzo da cui è tratta la citazione, questo passaggio, del tutto transitorio nella narrazione, ha brillato come una pepita in mezzo alla sabbia. Forse perché alla realtà e ai libri pongo sempre delle domande specifiche, forse perché lo vedo nella vita di tutti i giorni, forse perché era quello che stavo cercando senza saperlo. Non lo so bene il perché, ma l'alchimia umano-libresca, fatta di incontri improvvisi e inaspettati, è sempre sorprendente e illuminante. Quanto è vero che i nostri ragazzi, quando li prendiamo sul serio, diventano coraggiosi e audaci. La nostra società tende a non prenderli troppo sul serio, o almeno solo parzialmente. Li prende sul serio come contenitori di desideri da suscitare (e comprare) e quindi non li prende sul serio, ma in giro. Ma quando sono gli educatori a prenderli sul serio li vedi trasformarsi. In classe quando li ascolti e prendi sul serio quello che dicono e pensano e scrivono li vedi trasformarsi sotto i tuoi occhi: più coraggiosi più audaci degli uomini, che, consapevoli delle sconfitte della vita, fanno più fatica ad intraprendere nuove avventure.
Quante volte abbiamo inibito quel coraggio, quella audacia, sul nascere con un nostro: "Ma che stupidaggine!" "Ma lascia perdere!" "Ma che ne sai tu!" "Sei solo un ragazzino!".
A volte noi grandi abbiamo paura di prenderli sul serio, perché sappiamo che questo li spingerà ad avventure in cui il dolore potrà essere compagno di viaggio. Ma tutte le volte che rinunciamo a dar loro delle responsabilità, anche noi finiamo col prenderli in giro. A prenderli sul serio si rischia, è vero, ma a prenderli in giro si rischia di più: invece che coraggiosi diventano insicuri, invece che audaci diventano pusillanimi, perché non si sono mai misurati con sé stessi e con il mondo.
Prometto che ti prenderò sul serio, anche quando mi costerà e per questo, forse, dovrai guardarmi storto o voltarmi le spalle, perché la tua audacia e il tuo coraggio fioriscano e cambino ciò che io non avrò il coraggio o il tempo di cambiare.

giovedì 23 ottobre 2008

Uomini e cipolle

Oggi niente discorsi, solo un proposito: fai una bella chiacchierata con qualcuno per scoprire uno strato ulteriore della sua persona. Ti arricchirà, approfondirà l'amicizia e ti risparmierà un po' di tempo perso su msn...

mercoledì 22 ottobre 2008

Il sorriso più aperto

A volte le persone hanno il sorriso incastrato da qualche parte, ostacolato da qualcosa che ne impedisce la totale apertura, intesa come perfetta coincidenza tra i muscoli del viso e la gioia dell'anima che vuole manifestarsi.
Il sorriso ha gradi, come l'aggettivo. Mentre la risata tende ad essere sempre superlativa, il sorriso no. Infatti ha bisogno degli occhi, la risata no. Si ride con la bocca, si sorride con gli occhi. Il sorriso ha gradi e sfumature. La sua apertura dipende dalla profondità da cui sorge. Più è fondo lo strato in cui radica più è la luce che ne accompagna l'apertura.

Penso al sorriso di un bimbo piccolo alla mamma.
Penso al sorriso di due innamorati.
Penso al sorriso di due amici.

Il sorriso più aperto è un atto di fiducia, un certificato di bellezza riconosciuta, un atto creativo.
Il sorriso più aperto nasconde qualcosa delle origini del mondo: quando Dio si compiacque di ciò che aveva fatto e vide che era bello, quella volta Dio sorrise.

martedì 21 ottobre 2008

La verità è un pesce pagliaccio

I miei alunni sono in Grecia. Io in classe, solo (lezioni regolari per gli eventuali presenti tra i non partiti: nessuno). Correggo i loro temi. Una specie di rito silenzioso, durante il quale me li immagino sedersi accanto a me, con i loro occhi spalancati e i loro volti intimiditi da qualcuno che legge la loro anima scritta su un foglio protocollo, che suona non solo burocratico, ma anche minaccioso. Passo con ciascuno di loro il tempo della correzione e attraverso quelle righe mi raccontano il (loro) mondo. La scrittura è un atto di fiducia: ci si mette in gioco, si scopre qualcosa e la si rivela a qualcuno. Correggere i temi è una delle mansioni più serie di un prof di italiano. E così passo il tempo con loro in un'aula vuota, con i loro errori di sintassi, con i loro slanci, con le loro paure, con le loro certezze... Ognuna delle loro vite scritte entra dentro di me che ho il terribile compito di giudicare e dare un voto: non alle vite, ma al modo in cui esse si raccontano.
Non è raro portare a casa perle come queste:

"Sincerità e verità sono due parole strettamente collegate l'una all'altra; sono come il pesce pagliaccio e l'anemone di mare, svolgono una simbiosi mutualistica, dipendono l'uno dall'altra".

"In realtà, il vero motivo per cui cerchiamo di camuffarci, non è il desiderio di voler sembrare migliori, ma il terrore che qualcuno, vedendo il nostro vero io, possa giudicarlo insignificante".

Oggi la classe è vuota. Loro sono in Grecia.
Oggi la classe è piena. Loro sono con me, nei i loro scritti.

lunedì 20 ottobre 2008

A mio padre (per il suo compleanno)

Mi hai lanciato in aria che ero bambino e ho capito che volevo volare. E quando la gravità ha pesato sul mio volo ho capito che cadere è inevitabile e volare doloroso. Ma tutte le volte che il mio cadere trovava riparo tra le tue braccia scoprivo che il dolore mi avvicinava a me stesso. E io bambino gridavo entusiasta: ancora, ancora!
Non so se perché era più dolce cadere tra le tue braccia o volare. E tutta la vita è questa incertezza.

Un giorno mi avrai lanciato così in alto nel cielo che sarà, io spero, un altro Padre, lo stesso Padre, ad abbracciare la mia caduta verso l'alto.

domenica 19 ottobre 2008

Decalogo del prof - II

Il segreto dell'insegnamento è l'incontro pedagogico: confermare il mondo dell'alunno anche se è un mondo ancora "ristretto". Svilire gli interessi degli alunni chiude il canale della comunicazione, occorre invece creare un terreno comune sul quale trovarsi per poter dialogare. Quel punto di partenza si rivelerà gradualmente la leva per sollevare l'alunno e portarlo a mete che non sospettava. Se si fiderà diventerà capace di giudicare e valutare ciò che prima riteneva assolutamente indiscutibile.

Posso allora formulare il secondo comandamento del decalogo del prof:

2) Se vuoi insegnare qualcosa a qualcuno devi prima imparare qualcosa da lui.

venerdì 17 ottobre 2008

Tema in classe 3

Devi partire per un'isola deserta. Risolto il problema della sopravvivenza puoi portare con te soltanto tre oggetti.

ipod, campana tibetana, tavola da surf
computer, cellulare, libro
libro, ipod, diario
peluche, cellulare, libro
album foto, ipod, maschera sub
ipod, scarpe da ballo, libro
libro, bracciale, testi canzoni
carta e penna, collana, pallone
bambola, foto amici, carta e penna
pianoforte, libreria, peluche
computer, satellitare, caricatore a pedali
radio, libro, retino per i pesci
coltello multiuso, diario, tavola da surf
computer, diario, libro

Risolto il problema della sopravvivenza, i nemici da sconfiggere per i miei naufraghi sono: Noia e Solitudine.
I miei naufraghi vivono di musica, parole proprie e altrui, ricordi, relazioni.
I miei naufraghi sanno già tutto.

E una tavola da surf non fa mai male...

giovedì 16 ottobre 2008

Sono stufo, ma felice!

Sono stufo del giornale che mostra la famiglia come luogo di nefandezze e omicidi inspiegabili. Sono stufo perché per ognuno di questi casi ce ne sono almeno 100 di famiglie che, seppur con i loro limiti, sono unite e forti. Ma nessuna di queste 100 viene mai raccontata.
Sono stufo della paura che la tv incute nei ragazzi, risucchiando le loro speranze nel futuro e costringendoli a considerare solo il momento presente, perché tanto il mondo ti sta aspettando solo per devastare le tue illusorie speranze (ammesso che tu abbia trovato il coraggio di coltivarle...).
Sono stufo di Galimberti che vende libri scopiazzati, senza citare i colleghi dai quali attinge, e ripete che la ricerca di senso è un concetto religioso del tutto inutile.
Sono stufo di Ozpetek e dei suoi film in cui nell'ultima scena il padre uccide i due figli piccoli, come se non bastasse la cronaca più nera.
Sono stufo della De Filippi che fa passare per profondità il litigio costruito ad arte.
Per questo tutti i giorni entro in classe e faccio la mia stupida e inutile battaglia, contro questi giganti che hanno migliaia e migliaia di spettatori.
E se guardo a questa foto dei miei genitori, che sorridono così dopo più di 40 anni di matrimonio, se guardo questa foto che oggi mio papà mi ha mandato, capisco perché questa battaglia non la abbandonerò mai e riempirà di senso (e non del "con-senso" delle folle) la mia vita. Perché questo sorriso è possibile ed è di chi per una vita ha costruito e realizzato speranze.

mercoledì 15 ottobre 2008

Note sul diario

Una collega mi ha girato le immaginarie comunicazioni alla famiglia da parte di un prof, che un'alunna scriveva per diletto (e sofferenza) sul proprio diario:

Signora, le comunico che sua figlia è sola.
Signora, le comunico che sua figlia non è felice.
Signora, le comunico che sua figlia vuole amare e non ci riesce.
Signora, le comunico che sua figlia è troppo scottata dal prossimo.
Signora, le comunico che sua figlia vuole qualcuno accanto.
Signora, le comunico che sua figlia ha bisogno di sincerità per credere ancora nel prossimo.
Signora, le comunico che sua figlia ha bisogno d’amore e d’amicizia che credeva d’avere e non ha.
Signora, le comunico che non può fare niente per sua figlia.

Chissà perché sono così frequenti le note che noi prof scriviamo per punire, così rare quelle per premiare, così... inesistenti quelle per aiutare a vivere i nostri alunni che passano a scuola quasi il 50% delle loro ore di veglia... Mi piace pensare che queste ultime le scriviamo su altre pagine, non quelle del diario, ma quelle della loro vita, perché siano i nostri alunni le note ambulanti firmate da genitori orgogliosi di loro.

martedì 14 ottobre 2008

Fantaversione (replica)

Ripropongo a furor di popolo la fantaversione (l'insieme di tutti i peggiori errori degli alunni in un'unica traduzione) di qualche post fa.

Sono le 7.00 del mattino. Piove. Suona la sveglia. Alunnopigro (e molti come lui) si alza (o almeno ci prova) e, mentre si trascina lentamente verso la doccia, cerca di ricordare cosa lo aspetta di terribile in quella giornata già di per sé terribile; e quando si materializza nella sua mente ancora sconvolta dal sonno l’immagine di Professorecattivissimo (di greco e latino), con il suo ghigno beffardo, il senso di catastrofe e frustrazione è totale. Tornare a letto sarebbe la soluzione migliore, tanto più perchè quella mattina c’è la versione in classe. La terribile prova del trasformare un testo di una lingua ormai morta in un testo di una lingua viva. Ma fuggire non è possibile. La scuola è dell’obbligo. Una domanda allora si dipinge sul volto dell’assonnato bipede preso in trappola: perché lo devo fare?
A questa domanda non viene data risposta. E questo silenzio aumenta il senso di frustrazione. La frustrazione si trasforma rapidamente in rabbia e desiderio di vendetta. E Professorecattivissimo che avrebbe tradotto così il brano assegnato, dal titolo profetico “Attenti all’asino”…

Un asino avendo calpestato una spina rimane zoppo. Imbattendosi in un lupo gli dice: “O lupo, vedi che muoio di dolore e i corvi e gli avvoltoi mi divoreranno. Ma io preferisco diventare tuo pasto. Ti chiedo però un solo favore, estrai prima la spina dalla mia zampa”. Il lupo persuaso dal discorso, con i denti appuntiti strappa via la spina. L’asino liberatosi del dolore, avendo scalciato il lupo a bocca aperta fugge, spezzandogli muso, fronte e denti. Egli si lamentava dicendo: “Ahimè, patisco il giusto, io che essendo macellaio, poc’anzi volevo diventare veterinario”.

… (dicevo) Professorecattivissimo si vede restituita la sua colpa, di torturare il povero Alunnopigro, in termini di pugnalata verbale, di lento e progressivo dissanguamento della lingua antica e moderna: una risposta coerente alla tortura che egli infligge al povero innocente, e così legge le righe di Alunnopigro, la peggiore delle lettere di minaccia di morte:

Un asino avendo calpestato una palizzata e avendo mangiato un uccello, nacque zoppo. Imbattendosi in un lupo gli disse: “O lupo, muoio dalla mia sofferenza e mi cibo di piccoli corvi e nidi d’avvoltoi. Ma avevo capito che sono nato pranzo per te, tu stesso donami una grazia, togli dapprima l’uccello a me con l’artiglio. Il lupo si convinse alle parole profonde e lo esortò a dare l’addio alla palizzata e abilmente tolse l’uccello a questo. Ma l’asino straziato dalla sofferenza, battute le zampe, essendo caduto sul lupo e gridando contro il lupo, si sciolse per il dolore. Esso gemette dicendo: “Ahimè ho ricevuto l’ospitalità da quel cuoco, il quale dal primo momento voleva conoscermi”.

Allora sul volto di Professorecattivissimo si dipinge la stessa domanda di Alunnopigro: Ma chi me lo fa fare? E anche questa volta nessuno risponde, tutto tace…

Chi avrà il coraggio di interrompere questa spirale di violenza?

lunedì 13 ottobre 2008

Ai (miei alunni) timidi

Timidi sono gli occhiali scuri da cui guardi le luci del mondo.
Timido è l'ultimo banco.
Timidi sono i capelli sugli occhi.
Timide sono le parole con cui taci.
Timida è la tua porta chiusa.
Timido è il tuo passo svelto per non raggiungermi.
Timida è la tua voce che non mi guarda.
Timide sono le tue braccia chiuse perché il mondo non ti ferisca.
Timide sono le infinite righe che non vuoi leggere.
Timida è la tua grandezza.
Timidi sono i tuoi colori naturali.
Timida è la tua anima bianca, perché contiene tutti i colori.
Timida è la luna nuova all'ombra della terra, perché il sole non smette di baciarla.

Beati i timidi perché non andranno in televisione.

domenica 12 ottobre 2008

Avrò il tempo?

Oggi Prof 2.0 non ha il tempo di un post fatto di parole. Ma vi regala un post di foto. Foto di uno sguardo meravigliato sul mondo. Foto che destano la meraviglia per il mondo. Foto che scacciano la noia descritta nel post precedente. Foto che aiutano a ringraziare per tutta la bellezza che l'uomo sa regalare gratuitamente all'uomo.
Foto di sorella-desperatehousewife (in arte galatina) che meritano un voto (se volete e avete tempo).
Questa è la mia preferita...

***

"Sì nella sala irrompeva la bellezza, tutta la bellezza del mondo; era là davanti a me, mi veniva regalata... l'unica cosa di cui ho memoria è che da quel momento sono guarito. Addio sconforto! Addio depressione! Volevo vivere. Se al mondo c'erano cose così preziose, così piene e così intense, l'esistenza mi attirava... "Avrò il tempo di scoprire tutte le meraviglie che rigurgita il pianeta?"
"La mia storia con Mozart", di E.E. Schmitt.

sabato 11 ottobre 2008

Uffa... che noia!

La scuola è una noia. I grandi sono una noia. Lo studio è una noia. Ma anche questa festa è una noia. Questo ragazzo è una noia. Questa ragazza pure.
La noia. Il nemico mortale delle nostre giornate. La noia che ti prende sia quando lavori sia quando sei in vacanza. Anzi a volte ci si annoia di più in vacanza che al lavoro. La noia non dipende da quello che si fa, ma è una condizione del cuore. Non è altro che un preziosissimo indicatore: non stai vivendo tutta la vita che c'è da vivere, la tua vita non è all'altezza della vita vera. Ti manca qualcosa. Ci sono due possibili soluzioni.
La prima facile, immediata, ma incerta: cercare subito un'emozione forte che mi tiri fuori dallo stato "annoiato". E allora: compro qualcosa di nuovo, mi sballo... Ma finito l'effetto "adrenalina" ritorno alla noia di prima, che però è diventata più profonda, perché sono caduto da più in alto.
Seconda soluzione: mi fermo e mi chiedo cosa mi manca? Cosa manca alla mia vita per essere all'altezza di sé stessa? Di cosa ho nostalgia? La risposta è sempre: manca la meraviglia. E la meraviglia sta in ciò che è nuovo. Ma non in senso temporale: l'ultima cosa che è uscita (l'ultimo film, l'ultimo paio di scarpe... insomma il nuovo della pubblicità). Ma il "nuovo" come: ciò che sa darmi sempre di più di quello che è. E dove si trova? Un po' nella realtà, un po' nel cuore che sa accoglierla: un amico vero, un grande romanzo, un panorama, il quadro di un grande artista, un progetto da realizzare, Dio... e chi più ne ha più ne metta. E cosa sa essere sempre nuovo ogni volta che lo interroghi? Ciò che ha profondità. Occorre scovare quel qualcosa di meraviglioso che si nasconde in ogni situazione, anche quella apparentemente ripetitiva, ma questo richiede impegno, attenzione, fatica.
E non sempre abbiamo questo coraggio...

venerdì 10 ottobre 2008

La grammatica della vita

Ogni arte ha una sua grammatica. Anche l'arte della vita. Gli educatori guidano i giovani indicando loro la segnaletica necessaria, ma viene (si spera) il momento in cui l'alunno inizia a vagliare ciò che gli è stato insegnato e lo mette alla prova e lo fa suo o lo rifiuta (con cognizione di causa e sapendo rendere conto delle sue scelte).
Egli diventa autonomo.
Quel momento per qualsiasi educatore è una vittoria da segnare sul calendario e non una sconfitta, come a volte può essere percepita.
Non vogliamo alunni ripetitori.
Non vogliamo alunni televisivi.
Non vogliamo alunni d'accordo con noi.
Non vogliamo alunni doppioni.
Insegnare la grammatica della vita, che ci piaccia o no, è insegnare a tradirla...

E ogni tanto prendere in giro il prof è salutare per il prof che si prende troppo sul serio... (e questa frase inizia con la congiunzione "e").

giovedì 9 ottobre 2008

Il mondo in una foglia (autunnale)

A proposito del "cuore piccolo" del post precedente. Ieri parlavo con un amico, padre di tre figli meravigliosi. Mi racconta che quella mattina la sua bimba di quasi 4 anni, colpita dalla quantità di foglie rosse e gialle, che tappezzavano il marciapiede dopo una notte di vento e pioggia, gli chiede: perché le foglie cadono?
Il papà comincia a spiegarle cosa è l'autunno: il freddo, il vento, la pioggia, il cielo nuvoloso... La bimba guarda fisso il cielo descritto dal papà con quel nome così poco concreto: "autunno". Poi si fa pensierosa e indicando un angolo di cielo sopra i palazzi, in cui le nubi si diradano e l'azzurro fa capolino, chiede preoccupata: Ma è autunno anche lì?

Mi sono tornati così alla memoria (antologicamente...) tre passi che le foglie le hanno regalate al mondo, riempendole del segreto dell'esistenza.

"O magnanimo Tidide, perché chiedi la stirpe?
Come è la stirpe delle foglie, così è anche quella degli uomini.
Le foglie, alcune il vento ne versa a terra, altre il bosco
in rigoglio ne genera, quando giunge la stagione della primavera:
così una stirpe di uomini nasce, un'altra s'estingue"
Iliade, VI, 145-149
Le foglie cadono, cadono come da lungi,
come se giardini lontani avvizzissero nei cieli;
cadono con gesto di rifiuto.
E nelle notti cade
la terra pesante
da tutte le stelle nella solitudine.
Noi tutti cadiamo. Questa mano cade.

E guarda gli altri: è così in tutti.

Eppure c'è Uno che senza fine dolcemente

tiene questo cadere nelle sue mani.

R.M.Rilke, Autunno
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie.
G. Ungaretti, Soldati

Artisti e bambini hanno il cuore piccolo. Voglio essere come loro.

mercoledì 8 ottobre 2008

Un cuore piccolo

Mi diverto a sondare lo stupore dei miei alunni di fronte ai racconti mitici primordiali. Il Caos, Gaia, Urano, Crono... e le loro vicende violente, incomprensibili, straordinarie, inquietanti. E mi chiedo perché facciamo così fatica ad accettare simili racconti, per quanto "fantastici" siano. Racconti che cercano di spiegare la meraviglia della realtà e che danno contezza di ciò che nella natura sfugge al nostro controllo e non è stato fatto da noi.

Dove sono finite tutte le cose che l'uomo non ha fatto con le sue mani? Perché non riusciamo più a vederle? Dove è finito il loro mistero, capace di provocare racconti su racconti? Perché il cielo è solo il luogo delle previsioni per i nostri weekend e la terra il materasso dei nostri giochi? Perché non riusciamo più a vedere le stagioni? Perché non stupiamo più di fronte al miracolo del giorno e la notte? Perché il cielo stellato è ormai solo una scenografia o un effetto speciale? Perché un albero non è più un miracolo?

Perché siamo distratti. Perché abbiamo il cuore troppo grasso (quasi obeso), ingombro, come una soffitta abbandonata, duro, come ciò che ha perso vita.

In cinese prestare attenzione si dice ‘fare il cuore piccolo’ dove piccolo non vuol dire meschino o oppresso, ma piuttosto capace di fare spazio ed accogliere in sé le dimensioni più sottili della realtà.

I bambini hanno il cuore piccolo.
Gli artisti hanno il cuore piccolo.
I felici hanno il cuore piccolo.

Io vorrei un cuore piccolo, per gioire ogni giorno del quotidianissimo spettacolo che mi sto perdendo.

ps. continuate a rispondere all'inchiesta del post precedente...

martedì 7 ottobre 2008

La "sagra" del libro...

Si parla di libri. Alunnainterrogata si è appassionata a Twilight, un romanzo d'amore tra una ragazza di una sperduta cittadina americana e un bellissimo compagno di classe, che però risulta essere un vampiro. Ho appena iniziato anche io il libro, incuriosito dal successo dilagante e dall'uscita imminente del film. Mi sembra interessante, a parte una scrittura a volte troppo lenta, farraginosa e dispersiva. Il libro è lungo quasi 400 pagine ed è solo il primo di tre o quattro, di dimensioni analoghe. E Alunnainterrogata non è l'unica ad averlo letto. Si levano diverse braccia a commentare o giudicare il libro. Alunnaforzadellanatura azzarda che si tratta di una "sagra" lunga, ma avvincente. E l'errore ci sta. Ogni saga ben riuscita è una sagra della lettura, della crescita, della vita.
I ragazzi leggono. Leggono quello che interessa loro (da inter-esse: starci dentro, essere coinvolti in prima persona...). E Twilight riguarda la possibilità di amare qualcuno superando le differenze e sperando di poter cambiare l'altro o noi stessi. Questo interessa. Questo mi risucchia dentro le pagine. Questo merita almeno 1000 pagine.
Tutto ciò che interessa merita almeno mille pagine.
E tu Profnoioso non mi venire a dire che sono libri superficiali. Primo perché non li hai letti o fingi di non averlo fatto, secondo perché a 14 anni cosa vuoi che legga un ragazzo di sua iniziativa, La coscienza di Zeno? Per quello c'è la scuola (dell'obbligo, purtroppo...) (...adesso verrò licenziato).

Il 7 ottobre nelle mie classi verrà dedicato alla "sagra" del libro. Ciascuno porti il suo: quello che vuole e per quel giorno si legge e basta. E poi ci si scambiano libri e impressioni su di essi.

***
Inchiesta aperta a tutti.
I libri che non avresti mai voluto leggere a 13-14 anni, ma che hai dovuto.

lunedì 6 ottobre 2008

Scuola 2.0

"Prof le dobbiamo chiedere una cosa..." - dice timoroso Rappresentantediclasse.
"Sono tutto orecchi" - risponde Prof 2.0 memore del primo punto del suo decalogo recentemente inaugurato.
"Dopo una votazione sulla quale c'è stato accordo quasi unanime vogliamo chiederle un cambio di orario" - prosegue Rappresentantediclasse dettagliando la proposta.
"Mi sembra una buona proposta, ci penso e ne riparliamo" - risponde Prof 2.0 che deve valutare con calma l'idea della ciurma.

Oggi abbiamo dato una picconata alla scuola televisiva. La scuola in cui il prof parla e l'alunno guarda con occhi da pesce bollito senza interagire (e in più con lo svantaggio di non poter cambiare canale...). La scuola in cui il parere del telespettatore non conta nulla.
Sulle macerie di quella scuola, cominciamo a costruire la scuola 2.0. La scuola in cui si pensa, si parla, si propone, si battaglia, si decide, si litiga, si prende l'iniziativa, si cerca un senso a ciò che si fa, si lavora al meglio, si è leali, si è razionali, si è autonomi... si cresce (insieme).

domenica 5 ottobre 2008

Metamorfosi di una nuvola

Seduto sui gradini di un meraviglioso castello a osservare il panorama. Nel cielo terso galleggia soltanto una nuvola. Due bimbi incuriositi dall'atteggiamento "infantile" del Prof che guarda il cielo, si seggono accanto a lui e guardano nella stessa direzione, alla ricerca di qualcosa. Comincia il gioco. A cosa somiglia quella nuvola? Così in cielo comincia a galleggiare una balena, poi uno squalo che insegue un pesciolino, anzi no, uno squalo col figlioletto (i bimbi hanno sempre ragione), poi una medusa, poi un ombrello, poi un albero caduto... Finchè la nuvola svanisce, in uno sbuffo candido. Imparo dalla meraviglia dei bambini e capisco perché il regno dei cieli è loro: perchè per loro le cose non sono mai scontate, non sono mai solo sè stesse, non sono mai vecchie o desuete. Per loro il mistero è reale. Alla fine chiedo chi l'abbia messa lì quella nuvola, da sola, nel cielo vuoto e poi se la sia riportata via. La bimba senza pensare: "Gesù".

sabato 4 ottobre 2008

Sorella dove sei?

Oggi è il compleanno di sorella-lost.

Sorella-lost è una fiore del mediterraneo.

Sorella-lost balla il flamenco e come il flamenco è sospesa tra cielo e terra.
Sorella-lost vaga nell'isola aiutando gli altri a ritrovarsi, ma si dimentica di sé.
Sorella-lost dice la verità come pochi e come tanti non l'accetta.
Sorella-lost spiega i quadri portandotici dentro. E dovrebbe fare la prof 2.0.
Sorella-lost è un'amica che ti salva.
Sorella-lost è un orecchio che ti ascolta.
Sorella-lost è uno specchio che ti fa sentire bello.
Sorella-lost è una pennichella pomeridiana.
Sorella-lost è una passeggiata in riva al mare o un passaggio la sera tardi.
Sorella-lost è una foto dai colori accesi.
Sorella-lost è un cuore troppo aperto.
Sorella-lost è un temporale estivo.
Sorella-lost è un quadro impressionista.
Sorella-lost è una lacrima attraverso cui guardare il mondo.
Sorella-lost è un sms che non ti aspetti e di cui avevi bisogno.
Sorella-lost è laquintafiglia.
Sorella-lost è mia sorella.

venerdì 3 ottobre 2008

Decalogo del prof - I

Oggi durante una riunione con altri docenti, i racconti di alcuni colleghi hanno costretto Prof 2.0 a chiedersi perché così spesso non riusciamo a cogliere la sostanza delle domande di un quindicenne e ci fermiamo a giudicarne indispettiti e allibiti la superficie.

Se un'alunna dice che non ama nessuno, ma solo il suo gatto, e lo dice davanti ai compagni, forse sta chiedendo altro...
Se un alunno chiede perché odiamo e lo chiede davanti ai compagni, che alle sue spalle annuiscono e lanciano risatine verso di lui, forse sta chiedendo altro...
Se un alunno chiede al prof cosa ha mangiato la sera prima, forse sta chiedendo altro...

E allora prof oggi comincerà la composizione di un decalogo per prof e il primo comandamento è di Talete:

1) Gli dei hanno dato agli uomini due orecchie e una bocca, per ascoltare il doppio e parlare la metà.

giovedì 2 ottobre 2008

I prof regalano libri, non voti



"E sei io avessi fiducia in quegli sfortunati?... Devo averne altrimenti divento matta!"

mercoledì 1 ottobre 2008

Sonostupida

Sonostupida è un'alunna (o alunno) che spesso ti trovi in classe. E già le vuoi bene più di tutti per quel nome che la vita (o qualcuno...) le ha, a torto, affibbiato.
Sonostupida prima di fare una domanda premette sempre che la sua domanda forse è stupida o che poichè lei è stupida allora fa quella domanda.
Sonostupida ci tiene a sottolineare che lei non ha mai capito un certo argomento nè lo capirà mai.
Sonostupida usa la parola "impossibile" ogni 2 frasi.
Sonostupida è convinta in partenza che tanto non capirà e quindi non capisce.
Sonostupida è tutt'altro che stupida: ha solo bisogno di tempo e di fiducia (tutta colpa dei Dissennatori...).
Sonostupida è la migliore della classe, perchè è lei quella che deve accettare la sfida più difficile: smettere di credersi stupida, semplicemente perchè le hanno affibbiato questo nome (se ti hanno chiamato Annibale che ci puoi fare... Non è colpa tua e, come minimo, devi sconfiggere i Romani, superando le Alpi con gli elefanti, per accreditare il tuo nome).

Sonostupida da oggi cambi nome, almeno nelle mie ore.
Tu sei Sonopronta.