Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

PS. Potete ricevere gli aggiornamenti direttamente al vostro indirizzo di posta elettronica, iscrivendovi al link a fianco.

martedì 29 aprile 2008

I battiti delle palpebre

Qualche post fa Prof 2.0 sosteneva che le pagine, a differenza degli uomini, parlano con le orecchie (quelle che gli amici lasciano ai tuoi libri dopo averli letti). Ed ecco un'altra orecchiaccia riscoperta per caso su un libro prestato qualche tempo fa, che segnala queste righe:

"A proposito del versetto della Genesi: Ed Egli vide tutto ciò che aveva fatto e vide che era buono, mio padre una volta mi disse che il vedere di Dio non è il vedere dell'uomo. L'uomo vede solo tra i battiti delle palpebre. Non sa come è il mondo durante i battiti. Vede il mondo a pezzi, a frammenti. Ma il Padrone dell'Universo vede il mondo intero, integro. Quel mondo è buono. Noi vediamo in modo frammentario. Possiamo riuscire a vedere come Dio?"

Chi ha il coraggio di ricevere questo dono scopre che tutto, veramente tutto, è buono.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

interessante...il libro come si intitola?

Anonimo ha detto...

No.. non possiamo vedere con gli occhi di Dio... i Suoi sono sempre aperti... i nostri si chiudono, quando non vogliono vedere qualcosa o qualcuno.

Anonimo ha detto...

Caro anonimo, io credo che noi tutti, nel corso della nostra vita, incorriamo nel difetto visivo della miopia...e questo perchè sforziamo talmente i nostri occhi nel tentativo di osservare le imperfezioni del mondo, che infine la vista si impigrisce su dettagli macroscopici vicini, piuttosto che essere allenata a guardare in lontananza. Il risultato? Diventiamo letteralmente ciechi verso tutto ciò che va oltre un campo visivo sempre più ristretto a qualche metro -fino a qualche centimetro- dal nostro naso! E assieme alla vista, anche il potenziale del nostro bagaglio di conoscenze va via via riducendosi, adeguandosi a contenere le macchie apprese da quella vista viziata...
Ecco il "mondo a pezzi". Ecco l'uomo. Ma se ad oggi interviene la buona vecchia scienza medica ad offrirci la soluzione a questo difetto della vista in un paio di fondi di bottiglia incastonati in supporti ad alta tecnologia, per quel che riguarda invece la capacità di comprendere il mondo nella sua interezza, il difetto può forse essere risolto con l'aiuto del cuore...
…“possiamo riuscire a vedere come Dio?”...onestamente risponderei che possiamo impegnarci a vedere “attraverso” Dio, perdonandoci di non riuscirvi sempre.

Paola A.

Anonimo ha detto...

Grazie Paola A.... non posso contraddire ciò che tu scrivi... o meglio, razionalmente potrei mettere in discussione ciò che scrivi, se solo avessi provato a guardare "attraverso" Dio e fossi giunta alla conclusione che i quel tipo di occhiali non funziona... Ma dato che oggi non riesco a guardare "attraverso" Dio, non posso dar voce ad un'esperienza non vissuta aggrappandomi solo alla mia prospettiva limitata e miope! Per questo ti scrivo GRAZIE... ho provato a guardare attraverso i tuoi occhi!

Anonimo ha detto...

Concordo con Paola.
Sarebbe velleitario pretendedere di vedere come Dio.

Possiamo però impegnarci, anzi, dobbiamo impegnarci per tendere a vedere come vede Dio.

E se facciamo fatica, se la razionalità, se l'evidente superficialità ci rende miopi... chiudiamo gli occhi e lasciamo che sia Lui, che ci vede bene, a guidarci tenendoci per mano.

Charles

Prof 2.0 ha detto...

Per Anonimo delle 16.29: il libro è "Il dono di Asher Lev" il secondo di due romanzi straordinari (il primo è "Il mio nome è Asher LEv") di C.Potok, sulla vita di un artista ebreo cacciato dalla sua comunità perchè fa uso delle immagini, vietate dalla religione ebraica.

Per Anonimo delle 17.20: la pagina prosegue dicendo che gli artisti sono quelli che devono avere il coraggio di tenere sempre gli occhi aperti, anche quando c'è qualcosa di orribile. Accolgono tutta la realtà, senza paura, anche se hanno da soffrirne.

Per Paola A.: la tua "antropologia oculistica" è bellissima.

Per Anonimo delle 22.06 (questa degli anonimi con l'orario è una cosa al limite dei diritti dell'uomo...): non credo che la tua vista sia miope e limitata se rimane aperta e vigile, come dimostra di fare dalle parole che dici.

Per Charles: non credo che la razionalità ci renda miopi, anzi ci dispone a vedere meglio, purchè non elimini il mistero che è parte integrante della realtà.

giada ha detto...

questo dono si chiama speranza..non è consolazione,non è solitudine..è solo il rischio di credere..è una scelta,una grazia,una luce..iniziamo a vedere Dio,tutto sarà più facile...