Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

PS. Potete ricevere gli aggiornamenti direttamente al vostro indirizzo di posta elettronica, iscrivendovi al link a fianco.

martedì 30 settembre 2008

Fame di racconti, fame di meraviglia

Prof 2.0 ha cominciato ad inoltrarsi insieme ai suoi marinai nell'infinito mare dei racconti mitici. Aristotele ha detto che l'inizio della conoscenza è la meraviglia e che colui che ama i miti non fa altro che manifestare il suo desiderio di conoscere, perché il mito è pieno di cose meravigliose. Aristotele aveva ragione. In classe oggi avevo una ciurma affamata di racconti, non ne terminavo uno che ne volevano sentire un altro collegato. Mi sentivo un jukebox di racconti, una aedo postmoderno. E così ci siamo addentrati nei meravigliosi racconti di Orfeo ed Euridice, di Narciso ed Eco, di Flegetonte, di Apollo e la lira, di Zeus e Mnemosyne... E un racconto tirava l'altro e le pupille dei miei marinai si dilatavano al principiare ogni narrazione. E così abbiamo affrontato temi spinosi come l'oralità della composizione dei poemi omerici, il palazzo miceneo e il suo "salotto" pieno di racconti, la questione omerica, l'amore e la morte, la sfida del diventare uomini...
Non esiste un'età come l'adolescenza nel rapporto con la letteratura. Non recupereremo mai quella apertura di cuore e mente al fascino del racconto come lo abbiamo avuto a 14-15 anni e i miei marinai erano davanti a me a testimoniarlo, a ricordarmelo, a meravigliarmi con la loro fame di meraviglie. L'ora di grammatica è stata spazzata via (anche perché il giorno prima era stata la grammatica a spazzare via l'epica) dalla discesa di Orfeo agli inferi e dal suo amore tragico ed elegiaco per Euridice. E domande su domande. E risposte su risposte. E per due ore eravamo nel "megaron" del palazzo miceneo, dove si ascoltavano i racconti con il cielo stellato a fare capolino e il falò a creare figure calde e immaginarie. E dopo due ore i quaderni erano fitti di appunti. Le pupille dilatate come i cuori e le menti. Stanchi del viaggio compiuto, ma ricchi di meraviglia. E chi si meraviglia conosce, chi conosce diventa, chi diventa è.
E si risparmia un sacco di banalità...
***
"Tra i segni che mi avvertono essere finita la giovinezza, massimo è accorgersi che la letteratura non mi interessa più veramente. Voglio dire che non apro i libri con quella viva ed ansiosa speranza di cose spirituali che, malgrado tutto, un tempo sentivo"
C.Pavese, Il mestiere di vivere

lunedì 29 settembre 2008

Senza storia non nascono storie

Non è un fotomontaggio.
E' Prof 2.0.
E' tornato dopo qualche giorno sovraccarico... ma in salute!



La nostra consistenza, che ci piaccia o no, dipende dallo sfondo su cui si staglia la nostra figura.
Senza una storia a farci da sfondo, raccontare la nostra sarebbe impossibile.
Ogni storia comincia da uno sfondo, senza il quale il personaggio rimarrebbe sospeso nel vuoto.
Famiglia, quartiere, città e relazioni connesse sono la materia da cui può originare una storia originale. Solo la storia origina storie. L'originalità - diceva Eliot - è legame forte con l'origine, per trovare poi la propria voce personale.
Oggi si cerca l'originalità a tutti i costi, dando di piccone alle origini.
Ma senza storia non nascono storie.
Abbiamo confuso l'originalità con la stravaganza, con uno sfondo vuoto.
Non sappiamo più dove sia il sopra e il sotto e la sinistra e la destra, perché dietro non abbiamo o non vogliamo nulla.
Invece è originale solo chi è e si sente originato.
Molti personaggi, come qualcuno aveva intuito tempo fa, erano in cerca d'autore.
Molti, adesso, non lo cercano neanche...

ps. il mare come sfondo è insuperabile...

mercoledì 24 settembre 2008

Fra 30 anni e adesso

Quando vi incontrerò tra 30 anni, ragazzi, chi sarete diventati?
Non importa. Non adesso.

Promettetemi solo che avrete lo stesso sguardo stupito sul mondo che avete adesso.
Promettetemi solo che il vostro cuore sarà ancora aperto al mistero come è adesso.
Promettetemi solo che il vostro sorriso racconterà ancora la vostra anima come fa adesso.

E se a qualcuno adesso sfugge una lacrima per paura del futuro, per paura della solitudine, per paura della morte, quella lacrima io la conserverò per guardarvi il mondo attraverso, come una lente.

martedì 23 settembre 2008

In mare aperto

Li vedi lì seduti per sei ore. E ti ricordano una nave di cui hai il privilegio di essere il capitano. Il timone è spesso pesante e duro nei burrascosi della settimana, ma anche loro, seduti agli scalmi, fanno la loro bella fatica, per permettere alla "Liceo" di solcare il mare dell'età tempestosa per eccellenza...

E così si naviga tra le secche della Grammatica, in cui scegliere la rotta giusta tra un "che" dichiarativo, uno relativo, uno soggettivo, uno oggettivo, uno consecutivo e uno (accentato) persino causale...

Si naviga tra gli arcipelaghi meravigliosi dell'Epica, con momenti di ilarità e meraviglia sul ponte della nave, quando all'orizzonte appaiono improvvise balene: Qual 'è la differenza fra l'Odissea e Moby Dick? Chiedo, ammiccando al tema oralità - scrittura e ricevo la risposta più coerente: la balena...

Si naviga nei venti incerti della Scrittura, tra Coesione, Coerenza, Argomentazione, Lessico, che sono mostri simili a Scilla e Cariddi...

Si levano grida di meraviglia e trepidazione: Voto! Voto! Come fosse: Terra! Terra!

Si sentono lamenti stanchi, qualche principio di ammutinamento, subito sedati nel sangue o nella comicità di una pausa...

Si naviga nel silenzio meraviglioso di un mare senza sponde, uno a fianco all'altro, a caccia della Balena, alla ricerca di Itaca, verso l'infinito e oltre...

Una mano si alza:
O capitano mio capitano!
Sì?
Posso andare in bagno?
...

lunedì 22 settembre 2008

Ogni alunno è un seme

Alunno: colui che viene alimentato (dal latino "alere").
Il segreto del buon insegnante è quello del giardiniere:

1) Accompagnare e facilitare la crescita e non pretendere di controllarla.
2) Credere (prendersi cura di) nell'alunno, sempre (anche quando è un panda che deve diventare il guerriero dragone...).



ps. per gli alunni: non esistono brutte o belle notizie, esistono solo le notizie... (vale anche per i voti...)

domenica 21 settembre 2008

Pessimismo "comico"

Un collega mi racconta che un suo alunno all'esame di terza media commentando una poesia di Leopardi ha affermato che la composizione apparteneva al periodo cosiddetto del "pessimismo comico".
A parte il fatto che è una battuta geniale rispetto alla solita tiritera scolastica da antologia (e non è un caso che il ragazzo sia diventato un attore), ma coglie una verità profonda: se c'è una cosa che fa ridere è il pessimismo.
Fatevi una foto quando siete nella vostra fase più nera. Conservatela. Riguardatela a distanza di tempo o quando state per ricadere in quello stesso vortice oscuro: vi verrà da ridere. Le linee del viso contratte e tirate, il cipiglio cagnesco, la fronte aggrottata.
Vi verrà da ridere perché il pessimista fa ridere. Ridiamo di ciò che non conosciamo e sotto sotto ci turba. Ridiamo di noi quando portiamo maschere che un demone interiore ci costringe a indossare. E quella del pessimista è una delle maschere più comiche.
La risata che la vostra foto "pessimista" vi strapperà, strapperà via anche la maschera del pessimismo "cosmico" che state per indossare di nuovo e forse vi salverà da quella condizione innaturale: rende brutti, rovina il sonno e l'appetito, consuma le energie necessarie a venirne fuori e rende la vita agli altri meno piacevole.
Lo so che la domenica sta per finire e siete pessimisti sulla settimana che inizia. Non sarà il caso di farvi una foto?

sabato 20 settembre 2008

Sorella-desperatehousewife birthday

Sorella - desperatehousewife è desperatehousewife:

- perché è la sesta di sei figli: vessata dai primi cinque, ma anche supercoccolata e un po' viziata.
- perché dove lei passa tutto torna in ordine. Più un luogo è in disordine più gode a metterlo a posto, tanto da averne fatto una professione (architetto restauratore).
- perché è talmente impegnata "sul lavoro" (come ama dire) da non riuscire a compaginare tutte le faccende che deve sbrigare, ma poi in realtà ha già risolto anche le tue.
- perché è bella come quelle lì della serie americana, ma anche dal vivo.
- perché farà finta di essere disperata per farsi coccolare da suo marito.
- perché sarà una mamma postmoderna, capace acrobaticamente e contemporaneamente di portare i figli a scuola, mandare una mail, truccarsi e schizzare un progetto sulla sua agenda.
- perché continuerà a disperarsi per il suo fratello prof, di cui sa interpretare alla perfezione pause, ritmi, silenzi.
- perché continuerà a fotografare come solo lei sa fare il mondo e farà disperare per questo tutti quelli che la accompagneranno a vedere il mondo.
- perché è sensibile come la pelle di un neonato.
- perché non sopporta di vederti soffrire.
- perché... mi assomiglia, ma ha l'antidoto.

ps. Senza di lei credo che mi sarei perso più volte...

mercoledì 17 settembre 2008

Un lavoro impagabile...

I prof cospirano. I prof sognano. I prof si scambiano esperienze per insegnare meglio. I prof si dannano per capire come aiutare tizio. I prof si scervellano per valorizzare caio. I prof pensano ai loro alunni mentre guidano, mentre leggono, mentre studiano. I prof preparano le lezioni. I prof correggono tutti i compiti dei loro allievi nel triplo del tempo che un alunno ha impiegato a farli. I prof prendono il tram. I prof ascoltano l'ipod. I prof perdono tempo su internet. I prof non sanno rispondere. I prof amano. I prof soffrono. I prof si stancano. I prof ballano. I prof gridano. I prof ridono. I prof piangono. I prof giocano. I prof vanno a letto tardi e si svegliano presto. I prof si lavano i denti. I prof si chiedono chi glielo ha fatto fare. I prof ringraziano chi glielo ha fatto fare.

I prof fanno un lavoro impagabile: infatti non vengono pagati...

martedì 16 settembre 2008

Diventare

I loro sogni:

Inventare un nuovo marchio automobilistico.

Diventare giornalista ed essere felice, qualsiasi cosa decida di fare.
Imparare a non soffrire per sciocchezze.
Diventare un'attrice ed essere riconosciuta per bravura e intelligenza.
Avere una famiglia e sentirmi realizzata.
Finire la scuola senza essere bocciata ed essere felice.
Diventare un attore, un cantante o un pianista.
Viaggiare molto e tornare in Africa.
Diventare cuoca!
Diventare scrittore.
Diventare più ricca di Bill Gates.
Diventare regista.
Diventare un giocatore di golf professionista.
Diventare la miglior magistrato d'Italia.
Diventare cardiochiurgo.
Lasciare un segno.
Ci sto ancora pensando.

Essere. Diventare. Questa la sostanza dei loro sogni. Non so se li realizzeranno così come li pensano adesso, ma il dato di fatto è che adesso hanno la loro età, quella in cui si sogna di "diventare".
Cosa darei per incontrarli tra 20 anni e sapere chi sono "diventati". Forse un cuoco, uno scrittore, un magistrato, un ricco più ricco di Bill Gates... Non lo so. Non importa. L'importante è che siano diventati uomini e donne tutti d'un pezzo. Di quelli che ci parli e capisci chi sono, qualsiasi cosa facciano.
Per questo devo fare del mio meglio con la grammatica e la letteratura vera, perché abbiano più armi per difendere i loro sogni da tutte le banalità rumorose che ostacoleranno il loro diventare.

lunedì 15 settembre 2008

Tre personaggi

La nave dal nome "liceo" prende il largo e si avventura nel mare del periodo più entusiasmante e tempestoso della vita di un uomo e di una donna: l'adolescenza. Il porto? Per chi vi arriverà, sarà trovarsi faccia a faccia con quello che ha scoperto di essere e ha scelto di diventare.

Oggi l'ho riassunto ai miei ragazzi attraverso tre quadri (si possono ingrandire).

Narciso di Caravaggio: colui che si guarda allo specchio e non fa altro che "riflettersi" fino ad esaurirsi, invece di riflettere, scoprirsi, conoscersi, rivelarsi.

La bambina di Rockwell: colei che interroga lo specchio e "riflettendosi" riflette. Si chiede se sarà come la donna della rivista che ha sulle gambe. Comincia a conoscersi, a scoprirsi, ma si fa prestare l'identità da qualcuno o qualcosa. Identità che a lungo andare si rivelerà inadeguata.

Il pittore di Rockwell: colui che "riflettendosi" riflette veramente sé stesso e nel faccia a faccia con sé stesso si scopre e racconta chi è veramente, dipingendosi sulla tela. Si conosce e si rivela.

Per i miei alunni scelgo il pittore e il suo autoritratto. Vorrei che ciascuno, alla fine di questi anni, avesse delineato i tratti essenziali del suo autoritratto, superando l'insufficienza della superficie, o l'inadeguatezza di identità prestate dalle mode. Vorrei che avesse imparato a raccontare in profondità chi è, dopo aver scoperto i talenti ricevuti e la storia che è venuto a raccontare. Costi quel che costi.

A noi grandi il compito di fornire colori, tecniche, tavolozza... perché l'artista-adolescente realizzi la sua opera d'arte.

domenica 14 settembre 2008

Il salvadomenica

Ti sei svegliato tardi. La "serie" di cose che avevi affidato alla domenica, sì proprio tutte quelle cose meravigliose, che avresti voluto fare durante la settimana e non ci sei riuscito, eccole presentarsi in fila, una dietro l'altra, chiedendo udienza al tuo tempo angosciato dai troppi desideri accumulati: "e allora? mi avevi promesso di dedicarmi tempo..." - ognuna di quelle cose urla. Assediato da questa protesta sindacale ti senti già sconfitto in partenza e, mentre decidi a chi dare udienza, il tempo trascorre inesorabile, condannandoti a quel bilancio da guerriero stanco e sconfitto tipico della domenica sera: non ho combinato nulla. Volevo fare tutto e non ho fatto altro che guardare i gol delle partite. E domani è di nuovo lunedì, inizia la settimana, cioè quella lunga e faticosa rincorsa verso la domenica successiva, che finisce col diventare un ridicolo e fallimentare rigore preceduto da un inutile e ridicolo chilometro di rincorsa...
Allora salva la tua domenica: sei ancora in tempo. Scegli una e una sola cosa che ami: una persona, una pagina di un libro, una poesia, un panorama, un film, una canzone. Elimina tutto ciò che può distrarti attorno. E nel silenzio assoluto accogli, come se fossi totalmente vuoto, quella "cosa" e riempila di domande come non hai mai fatto fino a tentare di esaurirla. Risali alla sorgente che la fa essere ciò che è, e scoprendone la sorgente, scoprirai perché la ami e quindi scoprirai qualcosa di te e potrai riposare, guardandola e guardandoti.
"Nutre la mente soltanto ciò che la rallegra", diceva Agostino. Rallegrati in qualcosa, ma interroga il motivo della gioia.
Fai due passi con un amico e chiedigli cose della sua vita, della sua settimana, del suo futuro, guarda insieme a lui le bancarelle di vecchi libri usati e ingialliti. Lascia entrare la sua vita nella tua e arricchisciti delle sue passioni.
Se ti rimarrà tempo fai lo stesso con un libro e riempi di domande la tua pagina preferita e mastica quelle parole con i denti affamati dei tuoi quesiti, fino a spremerne tutto il succo.
Poi vai a dormire tranquillo e riposato, per aver conquistato ciò che nessuno più potrà strapparti, avendo ri-creato ancora una volta te stesso attraverso ciò che ami. Non lasciarti ingannare da facili sirene televisive.
Il segreto del riposo. Non multa sed multum: la profondità, la sorgente, il fondamento di una singola cosa che ti sta a cuore.
E domani sarà un lunedì da leoni. E avrai qualcosa da raccontare.

sabato 13 settembre 2008

Se hai un sogno tu lo devi proteggere!

Dedicato ad alunni, ex-alunni, alunni 2.0 e a chiunque voglia. Grazie a sorella-lost per la segnalazione.

giovedì 11 settembre 2008

Lettera a mio nipote


Caro Giulio,

stai dormendo. Allora ti scrivo, per non svegliarti. Sei nato l'altro ieri. Grazie a te sono diventato zio: zio 2.0. Sì perché il mio nome è Prof 2.0. Te lo spiego. Prof significa prendersi cura di bimbi un po' più grandi di te. 2.0 significa prendersi cura della vita prima ancora che lei si prenda cura di te, mettendo in gioco tutte le risorse che hai ricevuto. Sono anche scrittore Giulio. Cosa significa? Significa che in questo mondo sul quale hai aperto gli occhi da poco c'è una quantità di cose meravigliose e a volte invisibili, che io, con le parole (quelle che tu pronunci in modo confuso adesso) cerco di raccontare.
Vedi Giulio, le parole sono proprio quel miracolo che mi consente oggi di scriverti che sei parte di questo mondo pieno di splendore (ci sono anche le ombre, ma avrai tempo di conoscerle) e ne hai aumentato la meraviglia. E un giorno, quando sarai un bimbo più grande, come quelli di cui ti parlavo prima, leggerai queste righe e capirai il segreto delle parole. Come scrigni ti consegneranno intatto quel tesoro tanto invisibile quanto meraviglioso che agisce sempre, nel silenzio e a distanza, e che si chiama amore. E' la prima parola che hai ascoltato e imparato Giulio, la prima che altri hanno pronunciato pensando a te: Dio dall'eternità; papà e mamma, qualche mese fa; tutti gli altri, quando ti abbiamo visto per la prima volta.
Lo so che sono già il tuo zio preferito, anche se la concorrenza è molto forte, ma non lo diciamo in giro, altrimenti poi tutti gli altri (soprattutto le zie) si ingelosiscono...
Sai Giulio, mi piace legare gli eventi importanti (significa le cose che vale la pena ricordare, quelle su cui si basa la tua esistenza, un po' come il seno di mamma per te adesso) a parole belle. Così a te e al tuo arrivo dedico queste, che da poco ho letto:

"Perchè Cristo gioca in diecimila luoghi,
bello d'aspetto, e bello non nello sguardo suo,
ma attraverso le fattezze degli umani volti, per il Padre".

Dormi bene. E quando ci vedremo, raccontami i tuoi sogni.

mercoledì 10 settembre 2008

Un mondo di 37 abitanti - primo giorno di scuola

Oggi ne ho partoriti 37. In due classi.
Li ho chiamati uno per uno, con il loro nome, come fossero figli. Ogni nome un volto e qualche secondo di silenzio, per cogliere dietro quello sguardo un mondo caotico e pieno di meraviglie. Un mondo che in qualche modo mi è affidato. Ogni classe è un mondo in miniatura e una promessa per il futuro. Un mondo di 37 abitanti è il mio mondo.
Sì erano lì difronte a me. Con i loro sguardi impauriti, le loro timidezze e paure da primo giorno di scuola. Con i loro sorrisi disarmanti e qualche amarezza nascosta nell'angolo dell'occhio.
Do loro cinque minuti per parlare con il loro vicino e poi li chiamo uno ad uno a presentare la persona che hanno appena conosciuto. Dell'altro esiste il nome, l'età, i fratelli/sorelle, il nome dei genitori, un animale domestico e qualche sport, magari anche qualche libro preferito. Loro sono quello che li circonda, così le loro domande. Ancora non pongono domande sul cuore profondo di una persona (cosa hai a cuore?), un po' perché è troppo presto - è solo il primo giorno - un po' perché non conoscono ancora tanto bene il loro di cuore.
Cresceranno, matureranno, scopriranno chi sono e che storia sono venuti a raccontare su questa terra. Una storia che nessuno al loro posto potrà raccontare e che noi grandi proveremo a incoraggiare (e non a scrivere al posto loro...).
Fra cinque anni saranno diverse le domande che sapranno porre agli altri.
E il segreto di questa età non è avere le risposte giuste, ma le domande giuste. E per questo c'è la scuola.
Questo è il mondo che mi è affidato. 37 sono gli abitanti. Proverò a prendermi cura di loro come fosse il mondo intero.

martedì 9 settembre 2008

Dentro non mi sposto di un centimetro

Ieri prof 2.0 è stato ad una serata teatrale all'aperto. Lettura di poesie di un grande autore russo del 900, purtroppo poco conosciuto: O.Mandelstam, morto, probabilmente nel 1938, in un gulag. Ma i prof le ultime serate estive se le rovinano così? No. Così se le guadagnano.

Quest'uomo, perseguitato dal regime in quanto scrittore e mandato per questo in un campo di lavoro dove trovò la morte, compose poesie a voce. Non aveva nulla per scrivere. Sua moglie e i suoi amici le imparavano a memoria e dopo la sua morte, avvenuta non si sa esattamente dove, le hanno pubblicate. Ieri sera duecento persone erano riunite ad ascoltare il grido muto, l'aria rubata, di un uomo che, in mezzo alla neve siberiana e all'assurdo lavoro della prigionia, era libero. Componeva. Gli era rimasto solo questo: la sua anima. E la sua anima libera arrivava a noi, comodamente seduti al fresco dell'estate ormai al suo declinare. E liberava anche me con le sue parole, lui che era stato più prigioniero di tutti. E in un verso mi diceva: "dentro non mi sposto di un centimetro". Come vorrei, stasera, chiedere questo per me. Pioggia o sole, stanco o forte, sano o malato, solo o in compagnia, libero o prigioniero, che io, dentro, non mi sposti di un centimetro.
***
Togliendomi i mari, la corsa e il volo
e dando al piede l'appoggio di una terra coatta,
che cosa avete ottenuto? Bel calcolo:
non potevate amputarmi le labbra che si muovono.
(O.Mandelstam)

lunedì 8 settembre 2008

Lunga vita a chi studia...

Prof 2.0 si è imbattuto in questa curiosa notizia.

Chi studia vive di più. Nello specifico, un laureato di 35 anni vive in media 7,6 anni di piu' (6,5 se donna) rispetto a un coetaneo con licenza media. Lo rivela uno studio basato su dati Istat condotto dal Centro di ricerca sulle dinamiche sociali dell'Universita' Bocconi. Il motivo? Una diversa e migliore gestione della salute e delle condizioni di vita, legate a un diverso bagaglio di conoscenze; ma anche un'attitudine a informarsi, ad ampliare le proprie conoscenze, a seguire uno stile di vita salutare.

Studiare allunga la vita. Ricordiamolo ai nostri studenti. Non so se in termini di anni, e francamente poco me ne importa, ma sicuramente in termini di profondità. Altrimenti la vita resta corta, per mancanza di capacità di vederla e di sentirla nella sua interezza.

Studiare allunga la vita. Ricordiamocelo soprattutto noi quando cominciamo a ripetere sempre le stesse cose, perché abbiamo smesso di studiare: la nostra vita ha cominciato ad accorciarsi, non sappiamo più raccontarla, invecchiamo in fretta e i nostri alunni se ne accorgono subito...

domenica 7 settembre 2008

Meno 2

Prof si sorprende spesso a immaginare i ragazzi delle due nuove classi che avrà quest'anno.
I loro volti, i loro nomi, i loro sogni, le loro paure...

Il primo giorno di scuola è come il parto.

Mancano due giorni, ma già scalciano...

Sempre di più.

sabato 6 settembre 2008

La scuola vera: genitori + professori + alunni

2 reazioni al post di ieri:

***
L'ALUNNO
Ciao... immagino che avrai già capito chi sono...
ma toglimi qualche curiosità che ieri (in treno) mi è sfuggita...lei in che scuola insegna? c'è qualcosa di suo pubblicato o qualcosa da lei sceneggiato da poter vedere? Ma non ci siamo presentati, il suo nome?
ora scappo su msn (ahaha) e colgo l'occasione per ringraziarti del pomeriggio che ci ha fatto passare ieri..
ciao IACI
***
LA MAMMA
Salve sono la mamma di un componente della simpatica ciurma, volevo davvero ringraziarla per avermi rincuorato su questi ragazzi.
Penso sappia molto bene cosa vuol dire avere a che fare con gli adolescenti di oggi e con il mondo con cui si devono relazionare.
Sono davvero contenta che abbia visto negli occhi dei nostri figli l'ingenuità, la semplicità e la voglia di scoperta che dovrebbe caratterizzare la loro età dimostrando che i ragazzi non sono tutti come la televisione ci mostra oggi.
La ringrazio ancora e le auguro di scoprire questa spontaneità e "innocenza" anche nei suoi studenti.
***
IL PROF (2.0)
E c'e ancora chi crede che il problema della scuola siano gli stipendi bassi...

venerdì 5 settembre 2008

Una classe in treno...

Sali su un treno. Hai il tuo bel libro da leggere. Trovi uno scompartimento vuoto e ti tuffi nella lettura come un pinguino accaldato. Non passano cinque minuti che lo scompartimento viene preso d'assalto da un gruppo di 8 quindicenni (i posti dello scompartimento sono notoriamente 6 e io ne occupavo uno) reduci da Gardaland e quindi traboccanti di adrenalina. Naturalmente vogliono stare tutti insieme e il mio è lo scompartimento più vuoto. Il più alto di loro, che poi si scoprirà essere Zano (nell'era di msn il nickname è il vero nome), entrando vede il libro che sto leggendo e mi fa "Lo sto leggendo anche io, ma mi sa che se vuole continuare a leggere deve cambiare scompartimento". Me lo dice con una tale simpatia e facciatosta che metto da parte il libro e mi tuffo nella conversazione con questi 8 meravigliosi quindicenni, che non appena scoprono di avere davanti un prof, scatenano la loro adrenalina sul malcapitato. Sì perchè i quindicenni quando vedono i prof nella vita quotidiana diventano voraci. Loro pensano che i prof tornati a casa si chiudano in un sarcofago e ne escano, come Dracula, solo al momento di succhiare il sangue ai loro alunni. Mi sottopongo alle tre domande di rito che il giovane prof inevitabilmente subisce: Quanti anni ha? E' fidanzato? Perchè ha scelto di fare il prof? Domande che per altro individuano il nocciolo che a loro interessa: la tua vita è una vita che vale la pena o no? Su cosa la fondi? Dopo tocca a me. Prima facciamo l'appello, come in ogni buona lezione, ma l'appello non convenzionale dei nickname. Ed ecco la mia classe: Niki, Sere, Babi, Mura, Olo, Iaci, Zano, Sim1 (one). Tutti rigorosamente mono o bisillabi, di cui ben due di origine mocciana (Moccia è il re indiscusso del nome mono o bisillabico: Step, Babi, Niki, Pollo...). Hanno gli occhi che brillano, pieni di speranza e di sogni, che la scuola, che ricomincia, naturalmente minaccia. Chiedo loro le canzoni, film, libri preferiti. Liga e Vasco dominano indiscussi. Tra i film mi stupisco di trovare un Grease e un American History X. Tra i libri brillano Moccia, ma anche L'amico ritrovato, La variante di Lunenburg e un imprevedibile Dei, eroi, uomini. Dicono che non amano leggere, ma quando tirano fuori un libro che è loro piaciuto brillano loro gli occhi e ti spiegano perchè. Hanno tanti interessi e passioni: danza, calcio, equitazione, moto... Hanno i loro locali di riferimento. Quasi nessuno fuma. Non bevono molto, ma non disdegnano qualche sbornia. Una di loro candidamente mi dice: "Dovevo scegliere tra bere e fumare, e ho scelto di fumare". Non stanno fermi un attimo, mi fanno dei giochi di prestigio con le carte, si pettinano, si abbracciano, ridono, si prendono in giro. Sono di una simpatia travolgente. Il viaggio vola via. Squilla il telefono di Sere e lei non risponde. Poi mi dice: "è mia madre, che vorrà sapere dove sono finita, ma io non rispondo". Lo dice con il sorriso di chi sta crescendo e non di chi sta facendo un dispetto. Ci salutiamo con un reciproco inboccallupo e prometto loro che il post dell'indomani (oggi) sarebbe stato loro: "Siete troppo belli per non essere raccontati". Si mettono a ridere. Ringraziano e vogliono l'indirizzo del blog. Torno a casa. Ho il cuore pieno degli sguardi semplici e meravigliati di questi ragazzi entusiasti della vita e in cerca del loro posto nel mondo, la loro storia da raccontare. Lontana l'eco della scuola dei bulli, dei violenti, dei borderline... quella che ci fanno vedere in tv, che però è solo una piccola percentuale. La scuola è questi 8 ragazzi, più o meno studiosi, ma pieni di quella vita che io ho la fortuna di incoraggiare e aiutare a svilupparsi.

giovedì 4 settembre 2008

Tutto merito del prof...

Un mio amico, assistente di storia greca all'università, mi racconta come è scaturita la sua passione per il mondo antico, lui che da sempre avrebbe voluto fare l'avvocato. Tutto merito del suo prof di italiano. Come mai? Gli chiedo sempre incuriosito e fiero di queste storie di prof che salvano gli alunni... Lo dico sempre che è tutto merito dei prof...

Mi racconta... Il prof, consegnandogli il tema con l'ennesimo 6+ e demolendo la sua capacità argomentativa, chiede al mio amico cosa abbia intenzione di fare all'università. Lui sicuro risponde: "Giurisprudenza". Il prof: "Meno male perché con le lettere non c'entri niente". Il mio amico: "Ma veramente in greco e in latino vado bene". Il prof: "Quanto hai". L'amico sicuro: "7-8 in entrambe". Il prof "Non è abbastanza... e poi si vede che non sei portato per le lettere, figuriamoci classiche!". L'amico: "Mi ha fatto venire il dubbio! Grazie prof!". Il prof allibito, ammutolisce. Ecco la scintilla che ha fatto esplodere la polveriera...

Lo dico sempre che è tutto merito dei prof...

mercoledì 3 settembre 2008

Fratello-Happydays Birthday

Fratello-happydays oggi fa il compleanno. L'ennesimo da 42 anni a questa parte...


E' filosofo e professore di filosofia, vive tra Roma e gli USA. Geniale.
Segue il pensiero di Fonzie quanto quello di Aristotele. Postmoderno.
Faceva scoppiare i miei palloncini (con fratello-walkertexasranger), provocando traumi non ancora risolti. Immorale.
Si fingeva un mostro quando avevo paura del buio, con conseguenze psicopatologiche non ancora superate. Amorale.
Quando andò via di casa avevo 7 anni. Misterioso.
Da lui ho ricevuto le mie prime lettere manoscritte (non esisteva l'email). Affettivo.
Con lui ho aperto il mio primo account di posta elettronica. Tecnologico.
Conosce Charlie Brown meglio di Schultz, Paolo Conte meglio di Paolo Conte e via così... Professore.
Ascolto sempre i suoi consigli, anche se non sempre li seguo. Amico.
Non sempre capisco quello che dice, soprattutto dopo 2 ore e mezza di discorso ininterrotto. Logorroico.
Con lui faccio chiacchierate senza confini. Entusiasmante.
Gli frego sempre libri e film, che puntualmente (checché ne dica) restituisco... Generoso.
Non mi molla mai e sa farsi vivo prima che io gli chieda aiuto. Materno.
Gli voglio un bene dell'anima. Fratello.

martedì 2 settembre 2008

Contro l'antologia

La creazione artistica ha eroi: alcuni pochi forgiatori della lingua che, inventando per la prima volta immagini e parole, ci spiegano l'uomo.

Poi ci sono i ladri. Coloro che si impadroniscono di un aspetto delle creazioni eroiche e lo approfondiscono e diluiscono, raggiungendo livelli inaspettati, anche per i loro eroici maestri, in quell'ambito specifico.

Infine ci sono i critici, che essendo artisti mancati, si scagliano alternativamente come parassiti sulle due categorie precedenti dimostrando che quello che non sanno fare (creare) lo sanno almeno imbottigliare. Categoria tanto più pericolosa, quanto più si fa accademica.

Questa categoria contiene un terribile e perniciosissimo sottogruppo: gli antologisti. Da temere più di ogni altro nemico. Essi hanno, come i macellai, il compito di fare a "brani" (mai termine fu più tragicomico) la carne succosa della letteratura, etichettando sopra ogni brano l'ambito tematico di riferimento, come il tipo di carne e i prezzi del macellaio: Filetto di Omero, Tritato di Virgilio, Hamburger di Leopardi (che schifo! abbiano pietà di me)...
La letteratura per questa categoria di persone è un insieme di pezzi funzionali a fare imparare qualcosa di esterno ad essi, non vale in sè, nella sua integrità, ma per qualcosaltro. Ci si chiede allora perchè gli artisti non abbiano fatto quel qualcosaltro...

I nostri ragazzi del classico leggono solo brani dell'Odissea e in 5 anni (dico 5!) non leggono per intero un poema che letto ad alta voce (provare per credere) richiede 12 ore (in media si legge un libro dell'Odissea ogni 25-30 minuti ad alta voce, per un totale di 24 libri= 12 ore). E invece di leggere l'Odissea compongono riassunti e perifrasi e compilano schede narratologico-vivisezionanti il libro medesimo...
Ci sarà un motivo, diverso dalle schede di esercizi alla fine del capitolo e dai riassunti da fare a casa, per cui tutti odiano i Promessi Sposi? Accetto altre diagnosi.

Cari amati Prof la letteratura non nasce a brani. E lo so che abbiamo poco tempo. Avete ragione. Ma volete mettere la lettura integrale dell'Odissea in 12 delle vostre preziose ore, con un anno di parafrasi, schede e riassunti?
Pensate un liceo in cui i ragazzi abbiano letto alla fine del percorso integralmente: Omero, i tragici (una tragedia si legge in 50 minuti ad alta voce), Aristofane, i lirici, Virgilio, Ovidio, gli elegiaci, Dante, Shakespeare, Cervantes...

Ci sarebbero meno furbi in giro. Ne sono sicuro.
Contro la scuola degli antologisti propongo la scuola dei lettori.
Sogno il giorno in cui una circolare obbligherà a leggere Dante per intero, come fa Benigni...

lunedì 1 settembre 2008

Quattro quarti...

Sei appena tornato dalle vacanze. Hai terrore di ricominciare.
Di' la verità, sei più stanco di prima. Ti chiedi come hai fatto ad andare avanti per un anno intero, se adesso non ti ritieni in grado di affrontare neanche la prima giornata di lavoro.
Ricordati che Shit City è sempre un buon posto dove trovare un po' di pace. Almeno molti così dicono.
E allora è il momento di scegliere il tempo per il nuovo anno di lavoro che comincia.
Come all'inizio di uno spartito musicale.
Dopo la chiave di violino si segnala il tempo: due quarti, tre quarti...
Stai per cominciare a suonare la danza di quest'anno e devi scegliere il tuo tempo.
Gli altri vedranno la tua danza e avranno voglia di danzare con te se la tua danza sarà armoniosa. Se danza e danzatore diventeranno la stessa cosa. Un'unica figura disegnata nel vuoto dal corpo.
Per me scelgo un tempo di 4/4 (quattro quarti). Quattro battute in ogni cellula dello spartito. Quattro battute. Quelle essenziali che cercherò di battere in ogni giornata, per quanto varia e diversa possa essere. Tanto che se qualcuno dovesse incidere quella giornata in qualsiasi punto, vorrei che ne spicciassero fuori quelle quattro battute.
Quattro quarti. Quattro battute:

Leggere. Tutto quello che mi parla del paradiso.
Scrivere. Tutto quello che ho a cuore. E solo quello.
Insegnare. Dedicarmi, testa e cuore, ai ragazzi che avrò quest'anno.
Riposare. Nel cuore di Dio e degli amici, nella bellezza del creato.

Quattro quarti. La danza del mio spartito.
Tutte le volte che andrò fuori tempo sarò ridicolo.
Ricordamelo.