Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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sabato 27 giugno 2009

Elogio della gentilezza

Un'amica mi ha raccontato che in queste giornate di canicola estiva le capita di fermarsi a offrire un passaggio a qualche anziana signora ferma sotto il sole ad una fermata del tram. Così per gentilezza, semplicemente perché è di strada. La guardano strano. Rifiutano.

Quando, in coda alla cassa, fa passare avanti chi dietro di lei ha solo un prodotto da pagare, la guardano con sospettoso stupore, tanto da farla sentire quasi in colpa...

Per strada si assiste a litigi violenti per nulla: un parcheggio, una sorpasso, un semaforo perso... Come fossimo ingabbiati in una gara l'uno contro l'altro, trasformato in un potenziale avversario della nostra grande corsa verso un traguardo che non c'è.

Non siamo più abituati alla gentilezza. La percepiamo come minaccia. Quali oscuri interessi nasconde quel gesto: una truffa, un pericolo, chissà...
Le relazioni sembrano avere come punto di partenza la paura. L'altro è un potenziale nemico, incapace di gesti disinteressati, di gratuita condivisione, in un'ottica di bene comune.

Shit City decisamente non ama la gentilezza, o non la sa più ospitare.
Sorridere ad un passante che ti incrocia è un gesto spudorato e non lo è alzare il dito medio a chi ti taglia la strada.

Sarà la crisi, saranno i telegiornali, non lo so... ma Shit City ha troppa paura.
Anche di essere gentile.

25 commenti:

Anonim. Insonne ha detto...

Un mio amico è convinto che qualsiasi forma di affetto e affetività sia prima di tutto un proprio "piccolo" o grande egoismo sia pure per bisogno.
L'amore per la mamma è legato alla sua necessità per la crescita etc

Riesci a suggerirmi un esempio "lampante" di amore veramente gratuito?

(Anche l'amore gratuito lui dice che sia frutto del nostro bisogno di sentirci buoni).

Anonimo ha detto...

"L'amore è dare ciò che non si ha" scrive Lacan.
Per amore s'intende anche le forme di gentilezza di cui si parla nel post.
Sembra un paradosso, ma non è così.
L'amore per la mamma non solo è legato alla necessità di crescita.
Un figlio impara dalla mamma cosa vuol dire amare, se la madre riesce ad amarlo donandogli "ciò che non ha", facendolo sentire una persona con una propria individualità e non un prolungamento di sè stessa, il figlio imparerà che questo amore esula dal bisogno di avere o di ottenere qualcosa in cambio.
E' come affidare un oggetto prezioso che ci è stato dato in custodia ad un'altra persona, chiedendo a questa di fare lo stesso: così accade per la vita che una madre dona ad un figlio, per un passaggio in macchina dato ad un anziano sotto il sole, per l'amore di un uomo verso una donna e viceversa.
Per il mondo che Dio ci ha dato la possibilità di custodire e di vivere.
Questo è amore. Anche se troppo spesso non ce ne rendiamo conto e lo trasformiamo in egoismo.
Carmen

Anonimo ha detto...

non ho capito bene cosa significa l'amore è dare ciò che non si ha....me lo spiega carmen o devo scrivere direttamente a lacan? a proposito è uno scrittore o un filosofo?

Anonimo ha detto...

e poi nell'amore a due mi sembra inconcepibile dare ciò che non si ha.
Sempre l'anonimo di prima.

Anonimo ha detto...

Lacan era psichiatra, psicoanalista e filosofo.
Comunque…”l’amore è dare ciò che non si ha” significa donare l’amore liberamente, senza far sentire l’altro nell’obbligo di ricambiare. Come se l’amore fosse un dono prezioso consegnatoci da Qualcuno per custodirlo, donandolo ad un’altra persona che sappia fare la stessa cosa, ma a suo modo, senza pretendere che lo faccia come noi o per noi.
Se io dono solo qualcosa che ho, metto l’altro nelle condizioni di sentirsi in debito perché “io ho qualcosa che dono proprio a te”.
Ma se io dono qualcosa che non ho, ti dono quello che c’è oltre me, ciò che va oltre il mio limite (e noi siamo sempre limitati), per far sì che tu, amando, possa fare la stessa cosa.
Così io ti faccio sentire pari a me, in grado di donare quello che non hai, non in debito.
Ecco che il passaggio sotto il sole ad un anziano, se visto in quest’ottica, diventa un dono in grado di esser donato ad altri e non ricambiato verso quella persona.
Nell’amore a due, a mio parere è un po’ diverso.
Quando si ama davvero si dona “tutto”, quello che si ha e quello che non si ha, perché l’altro diventa un altro me.
E’ un po’ come quando pensiamo a Dio che ha creato l’uomo a Sua immagine e somiglianza.
L’ha fatto per amore e lo ha creato come il Suo amore.
E’ così quando si ama un’altra persona, lei rispecchia quello che sono e io la rispecchio.
Vedo me in lei e lei vede lei in me.
Dono quello che ho e non ho perché non posso farne a meno, ma senza sentirmi in debito e farla sentire in debito, perché sarebbe come sentirsi in debito verso sé stessi.
Sarà per questo che l’amore, quando è vero, non muore…sarebbe come far morire entrambi.
Quest’ultima parte è andata un po’ troppo fuori tema rispetto al post…scusa prof!
Spero di essere stata chiara per l’anonimo, altrimenti mi dispiace e consiglio di leggere Lacan...non di scrivergli, perché è passato a miglior vita circa 30 anni fa!
Carmen

Anonimo ha detto...

Credo che la gentilezza sia una qualità che possediamo tutti, solo che a volte pensiamo di non averne. Ogni gesto gratuito non solo ci fa stare bene, ma fa stare bene anche gli altri.
Certamente donare un sorriso, dare un passaggio ad un’anziana non richiede nulla in cambio. E’ un atto spontaneo.
Carmen, però nell’amore tra un uomo e una donna non è necessaria la reciprocità?
In base alle nostre esperienze, la frase di Lacan potrebbe essere interpretata differentemente: concordo che amare è donare tutto “ciò che non si ha”(quindi le nostre mancanze) ma a patto che l’altro vuole e accetti questa offerta spontanea. Sarebbe bello che l’altro ci ami per quello che non possiamo essere o non crediamo di avere...giusto? Perchè oggi non sempre è così? La frase credo che continui: “Donare quello che non si ha a qualcuno che non lo vuole”. Credi sia possibile?
Spesso quello che abbiamo da dare, anche se a noi è costato molto, non è quello che gli altri vogliono. Tutto quello che viene ripagato è solo delusione. Non capisco se la paura è nostra o è degli altri o di entrambi. Potrebbe essere un meccanismo di difesa contro chi è indifferente nei nostri confronti, no? Ci mettiamo su un piano di difensiva.

Ho letto recentemente “Che tu sia per me il coltello”. In qualsiasi tipo di relazione diventiamo coltelli, ma anche specchi per gli altri. Scaviamo interiormente l’altro, facendo riemergere i ricordi di infanzia, soprattutto il principale rapporto madre-bambino...ma quando riaffiorano le “ferite” (che non si ha il coraggio di confessare neanche a se stessi) si scappa. A volte è la paura dell’abbandono e il non sentirsi degni di amore, che non permette di donarsi all’altro. Ed è per questo che oggi molte persone "rifiutano" la tua spontaneità e la sincerità nel dare...per fortuna non siamo tutti narcisisti, ma tutti abbiamo bisogno di questo amore autentico.

Anonimo ha detto...

Sì...infatti come ho scritto per quanto riguarda l'amore a due, tutto risulta diverso e la frase di Lacan è un "pò stretta".
La reciprocità è essenziale, altrimenti ci sarebbe solo un amore unidirezionale, ma l'amore (ripeto quello vero e raro)ama la persona anche per quello che non ha, tanto che se la volesse inventare di nuovo la inventerebbe così com'è.
Mi rendo conto che al mondo d'oggi tutto questo è raro, ma è possibile.
Per quello che dicevi dopo e cioè "donare qualcosa che non si ha a qualcuno che non lo vuole"...è dura ma a mio parere di possibile è possibile, nel senso che spesso l'amore non è ricambiato, ma c'è, si dona, anche nel silenzio, nel rispetto dell'altra persona che non lo vuole.
Certo fa male e il più delle volte si nasconde nel cuore e con il passare del tempo lo dimentichiamo o pensiamo di averlo dimenticato, perchè non è stato coltivato e donato, amato, compreso, accarezzato.
Ma quante persone amano nel silenzio e anche nelle piccole cose, donano e non si stancano di farlo?
Poche...ma ci sono.
Ho letto anch'io quel libro e sono d'accordo con te...perchè questa è una difesa che appartiene alla maggior parte di noi, ma è necessario lavorare su noi stessi per non diventare coltelli per gli altri, perchè ogni persona che incontriamo nella nostra vita, anche se ci ricorda chi ci ha fatto male, chi ci ha inferto quella ferita,anche se ci riporta indietro nel tempo... "è un'altra persona", ed è solo amandola "donandole ciò che non si ha" che la si riscopre nuova.
E ci si riscopre nuovi.
Carmen

Anonimo ha detto...

Grazie Carmen...il tuo commento l'ho letto dopo, perchè stavamo scrivendo contemporaneamente le nostre riflessioni.
Hai ragione, bisogna lavorare su noi stessi e sperare che un giorno donando all'altro ciò che non si ha, possiamo riscoprirci nuovi e superare tutte le paure.
Ciao e grazie nuovamente

Anonimo ha detto...

Grazie a te!
Carmen

Anonimo ha detto...

L'altro giorno sono andata a riprendere il motorino che avevo parcheggiato accanto a una macchina e vedo che accanto un signore aveva parcheggiato la sua smart trasversalmente, facendo diverse manovre - a causa del mio motorino. L'ho guardato e gli ho detto: "se fossi arrivata 5 minuti prima l'avrei facilitata. Mi spiace". Lui piacevolmente sorpreso mi fa: "non c'è problema. Riesci a uscire bene? Hai bisogno di aiuto?".
Se sei gentile molte volte capita di trovare gentilezza. Io la penso così. A me è capitato molte volte.
Ariel
(Prof 2.0: scusa se non mi sono fatta più viva nel blog ma è un periodo complesso... e comunque ti leggo sempre)

Prof 2.0 ha detto...

Anonimo insonne: il tuo amico, gran lettore di Nietzsche, cosa cerca una scusa per non amare? La realtà ha sempre concavo e convesso. è vero al fondo dei nostri gesti c'è egoismo, ma c'è anche desiderio di donarsi. Mescolati. Questo è il bello della natura umana. Al tuo amico non dice niente il fatto che abbiamo bisogno di sentirci buoni?

Quanto al discorso sapientemente inaugurato da Carmen: Lacan aveva molta fiducia nell'uomo. E questo mi piace. Il "dono di ciò che non si ha" come possibilità di un amore che non si aspetta un contraccambio.
Ma sappiamo bene che questo tipo di amore in terra non esiste se non a tratti, questo tipo di amore è divino e all'uomo viene da Dio donato. E quando l'uomo si scopre, grazie a questo, ad amare aldilà delle proprie possibilità (quelle di cui parla l'amico dell'anonimo insonne) sperimenta che il livello naturale è una cosa, quello soprannaturale tutta un'altra. E non ne può fare a meno.
Già Dante aveva risolto: Amor ch'a nullo amato amar perdona...

Anonimo ha detto...

Grazie a tutti, a lacan, a carmen e al prof.
Ora ho capito meglio.
Anonimo del 27 alle 23:12.

Anonimo ha detto...

Grazie????? ma di che?? io dopo aver letto tutti questi commenti stò peggio di prima!è proprio vero che gli psicoanalisti strizzano solo il cervello e ti fanno stare peggio di prima!

Anonimo ha detto...

Non capisco cosa ci sia in questi commenti che faccia stare male...non so perchè hai scritto questo, ma credo che categorizzare gli psicoanalisti come strizzacervelli che sanno solo far stare peggio sia un segno di non rispetto per chi fa questa professione e soprattutto credo che ogni persona sia a sè e forma la professione a cui appartiene.
C'è chi la svolge bene, c'è chi la svolge male.
Fare di tutta l'erba un fascio non ha mai fatto bene.
Carmen

Anonimo ha detto...

Aahahaah!Lo sapevo che eri una strizzacervelli, si capisce dai commenti che fai!
Coltelli, limiti, difese, paure...queste sono le parole che avete scritto c'è da stare bene per caso?
Non è mancanza di rispetto, è la mia opinione in base a quello che ho vissuto e a quello che ho sempre pensato.
Ho imparato che è meglio evitare di strizzarsi il cervello e soprattuttto farselo strizzare da voi.
E' meglio godersi la vita senza farsi troppi problemi, no?

Anonimo ha detto...

Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta...

Anonimo ha detto...

"E' meglio godersi la vita senza farsi troppi problemi, no?" così hai scritto.
Il fatto che tu ti ponga delle domande contraddice in parte quello che affermi e fa ben sperare perchè tu possa confrontarti con altri punti di vista "con rispetto".
Comunque, questo non è il mio blog e il post parlava di tutt'altro.
Mi dispiace se con quella frase ho aperto qualcosa che non doveva aprirsi, ma penso che la situazione sia un pò degenerata.
Carmen

Prof 2.0 ha detto...

Invito al dialogo, che significa ricerca comune della verità. Chi non è in grado di separare le proprie opinioni da giudizi sulle persone o categorie di persone risparmi la tastiera...

Anonimo ha detto...

C'è libertà di parola e io esprimo la mia speranza: cioè che tutti gli strizzacervelli "possano passare a miglior vita" molto presto.

Anonimo28 ha detto...

Salto i commenti già scritti e mi riferisco direttamente al post: leggendolo ho percepito poca speranza e il titolo mi è sembrato quasi inappropriato...
Comunque esisterà (anche in Shit City) qualche gentil-uomo che si salva, no?!
Fosse anche uno solo, salviamolo!

Anonimo ha detto...

Addirittura augurare la morte? Ma qui siamo proprio oltre il limite!
Leggendo i commenti io invece ho provato speranza, voglia di amare e di essere gentile in un mondo che sembra aver dimenticato come si fa (come l'anonimo ci dimostra).
Il mio pensiero va a carmen, che apprezzo sempre per quello che scrive e a cui auguro di dimenticarsi di questo augurio di cattivo gusto.
R.B.

Anonimo ha detto...

Mi unisco ad anonimo28; anch'io ho percepito poca speranza in questo post...
ariel

Prof 2.0 ha detto...

La speranza è nei gesti che sono raccontati. Il non saperli ricevere è il lato concavo della realtà. Luci e ombre. Come sempre...

Anonim. Insonne ha detto...

Il bisogno di sentirsi buoni è a sua volta un egoismo.. mi rispose lui quando glielo dissi!

Ma per me si entra semplicemente in un gioco di parole ma che non riesco a smontare! :(

Prof 2.0 ha detto...

C'è poco da smontare. Possiamo dire al tuo amico che allora ci sono gradazioni diverse di egoismo. Alcune più salutari altre meno...