Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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domenica 13 aprile 2008

Condotta

Quando Prof 2.0 ha aperto il blog non pensava di ricevere regali come questo commento:

"Ogni relazione umana autentica è dialogo.
Con il mondo (ed è poesia),
con gli altri (ed è amore),
con la cultura (ed è intelligenza),
con la natura (ed è contemplazione)
con Dio (ed è preghiera),
ma aggiugo io, ha bisogno di un cuore"

La classe 2.0 comincia a diventare affollata e caotica. E questo piace. Ma un buon voto in condotta rimane un requisito indispensabile per passare l'anno... Da oggi gli alunni 2.0 avranno questa regola di condotta: entrare in dialogo con tutto e tutti, trasformando tutto in poesia, amore, intelligenza, contemplazione e (per chi vorrà) preghiera. Solo le relazioni umane autentiche danno la felicità, quindi sembra una condotta conveniente...
Comunque non c'è limite alle iscrizioni. L'unico requisito necessario per essere presi: un cuore.

PS. Nella classe 2.0 i prof imparano dagli alunni tanto quanto gli alunni dai prof.

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Il problema è accettare tutte le conseguenze che possono scaturire da un dialogo vero e sincero con il mondo, con gli altri, con la cultura, con la natura e con Dio e quindi accettare la possibilità di essere giudicati, frintesi, di mettere in discussione le proprie idee, di essere conosciuti, SCOPERTI....

P.

Prof 2.0 ha detto...

In fondo è questo il rischio di vivere: scoprire e scoprirsi...

Anonimo ha detto...

Ciao Anonimo Primo, mi presento sono Anonimo Secondo... sai, credo che abbiamo una cosa in comune: non vogliamo essere SCOPERTI!! Siamo omonimi.. ciò che ci differenzia è un numero!! Questo numero paradossalmente ci ha appena messi allo scoperto l'uno verso l'altro!!!
... Per quanto ogni giorno lottiamo per preservare la nostra identità e costruire un muro sempre più alto fatto di idee, di valori, di certezze, che ci separa dal resto (mondo, altri, cultura, Dio) allo stesso tempo credo che sia inevitabile "nascondersi", perchè dall'alto o da entrambi i lati di questo muro potrà giungerci incontro un "inaspettato" (Dio, una persona, una lettera, un fatto, una nuova verità, una felicità, un dolore...)... L'"inaspettato" non distruggerà il nostro muro.. avrà solo una piccola fessura da cui potremmo guardare con un solo occhio cosa c'è dall'altra parte!!!... Ne vale la pena dare una sbirciatina!!
Che ne dici? Credi che vivere sia un rischio come dice il Prof?

Anonimo ha detto...

Per anonimo secondo: A mio avviso vivere è rischiare di essere felici...Ma molte persone sono convinte che il rischio di potere soffrire e impegnarsi per essere felici sia troppo pericoloso da correre quindi preferiscono restare in quella "medietà" che non reca dolore ma nemmeno gioia e si barcamenano come meglio possono all'interno di questo triste equilibrio cercando di anestetizzare ogni evento e cambiamento della loro vita che possa implicare un cambiamento o la messa in posa del primo mattone del proprio futuro...Tutto questo fa paura, tanta paura...Ma penso che sia molto meglio rischiare di vivere,amare,conoscere,comunicare, scoprire e farsi scoprire piuttosto che limitarsi a sopravvivere riducendo al minimo le funzioni vitali...Non pensi?

Anonimo ha detto...

Ciao Anonimo Primo... Innanzitutto buon martedì..Sono pienamente d'accordo con te... ma mi sorgono spontanee delle domande: COME è possibile trasferire parole come (vivere, amare, comunicare, scoprire, ect.) in fatti, nonostante esse siano dei verbi e in quanto tali presuppongano azioni (ma non sempre è così)? COME è possible percepire dentro di sè quel sentimento così profondo che ti lascia senza fiato e ti accompagna ogni giorno verso la SCOPERTA?
Immagino che la prima risposta a queste domande sia "DIPENDE da come sei fatto"! Ma non mi basta e sai perchè? Perchè nonostante custodisca dentro di me la consapevolezza che sia meglio "RISCHIARE DI VIVERE" piuttosto che lasciarsi vivere, mi chiedo perchè spesso capita di volersi nascondere o aspettare, piuttosto che tendere al quella pienezza, quale la VITA?
Credi davvero che la risposta sia DIPENDE?

Prof 2.0 ha detto...

Cari Anonimi, io per ora non intervengo ma vi ascolto perchè siete splendidi...

Anonimo ha detto...

La risposta penso sia "DIPENDE" ma più che da come sei fatto da come e da cosa hai vissuto, da quanta paura hai provato o ti hanno fatto provare quando volevi correre il rischio di essere felice e ti hanno detto " Stai attento che ti può finire male!!" "Guarda che tutti sono pronti a prenderti in giro e pugnalarti alle spalle piuttosto che " Non fare vedere a nessuno come sei fatto perchè prima o poi se ne approfitterà per farti del male a suo vantaggio", penso che la nostra famiglia, i nostri amici e tutto quello che abbiamo intorno sia determinante per potere vivere con serenità le scelte che si fanno e i rischi che si corrono...Ma con questo non voglio deresponsabilizzarci... DIPENDE anche da noi, da quanto siamo disposti a metterci in gioco e ad accettare che ci sia sulla terra qualcuno che ci conosce nella nostra verità più intima...

Anonimo Secondo

Anonimo ha detto...

Tu sei Anonimo Primo.. Ricordatelo!!! ;-)
Mi piacianno i tuoi DIPENDE, perchè mi sembra che entrambi trovino origine dalle relazioni umane. In pratica noi scegliamo il COME VIVERE a partire da ciò che abbiamo visto e sentito con/da altri, il tutto senza deresponsabilizzarci.. La domanda è: allora, secondo te, perchè ogni giorno prima di uscire per andare a lavorare o andare a fare la spesa o uscire con gli amici o addirittura parlare con i propri genitori/fratelli, indossiamo una corazza per proteggerci dagli "attacchi/avvertimenti" esterni? Questa domanda potrebbe trovare una risposta in ciò che tu hai appena scritto oppure potrebbe ignorarlo.. Non so se si capisce!! Mi sembra che entrambi i DIPENDE (altri/noi) abbiamo un punto d'incontro.. l'uno partecipa dell'altro.. Ed è proprio da quell'incontro che nasce la mia domanda!
Ora devo andare a prendere un treno.. non potrò accedere al blog per circa tre giorni.. ma tornerò, nella speranza di scavare per trovare una parola in più!
Buon proseguimento Anonimo Primo!!
Secondo.

Anonimo ha detto...

Penso che ogni volta che entriamo in comunicazione con una persona e con il mondo in generale un seppur leggero velo di difesa e protezione lo porremo sempre e penso sia normale e non per sfiducia ma semplicemente perchè rimarrà sempre una parte della nostra anima che vogliamo tenere solo per noi che altro non è che il nostro modo personalissimo e unico di vedere il mondo e rapportarci ad esso... Tutto sta nel non trasformare questo velo in un muro spesso e invalicabile che ci fa chiudere egoisticamente in noi stessi e mi rendo conto sempre di più che non è facile farlo quando già ci si è fatti molto male una volta...
Anonimo Primo

Anonimo ha detto...

Già...facile a dirsi ma troppo difficile a farsi...

Anonimo terzo

Anonimo ha detto...

Una volta una persona mi disse che l'essere umano viveva su questo mondo con una sola certezza: prima o poi sarebbe morto!! Pur essendo un'affermazione un tantino pesante, però obiettivamente è vera.. Ma a me piace aggiungere a questa affermazione altre due certezze: l'essere umano potrà godere su questo mondo sia della gioia sia della sofferenza.
Nel primo caso, quando siamo travolti dalla gioia, bisogna assaporarla fino alla goccia, cosicchè essa possa riempirci di forza, entusiasmo, energia per rispondere a quei giorni di tiepidezza o di sofferenza. Nel secondo caso, quando la sofferenza viene a bussare alla porta del nostro cuore. In tal caso credo (e so che è possibile) che si potrebbe provare a non farsi travolgere passivamente dal vortice, perchè quando il vento spazzerà le nuvole grigie dal cielo, potremmo vedere "cose" (passatemi il termine) di noi stessi che sono emerse solo grazie a dei movimenti bruschi che un grande fenomeno naturale riesce a far emergere!!
Anche la sofferenza va assaporata, ma non ne dobbiamo fare un ricordo o una ferita che rimarrà lì da qualche parte dentro di noi..
Anche queste parole (immagino), alle orecchie di Anonimo Terzo potrebbero suonare come "belle parole".. non è facile "mettersi in gioco", ma è pur vero che non è difficile entrare in campo!!!

Prof 2.0 ha detto...

La corazza. Difesa tanto sicura quanto aspra della nostra vulnerabilità. Abbiamo paura di farci vedere con il nostro carico di fragilità, per timore che gli altri ci rifiutino. Chi ci ama è colui che invece conferma il bello della nostra esistenza, non a prescindere da quella fragilità, ma proprio con quella fragilità. Chi ci ama ci ri-creerebbe così come siamo. Allora abbassiamo le difese, siamo a nostro agio, siamo sotto uno sguardo benevolo, siamo a casa.
Paradosso: per accettarci come siamo abbiamo bisogno di chi ci ami, ma abbiamo paura di farci amare come siamo. Come risolverlo?

Anonimo ha detto...

"Ama il prossimo come te stesso"..
Cosa ti dice prof? E' solo un comandamento biblico? Oppure esplorando queste singole parole sarà possibile trovare la soluzione a quel paradosso terreno? Oppure è un paradosso senza soluzione perchè siamo finiti e non possiamo contenere quell'Amore infinito e grande di cui sentiamo parlare da tempo.. nemmeno quando siamo di fronte a Lui (il Grande Capo)? Siamo noi il paradosso.. e noi, essere umani, fino a che punto possiamo essere risolti?

Anonimo ha detto...

Quindi secondo te prof 2.0 per accettarci pienamente abbiamo bisogno di qualcun'altro che ci confermi nel nostro essere o dobbiamo farlo da soli, senza bisogno di nessuno?

Anonimo Primo

Prof 2.0 ha detto...

Gli ultimi due interventi sono talmente importanti che rischio di banalizzare. Comunque credo che per amare davvero gli altri abbiamo bisogno di conoscerci e accettarci, ed è paradossale ma bello scoprire che la strada maestra per conoscere e accettare sè stessi sono gli altri.
"Risolti" è una parola che non mi piace. L'uomo non è un problema da risolvere... Ma una storia da costruire, più o meno entusiasmante, ma pur sempre unica!
Al riguardo consiglio il film Into the wild!