Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

PS. Potete ricevere gli aggiornamenti direttamente al vostro indirizzo di posta elettronica, iscrivendovi al link a fianco.

lunedì 14 luglio 2008

Superficialità 2

Il superficiale sente male la realtà.
Fino a che punto ne è responsabile? Questione di età. Non ha colpa se chi aveva il compito di educarlo non ha avuto la capacità di aiutarlo in questo viaggio. A proposito cito un commento illuminante di mamma E.R. al primo post sulla superficialità:

Ai giardini pubblici due bambini giocano. Uno si mette a piangere e l'altro che lo guarda stupito non comprendendo il senso di quel pianto, chiede spiegazioni alla mamma che gli dice: "forse vorrebbe il tuo giocattolo"e lui all'improvviso glielo porge. Il primo bambino si acquieta, l'altro ora deve fare i conti con questa nuova sensazione, da una parte le sue mani vuote e dall'altra il desiderio di riappropriarsene con un gesto prepotente, non sa tenere insieme i due desideri. In questo frangente una mamma può aiutare il figlio a capire la complessità della realtà oppure ha la possibilità di restare alla superfice di essa, se alla prima domanda sul pianto risponde: non lo so, affari suoi. Ecco la perfetta legge dell'estraneità che ci fa restare sempre alla superfice delle cose e di noi stessi.

I bambini e gli adolescenti sono per natura superficiali. Cominciano a conoscersi partendo dalla superficie e giocano tutto sulla superficie. Solo gradualmente scoprono la propria profondità e quindi identità. Ma se gli educatori non li aiutano in questo viaggio al centro della terra, incoraggiandoli a scoprire e far fiorire i propri talenti, i giovanissimi andranno coerentemente alla ricerca della profondità attraverso la superficie. Così cercheranno di raccontare la loro identità profonda esclusivamente in superficie, attraverso la sperimentazione (aspetto, piercing, tatuaggi...) e il prestito di identità attraverso i marchi: tutte forme di racconto, che gradualmente dovranno essere sostituite dalla narrazione della propria identità a partire dalla conoscenza di sé e della realtà. Per potere dire "io" occorre raggiungere quel luogo profondo in cui questa parola nasce e a ha senso. Come fare? Senza quel luogo si potranno dire molteplici "io" presi in prestito e dislocati sulla superficie del corpo come una specie di affresco. A che prezzo?
(CONTINUA)

5 commenti:

ariel ha detto...

Non so se la superficialità sia solo questione di educazione da parte degli educatori. Condivido che essa abbia un ruolo molto importante, però secondo me, sono anche le scelte che una persona fa tutti i giorni che possono renderla superficiale. E a volte qualcuno che è stato educato a una certa profondità può diventare superficiale, così come chi ha vissuto in superficie senza un'educazione adeguata a se stesso, può poi arrivare a vivere in modo profondo.... No, non penso che la colpa della superficialità sia tutta degli educatori.

Divagazioni artistiche ha detto...

Sono in parte d'accordo con Ariel e penso anche che oltre agli educatori una grande responsabilità sia degli amici e degli ambienti che si frequentano negli anni della formazione della propria personalità, quegli anni in cui siamo più facilmente influenzabili e in cui certe esperienze possono divenire dei traumi. Penso che non basti dare un educazione ai bambini e agli adolescenti ma che sia necessario insegnargli prima di tutto a non avere paura della realtà e fargliela amare in tutti i suoi aspetti... E' anche vero che ognuno può fare di testa propria e vivere una vita superficiale nonostante la buona educazione ricevuta ma penso anche che per quanto in superficie possa vivere una persona che ha ricevuto un buon esempio e dei sani insegnamenti prima o poi questi riemergeranno facendola sentire una persona insoddisfatta e non completa....Starà a questa persona decidere se continuare a fare finta di nulla e restare in superficie o iniziare a scendere in profondità
Spero si sia capito...;)

Prof 2.0 ha detto...

Ariel: pienamente d'accordo con te. Il tema che sollevi lo affrontero' nella terza parte del post. Sto andando per gradi. E la precisazione della quintafiglia focalizza bene il problema. Gli educatori non sono tutto, ma parte importante.

ariel ha detto...

Laquintafiglia: a me sembra molto chiaro ciò che dici. Concordo.
Pienamente in sintonia con tutti e due i commenti.
Scusa Prof, se precorro i tempi (e i post); la gradualità dei tuoi post mi va benissimo, solo che forse devo ancora entrare nel tuo stile... L'affermazione circa l'assenza di colpa del superficiale mi sembrava così tassativa che non ho resistito a intervenire per rivendicare la libertà ...

Prof 2.0 ha detto...

Ariel: no problem!