Un breve passo di una lettera ricevuta qualche giorno fa da un mio ex-alunno, tanto caro e talentuoso quanto turbolento, di cui però avevo perso le tracce e che mi ha ritrovato sulla rete, tramite facebook, dopo quasi 5 anni. Una sintesi perfetta del fatto che noi prof siamo solo giardinieri, che al massimo potranno cercare di preparare al meglio il terreno e facilitare una crescita e una maturazione che da noi dipende solo parzialmente.
Caro Prof...
...ora, a un mese e mezzo dall'inizio degli studi, preso cinque volte a settimana dalla canoa, pile di compiti e interminabili feste di 18 anni, quando ho finalmente trovato un mio equilibrio, un mio orizzonte di senso, quel Qualcosa, quel Quid che mi permette di camminare 30 cm sopra il terreno, ora che so di cosa ho bisogno e so come e dove trovarlo.. ritorni tu. Non è buffo? Nel periodo di maggior smarrimento, quando, ti giuro, avevo veramente bisogno di te che sei una delle persone che stimo e apprezzo di più in assoluto e non sapevo come trovarti, non ne avevo nemmeno la forza, non c'eri. Ora che forse potrei anche farne a meno ricompari. Un maledettissima ironia che farebbe andare in bestia chiunque sano di mente. Se tu fossi stato con me, prima, quando ne avevo bisogno, probabilmente non sarei maturato come ho potuto; ora, invece, che ho compiuto questo buon passo autonomamente ricompari per aiutarmi ad analizzarlo.
Leggo e rileggo in silenzio le righe di questa lettera. Mi riparo all'ombra di un albero che ho conosciuto quando era ancora un virgulto, stringo la mano ad un uomo che avevo lasciato poco più che bambino irrequieto...
4 commenti:
Be' credo che sia quello che i Maestri (insegnanti di scuola ma maestri di vita) sperano per ogni ragazzo che incontrano nel loro percorso. I miei aguri di cuore a questo ragazzo perchè possa nella vita lavorare sodo e realizzare tutti i suoi sogni.
A presto.
Fioridiarancio
fioridiarancio: ringrazio e nome del ragazzo. a presto
“AUTONOMAMENTE”, è intitolato il post. Quanto vorrei essere anch’ io tanto indipendente e matura da non lasciarmi travolgere dallo sconforto che mi prende in alcuni momenti particolarmente duri. Se fossi sola resterei in balia di queste ondate di sofferenza, di malessere, di confusione, dalle quali non riuscirei a “scappare”. Fortunatamente non lo sono: so di poter contare sempre su qualcuno, che, guarda caso, è la MIA prof. C’è sempre, quando ho bisogno di lei. Ma cosa farò dopo? Cosa farò dall’anno prossimo, quando cambierò scuola e lei non potrà più vegliare su d me?
La lettera di questo ex-alunno mi ha fatto pensare molto. Sinceramente non credo di essere pronta per cavarmela da sola. Ho bisogno di avere la certezza di avere qualcuno che, in qualsiasi occasione, riuscirà a tirarmi su di morale, che anche semplicemente con un sorriso, una parola, riesce a farmi sentire meglio. Non ce la farò da sola. Questa consapevolezza mi spaventa, o meglio, mi terrorizza.
Questo post mi ha fatto sorgere un dubbio: come si fa a diventare autonomi, a trovare un proprio equilibrio senza l’aiuto di nessuno?
Spero di ricevere al più presto una risposta. Ne ho bisogno.
Del tutto autonomi non lo si diventa mai. Guai! Noi dipendiamo. Non siamo assoluti. Dipendiamo da Dio e dagli uomini. L'importante è che questa dipendenza dall'aiuto degli altri non sia schiavitù. non devi cercare un'autonomia assoluta. L'autonomia relativa che dobbiamo raggiungere si ottiene con il tempo e la maturazione progressiva. Ci vuole pazienza, ma essere del tutto autonomi non è umano!
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