Shit City è una città piena di rischi. Il primo è che non esista. Un'isola che non c'è. Una città invisibile. E allora Prof 2.0 osserva la mappa di Shit City per capire cosa sia esattamente. Una città utopica. Utopia è una bella parola. La coniò un grande umanista inglese, morto per non aver avallato le voglie adulterine del suo re. La coniò con studiata ambiguità: potrebbe infatti indicare sia un luogo ideale (eu + topos: ben-luogo) sia un luogo impossibile (ou + topos = non-luogo). Questa ambiguità caratterizza Shit City. Un luogo che non esiste ed è un'aspirazione di bellezza. Un luogo che può cominciare ad esistere solo come aspirazione, ma poi i mattoni per costruirlo sono le persone che vi si aggirano. L'importante è rimanere ancorati al reale e non perdersi nelle suggestioni di mondi possibili. Esistono educatori bravissimi nell'arte della scrittura di trattati di pedagogia, ma poi i loro figli sono complessati, perchè avevano bisogno dei genitori reali, troppo impegnati a scrivere i loro trattati. Cambiare il mondo a parole è facile e comodo. Shit City cominicia in un non-luogo-ideale e prosegue nelle vite reali: incontri, conoscenze, email, amici, gioie, dolori, amori, disamori, errori... Solo questa continuità la rende abitabile e non una fuga, ma una nostalgia che ispira la costruzione di una nave con cui prendere il largo. In fondo tutta l'arte aspira all'età dell'oro e l'arte vera suscita la nostalgia di luoghi non ancora reali, che però possono diventarlo. Allora Prof 2.0 fa sua una preghiera di quello stesso umanista inglese, che la vita se l'è giocata per un luogo che riteneva più reale di quello fatto di compromessi inaccettabili e di comodo, un luogo tanto fortemente desiderato che viene il sospetto essere persino più reale di quello tangibile con i cinque sensi:
Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, che io possa avere soprattutto l'intelligenza di saperle distinguere.
Thomas More
7 commenti:
Le ultime parole le sento molto vere soprattutto per un idealista pragmatico come me che, a proprie spese, sacrifica la facile suggestione, l'illusione ideale ('sport' molto popolare) per scendere sul terreno della realtà (anche la nostra stessa carne) che più di ogni altra cosa, necessita di esser assimilata e compresa, prima di aver la minima pretesa di modificarla.
Sempre che anche questa pretesa non sia un'altra utopia.
"Un idealista è incorreggibile: se è allontanato dal suo paradiso farà un ideale del suo inferno."
F.W. Nietzsche
Il post mi piace molto, ma Thomas More è il più sfigato e ridicolo dei filosofi.
Vi lascio con una Coppa Italia che sta nella capitale e non nella succursale.
Caro prof 2.0,
leggo tra le righe dei tuoi ultimi post un pò di amarezza o forse stanchezza. A shit city ci si spreme come limoni ed è comprensibile che tu sia così.
Ho pensato di fare crescere un rampicante di viole su un certo muro laggiù in città...
Doc: bella la frase di Nietzsche, grazie. Se la pretesa di cui parli alla fine si rivela un'utopia, hai comunque pregato bene, perchè hai avuto il coraggio e l'intelligenza per distinguere, come dice More.
Isabel: spremuto come è giusto che accada in una città che viene imbruttita gratuitamente...
Il tuo giardino diventa rigoglioso. Ah, a che ci sei gradirei anche un gelsomino... Grazie mille!
Vada per il gelsomino...
Meglio una pianta di maria, anche se il nostro prof 2.0 è bello fatto di suo.
ocropoid
Dai ancora con gli anagrammi alla tua età... datti un nome e cognome reale e parliamo, quantomeno dell'argomento del post. E comunque è vero sono fatto di mio, la realtà è talmente bella che non ho bisogno di aiuti esterni per farmela piacere. Tu?
Posta un commento