Lo spirito del blog - La vita: commedia o tragedia?

Questione di inquadrature. La commedia è la vita in campo lungo e la tragedia la vita in primo piano. Se inquadri da lontano un uomo che cammina per strada e scivola su una buccia di banana, è divertente. Ma se ti avvicini, non è più divertente perchè si vede il dolore... Per comprendere la mia vita e quella altrui mi sforzo di osservare sempre attraverso la doppia inquadratura... Così quando prendi qualcosa troppo sul serio riesci magari anche a riderne e a conservare il buon umore... E invece quando prendi qualcosa troppo poco sul serio scopri che devi fermarti e comprenderla...

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lunedì 17 marzo 2008

Elogio dell'emoticon

Da quando esistono gli sms e msn ci siamo abituati ad affidare le nostre emozioni alle faccine o emoticons (emotion + icon: icona-emozione). I vecchi e noiosi professori si lamentano dell’impoverimento della lingua causato da questo fenomeno. Effettivamente l’uso della faccina semplifica il nostro linguaggio: se avessimo tanti aggettivi quante sono le nostre emozioni saremmo più attenti nel riconoscerle. Infatti i sentimenti per poterli riconoscere bisogna saperli nominare. E questo è il grande servizio che ci fa la buona letteratura (la poesia in particolare). Chi non legge infatti inaridisce, non solo intellettualmente, ma in primo luogo sentimentalmente. Non “sente” bene perché non sa neanche il nome dei sentimenti. Infatti se in un sms mi dico: ☺, potrei essere contento, euforico, felice, allegro, gioioso, beato, appagato, giulivo, favorevole, gaio, brioso, festoso, ridente, sereno, lieto, giocondo, spensierato, giocoso, entusiasta e chi ne ha più ne metta. Ma quale di queste possibilità è quella che voglio trasmettere? Una bella sfida potrebbe essere quella di provare a sostituire la faccina con l’aggettivo giusto (purché non si superino i 145 caratteri che fanno scattare il secondo messaggio e regalano altri 15 centesimi ai gestori ladri). Ma è anche vero che l’uso della faccina ci dice una grande verità. Nella comunicazione non “fisica” di sms e msn sentiamo il bisogno di recuperare il corpo e in particolare che parte del corpo? Il viso. Sì il viso. Perché? Perché il volto è il luogo in cui sono riconoscibili i sentimenti di una persona. Il volto è il luogo in cui anima e corpo combaciano. Il volto di una persona non è la semplice somma delle sue proporzioni geometriche più o meno equilibrate (come altre parti del corpo, che non associate ad un volto sono molto simili tra loro…), ma è il luogo in cui l’anima e il cuore di una persona emergono. Si arrossisce in volto. Si sorride con il viso intero. Si piange con il volto. Insomma i sentimenti si dipingono sul volto. L’emoticon dimostra il bisogno che abbiamo di toccare l’anima altrui per poter comunicare davvero. E a volte un sms e msn non ci aiutano in questo e così ricorriamo all’emoticon, anche se forse per comunicazioni importanti sarebbe meglio parlare di persona. Rimane imbattibile il guardare - anzi l'ascoltare - il volto di una persona dal vivo. E di guardarci in viso c’è un grande bisogno. Di quanti sentimenti non mi sono accorto sul volto altrui, solo perché non ho saputo osservare e ascoltare quel volto…
Insomma viva l’emoticon, viva la capacità di nominare i sentimenti e le loro mille sfumature, ma soprattutto viva il volto reale delle persone…

:-) :-( :'( :-| :-D ;-) :-))) :-p :-O :-S :* :-@

7 commenti:

James ha detto...

Beh, sì, devo dire che riuscire a decifrare le emozioni sul volto delle persone è veramente bello e affascinante: nel momento in cui ci riesci, vuol dire che stai "ascoltando" il volto della persona che ti ritrovi di fronte; vuol dire che ti stai interessando a quella persona... la stai quasi amando. Bello, no?

Prof 2.0 ha detto...

James tu sei un alunno 2.0...

Anonimo ha detto...

Dear Pro-f-uture,

io penso che le emoticons abbiano realmente una grande forza espressiva. :-o
Non importa se siano disegni o punteggiature elementari.
Trasmettono meozioni che risalgono alla notte dei tempi e che coinvolgono il nostro io umano più profondo ed atavico.

Gli antichi egiziani si esprimevano con i geroglifici che, se vogliamo, sono una versione un po' più sofisticata, m anon troppo, delle moderne emoticons.

I bambini tracciano con la matita un cerchio, dentro cui segnano due punti. Poi disegnano al di sotto di questi punti una linea a mezzaluna. A seconda che questa sia in un verso o all'opposto, la sensazione che avvertiamo nel veder l'immagine è gioiosa o cupa.
... e sono bastati pochi semplici segni. Ma quanti significati e reazioni ci portano alla mente! :-)

Per gli uditivi le parole hanno una maggior importanza perchè il suono di queste (anche nel leggerle mentalmente), richiama diverse emozioni.
Per i visuali ha maggior importanza vedere dei segni, ed allora l'emoticons è più influente di mille parole.

Un ultimo caso.
L'architetto e desiner Alessandro Mendini è divenuto apprezzato dalle casalinghe italiane per aver umanizzato il desin degli strumenti da cucina.
Questi sono solitamente arnesi anonimi e freddi.
Avete presente i cavatappi, i portatovaglioli, i sottopentola, le saliere a forma di omini e di faccine dell'Alessi? :-?
Sono opere di Mendini. Pochi tratti forgiati nell'acciaio, ma sufficienti per richiamare l'elemento umano ed il successo di pubblica e critica è stato ed è clamoroso. :-D

Bye ;-)
Charles

Prof 2.0 ha detto...

Caro Charles,

grazie per le tue note. Presto aggiungo un post ispirato alle tue suggestioni, che sono tante e feconde. Grazie.

Anonimo ha detto...

sono un alunno 2.0, si. Ma io preferisco sempre un contatto umano... solo allora lo definisco propriamente "contatto". Prima, per esempio attraverso internet, ne è solo un surrogato.
James

Anonimo ha detto...

Beh, in fondo per gli uomini le parole sono tanto importati quanto l'espressione del viso o anche la gestualità(soprattutto per i siciliani),anzi...il linguaggio paraverbale o analogico spesso ha molto più peso di qll verbale.
E' bello saper riconoscere le emozioni, dare loro un nome, saperle esprimere, e nn solo lasciarle immaginare.Ma è altrettanto bello tentare di indovinare qll che una persona vorrebbe dire con un semplice sguardo, con un sorriso o con una smorfia, perchè in quel momento vuol dire che si sta cercando di entrare nel suo mondo, di guardare più in profondità.
e siccome non siamo delle macchine abbiamo bisogno di presenze fisiche e rapporti umani, non solo di parole che scorrono su uno schermo su un foglio( anche se queste presuppongono la presenza di qualcun'altro).per avvalorare questa tesi possiamo far riferimento all'esperimento fatto su dei bambini appena nati...non riuscirono a sopravvivere per molto tempo dal momento che non entravano in contatto con essere umani, nonostante i loro bisogni fisiologici fossero appagati.
questo ci fa anche ricordare che siamo in possesso di un'anima, oltre che di un corpo!
Laura

Prof 2.0 ha detto...

Cara Laura,
non commento il tuo post che è già chiaro (grazie). Sul tema recentemente ho visto un film che mi ha molto colpito: "Into the wild". Nel finale (che non posso rivelare) un ragazzo che ha cercato per tutta la vita la verità a costo degli affetti, scopre che gli affetti sono la verità...