Sono stanco di sentir dire che i ragazzi di oggi sono pigri e senza fantasia. Sono stanco perché, osservatore privilegiato di questi interessantissimi bipedi compresi tra i 14 e 19 anni, constato giorno per giorno, proprio il contrario. Loro curvi su banchi verdi o blu, seduti per 5 ore di fila, quando fuori il sole impazza, pazienti, ci ascoltano; inchiodati alle loro sedie, mentre ogni fibra del loro essere freme per fuggire via. Ma sanno prendersi la loro rivincita. Sanno vendicarsi e dimostrarci quanto la loro mente sia fervida, accesa, ribollente di fantasia. In difesa di questi ragazzi io voglio dare una testimonianza. Saranno così, forse, definitivamente scagionati dalle accuse di accidia, pigrizia, scarsa immaginazione… Ed ecco come avrei tradotto io (sì povero e meschino di immaginazione) una favoletta greca che ho dato loro come compito in classe:
Non c’è luogo per l’empio (Esopo)
Un uomo, avendo commesso un assassinio ed essendo perseguitato dai familiari della vittima fuggiva. Giunto presso il fiume Nilo, poiché un lupo gli veniva incontro, preso dalla paura, si rifugiò su un albero, vicino al fiume. Ma vedendo una vipera che strisciava verso di lui, si gettò nel fiume. Qui un coccodrillo, cogliendolo di sorpresa, lo divorò. La storia ci insegna che per coloro che compiono il male non c’ luogo sicuro, né in terra, né in aria né in acqua.
Ed ecco il documento che libera i nostri ragazzi da ogni accusa: testimonianza inoppugnabile di fantasia, della quale nessun professore, con suo grande scorno, è dotato in questo grado.
Ecco la traduzione dei ragazzi, scelta fior da fiore nelle sue trovate più fulgide:
Chi uccide una persona, si accusa da sola e desidera uccidere l’uomo a causa del governo.
Un uomo inseguito dalla famiglia si uccise, venne perseguitato dai suoi stessi elementi e spingeva da sotto il suo corpo. Tutto ebbe inizio presso il fiume Nilo, alla nascita del quale, un lupo, invecchiato dalla paura stessa, salì lassù su un albero vicino al fiume, e avendo incontrato i suoi pesci, là si pulì. Ma colui che osservava vedendo una vipera, strisciò lungo l’albero e si gettò nel fiume. Qui, dopo essersi fatto carico della sua colpa, bacchettò un coccodrillo che lo aveva ospitato e lo divorò. La favola ci insegna che se ci troviamo su una palma nei pressi del Nilo è meglio non buttarsi in acqua, perché l’adattarsi degli uomini non è al sicuro né sulla terra né in un po’ d’acqua ed è meglio stare in alto nell’aria con sicurezza a goccia.Grazie ragazzi perché siete capaci di regalarci i sorrisi di cui a volte noi prof (anche 2.0) non siamo capaci…