Mi hai lanciato in aria che ero bambino e ho capito che volevo volare. E quando la gravità ha pesato sul mio volo ho capito che cadere è inevitabile e volare doloroso. Ma tutte le volte che il mio cadere trovava riparo tra le tue braccia scoprivo che il dolore mi avvicinava a me stesso. E io bambino gridavo entusiasta: ancora, ancora!
Non so se perché era più dolce cadere tra le tue braccia o volare. E tutta la vita è questa incertezza.
Non so se perché era più dolce cadere tra le tue braccia o volare. E tutta la vita è questa incertezza.
Un giorno mi avrai lanciato così in alto nel cielo che sarà, io spero, un altro Padre, lo stesso Padre, ad abbracciare la mia caduta verso l'alto.
9 commenti:
Caro Ale stai pur certo che prima di quell'ultimo e vero volo, ci sarò sempre io ad accoglierti tra le mie braccia su questa terra, quindi potrò ancora accontentare
il tuo: ancora, ancora !
Quidi continua a volare tranquillo,
il tuo Papà
troppo personale
posso solo associarmi
marco
caro Ale, qui si vola veramente alto! Dal basso vi guardo con affetto. Indovina chi sono!
anonimo: non lo so, forse Franz?
I genitori fanno sì che le nostre ali non siano come quelle di Icaro - anche se in alcuni periodi della vita volare come lui può sembrare tremendamente poetico e affascinante.
Leggevo da qualche parte che la paternità è totale quando si è disposti a rinunciarvi per altre paternità.
Vi suggerisco "Giusto" di Giovanni Donna D'Oldenico.
Auguri al papà del prof.
Sono capitata per caso sul tuo blog e ho letto questo post che mi ha davvero commossa.
Tornerò a leggerti ancora.
A presto.
Fioridiarancio
ape: grazie del suggerimento
fioridarancio: sei la benvenuta e sono contento di averti regalato una lacrima di gioia.
bellissimo davvero questo post!
antonella: grazie!
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