Sali su un treno. Hai il tuo bel libro da leggere. Trovi uno scompartimento vuoto e ti tuffi nella lettura come un pinguino accaldato. Non passano cinque minuti che lo scompartimento viene preso d'assalto da un gruppo di 8 quindicenni (i posti dello scompartimento sono notoriamente 6 e io ne occupavo uno) reduci da Gardaland e quindi traboccanti di adrenalina. Naturalmente vogliono stare tutti insieme e il mio è lo scompartimento più vuoto. Il più alto di loro, che poi si scoprirà essere Zano (nell'era di msn il nickname è il vero nome), entrando vede il libro che sto leggendo e mi fa "Lo sto leggendo anche io, ma mi sa che se vuole continuare a leggere deve cambiare scompartimento". Me lo dice con una tale simpatia e facciatosta che metto da parte il libro e mi tuffo nella conversazione con questi 8 meravigliosi quindicenni, che non appena scoprono di avere davanti un prof, scatenano la loro adrenalina sul malcapitato. Sì perchè i quindicenni quando vedono i prof nella vita quotidiana diventano voraci. Loro pensano che i prof tornati a casa si chiudano in un sarcofago e ne escano, come Dracula, solo al momento di succhiare il sangue ai loro alunni. Mi sottopongo alle tre domande di rito che il giovane prof inevitabilmente subisce: Quanti anni ha? E' fidanzato? Perchè ha scelto di fare il prof? Domande che per altro individuano il nocciolo che a loro interessa: la tua vita è una vita che vale la pena o no? Su cosa la fondi? Dopo tocca a me. Prima facciamo l'appello, come in ogni buona lezione, ma l'appello non convenzionale dei nickname. Ed ecco la mia classe: Niki, Sere, Babi, Mura, Olo, Iaci, Zano, Sim1 (one). Tutti rigorosamente mono o bisillabi, di cui ben due di origine mocciana (Moccia è il re indiscusso del nome mono o bisillabico: Step, Babi, Niki, Pollo...). Hanno gli occhi che brillano, pieni di speranza e di sogni, che la scuola, che ricomincia, naturalmente minaccia. Chiedo loro le canzoni, film, libri preferiti. Liga e Vasco dominano indiscussi. Tra i film mi stupisco di trovare un Grease e un American History X. Tra i libri brillano Moccia, ma anche L'amico ritrovato, La variante di Lunenburg e un imprevedibile Dei, eroi, uomini. Dicono che non amano leggere, ma quando tirano fuori un libro che è loro piaciuto brillano loro gli occhi e ti spiegano perchè. Hanno tanti interessi e passioni: danza, calcio, equitazione, moto... Hanno i loro locali di riferimento. Quasi nessuno fuma. Non bevono molto, ma non disdegnano qualche sbornia. Una di loro candidamente mi dice: "Dovevo scegliere tra bere e fumare, e ho scelto di fumare". Non stanno fermi un attimo, mi fanno dei giochi di prestigio con le carte, si pettinano, si abbracciano, ridono, si prendono in giro. Sono di una simpatia travolgente. Il viaggio vola via. Squilla il telefono di Sere e lei non risponde. Poi mi dice: "è mia madre, che vorrà sapere dove sono finita, ma io non rispondo". Lo dice con il sorriso di chi sta crescendo e non di chi sta facendo un dispetto. Ci salutiamo con un reciproco inboccallupo e prometto loro che il post dell'indomani (oggi) sarebbe stato loro: "Siete troppo belli per non essere raccontati". Si mettono a ridere. Ringraziano e vogliono l'indirizzo del blog. Torno a casa. Ho il cuore pieno degli sguardi semplici e meravigliati di questi ragazzi entusiasti della vita e in cerca del loro posto nel mondo, la loro storia da raccontare. Lontana l'eco della scuola dei bulli, dei violenti, dei borderline... quella che ci fanno vedere in tv, che però è solo una piccola percentuale. La scuola è questi 8 ragazzi, più o meno studiosi, ma pieni di quella vita che io ho la fortuna di incoraggiare e aiutare a svilupparsi.