Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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venerdì 28 novembre 2008

Chiedimi se sono felice

Dico sempre ai mie alunni di obbligare noi adulti a dare ragione della nostra felicità o infelicità, a chiederci se siamo contenti di essere quello che siamo e perché. La provocazione mi si ritorce contro e un'alunna, 14 anni, mi manda una mail in cui chiede se e perché sono felice. Io rispondo e rivolgo a mia volta la stessa domanda. Ecco qualche stralcio della risposta.

Caro prof. non solo mi ha risposto pienamente ma mi ha anche fatto riflettere. Beh, a sentire le sue motivazioni, credo di esserlo anch'io. Insomma nella vita di ognuno di noi ci sono momenti difficili, a volte si ha voglia di piangere e di sfogarsi, ma alla fine ci rendiamo conto di essere circondati da persone che ci vogliono bene e che farebbero di tutto per noi. Secondo me questa è la cosa più importante, l'amore e l'affetto sono le cose più belle che una persona possa darti, e io mi sento di riceverne moltissimo... Comunque ora rispondo alla sua domanda: SI SONO FELICE e ora ne sono certa. Ci ho pensato ieri notte e mi sono accorta che a me non manca niente, non sto dicendo che essere felici dipende da cosa si possiede, parlo di cose astratte come l'amore. Credo che da questa parola derivi tutto. A volte, soprattutto d'estate, quando sono in barca con mio padre, mi capita di assistere a tramonti bellissimi che ti fanno riflettere quando ti perdi in quei meravigliosi colori che si intrecciano l'uno con l'altro... è lì che penso di essere felice, quando senza notarlo inizio a sorridere. Quando, non penso ad altro che a quel tramonto, di come sono fortunata di essere venuta al mondo e soprattutto della fortuna che ho di poter vedere tutte queste bellezze. Il mondo è bellissimo, e io sono venuta al mondo per vederlo, per esplorarlo, e il mio scopo è di capire il motivo per la quale Dio mi ha fatta nascere. Un giorno lo scoprirò e di certo sarà quel giorno che potrò affermare di essere veramente felice.

Questa è la scuola che nessuno racconta: una scuola che si fa strada nel silenzio.
Questa è la scuola che io voglio raccontare: una scuola che è crescita reciproca.
E queste sono parole di quelle che commuovono l'anima - si diceva ieri - fino alla tenerezza.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Che bellissime parole ha scritto! Mi permetto un consiglio per lei, se potesse farglielo avere. Da quello che ha scritto penso che potrebbero piacerle i libri di Sergio Bambaren e se per caso uno sembra un pò noioso, consiglio di provarne un altro. Sono sicura che le piaceranno moltissimo e le lasceranno qualcosa! Affrontano proprio la bellezza del mondo,lo scopo della vita e la vita stessa, ma in un modo leggero che non pesa,ma nello stesso tempo fa molto riflettere. Buona lettura!

Anonimo ha detto...

Ancora una cosa! Se non sa che libro scegliere, può affidarsi al sito. Per ogni libro c'è una frase che può aiutare ad ispirare:
http://www.sergiobambaren.com/

VandaQC ha detto...

Che commozione!Che speranza e che amore!Vorrei che tutti i ragazzi potessero scrivere così!Sì sono felice!Glielo auguro di cuore!E che tutte le loro vite abbiano un significato e uno scopo!

Prof 2.0 ha detto...

Alice: grazie della segnalazione. Mi sa che dovrò leggere qualcosa di Bambaren. Che consigli per cominciare?

Vanda: la felicità è contagiosa.

Divagazioni artistiche ha detto...

Complimenti...Solo 14 anni e già tanta profondità e sopratutto tanta speranza...

$ilviett@ ha detto...

Prima di soffermarmi sul contenuto della risposta della sua alunna, sono rimasta un po’ perplessa. Per cosa? Beh, per la semplicità e la naturalezza con cui fa capire, probabilmente involontariamente, cosa significa insegnare. Dalla sua breve introduzione si evince che la qualità principale di un’insegnante è l’apertura al dialogo, la capacità di abbattere ogni inutile barriera che si crea spesso tra prof e alunni. È ammirevole.
Poi mi sono “persa” nelle parole dalla sua alunna. Dice di avere tutto, tutto ciò che conta davvero. Dice di accorgersene in momenti banali che, sol perché la fanno sorridere senza un preciso motivo, diventano speciali. Dice di essere felice. Questi concetti in realtà sono tutt’altro che semplici. La ragazza che li ha espressi è stata piuttosto ardita e risoluta. A quest’età è difficile capire che la propria vita è perfetta nelle proprie imperfezioni. Cioè, di solito si pensa che se non si ha l’ultimo modello di cellulare, l’ I-POD touch screen , ecc … o se non si hanno ottimi voti, se non si è il capitano della squadra di calcio, pallavolo, basket della scuola … insomma, se non si è “i migliori” e non si ha “tutto”, non ci si può ritenere fortunati o felici.
Questa però è solo una visione superficiale della vita. Non si può auspicare ad essere “i migliori” o ad avere “tutto” se non si hanno ben chiari i significati di queste parole. La definizione di “tutto” l’ha già data la sua alunna. Quella di “migliore” a mio parere non è “perfezione rispetto agli altri”. Perché la felicità non è fatta di paragoni. Dicendo così sembrerò incoerente perché ho sempre sostenuto l’importanza del confronto. Però credo che confrontarsi implichi uno scambio costruttivo di idee e opinioni, mentre paragonarsi agli altri prevede una competizione, che non sempre è affrontata in modo sano. Credo che sia giusto entrare in competizione, che aiuti a crescere. Il problema è con chi si deve competere. A mio parere, la competizione più utile è quella con se stessi, che porta a dare il meglio de se senza curarsi del fatto che ci saranno sempre persone che riusciranno meglio, altre che riusciranno peggio, ma nessuno riuscirà a essere perfetto. Nessuno mai ci riuscirà perché la perfezione non esiste. Ed è meglio così perché proprio le imperfezioni rendono il mondo vario, rendo possibile le comparazioni, spronano le persone a migliorare.
Ed è proprio per questo che ho detto che la vita è perfetta nelle proprie imperfezioni.
La sua alunna a soli 14 anni è riuscita dire “Sono felice e ne sono certa”. Questo è lodevole. Perché ci sono persone adulte che ancora non riescono a pronunciare questa frase. Persone che hanno veramente tutto ma non se ne rendono conto, non riescono ad apprezzare ciò che hanno. Credo che queste persone creino da sé la propria infelicità. Mentre questa ragazza è riuscita a cogliere il vero significato della felicità. Mi ha fatto riflettere molto; nonostante abbia anch’io dei problemi che per quanto stupidi possano sembrare mi fanno stare male, nonostante mi sia capitato di pensare che non vale la pena di continuare a vivere perché la felicità non esiste, posso dire di essermi sbagliata: SI Può ESSERE FELICI. IO SONO FELICE.

Prof 2.0 ha detto...

Silvietta: l'importante è non farsi fregare dalla felicità dei sorrisi truccati sui volti delle star in tv...

$ilviett@ ha detto...

Sono d'accordo. Infatti se sono convinta di essere felice lo devo alle persone che mi sono vicine, non ai "miti" della TV.