Ogni arte ha una sua grammatica. Anche l'arte della vita. Gli educatori guidano i giovani indicando loro la segnaletica necessaria, ma viene (si spera) il momento in cui l'alunno inizia a vagliare ciò che gli è stato insegnato e lo mette alla prova e lo fa suo o lo rifiuta (con cognizione di causa e sapendo rendere conto delle sue scelte).
Egli diventa autonomo.
Quel momento per qualsiasi educatore è una vittoria da segnare sul calendario e non una sconfitta, come a volte può essere percepita.
Non vogliamo alunni ripetitori.
Non vogliamo alunni televisivi.
Non vogliamo alunni d'accordo con noi.
Non vogliamo alunni doppioni.
Insegnare la grammatica della vita, che ci piaccia o no, è insegnare a tradirla...
Egli diventa autonomo.
Quel momento per qualsiasi educatore è una vittoria da segnare sul calendario e non una sconfitta, come a volte può essere percepita.
Non vogliamo alunni ripetitori.
Non vogliamo alunni televisivi.
Non vogliamo alunni d'accordo con noi.
Non vogliamo alunni doppioni.
Insegnare la grammatica della vita, che ci piaccia o no, è insegnare a tradirla...
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