Ci sono giorni a scuola che ti strappano la pelle di dosso dalla gioia. La sagra del libro è uno di quelli. Due giorni in cui i ragazzi a turno fanno lezione su un libro che hanno letto. Un mese fa avevo mandato loro una lista di libri, poi a sorteggio per la priorità ciascuno sceglieva (o era scelto da) un libro. In un mese dovevano leggere e preparare una relazione scritta e orale. La relazione scritta è divisa in 4 parti: sinossi del libro, analisi narrativa, un passo a scelta da commentare, giudizio complessivo sul libro. Devono poi esporla in 10 minuti, minuto più minuto meno e presentare il libro a tutta la classe che ascolta in religioso silenzio e applaude alla fine, spontaneamente.
Seduto all'ultima fila tra i banchi mi sono limitato a estrarre i numeri della tombola per chi avrebbe esposto e poi li ho ascoltati, con quella meraviglia di chi vede i suoi ragazzi divenuti più maturi, più grandi, più belli, più se stessi, nel corso di un anno scolastico. Si accendono, raccontano, criticano, amano ciò che hanno letto e gli altri ascoltano. In silenzio.
Così oggi abbiamo avuto in aula con noi Balzac con Eugenia Grandet, James con Giro di vite, Ammanniti con Io non ho paura, Blixen con La mia Africa, Tolstoj con La morte di Ivan Ilic, Maurensig con La variante di Lunenburg (per il quale è stata persino usata la lavagna), Bradbury con Fahrenheit 451. E non è ancora finita!
Ed erano loro i protagonisti del loro apprendimento. Dispensavano consigli di lettura agli altri, si scambiavano i libri, davano interpretazioni diverse, ridevano dello stile espositivo di ciascuno.
Io gongolavo di gioia. Se ne sono accorti.
Prof ma ha bevuto?
Sì ragazzi... alle sagre ci si ubriaca sempre...
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