Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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domenica 2 maggio 2077

Lo spirito del blog: beginning with hope



ps. la data del post? Il giorno dei miei 100 anni...
pps. questo post rimarrà sempre il primo, ma non ingannatevi il resto è aggiornato periodicamente.

domenica 31 gennaio 2010

Trasloco

Carissimi lettori del blog,

Prof 2.0 migra ad un altro indirizzo, dove troverete un nuovo blog ancora in fase di costruzione, ma le parole, che sono quello che contano, comincio ad aggiornarle lì.

Buona lettura e se volete, aiutatemi nel trasloco...

Ecco il nuovo indirizzo:

domenica 24 gennaio 2010

Un quindicenne è una persona o un mattone?

Oggi vorrei usare le parole di un anonimo liceale lettore del blog che mi ha scritto una bellissima lettera in cui ad un certo punto dice:

"Io nella mia vita ho già avuto molti prof. E non ne ho mai neanche immaginato uno che realmente si interessasse ai suoi alunni, forse sono io ad essere arido o troppo cinico, ma comunque  tutti gli insegnanti che ho avuto mi hanno sempre trattato come una “materia prima” più che come una persona, mi guardavano come un operaio guarda i mattoni o come un netturbino guarda un cumulo di spazzatura. Insomma come qualcosa su cui lavorare così, in modo freddo senza sentimenti senza impegno, senza nulla. Lei no. Lei si impegna, lei li vede, anzi ci vede (perché anche io sono un liceale) come persone vere e proprie, che hanno un proprio “ego” dei sogni delle speranze delle paure..."

 Ma è così difficile vedere in un quindicenne una persona vera?

mercoledì 20 gennaio 2010

Manca poco


Su Facebook la pagina con gli aggiornamenti 
sull'imminente uscita del libro. 
Diventa fan (se vuoi...)

martedì 19 gennaio 2010

Decalogo del prof


Un buon professore va a letto presto.
Tranne quando deve preparare la lezione...

lunedì 18 gennaio 2010

Felici o euforici?



domenica 17 gennaio 2010

Zibaldino domenicale


Supponete di trovarvi in cammino verso casa mentre piove, assorti con il pensiero nelle questioni del vostro lavoro. Le strade e le case vi scorrono accanto senza che voi la notiate; anche le persone scorrono accanto; insomma, nulla invade i vostri pensieri eccetto i vostri interessi e le vostre ansietà. Poi, improvvisamente, il sole esce dalle nubi e un raggio di luce illumina tremulo un vecchio muro di pietra al bordo della strada. Voi date una occhiata al cielo e alle nuvole che si sparpagliano, e un uccello esplode nel canto in un giardino di là dal muro. Il vostro cuore si colma di gioia e i vostri pensieri egoistici si dissipano. Il mondo vi sta davanti, e voi siete contenti del solo guardarlo lasciandolo così come esso è. Avete fatto esperienza del mondo come dono.
Roger Scruton, "La bellezza e il sacro"

Più scrivo e più mi rendo conto che la scrittura, sempre a caccia della bellezza, non è altro che il tentativo di fare dono del mondo agli altri, o meglio, di fare agli altri il dono di percepire il mondo come dono.

venerdì 15 gennaio 2010

Libri ribelli

"Prof ho capito perchè ci ha fatto leggere questi libri!"
Così un alunno di prima.
"Perchè?"

"Perchè i protagonisti sono dei ribelli! Ma non dei ribelli e basta. Dei ribelli per il bene, dei ribelli per un ideale!"

Sembra che leggere libri serva ancora a qualcosa: per saper scrivere bisogna aver letto, e per saper leggere bisogna saper vivere.

lunedì 11 gennaio 2010

Poesie dorsali

Comporre una poesia con il dorso dei libri: un'idea suggerita da una mia alunna.
Inevitabile il compito per casa. Ecco qualche risultato davvero interessante:




sabato 9 gennaio 2010

Le stelle di Dante

Ci siamo convinti che vita eterna sia sinonimo di futuro, come se presente ed eternità fossero cronologicamente contigui, successivi o comunque separati. E per questo abbiamo inventato utopie che riportassero il futuro nel presente, salvo poi deluderci perchè quel futuro non riguarda mai il nostro presente. Ogni utopia provoca infatti, alla fine dei conti, disperazione.

Non abbiamo letto Dante allora, o lo abbiamo letto male.
Ho approfittato di queste vacanze per rileggere Dante.

Presente ed eternità stanno l'uno nell'altro, che è quello che Dante ci ha mostrato. La vita eterna prende forza dentro il tempo, comincia dal presente, è un futuro che si fa presente, è una qualità dell'esistenza.

Dante lo mostra con le stelle.

La fine di ogni cantica dantesca parla di stelle, a dimostrazione del fatto che il suo viaggio non riguarda l'aldilà e basta, ma l'aldilà nell'aldiqua, uno dentro l'altro.
Il suo viaggio è un viaggio nel cuore di ogni uomo che ha i suoi inferni, purgatori e paradisi.
L'inferno si chiude con questo verso (34, 139 )
E quindi uscimmo a riveder le stelle.
Dall'inferno del cuore si esce volgendo lo sguardo alle stelle. Aver considerato tutto il male che si nasconde nel nostro cuore rischia di gettarci nella disperazione, ma allo stesso tempo ci apre al "desiderio" (le stelle: de + sidera) di vedere quel male sparire, cambiare, trasformarsi. Così il cuore concepisce lo slancio alla salita verso il monte del Purgatorio, che si chiude con questo verso (33, 145):
Puro e disposto a salire le stelle
Dante ha visto il male, tutto il male, il suo male, se ne è purificato, ne è stato lavato, ha compreso che il bene, per chi lo cerca, trionfa sempre e così nel suo cuore ora è nata un nuovo desiderio: la disposizione a salir le stelle, il desiderio va oltre, è rilanciato. Si trasforma in sete di vedere la fonte dell'amore che ha eliminato tutto il male che c'era nel suo cuore, per sapere se sarà per sempre, se c'entra con lui, con la sua vita. Così il Paradiso termina con questo verso (33,145)
l'Amor che move il sole e l'altre stelle.
Dante vede Dio, vi caccia lo sguardo dentro e trova sè stesso, il suo viso, scopre che ciò che governa l'universo fisico e spirituale è amore, è l'Amore. E quell'Amore ha voluto lui, lo ha attratto sino a sè, prendendolo così com'era, nel suo presente.

Dopo questa visione Dante torna al presente.
In realtà ci è sempre rimasto. Non ci ha raccontato una favoletta medievale, di demoni e angeli, ma la storia di un cuore che realizza tutti i suoi desideri (Beatrice è causa di tutto), e raggiunge le stelle.
Dall'inferno al paradiso non si è mosso di un millimetro, ha solo attraversato le regioni del suo cuore e lo ha scoperto immerso nell'eterno, voluto dall'eterno.

E questo è paradiso.

venerdì 8 gennaio 2010

Chi è come loro



ps. ne sono sempre più convinto: chi è come loro entrerà.

mercoledì 6 gennaio 2010

Le stelle fanno ridere

"Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia"(Matteo 2,10)


Oggi per me è anche la festa delle stelle. E le stelle hanno a che fare con il ridere, almeno così sembra: sono uno dei segni dal maggiore divertimento creativo.
Le stelle sono il gioco di Dio e per questo ci fanno ridere... e i poeti lo sanno:

Baruc 3,34

Le stelle hanno brillato nei loro posti di guardia e hanno gioito;
egli le ha chiamate e hanno risposto "Eccoci!",
ed hanno brillato di gioia per colui che le ha create.
 
V. Majakovskij
Paesaggio

Ci sarà la luna.
Ce ne sta
già un po'.
Ecco che pende piena nell'aria.
E' Dio probabilmente,
che con un meraviglioso
cucchiaio d'argento
rimesta la zuppa di pesce delle stelle.

A.de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe, cap. XXV
"Gli uomini hanno delle stelle che non sono le stesse. Per gli uni, quelli che viaggiano, le stelle sono delle guide. Per altri non sono che delle piccole luci. Per altri, che sono dei sapienti, sono dei problemi. Per il mio uomo d'affari erano dell'oro. Ma tutte queste stelle stanno zitte. Tu, tu avrai delle stelle come nessuno ha..."
"Che cosa vuoi dire?"
"Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abitero' in una di esse, visto che io ridero' in una di esse, allora sara' per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere!"
E rise ancora.
ps. alle stelle e Dante dedicherò un post a parte...

lunedì 4 gennaio 2010

E se non piangi, di che pianger suoli?

Ho riletto questi versi danteschi (parole del conte Ugolino) e mi si sono piantati nella mente, scatenando qualche inutile riflessione...

Per gli antichi le lacrime erano il frutto dello sciogliersi del midollo, in cui era contenuta la vita stessa. Quando piangiamo è la materia della vita a consumarsi, perchè è la vita tutta che è in gioco.
La scienza moderna spiega che la composizione chimica delle lacrime (dovute ad emozioni) contiene ormoni prodotti in situazione di stress, che vanno eliminati per il loro eccesso (nel caso della gioia questa spiegazione mi sembra incompleta).

La spiegazione metaforica o scientifica si soffermano quindi sulla funzione: piangere è conseguenza di un accumulo, di un eccesso, che viene eliminato.

Sul perchè questo accada (da cosa sia determinato questo accumulo eccessivo) è mistero, ma mi sembra che si pianga in presenza di un eccesso di realtà o di significato.
Altrimenti perchè piangere di fronte alla pagina di un libro, alla scena di un film? Per non parlare del fatto che si piange non solo di dolore ma anche di gioia...

Ma ancora questo non è tutto. Achille e Ulisse piangono moltissimo, eppure sono fior di eroi. Piangono quando invocano l'uno la madre l'altro la sua dea protettrice. Piangono come piangono i bambini.
Si piange per essere accuditi, si piange per ricevere un abbraccio.

Piangiamo perchè la realtà è troppa e vorremmo prenderla a piccole dosi, ma non sempre la vita è così delicata (lacrime di dolore) o così avara (lacrime di gioia)...

Piangiamo perchè abbiamo bisogno di un abbraccio capace di accompagnare l'insuperabile solitudine che il dolore contiene.
***
"Sunt lacrimae rerum et mentem mortalium tangunt"
"Ci sono lacrime delle cose e toccano l'animo dei mortali"
Virgilio, Eneide I, 462

domenica 3 gennaio 2010

Zibaldino domenicale



Sanctius his animal mentisque capacius altae 
deerat adhuc, et quod dominari in cetera posset. 
Natus homo est, sive hunc divino semine fecit 
ille opifex rerum, mundi melioris origo, 
sive recens tellus seductaque nuper ab alto 
aethere cognati retinebat semina caeli, 
quam satus Iapeto mixtam pluvialibus undis
finxit in effigiem moderantum cuncta deorum; 
pronaque cum spectent animalia cetera terram,
iussit et erectos ad sidera tollere vultus. 


Ma ancora mancava l'essere più nobile che, dotato
d'intelletto più alto, sapesse dominare sugli altri.
Nacque l'uomo, fatto con seme divino da quell'artefice
del creato, principio di un mondo migliore;
o plasmato dal figlio di Giàpeto, a immagine di dei
che tutto reggono, impastando con acqua piovana
la terra recente che, appena separata dalle vette
dell'etere, ancora del cielo serbava il seme nativo;
se gli altri animali contemplano a testa bassa la terra,
la faccia dell'uomo l'ha sollevata, ordinò che vedesse
il cielo, che fissasse, eretto, il firmamento.

Ovidio, Metamorfosi I, 76-85

venerdì 1 gennaio 2010

Con la voglia di insegnare nel sangue

Questa lettera-commento la voglio mettere qui, per festeggiare il capodanno e perchè sia la tonalità dello spartito del 2010.
Buongiorno. O ciao. Mi sono chiesta a lungo se cominciare il mio commento dandole del lei o del tu. Darle del lei perché fondamentalmente non la conosco e sono una liceale mentre lei un professore? O darle del tu perché frequento da un po’ di tempo questo blog e ho letto molte e molte sue pagine e ho quindi imparato a conoscerla attraverso le sue stesse parole? Alla fine ho deciso di darle del lei ma solo perché non mi sento molto diversa dai suoi studenti: forse un po’ più grande e con una formazione più scientifica che classica, ma dalle sue lezioni ho imparato molto, come penso facciano i suoi ragazzi. Lezioni non di greco o di latino, lezioni di vita fatte da dietro un computer invece che da dietro una cattedra. Forse usare il verbo imparare non è corretto, sarebbe più giusto dire che i suoi pensieri mi hanno fatta riflettere a lungo… ma non è forse la riflessione il primo passo per conoscer(si)?
Ho deciso di commentare oggi solo per ringraziarla di questo e per chiederle di andare avanti a insegnare con lo stesso entusiasmo che dimostra di avere oggi. Non si lasci disperare dalla situazione della scuola italiana ma continui a pensare come fa oggi che la scuola sono i suoi studenti e voi professori, e continui a credere nella scuola, e cioè nei suoi ragazzi. Non so perché ho sentito il bisogno di dirglielo, magari non le importerà, magari si sarebbe comportato così lo stesso, magari riderà delle mie parole, però proprio in questi giorni ho visto un mio professore (simile a lei: con la voglia di insegnare nel sangue) arrendersi davanti all’ennesimo muro imposto dalla sua scuola, e mi è venuto in mente lei e mi sono sentita tranquilla: dentro questa struttura malata, una scuola sana e una scuola come palestra di vita c’è ancora.

giovedì 24 dicembre 2009

I primi passi di Dio

La  sera del 24 dicembre di almeno duemila anni fa Dio si affacciò sul balcone delle stelle per sentire il polso al mondo e lo trovò piuttosto debole, pallido, esangue. Dovunque posasse i suoi polpastrelli trovava la ruvidezza di volti corrucciati, seri e stanchi. Poi ad un tratto toccò una casa e dentro dei sorrisi: un bambino avanzava i suoi primi passi nudi e, attorno a lui, tutti ridevano e avevano gli sguardi pieni di quella promessa che è la vita per chi comincia a camminare.
Allora per la prima volta Dio, geloso, cedette ad una tentazione: volle diventare come quel bambino.
Anche lui mosse i suoi primi passi nudi sul pavimento accidentato di quel mondo così ruvido e lo cambiò in sorrisi, come solo i bambini riescono a fare.

Natale è insegnare a questo Dio, così follemente bisognoso dell'uomo, a camminare per le strade belle e feroci di questo mondo.

Auguri di Santo Natale a tutti

domenica 20 dicembre 2009

Zibaldino domenicale

«Nella musica degli U2 ci sono cattedrali e strade. Le strade conducono alle cattedrali e mentre ci cammini ti senti nervoso, come se qualcuno ti seguisse. Se ti volti non c’è nessuno. Poi finalmente entri nelle cattedrali e solo allora capisci che c’era davvero qualcuno che ti seguiva: Dio»
Paul David Hewson, alias Bono Vox

mercoledì 16 dicembre 2009

Una potenza misteriosa

Quando si legge il IX capitolo dei Promessi Sposi ci si deve fermare sbigottiti, esausti, tramortiti della sofferenza di Gertrude, nella quale i ragazzi si identificano immediatamente, partecipandone i travagli emotivi adolescenziali.
C'è un momento che mi toglie il fiato ed è quando Manzoni descrive l'adolescenza in due righe da ricordare a memoria:  
"Tra queste deplorabili guerricciole con sé e con gli altri, aveva varcata la puerizia, e s'inoltrava in quell'età così critica, nella quale par che entri nell'animo quasi una potenza misteriosa, che solleva, adorna, rinvigorisce tutte l'inclinazioni, tutte l'idee, e qualche volta le trasforma, o le rivolge a un corso impreveduto"
Ecco io oggi volevo ringraziare Manzoni di avermi ricordato che non c'è un'età avvolta nel mistero più dell'adolescenza. Un mistero fascinoso e doloroso allo stesso tempo. Un mistero che si apre al bene, al vero, al bello come non era successo prima e come, forse, non accadrà più. Questa potenza misteriosa, che entra nel cuore di un bambino che diventa uomo, di una bambina che diventa donna, fa paura, sconvolge e turba. Essa è il richiamo potente della realtà e della vita.

Questa forza misteriosa che trasforma e indirizza verso "un corso impreveduto" rende i nostri alunni fragili e sgomenti.

A noi il compito di rassicurare e prestare la forza che a loro manca per essere pienamente se stessi e dire sì al richiamo della vita vera, buona, bella. Scelta la quale ogni sgomento tace.



giovedì 10 dicembre 2009

Requiem per la metafora


La maledetta antologia che mi sono ritrovato, perchè adottata da chi mi ha preceduto, dedica alla metafora soltanto un box all'interno della tabella delle figure retoriche di significato, quasi al pari dell'ipallage e della litote.

Reso furioso più di Orlando da questa povertà mi sono vendicato con una lezione intera sulla metafora, in cui ho metaforizzato me stesso trasformandomi nell'amante colmo di desiderio verso questa leggiadra fanciulla.

La metafora non è una figura retorica di significato a cui dedicare qualche centimetro quadrato. La metafora è un amore. La metafora è un modo di stare al mondo. Senza le metafore saremmo muti, non avremmo parole, non avremmo umanità. Il mondo sarebbe fatto solo di superfici e non di corrispondenze. Il mistero sarebbe esiliato e con esso ogni nostra scoperta.

Senza metafore nessuno potrebbe spezzarci il cuore o entrarci dentro, nessuna sedia avrebbe gambe per fuggire, nessuno sguardo nasconderebbe il cielo, nessun pensiero volerebbe, nessuno occhio sarebbe una stella o viceversa, nessun narciso uno splendido adolescente vago di sè fino allo struggimento, nessun'eco una innamorata delusa sino a rimanere solo voce, nessuna bottiglia avrebbe il collo, nessuno avrebbe un diavolo per capello, nessun rospo potrebbe essere trasformato in un principe azzurro al bacio della sua bella e nessuna bella sarebbe imprigionata in un castello in attesa del suo principe azzurro, nessun vento soffierebbe, nessun cuore sarebbe tenero, nessun sorriso brillerebbe provocandoci la pelle d'oca...

Certo forse non ci sarebbero neanche cuori freddi e aridi come gli autori della mia antologia...

mercoledì 9 dicembre 2009

La vita è una passeggiata... 2

A completamento del post precedente...