Avremmo dovuto parlare. Ma di cosa poi, se i corpi erano le nostre parole? Che te ne fai della materia aerea delle parole se la parola è il tuo corpo? Non ricordo se tra noi ci sia mai stato un momento in cui coincisero i corpi con le anime e nel vedere l’uno vedevamo l’altra. E rimanemmo insieme proprio per questo: a cercare e ricercare quella trasparenza, che ci era stata promessa dall’amore. Ma senza cambiare ricetta. Quando mi guardò come fa una sconosciuta non mi stupii, né sentii il pungiglione del dolore. Si era compiuta la traiettoria. Prima di sparire tra le lacrime chiese:
Chi sei veramente?
Non risposi.
Mi limitai a fare quello che fa uno SPECCHIO. Riflette, persino il vuoto che ha di fronte.
Chi sei veramente?
Non risposi.
Mi limitai a fare quello che fa uno SPECCHIO. Riflette, persino il vuoto che ha di fronte.
FINE
PS. Tanti hanno identificato l'oggetto in cose diverse. C'è chi ha pensato si trattasse della "vita". E questo è stato un dono per me...
2 commenti:
Tutto molto bello!lei prof, ha una capacità incredibile di affascianre con quello che scrive e lo fa micidialmente bene.Scrive molto bene, ha una notevole creatività...ma mi domando però: perchè tutta questa autocelebrazione???!!!mi sembra un po' troppa!
Grazie dei complimenti e della schiettezza Anonimo. Ho risposto a questa domanda già in altri post: Intermezzo paradisiaco e nell'ultimo appena aggiunto ispirato al donchisciotte moderno (Forrest Gump). Anche donchisciotte si autoesaltava, ma faceva ridere! E credo che anche in quello che scrivo ci sia questa autoirrisione. Rido di me stesso, o almeno ci provo.
Se poi vuoi una risposta in 5 parole direi "il talento è patologia addomesticata".
a presto
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