Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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lunedì 9 febbraio 2009

Per non dimenticare

Recentemente abbiamo celebrato la giornata della memoria. Ho riletto alcuni documenti storici e ci sono altre due cosette che non voglio dimenticare... se sono ancora in tempo.

"Il Reichsleiter Bouhler e il dottor Brandt sono incaricati, sotto la propria responsabilità, di estendere le competenze di alcuni medici da loro nominati, autorizzandoli a concedere la morte per grazia ai malati considerati incurabili secondo l'umano giudizio, previa valutazione critica del loro stato di malattia"
Adolf Hitler, 1° settembre 1939

Le radici del programma varato da Hitler, che permise l'eliminazione in meno di 2 anni di 70 mila persone tra disabili e malati terminali e che portò alla sperimentazione delle camere a gas e dei forni, affondavano in un libro apparso nel 1920 dal titolo "L'autorizzazione all'eliminazione delle vite non più degne di essere vissute". Gli autori erano Alfred Hoche (1865-1943), uno psichiatra e Karl Binding (1841-1920) un giurista.

Hoche e Binding svilupparono il concetto di "eutanasia sociale". Il malato incurabile, secondo i due, era da considerarsi non soltanto portatore di sofferenze personali, ma anche di sofferenze sociali ed economiche.

Da un lato il malato provocava sofferenze nei suoi parenti e - dall'altro - sottraeva importanti risorse economiche che sarebbero state più utilmente utilizzate per le persone sane. Lo Stato dunque - arbitro della distribuzione delle ricchezze - doveva farsi carico del problema che questi malati rappresentavano. Ucciderli avrebbe così ottenuto un duplice vantaggio: porre fine alla sofferenza personale e consentire una distribuzione più razionale ed utile delle risorse economiche.

Per saperne di più:
http://www.olokaustos.org/index.htm
http://www.olokaustos.org/argomenti/eutanasia/eutanasia1.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Karl_Binding
http://it.wikipedia.org/wiki/Alfred_Hoche

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie di questa citazione. E della riflessione che ne segue.
A presto.
Fioridiarancio